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Mix riuscito

Dragon Quest Heroes non è il solito musou, almeno in parte

RECENSIONE di Mattia Comba   —   12/10/2015

Come già avvenuto con Hyrule Warriors, il proposito dietro a Dragon Quest Heroes: L'albero del Mondo e le radici del Male è quello di unire la collaudatissima formula dei musou sviluppati da Omega Force con un franchise dal gameplay molto differente, cercando comunque di dar vita a uno spin-off gradevole per gli amanti della fortunatissima serie Square Enix. Le insidie sono parecchie per un progetto del genere e il rischio di snaturare completamente un prodotto come Dragon Quest agli occhi dei fan storici dei mondi fantastici di Yuji Horii, non è da sottovalutare. Tuttavia, ad essere ottimisti, c'è anche la possibilità di ritrovarsi davanti un titolo che grazie all'introduzione di tutta una serie di meccaniche ruolistiche prese di peso dalla serie principale, per la prima volta riesca nell'intento di dare nuova linfa a un genere, quello dei musou, da troppi anni uguale a se stesso e difficilmente digerito dal pubblico occidentale. Mentre nelle terre del sol levante i titoli Omega Force macinano copie su copie ad ogni nuova uscita, il resto del mondo se non vede associati marchi di successo spesso legati al mondo dei manga o degli anime è molto restio a dare una chance a questi titoli, ma con Dragon Quest Heroes questo trend è finalmente destinato a cambiare.

Dragon Quest Heroes riesce ad addolcire la formula dei musou con degli elementi RPG molto interessanti

Una nuova minaccia

L'imponente introduzione di elementi tipici dei giochi di ruolo è sicuramente il miglior pregio di Dragon Quest Heroes, che ci mette nei panni di due protagonisti chiamati a difendere il Regno di Arba da una misteriosa minaccia che ne ha minato il pacifico scorrere dei giorni. Improvvisamente i mostri sono impazziti a hanno iniziato ad attaccare gli umani sotto l'influenza malvagia di un losco figuro che vuole prendersi il potere mandando in subbuglio tutto regno. Inizialmente i due soldati della guardia imperiale Aurora e Lucyus sono chiamati alla difesa di Re Doric, ma ben presto si ritroveranno a viaggiare per il mondo con una nutrita schiera di compagni tutti utilizzabili in battaglia.

Mix riuscito

La trama non riserva nulla di particolarmente profondo o inaspettato, ma è quanto basta a mantenere acceso l'interesse e a trascinarci lungo i vari capitoli per decine di ore. Come da tradizione della serie, visto il coinvolgimento di un maestro come Akira Toriyama al character design non è possibile in alcun modo intervenire sui tratti somatici o sulla personalizzazione dei protagonisti, al di fuori ovviamente di armamentario ed equipaggiamento necessari per migliorarne le statistiche. Una volta imbracciata la spada ci siamo trovati di fronte a un combat system molto semplificato di chiara derivazione musou con la presenza di un attacco veloce e di uno caricato, la parata e la schivata laterale. Ci sono però alcune variazioni atte a dare maggior profondità agli scontri, come ad esempio la possibilità di lanciare incantesimi consumando punti magia. Ogni personaggio ha a disposizione tre attacchi magici che ne sottolineano le abilità: ad esempio Aurora padroneggia gli elementi del ghiaccio per congelare i nemici e Lucyus è un abile spadaccino capace di affondare stoccate infuocate causando ingenti danni ad area. Re Doric è più lento ma molto forte, Juliette può contare sulle sue folli invenzioni per colpire dalla distanza mentre Alena è inarrestabile se riesce a inanellare le combo più articolate. Inoltre portando a segno un certo numero di colpi si attiva un potenziamento temporaneo che permette di utilizzare gli attacchi magici a ripetizione senza consumare punti magia e di subire meno danni, l'ideale per le impegnative boss fight sparse per i livelli. Tra draghi sputafuoco, ciclopi e robottoni armati di laser la varietà è garantita, con alcuni combattimenti che richiedono lo scontro frontale e altri l'utilizzo di cannoni o balestre sparse nello scenario. I nemici stessi sono piuttosto vari, con gli iconici slime che si alternano a scheletri, pipistrelli volanti, felini tanto buffi quanto famelici, cavalieri con possenti scudi, maghi e mostri di ogni tipo, tutti molto ben caratterizzati.

