Aaru's Awakening, recensione

Creatura mitologica, una sorta di chimera dal corpo di scimmia e la testa d'uccello, Aaru è il "campione dell'Alba" in un mondo mistico e misterioso, dove si contrappongono quattro fasi del giorno.

Il regno viene improvvisamente scosso da un conflitto messo in atto dalla Notte, e così Aaru si trova a dover attraversare quattro differenti location per contrapporsi a chi vuole spezzare l'equilibrio di Lumenox, affrontando sfide sempre più difficili e cercando di sopravvivere a un numero spropositato di trappole. Per riuscire nella difficile impresa potremo ricorrere a due abilità peculiari: la capacità di eseguire uno scatto in avanti e di teletrasportarsi. Il primo dei due poteri funziona come un tradizionale doppio salto e consente non solo di raggiungere piattaforme poste più in alto del normale, ma anche e soprattutto di distruggere le mura che impediscono di proseguire nel cammino. Per quanto riguarda invece il teletrasporto, il personaggio lancia in aria una sfera di luce (caricando in modo differente il tiro, alla bisogna), mirando con lo stick analogico destro, per poi scambiarsi di posto con essa e riuscire, in tal modo, ad attraversare cunicoli e spazi ristretti, o anche a eliminare avversari teletrasportandosi nello spazio da essi occupato. Basterà questo set di mosse a permetterci di arrivare alla fine di un'avventura breve ma davvero, davvero impegnativa?

Aaru's Awakening è un platform hardcore dall'estetica peculiare, ma breve e con diversi problemi

Aaruvaje?

Le abilità di Aaru rappresentano il fulcro di un gameplay che si basa sulle piattaforme, certo, ma che al tempo stesso è caratterizzato da una sequenza di "problemi" da risolvere, nel tentativo di raggiungere il checkpoint successivo e procedere fino al termine del livello. Ci sono infatti spuntoni, piattaforme mobili, raggi di calore, scosse elettriche e tanti altri pericoli da evitare, spesso eseguendo al volo le manovre richieste, in un complesso esercizio di destrezza.

Come descrivere altrimenti situazioni in cui bisogna saltare in un baratro, lanciare la sfera del teletrasporto verso l'alto un secondo prima di toccare il fondo, effettuare la manovra di spostamento e infine utilizzare lo scatto per sfondare un muro che si trova all'apice della mappa? Si tratta di un'impostazione a compartimenti stagni che fa leva principalmente sul "trial & error", visto che nelle fasi più avanzate bisogna memorizzare la posizione delle trappole e dei nemici per poi eseguire le mosse con il giusto tempismo, pena il game over e il ritorno al precedente punto di controllo. Per non parlare dei boss, che si verificano al termine di ogni zona e che richiedono davvero un grande impegno, nonché la risoluzione di alcuni enigmi ambientali che possano portarci a individuare i punti deboli del nemico. I primi tre stage fungono da introduzione rispetto a tali meccaniche e includono un breve tutorial mirato a farci familiarizzare con il sistema di controllo, che utilizza i tasti dorsali del DualShock 4 per effettuare salto e scatto (dorsale sinistro) o per lanciare la sfera di luce ed eseguire il teletrasporto (dorsali di destra, in combinazione con il relativo stick analogico per la mira). I controlli su console non sono sicuramente precisi come su PC, dove il teletrasporto veniva "puntato" via mouse; ma non è tanto quello il problema di un'esperienza che spesso e volentieri si rivela molto frustrante, quanto piuttosto una serie di fastidiosi spigoli che finiscono per punire anche condotte teoricamente corrette. Ci è capitato spesso di morire perché il personaggio si incastrava in un muro durante un salto, ad esempio, oppure perché la reattività dei comandi non era all'altezza della precisione richiesta. Tutto questo va poi collocato nell'ottica di una campagna che in assoluto non dura molto (siamo sulle due ore), ma che finisce per impegnare più del dovuto proprio a causa del consistente numero di tentativi accumulati.

Cartone bastardo

La cosa che più colpisce di Aaru's Awakening è la grafica, completamente disegnata a mano, capace di rappresentare sullo schermo un mondo affascinante e personaggi particolari. Il risultato ricorda per certi versi alcuni lungometraggi indipendenti di produzione europea, e dona alla componente visiva del gioco un aspetto peculiare, sebbene da questo punto di vista si proceda fra alti e bassi.

Non abbiamo infatti trovato sempre ideali le combinazioni di colori scelte dai designer, che spesso tendono all'acido, e allo stesso modo ci è sembrato che la sensazione di trovarsi di fronte a un vero e proprio cartone animato si concretizzi solo in pochi frangenti; ad esempio quando si osserva il movimento delle creature tentacolari dotate di guscio, quelle su cui bisogna adagiarsi per superare tratti d'acqua alta, spesso elettrificata. In tanti momenti lo stile appare invece un po' anonimo, certamente controverso; tuttavia, se l'obiettivo era creare qualcosa di peculiare, capace di spiccare e rimanere in testa, allora si può senz'altro dire che sia stato raggiunto. Un discorso simile può essere fatto per il sonoro, incapace di proporre un accompagnamento davvero degno di nota, ma anch'esso originale e atmosferico, dunque nel suo piccolo efficace. Sono tutti elementi che arricchiscono senza dubbio il prodotto targato Lumenox Games, ma che chiaramente non vanno in alcun modo a risolvere i problemi di cui abbiamo parlato in precedenza, che finiscono purtroppo per minare la godibilità dell'esperienza e a trasformare il progetto in un titolo di nicchia, che verrà apprezzato unicamente da chi ha tanta voglia di misurarsi con un approccio hardcore, sebbene spesso "sleale" e pieno di spigoli.