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Dark Souls II: Scholar of the First Sin, recensione

From Software ci regala un Dark Souls II più ricco di contenuti e migliorato visivamente

RECENSIONE di Massimo Reina   —   02/04/2015

Dark Souls è senza ombra di dubbio il progetto più ambizioso, impegnativo e per questo anche promettente di From Software. Un franchise che ha saputo negli anni conquistarsi una schiera nutrita ed assolutamente esaltata di fan, innamorati della sua atmosfera cupa, della sua struttura di gioco e soprattutto del suo gameplay, ascrivibile al filone degli action-GDR con elementi tipicamente da dungeon crawler, ma con un livello di sfida generale superiore alla media. Di quelli forse poco sostenibili per il giocatore medio, ma capace di lasciare incantati, ammaliare quasi, quello hardcore, consapevole del fatto che per portare a termine un'avventura simile è necessaria una vera impresa, risultando per questo forse più appagante da affrontare. Non è un caso che il marchio in questione si sia ormai impresso praticamente a fuoco nei cuori e nelle menti di molti videogiocatori come sinonimo di complessità, oltre che di qualità. Dark Souls II: Scholar of the First Sin porta in tal senso la sfida di From Software anche sulla nuova generazione di console, e lo fa con una riedizione del secondo episodio, lanciato lo scorso anno su PlayStation 3, Xbox 360 e PC, caratterizzata dalla presenza di nuovi contenuti, qualche ritocco tecnico e dei tre DLC rilasciati fino a oggi, vale a dire Crown of the Sunken King, il secondo, cioè Crown of the Old Iron King e Crown of the Ivory King, il terzo e ultimo.

Dark Souls II ritorna in una edizione più completa per le console di nuova generazione e PC

L’Odissea oscura del maledetto

Anche se non ci sono sostanziali modifiche nella storia e nello svolgersi degli eventi, queste piccole implementazioni bastano e avanzano per cercare di rinvigorire un titolo che ripropone integralmente quell'ottimo gameplay peculiare di cui parlavamo all'inizio, e che Scholar of the first Sin riesce ad esaltare ulteriormente. In questo senso un ruolo importante lo esercitano i sessanta fotogrammi per secondo di questa edizione, che seppur non mantenendosi sempre fissi vanno a influire positivamente, e parecchio, sulla giocabilità. Grazie a essi, per esempio, gli utenti possono contare su una maggiore reattività ai comandi del proprio alter ego, che quindi si controlla tecnicamente alla vecchia maniera (i comandi sono mappati come nell'originale, a parte il richiamo dei menu demandato al touch pad) ma meglio, con una maggiore precisione nei colpi, nelle schivate e nei momenti di fuga, ma anche su una maggiore fluidità generale.

Dark Souls II: Scholar of the First Sin, recensione

Punto nodale dell'esperienza resta ovviamente il combattimento, da approcciare prestando particolare attenzione a un'infinità di aspetti, compresi i pattern d'attacco dei nemici, le loro caratteristiche e le routine comportamentali, e l'ambiente circostante. Lo scenario, infatti, di per sé può costituire un valido alleato per venire a capo dello scontro, ma anche un pericoloso ostacolo se viene sfruttato a proprio vantaggio dagli antagonisti.

Dark Souls II: Scholar of the First Sin, recensione

Quindi muoversi con circospezione, analizzare l'ambiente o difendersi e attaccare col giusto tempismo, magari alle spalle, sono elementi fondamentali per sopravvivere e collezionare le preziose anime in premio, indispensabili per acquistare armi o ripararle, per ottenere nuovi oggetti, incantesimi e altro ancora. Viceversa, la fretta o l'approssimazione costituiscono il modo "migliore" per spingere se stessi verso morti frequenti. Le aree sono mutevoli, e per attraversarle con successo senza dimenticare nulla occorre esplorarne ogni anfratto in cerca di oggetti utili, ma anche di marchingegni, interruttori e meccanismi da attivare, specie in prossimità di qualche boss. Quale migliore occasione per distrarsi un attimo ed essere attaccati a sorpresa? Anche i nemici meno potenti, in condizioni analoghe a quelle appena descritte, possono costituire un grosso problema. Da questo punto di vista c'è da evidenziare come From Software abbia voluto rendere le cose più complicate, non solo aumentando il numero dei nemici sullo schermo, ma anche differenziando il posizionamento di parecchie creature rispetto al titolo originale. Laddóve prima c'era un enorme cavaliere corazzato, adesso c'è una Idra a tre teste, dove c'erano una manciata di non morti, ora ce ne sono una dozzina, oppure vengono affiancati da altre creature. Questa nuova disposizione degli antagonisti, altra novità chiave di questa edizione, cambia completamente l'esperienza di gioco, soprattutto perché tutte quelle zone considerate relativamente sicure dai giocatori in Dark Souls II non sono più tali in Scholar of the First Sin. Qualsiasi sequenza di gameplay diventa quindi estremamente impegnativa, più dell'originale, perché non si sa mai cosa possa accadere appena svoltato un angolo, quali e quanti nemici ci saranno ad attendere il protagonista, costringendo di fatto il videogiocatore a stare perennemente all'erta.