Medaglie pregiate

Chiamando in causa gli altri titoli Omega Force, tra cui il recente Hyrule Warriors che come concept segue lo stesso filo logico dello spin-off tratto da un franchise che non ha nulla da spartire con i musou, confermiamo un sostanzioso miglioramento nella struttura delle missioni: in generale ci sono meno nemici su schermo, non vanno giù solamente con un colpo e ognuno di essi è ben curato in termini di modellazione e qualità delle animazioni.

Mix riuscito
Mix riuscito

Sul fronte del level design i molteplici obiettivi di ogni missione richiedono un approccio meno superficiale rispetto a quelle affrontate da Link dove bastava buttarsi a testa bassa contro il nemico, soprattutto per via dell'introduzione delle Medaglie da utilizzare per evocare i mostri a combattere al nostro fianco e difendere un obiettivo sotto attacco da più direzioni. Si possono utilizzare le sentinelle che si limitano a difendere un piccolo perimetro attorno all'area dove sono state evocate, oppure gli attivisti che si lanciano all'attacco del nemico. Occorre quindi decidere quali mostri evocare e dove posizionarli in base a quelli a disposizione per poi correre costantemente avanti e indietro cercando di distruggere i varchi dimensionali fermando l'invasione. Si tratta sicuramente di un'interessante introduzione che aggiunge profondità al gameplay, ma che sul lungo periodo non fa altro che andare ad omologarsi ad una formula nuovamente ripetitiva, dove la riuscita di buona parte dei livelli sarà legata alla sopravvivenza di un obiettivo, sia questo un generatore, un ponte, un personaggio secondario o un oggetto prezioso preso di mira contemporaneamente da mostri provenienti da diverse direzioni. A garantire ulteriore profondità a Dragon Quest Heroes ci pensano i quattordici personaggi giocabili da sbloccare nel corso della storia e combinare nel party di massimo quattro giocatori. Qui entrano in gioco le contaminazioni ruolistiche completamente assenti nello spin off dedicato a The Legend of Zelda: ogni lottatore è ben caratterizzato dal punto di vista dell'utilità in battaglia, anche se rimangono tutti completamente votati all'attacco, mancando la possibilità di schierare un curatore o un compagno particolarmente corazzato per assorbire i danni dei boss più ostici. Ci sono però alcuni mostri che soffrono maggiormente il fuoco piuttosto che gli attacchi elettrici, e allora diventa necessario scegliersi i compagni giusti in base alle magie per arrivare alla fine del livello più agevolmente. In battaglia è inoltre possibile passare da un personaggio all'altro in modo istantaneo premendo L2 e utilizzare colui che ci sembra più adatto ad affrontare una determinata tipologia di nemici, mentre nelle sezioni di navigazione e negli hub di gioco avremo il controllo di uno tra i già citati Aurora e Lucyus, la vera coppia protagonista del titolo.

Trofei PlayStation 4

Dragon Quest Heroes: L'albero del Mondo e le Radici del Male mette a disposizione 50 trofei, di cui 36 di bronzo, 11 d'argento e 2 d'oro, a cui va ad aggiungersi l'immancabile Platino. Si parte dai compiti più semplici come terminare il tutorial fino ai più impegnativi, come portare tutti i personaggi al livello cinquanta, creare cento accessori con l'alchimia e completare tutte le missioni.

Musou ed RPG

Durante l'avventura l'astronave Nubirock funge da hub per avere accesso alle missioni sulla mappa del mondo di gioco e alla parte più strettamente ruolistica, che comprende armi ed equipaggiamenti da comprare con i soldi guadagnati in battaglia, il crafting di oggetti più o meno rari, l'assegnazione di punti abilità e il commercio di materiali preziosi. Il mercante aggiorna il suo listino piuttosto spesso, mentre l'alchimista confeziona anelli, collane e bracciali combinando specifiche materie prime che si ottengono dai combattimenti con i nemici oppure dai bauli sparsi negli scenari.

