Non è mai semplice descrivere e giudicare in un quantitativo ristretto di battute un videogioco ad alto contenuto narrativo. E con Her Story ci siamo ritrovati proprio di fronte a questo impasse: uno di quei progetti videoludici dove la componente di gameplay viene praticamente messa in secondo piano in favore di un tentativo più o meno maldestro, di coinvolgere nella storia chi gioca magari trasmettendo un carico emotivo che è difficile sperimentare in altre situazioni. È capitato in passato con i titoli di David Cage e nel tempo gran parte dei videogiochi a episodi di Telltale Games hanno inseguito questa direzione con risultati altalenanti. Her Story cerca però di spingersi ancora oltre offrendo uno spunto narrativo non lineare che pone il giocatore nei panni di un freddo osservatore, praticamente impossibilitato a svolgere qualsiasi azione e obbligato a subire quasi passivamente quello che lo schermo e le casse gli trasmettono. Il risultato per quanto interessante, ricco di potenziale e con un carico artistico che ha pochissimi paragoni in ambito videoludico, non ci ha però convinti fino in fondo. Ma procediamo con ordine.
Her Story è un racconto non lineare che vi coinvolgerà nonostante il gameplay basilare
Non è un motore di ricerca
Già soltanto cercare di definire cos'è, in concreto, Her Story, ci pone davanti a non poche difficoltà. Si tratta di una sorta di avventura grafica a tema investigativo dove il giocatore riveste i panni di un personaggio la cui identità rimarrà avvolta nel mistero fino all'epilogo. La particolarità del titolo è che tutta "l'azione" si svolge davanti ad un vecchio televisore a tubo catodico di metà anni '90 ricreato alla perfezione dallo sviluppatore attraverso l'interfaccia di gioco con tanto di riflessi dell'ambiente e curvatura dell'angolo di visuale. L'intero gameplay ci vede infatti interagire con il computer collegato a questo monitor grazie a cui potremo limitarci a ricercare ed osservare 271 differenti clip di un interrogatorio operato dalla polizia nell'arco di circa tre settimane ai danni di una donna, Hannah, che rappresenta l'unico personaggio visibile dell'intero videogioco.
In questo frangente di tempo assisteremo all'evolversi di una vicenda che nasce come una banale denuncia di scomparsa di una persona, il marito della protagonista, e che ben presto si configura come un omicidio particolarmente elaborato e contorto che dovremo cercare di analizzare e comprendere. Ma non diciamo altro perché l'intero impianto videoludico di Her Story si focalizza proprio sulla storia e anche la più piccola descrizione della trama può trasformarsi in uno spoiler rovinando in un attimo l'intera esperienza visto che, di fondo, il gioco quasi non c'è. A rendere particolare il gameplay di questo prodotto è infatti la sua estrema semplicità che viaggia sul sottile confine della banalità. Come scritto poco sopra infatti, il nostro avatar potrà semplicemente interagire con il terminale utilizzando mouse e tastiera (o touch se si gioca la versione per iOS, come nel nostro caso). Tutto quello che ci sarà concesso di fare è scrivere delle parole all'interno del motore di ricerca del computer e vedere le clip che rispettano le chiavi di ricerca utilizzate. Potremo cercare delle vere e proprie frasi utilizzando le virgolette oppure mettere assieme più parole per restringere il numero di risultati. Ogni singola clip dell'interrogatorio è infatti completamente sottotitolata e tutte le parole pronunciate da Hannah sono indicizzate. Dov'è quindi la difficoltà? Semplicemente il database ci restituirà sempre e soltanto le prime cinque clip che rispettano la nostra ricerca e questo ci costringerà ad andare avanti per logica, intuizioni, bruti tentativi e colpi di fortuna per riuscire, man mano, a guardare clip sempre nuove per tentare di ricostruire cosa è realmente accaduto. Her Story si trasforma ben presto in un piccolo rompicapo assolutamente non lineare (l'ordine di scoperta dei filmati è infatti totalmente dipendente dall'ordine delle ricerche operate dal giocatore) che metterà a dura prova la vostra pazienza e il vostro ingegno, obbligandovi magari ad accantonarlo quando sarete in preda alla frustrazione ma sempre pronti a tornarci sopra per provare quel termine che vi è appena venuto in mente. C'è un piccolo artificio che ci permetterà di tenere sott'occhio quante clip abbiamo scoperto e quante ce ne mancano, un "database checker" che potremo far partire dal nostro terminale insieme ad una manciata di altre applicazioni stupidotte che fungono da orpello artistico. Fondamentalmente Her Story è tutto qui. Quando avremo visionato circa due terzi di tutte le clip, attraverso un piccolo escamotage narrativo potremo scegliere di assistere alla breve sequenza di epilogo e, una volta conclusa anche questa, potremo tornare sul terminale nel tentativo di sbloccare tutte le clip rimaste ancora inesplorate sfruttando un paio di aiuti che ci verranno sbloccati.