Dark Souls II: Scholar of the First Sin, recensione

Mors tua vita mea

Come da spietata tradizione, è proprio quando meno uno se lo aspetta che un rumore sospetto può suggerire l'involontaria attivazione di una trappola, o lo spuntare di un grosso mostro, gettando irrimediabilmente l'utente nel panico. E se ciò non bastasse, bisogna pure fare i conti con un nuovo invasore chiamato Forlorn. Controllato dall'intelligenza artificiale invade la partita agendo come farebbe un avversario reale in un PvP. Ma a differenza di un giocatore "umano", il Forlorn può presentarsi in più punti, cacciando tenacemente l'avversario senza pietà. Di contro esiste pure un nuovo importante personaggio, lo Studioso del Peccato Originale, col quale si può interagire prima di una serie di eventi poi più drammatici, per apprendere nuovi dettagli sulla storia.

Dark Souls II: Scholar of the First Sin, recensione

Quest'ultima è ben più profonda di quanto possa apparire di primo acchito, e può essere compresa attraverso i dialoghi con i PNG, vecchi e nuovi, la descrizione di oggetti ed equipaggiamenti, che vantano nuove e più dettagliate righe di testo, anche se non sempre tali da risultare chiarissime, ed altri indizi. Perfino l'ambientazione racconta qualcosa. L'identità culturale del regno perduto dove è ambientato il gioco, nonostante sembri talvolta mancare di luoghi di transizione fra un'area e l'altra, appare in tal senso come un insieme di agglomerati dalle molteplici stratificazioni, rigidamente connotate dal punto di vista iconografico e simbolico. Insomma, l'intenzione di From Software è quella di espandere ulteriormente l'affascinante universo di Dark Souls II e offrire nuovi contenuti anche a coloro che hanno speso centinaia di ore sul titolo in occasione dell'uscita. Tra l'altro questo secondo capitolo, nella sua incarnazione definitiva su PlayStation 4, resta a nostro parere un pelino meno complesso del primo Dark Souls (la cosa potrebbe dipendere dall'esperienza o meno acquisita col predecessore), ma al contempo superiore all'originale del 2014. Un prodotto perfetto per quegli utenti desiderosi sempre di nuove sfide, che non si demoralizzano né si tirano mai indietro di fronte a decine di morti continue, avversari difficili e momenti in cui verrebbe voglia di tirare il pad contro un muro, salvo poi trattenersi, ricomporsi e ripartire con la ferrea volontà di superare gli ostacoli. A tutti questi utenti Dark Souls II: Scholar of the First Sin regalerà mille soddisfazioni, permettendogli di godersi uno dei giochi più belli degli ultimi anni.

Imago mortis

La maggiore potenza dell'hardware a disposizione degli sviluppatori si riflette in alcune scelte di game design anche per il multiplayer, dove adesso si può giocare fino a un massimo di sei giocatori contemporaneamente, invece dei quattro del passato. Purtroppo, come spesso accade quando si lavora su un gioco prima dell'uscita nei negozi, non abbiamo potuto testare a fondo la modalità a causa inizialmente della non disponibilità dei server, e successivamente della mancanza di utenza. Per questi motivi ci limiteremo ad illustrarne le caratteristiche che abbiamo intravisto o ci sono state segnalate dal publisher, demandando disquisizioni sulla bontà del nuovo sistema di matchmaking o sulla profondità del gameplay ad altre occasioni.