Mix riuscito

È possibile inoltre trovare delle mappe che aggiungono delle caverne al mondo di gioco, anche se non si tratta di caverne vere e proprie visto che riutilizzano gli scenari dell'avventura principale. Queste insieme alle missioni secondarie sono molto utili per accumulare punti esperienza ed oro in modo tale da non trovarsi troppo svantaggiati nei capitoli successivi della storia, dove la potenza dei nemici aumenta costantemente. Qui è dove emerge più prepotente la natura musou del titolo, con missioni in cui non bisogna far altro che correre in giro per la mappa ad uccidere quanti più mostri possibili nell'attesa che una nuova ondata prenda il posto di quella precedente. Il tutto però assume un senso nell'ottica del miglioramento dei personaggi e dell'albero delle abilità di ognuno, carico di potenziamenti e nuovi attacchi da sbloccare spendendo i punti abilità guadagnati accumulando punti esperienza, fortunatamente condivisi tra tutti i personaggi anche se non impiegati direttamente nel party. Proprio questo senso di progressione va a colmare una delle più grandi criticità di Hyrule Warriors che manca totalmente delle meccaniche di gestione del party e di un sistema di evoluzione del personaggio coinvolgente capace di tenere i giocatori incollati al pad per decine di ore. Anche da un punto di vista tecnico Dragon Quest Heroes distanzia l'esclusiva Nintendo, complice il cel shading in stile cartoon impreziosito da una palette cromatica accesa e densa di sfumature, oltre che dal tratto unico del già citato maestro Toriyama. Soffrono ancora le ambientazioni, non distruttibili e tappezzate da texture piuttosto piatte e poco dettagliate, inequivocabile segno dello sviluppo a cavallo tra due generazioni di console. L'azione scorre sempre fluida e granitica a 60 frame al secondo anche con lo schermo zeppo di nemici, intervallata solamente dalle cut scene in computer grafica che raccontano i fatti più importanti della storia e lasciano spazio a situazioni ironiche infarcite di umorismo giapponese, che non faticano a strappare qualche sorriso. Gli unici due nei che abbiamo riscontrato riguardano la gestione della visuale soprattutto nelle battaglia contro i boss di grosse dimensioni dove la telecamera tende ad incastrarsi nei modelli poligonali bloccandoci la visuale; e dall'altra non ci ha soddisfatto l'interfaccia di gioco satura di informazioni, con mappa e indicatori che sacrificano l'azione su schermo.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
8.0
Lettori (57)
7.7
Il tuo voto

Ci sono luci e ombre su Dragon Quest Heroes: L'albero del Mondo e le radici del Male. Da una parte si presenta come uno dei migliori musou disponibili sul mercato, grazie soprattutto all'introduzione di meccaniche ruolistiche decisamente valide e alla totale gestione del party oltre che del sistema di crescita dei personaggi, tutti ben caratterizzati si a livello ludico che estetico dalle sapienti matite di Akira Toriyama. Tuttavia la ripetitività talvolta eccessiva di alcune missioni e il reiterato utilizzo degli stessi scenari di gioco potrebbero spegnere piuttosto velocemente l'interesse per un titolo da giocare decine di ore e che riesce solo in parte a limitare gli arcinoti difetti dei musou. Se siete fan storici della saga principale non è detto che Dragon Quest Heroes possa piacervi, ma è indubbio come rispetto alla media dei prodotti Omega Froce e all'affine spin-off della serie Zelda Hyrule Warriors, questo titolo rappresenti un'alternativa più profonda e curata, auspicabilmente migliorabile con i prossimi capitoli.

PRO

  • Ottima implementazione delle meccaniche ruolistiche
  • Totale controllo del party e dello sviluppo dei personaggi
  • Bellissimo character design
  • Tanti contenuti e decine di ore di gioco

CONTRO

  • Mantiene la ripetitività insita nei musou
  • Scenari tecnicamente poveri e spogli