34BigThings srl è una giovane azienda italiana specializzata in videogame, e già di per sé questa è una notizia, considerato che, a parte gli Studios di Ubisoft e l'intramontabile Milestone, nel nostro Paese le software house dedite al settore dell'intrattenimento casalingo si contano sulle dita di una mano. Redout è il loro secondo progetto: il primo è stato Hyperdrive Massacre, un gioco di guida old school uscito un anno fa su Steam e Marketplace con dei buoni consensi di critica. Con Redout i ragazzi di stanza a Torino alzano l'asticella: citando testualmente il loro stesso sito si tratta di un tributo ai vari WipeOut, F-Zero, POD e Rollcage, veri e propri capisaldi di una particolare derivazione dei giochi di guida. Stiamo parlando ovviamente di corse a velocità supersonica su tracciati super futuristici, una categoria già di suo poco sfruttata ma che su territorio Windows conta ancor meno esponenti: la saga di Nintendo, ovviamente, non vi è mai approdata, mentre quella di Psygnosis si è fermata all'intramontabile episodio 2097 e alla sua stratosferica colonna sonora. A noi però piace ricordare anche Star Wars: Episode I - Racer, altro ottimo esempio targato LucasArts. Bando alle ciance però: è giunto il momento di saggiare le potenzialità di questo atteso racer, omaggiato tra gli altri da Epic come uno dei migliori giochi indie del 2014.
I ricordi corrono veloci a Screamer: Redout ha le carte in regola per un successo internazionale
Speed Test
L'offerta è completa: sono infatti ben dieci le modalità di gioco che si possono affrontare. Si parte dai test in solitaria, con o senza la presenza di acceleratori sul tracciato, in cui il nemico è l'orologio, passando per le prove ad eliminazione, dove sono presenti delle trappole e il respawn del velivolo è disabilitato. Quando in pista scendono altri avversari ci sono sei tipologie di sfide: da quelle tradizionali ad altre in cui l'ultimo di ogni giro viene man mano eliminato, passando per delle prove di sopravvivenza dove l'importate, più che arrivare primi, è arrivare sani e salvi, per concludere con una sorta di vera e propria maratona dove cinque circuiti sono collegati l'uno all'altro.
Si possono affrontare liberamente, scegliendo circuito, numero di giri e di partecipanti (sino ad un massimo di dodici), o in maniera sequenziale misurandosi con l'interessante carriera, composta da oltre settanta stage. In questo caso si parte con un'astronave base, selezionandola tra sette scuderie: ciascuna differisce dalle altre per la riserva di energia e la velocità di ricarica del boost, per accelerazione e velocità massima, per resistenza e aderenza. Nelle prime gare si prende confidenza con la struttura di gioco; progredendo con i risultati si le cose si complicano mentre nel frattempo aumentano esperienza e conto bancario. La prima serve per sbloccare nuove piste e classi di astronavi (quattro in totale); i bigliettoni verdi si utilizzano per i power-up. Se ne possono installare due, scegliendone tra una lista di dodici: quello attivo, richiedendo l'intervento dell'utente, ha effetti limitati nel tempo; il contrario modifica in maniera permanente le statistiche dell'astronave. In questo caso si nota la bravura dei programmatori nello studiare tipologie di gioco che possano esaltare l'uno o altro potenziamento, evitando che la scelta ricada sempre sugli scontati aumenti di aderenza e di accelerazione.
Speed Demon
Una volta in pista la sensazione di velocità è totale. I ragazzi di 34BigThings sostengono che Redout sia il titolo più veloce mai creato: pur non potendolo garantire scientificamente, ci sentiamo di sposare la loro affermazione. Il frame rate è elevatissimo e, come direbbero i colleghi d'oltreoceano, "rock solid", già con i primi modelli di astronave, quelli che permettono di arrivare all'incirca a 1000 km/h.
Certo sarebbe stato preoccupante se il sistema utilizzato per la recensione, equipaggiato con una GeForce GTX 1070, non fosse riuscito a svolgere il compito alla risoluzione FullHD, ma i programmatori sostengono di aver lavorato duramente per raggiungere risultati simili, magari sacrificando un po' il dettaglio, anche con un'umile GTX 960. Il merito va senz'altro al costoso motore di Unreal, ma anche e soprattutto all'ottimo lavoro svolto dai designer che hanno saputo realizzare dei tracciati spettacolari, senza appesantirli di inutili fronzoli ma ricercando piuttosto la giusta armonia tra sportività ed eleganza. Il titolo della software house torinese è un classico esempio di "made in Italy", rispondendo ai tratti distintivi, tra cui soprattutto la ricercatezza estetica, per cui la nostra creatività è rinomata. Ad attendere il giocatore ci sono giri della morte, salti nel vuoto, veri e propri avvitamenti della pista ed altre adrenaliniche evoluzioni che si snodano su un totale di venti tracciati sparsi in quattro località: Il Cairo, l'Alaska, l'Abruzzo e Volcano. Location molto diverse tra loro, accomunate però da un'ottima coerenza stilistica e cromatica e, nondimeno, dalla sensazione di velocità che trasmettono al giocatore. Per ciascuna regione troviamo cinque varianti di pista che si arricchiscono progressivamente di curve insidiose, acceleratori gravitazionali posizionati in punti sempre più critici e carreggiate che man mano si restringono, costringendo ad una guida al limite.
