I social network sono pieni di meme con protagonisti i gatti, talvolta simpaticamente dipinti come creature malefiche, pronte a sottomettere gli esseri umani e a dominare il mondo. Be', è proprio questa la storia da cui parte Apocalypse Meow: Save the Last Humans: in un futuro più o meno lontano, le truppe feline si organizzano per portare un devastante attacco agli umani e distruggono il pianeta. Sono i loro nemici di sempre, i cani, gli unici a opporsi e a cercare di salvare i loro padroni, ormai alla deriva nello spazio. A bordo di una navicella pilotata dall'agile Laika oppure dal robusto Maverick, il nostro obiettivo nel gioco sarà quello di affrontare una campagna in single player discretamente lunga e capace di offrire una sfida consistente, all'interno di nove livelli i cui contenuti cambiano dinamicamente grazie a un generatore procedurale. In termini di struttura, i riferimenti a Sky Force 2014 sono evidenti fin da subito, visto che la progressione viene gestita nello stesso identico modo, vale a dire attraverso un sistema di achievement basato su quattro obiettivi che bisogna completare per racimolare le stelle necessarie a sbloccare la missione successiva. Riuscirci, però, non sarà affatto facile e bisognerà giocare e rigiocare gli stessi stage per raccogliere i minerali necessari ad acquistare dei potenziamenti. Una volta scesi in campo, infatti, potremo ottenere solo upgrade momentanei per la frequenza di fuoco o kit per il ripristino dell'energia, utili ma non determinanti per il successo. Considerando anche la presenza di diversi gradi di difficoltà, è chiaro come gli sviluppatori abbiano voluto enfatizzare ogni singolo livello anziché rischiare di offrire un'esperienza eterea, incapace di lasciare il segno.
Apocalypse Meow: Save the Last Humans è un ottimo shoot'em-up "old school", seppure con qualche difetto
Purrrfetto?
Apocalypse Meow: Save the Last Humans vanta un buon comparto tecnico, seppure non al livello del già citato Sky Force 2014 (in particolare le musiche, che abbiamo trovato spesso poco adatte al contesto), e un sistema di controllo touch immediato e piuttosto preciso, con la possibilità di passare dal riferimento assoluto a quello relativo: nel primo caso la navicella si sposta esattamente seguendo la posizione del nostro dito sullo schermo, nel secondo caso disegna le medesime traiettorie lasciandoci, però, liberi di spostare la mano. Purtroppo non è presente una regolazione della sensibilità che possa migliorare la reattività agli input, non sempre puntualissima e anzi viziata da una latenza minima, che diventa però avvertibile durante le fasi più concitate dell'azione. Tale fattore costringe inoltre a sollevare spesso il dito e a "trascinare" per poter percorrere l'intera larghezza dello scenario, sebbene tale pratica venga resa più interessante da un "bullet time" che si verifica appunto quando lasciamo la pressione, per poter meglio gestire situazioni critiche. In secondo luogo, rimane il problema che affligge tanti sparatutto a scorrimento verticale per smartphone e tablet: la mancanza di una "zona franca" nella parte inferiore del display dove posizionare le dita per evitare di coprire porzioni di visuale, cosa non proprio desiderabile quando da ogni angolo potrebbero provenire veicoli nemici, proiettili o asteroidi. A proposito di tali elementi, gli achievement a cui abbiamo accennato in precedenza ruotano attorno proprio alla distruzione delle navi ostili e delle rocce spaziali, nonché al recupero degli esseri umani alla deriva, che andranno poi consegnati a una grossa unità di supporto prima del termine della missione e degli eventuali boss fight. Questi ultimi utilizzano il tradizionale approccio "a scompartimenti", con grossi nemici caratterizzati da vari punti da colpire e da altrettante bocche di fuoco man mano più precise e pericolose. L'intera esperienza può essere fruita in modo del tutto gratuito, a patto di avere un po' di pazienza per l'inevitabile grind iniziale e l'alto costo di determinati potenziamenti. A partire dalla terza missione si manifestano poi i meccanismi freemium, con uno shop in-game che consente di acquistare crediti o eliminare le pubblicità (comunque poco invasive): un modo intelligente per consentire a chiunque di provare il gioco e capire se gli piace o meno prima di investirci un po' di denaro.
Conclusioni
Apocalypse Meow: Save the Last Humans è un ottimo shoot'em-up vecchia scuola, dotato di una struttura solida e ben valorizzata, la stessa vista in Sky Force 2014. Prima di poter sbloccare una nuova missione ci viene chiesto infatti di raggiungere determinati obiettivi, il che porta a sperimentare a fondo ogni stage e a "grindare" per l'ottenimento degli importantissimi potenziamenti. È stato fatto un lavoro impeccabile in termini di design, i boss fight sono coinvolgenti e impegnativi, e il tutto viene accompagnato da una grafica di buona qualità, seppure non al livello delle migliori produzioni del genere. A rendere un po' meno brillante il gioco c'è la scarsa sensibilità del sistema di controllo touch, che costringe spesso a sollevare il dito e "trascinare" per percorrere l'intera larghezza dello scenario.
PRO
- Impegnativo e divertente
- Grafica ben realizzata, boss fight interessanti
- Struttura ricca e capace di valorizzare ogni missione...
CONTRO
- ...ma "presa in prestito" da Sky Force 2014
- Controlli touch poco sensibili, bisogna alzare spesso il dito
- Grinding un po' troppo pesante nelle prime fasi