Dark Souls II: Scholar of the First Sin, recensione

Un accenno è comunque doveroso sulla schermata per il trasporto rapido tra i falò, che ora evidenzia le tre aree dove è più probabile incontrare dei giocatori, e sulla novità dei fantasmi che rimarranno nel mondo del giocatore più a lungo, senza ritornare cioè nel loro anche se il tempo scadrà durante la battaglia con un boss. Grazie poi a un nuovo oggetto, l'Anello dell'agape, le anime recuperate dalle uccisioni in modalità online saranno assorbite dall'oggetto stesso e non dal giocatore. In questo modo gli utenti potranno controllare l'assegnazione delle partite in rete limitando il totale delle anime ottenute. Per il resto non possiamo poi concludere la nostra recensione di Dark Souls II: Scholar of the First Sin senza averlo passato in rassegna da un punto di vista tecnico. In tal senso, com'era logico attendersi considerando la base di partenza, non ci sono stravolgimenti grafici, ma una serie di piccole modifiche e ottimizzazioni per rendere l'impianto visivo più piacevole. L'incremento della risoluzione a 1080p nativi, una maggiore profondità di campo, l'aggiunta di una manciata di nuove texture e di qualche effetto potenziato migliorano comunque la qualità della grafica, restituendo un'immagine generale più solida, definita, a tutto vantaggio di quegli ambienti più evocativi, come il Castello di Drangleic o il Pontile Desolato, e di quelle atmosfere adottate dagli sviluppatori per ricreare un mondo affascinante, seppur terribile, da un punto di vista artistico.

Dark Souls II: Scholar of the First Sin, recensione
Dark Souls II: Scholar of the First Sin, recensione

Rivisto anche il sistema di illuminazione, che non fa gridare al miracolo ma è capace di abbellire gli esterni rendendoli più luminosi. Molte delle superfici originali quali rocce, distese di sabbia o rovine a una certa distanza appaiono trasformate dal nuovo modello che gestisce le fonti di luce, traendo vantaggio da una serie di micro contrasti dei chiaroscuri perfino nei piccoli oggetti. Allo stesso modo gli interni vantano un buon uso dell'ambient occlusion e di effetti quali il movimento delle fiamme delle torce, che sospinte dal vento illuminano gli anfratti in maniera un po' più dinamica, contribuendo a degli interessanti giochi d'ombra. Tuttavia, a contrasto, appaiono carenti diversi elementi dello scenario, che soffrono di linee spigolose e, da vicino, della presenza di texture abbastanza scialbe nella resa, e la definizione di altri oggetti di contorno. Un esempio su tutti sono l'acqua, che ha un aspetto ancora troppo denso e oleoso, e la vegetazione, spesso piatta e anonima, specie quando riveste spazi ampi o, nel caso delle piante rampicanti, le pareti degli edifici. Insomma, esteticamente il gioco è sicuramente migliorato rispetto al titolo originale, ma resta lontano dalle potenzialità delle attuali console. Per quanto concerne il bestiario, non possiamo che esaltare la bellezza e la varietà dei nemici, il cui design è ispirato come sempre all'immaginario fantasy occidentale, anche se spesso rielaborato con quel gusto tipicamente giapponese per il fantastico. Tutto gira poi a sessanta fotogrammi al secondo, con occasionali e brevissimi cali solo in poche occasioni concitate, ma che non vanno a influire particolarmente sulla fluidità generale, né risultano fastidiosi al punto da inficiare negativamente sull'esperienza di gioco. Bello il comparto audio, di grande varietà e atmosfera, che si incastona perfettamente in ogni momento dell'avventura adattandosi alle esigenze più disparate, e dimostrandosi di grande versatilità anche durante i combattimenti. Infine buono il doppiaggio in inglese, accompagnato dai sottotitoli in italiano.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
9.0
Lettori (202)
8.3
Il tuo voto

Una buona atmosfera, un livello di sfida ancora più complesso, una longevità piuttosto elevata e un sistema di combattimento, punto nodale dell'esperienza, che si completa alla perfezione con quello di crescita, garantendo un percorso di rara suggestione. Dark Souls II: Scholar of the First Sin è tutto questo e molto di più. Tecnologicamente è al di sotto degli standard qualitativi che ci si aspetterebbe da un gioco per PlayStation 4, ma per il resto rimane comunque l'edizione definitiva di un titolo eccellente, consigliata indiscriminatamente ai fan più incalliti che vogliono rivisitare il mondo di Dark Souls II sotto una luce un po' differente per approfondire ulteriormente la mitologia di questa affascinante saga, e a coloro che non hanno avuto modo di giocarlo e hanno quindi l'occasione di farlo assieme a tutti e tre i DLC rilasciati fino ad oggi.

PRO

  • Tanti nuovi contenuti che migliorano l'esperienza, compresi i tre DLC
  • Livello di sfida come sempre di alto livello
  • Background ulteriormente ampliato
  • I sessanta frame al secondo si fanno sentire

CONTRO

  • Tecnologicamente migliorato, ma tradisce la sua matrice old-gen
  • Sporadici e quasi insignificanti cali di frame rate
  • Non indicato a chi lo ha già spolpato per bene lo scorso anno