Speed Limit
Unico piccolo neo in un quadro ampiamente positivo è rappresentato dal livello di dettaglio delle astronavi, sulle cui texture si sarebbe dovuto spendere un po' più di attenzione: i modelli sono, proprio come i circuiti, armoniosi e ben proporzionati, ma peccano di colorazioni un po' sciatte. Si tratta fortunatamente di migliorie che potranno essere aggiunte in un secondo momento, magari tramite gli oramai immancabili DLC.
Una piccola critica si potrebbe muovere anche all'HUD ed in particolare all'assenza di una minimappa utile sia per anticipare le manovre di inserimento che per apprezzare la distanza dagli avversari, ma non è il caso di calcare troppo la mano considerando che la build in nostro possesso era ancora oggetto di affinamenti. Lo stile di guida riporta alla memoria le glorie del passato di cui sopra. Premettendo che l'utilizzo del joypad è dirimente, si può ben dire che l'indice destro non darà (quasi) mai tregua al trigger dell'acceleratore, mentre con i pollicioni si devono muovere, più o meno all'unisono, i due stick analogici per permettere all'astronave di affrontare le curve quanto più velocemente possibile senza urtare le barriere che delimitano la pista e che, oltre a rallentare l'astronave, ne riducono gli scudi sino all'eventuale distruzione. L'utilizzo dei pulsanti turbo e power-up è altrettanto fondamentale per avere ragione degli avversari. In Redout non ci sono delle vere e proprie armi, ma un unico optional che prosciuga l'energia dell'avversario che precede a patto che sia abbastanza vicino. Come abbiamo visto per equipaggiare questo sistema è necessario sacrificarne altri che rendono l'astronave più resistente o veloce, sicché non sempre si rivela uno strumento vincente. La fisica è decisamente ben studiata e in qualche modo prosegue nella strada maestra indicata da WipeOut, con cui Psygnosis ci ha insegnato a cosa potrebbe puntare a divenire la Formula Uno nei prossimi secoli.
Speed Of Sound
L'intelligenza artificiale è un altro dei punti forti della produzione di 34BigThings: stupisce la competitività, elevata sia dalle primissime gare. Il pericolo che chi è in testa rallenti per far recuperare il giocatore è scongiurato, così come quello opposto, ossia che chi insegue diventi miracolosamente più veloce ridurre il gap dal vertice. Il primo impatto è sorprendente, anche perché c'è un unico livello di difficoltà e vedersi letteralmente sverniciati dagli avversari al secondo rettilineo può creare qualche timore al neofita: tuttavia con l'esperienza si riesce a prendere le misure al pad e qualche bella "driftata" riesce a togliere più di una soddisfazione. L'adrenalina che scorre abbondante nelle vene è pompata anche da una colonna sonora realizzata in-house: si tratta di una vera e propria chicca solitamente appannaggio delle produzioni più costose. Il risultato è convincente, con una serie di brani progressive cuciti sulle stesse frequenze del resto della produzione. La longevità è ottima: la modalità carriera è ricca di sfide impegnative che richiederanno diversi tentativi per essere padroneggiate a suon di medaglie d'oro, mentre la corsa singola è invero poco attraente anche per l'impossibilità di sfidare un amico in split-screen. Per il gioco in compagnia c'è un comparto multiplayer che naturalmente non siamo stati in grado di testare considerando la natura elitaria della release in nostro possesso. Se però il titolo continuerà ad essere sostenuto con una continua aggiunta di contenuti siamo sicuri che la comunità attorno a Redout si amplierà rapidamente e meritatamente.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 10
- Processore: Intel Core i5 2,6 GHz
- Memoria: 8 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 960
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7
- Processore: Intel Core i3 2,6 GHz
- Memoria: 4 GB di RAM
- Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 560
- Memoria: 6 GB di spazio disponibile
- Scheda audio: DirectX Compatible Sound Card
Conclusioni
Redout è una bella sorpresa, ancor più bella se si considera che a realizzarla è stata una società italiana. Giocandoci i ricordi sono corsi rapidamente, proprio come le astronavi di Redout, al primo ed indimenticabile Screamer, che consacrò d'un tratto l'attuale Milestone nel panorama internazionale. Altri tempi, altri scenari, ma la stessa consapevolezza che ci troviamo di fronte ad un ottimo titolo che, ci auguriamo, possa essere soltanto il primo di una lunga serie di successi per 34BigThings.
PRO
- Eccellente sensazione di velocità
- Modello di guida impegnativo
- Impeccabile coerenza stilistica
CONTRO
- Manca lo split-screen
- Hud da rifinire
- Astronavi poco dettagliate