Un tuffo al cuore
Se ancora non fosse abbastanza chiaro, tutta la bellezza di Her Story si basa proprio sulla sua capacità di coinvolgere il giocatore con un gusto retrò che tanto ci ha ricordato i vecchi esperimenti degli anni '90 che avevano tentato con poca fortuna di dimostrare "l'incredibile" potenziale del CD-ROM. Parliamo dei vari Phantasmagoria, The 7th Guest, Gabriel Knight 2 e compagnia bella. Il curriculum di Sam Barlow, il designer alle spalle di questo progetto, è bello pesante, e questo si nota non appena si avvia il gioco.
A lui si devono infatti, tra gli altri, gli ultimi due Silent Hill considerati al di sopra delle aspettative, Origins e Shattered Memories, e la sua cura per i particolari è ben evidente nel gioco. Her Story ha connotati estetici differenti dal consueto e quell'attenzione al dettaglio tipica degli esperimenti indie degli ultimissimi anni, e tutti quei filmati in finta bassa risoluzione che tentano di simulare la qualità del VHS e che hanno per protagonista la bravissima e affascinante Viva Seifert, ci hanno sicuramente catapultato in un attimo nell'atmosfera di venti anni fa. E a ricreare il preciso feeling di quell'epoca si aggiungono anche gli splendidi effetti sonori fatti di clic del mouse e rumori dei tasti della tastiera ricreati in modo maniacale e perfettamente sincronizzati alle nostre azioni, accompagnati dal sottile ma costante ronzio del terminale che in un attimo diventerà parte integrante del vostro rumore ambientale e vi accorgerete della sua esistenza solo nel momento in cui spegnerete il gioco. Anche le musiche risultano piacevoli, per quanto minimali e ridotte in termini quantitativi e tutto sembra incastrarsi alla perfezione nel quadro disegnato da Her Story al punto da risulta facile considerarlo un piccolo gioiello dal punto di vista artistico. C'è però una grandissima avvertenza che siamo obbligati a fare in questa recensione: il gioco è interamente in inglese, sottotitoli compresi e, per quanto sia di facile comprensione è scontato che se non si mastica adeguatamente la lingua d'Albione, il prodotto perde immediatamente tutto il suo appeal visto che il gameplay passa sicuramente in secondo piano. Peccato per l'occasione persa visto che in fin dei conti i dialoghi, pur rappresentando l'ossatura dell'intera esperienza, non sono poi così corposi e sarebbero potuti essere tradotti con una certa agilità. Ma per il momento è un elemento che dovete assolutamente tenere in considerazione.
Conclusioni
Tutto sembra essere al posto giusto in Her Story eppure una volta completata l'opera di Sam Barlow, rimane qualcosa di amaro in bocca. Sarà che l'epilogo è sbrigativo ed eccessivamente aperto per un titolo che punta così tanto sulla storia e deve quindi proporre, a nostro parere, un arco narrativo completo. Sarà che forse le scelte artistiche così retrò ci sono sembrate fin troppo kitsch in un paio di occasioni. Sarà magari che il gameplay, alla fine, è praticamente inesistente e si trasforma ben presto in un inserimento frettoloso, ai limiti della casualità, di termini che hanno via via sempre meno a che fare con la vicenda raccontata. O magari ancora non siamo riusciti a capire fino in fondo cosa non ci ha convinto di un'opera che però, allo stesso tempo, ci sentiamo intimamente di consigliarvi perché è diversa da qualsiasi altra cosa abbiate provato in questi ultimi anni ed è incredibilmente affascinante.
PRO
- La trama è complessa, articolata e assolutamente non lineare
- Ha un fascino e un gusto retrò che stregano fin dal primo istante
- Una volta avviato, faticherete a metterlo da parte finché non avrete visto tutte le clip
CONTRO
- Concretamente vi ritroverete soltanto a scrivere le parole chiave delle ricerche e a cliccare il play per far partire le clip
- Manca l'italiano