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L'involuzione di Valkyria Revolution

L'amatissimo strategico di SEGA prende una brutta piega col suo primo spin-off

RECENSIONE di Christian Colli   —   27/06/2017

La prima cosa che dovreste sapere, prima di continuare a leggere questa recensione, è che Valkyria Revolution non è un seguito dell'amatissimo Valkyria Chronicles che peraltro abbiamo recensito di nuovo alcuni mesi fa nella sua versione rimasterizzata per PlayStation 4. Nonostante il titolo, i rimandi e la direzione artistica in generale, Valkyria Revolution è un vero e proprio spin-off ambientato in un universo alternativo: non è in nessun modo collegato alla prima avventura che ha lanciato la serie, né ai due sequel pubblicati per PSP. In questo modo, lo sviluppatore Media.Vision ha potuto prendersi delle libertà e orientare il brand verso un nuovo orizzonte, cercando un futuro in cui evolvere una serie che purtroppo non ha mai brillato in termini di vendite. Sfortunatamente, lo sviluppo ha attraversato alcune problematiche - in primis la necessità di svilupparlo cross-gen anche per PlayStation Vita, con tutte le conseguenze tecniche del caso - che hanno frenato le potenzialità di una serie che, con questa sua "rivoluzionaria" incarnazione, rischia di farsi più nemici che amici.

Questa è una storia vera

Chiarito che non c'è alcun collegamento narrativo tra Valkyria Revolution e i tre Valkyria Chronicles che l'hanno preceduto, bisogna ammettere che le premesse cui siamo introdotti nei primissimi minuti dell'avventura sono decisamente intriganti. La storia, infatti, viene sostanzialmente raccontata da una insegnante al suo pupillo, entrambi al cospetto di una lapide dedicata a cinque famigerati "traditori" che avrebbero istigato la guerra tra l'impero di Ruzhien e la debole regione dello Jutland per pura e semplice vendetta. Il racconto comincia dunque sotto forma di dialogo, ma presto si tramuta in un flashback che illustra per filo e per segno quello che è successo veramente, calandoci nei panni di Amleth Grønkjær, il leader dei suddetti traditori e dell'unità anti-valkyria Vanargand. Purtroppo se c'è una cosa che manca a Valkyria Revolution, quello è assolutamente il ritmo. La storia si traduce in un'infinità di cinematiche e di dialoghi nel motore di gioco, separati spesso da lunghi caricamenti anche quando durano letteralmente una manciata di secondi. Se l'intento di Media.Vision era quello di coinvolgerci nel complesso panorama sociopolitico di un mondo in piena rivoluzione industriale, forse avrebbe dovuto raccontarci meglio i protagonisti prima dei complotti che li riguardano.

L'involuzione di Valkyria Revolution

La colpa, purtroppo, è anche del comparto tecnico. Le movenze dei personaggi sono rigide, la loro espressività pressoché inesistente e così anche i momenti più drammatici perdono intensità se a recitare le battute sono dei veri e propri stoccafissi. Il doppiaggio altalenante - ma generalmente molto mediocre - batte un chiodo sulla bara della presentazione, rendendo l'esperienza frustrante per via dei lunghissimi tempi morti tra una missione e l'altra e noiosa quando la storia sembra prepararsi a colpi di scena che non arrivano mai o che siamo riusciti a prevedere con ore di anticipo. Fortunatamente, la colonna sonora dello straordinario Yasunori Mitsuda interviene spesso a salvare quanto possibile, ma persino il compositore sembra faticare a trovare la sua dimensione. È un vero peccato perché le ultime ore sono molto più interessanti del resto dell'avventura, ma la durata complessiva del gioco è piuttosto esigua e il rapporto non gioca certo a favore del risultato. In questo senso, è comprensibile la decisione di implementare una forma di "morte permanente" che riguarda i comprimari: se vengono abbattuti, e non li rianimiamo prima della fine della missione, quei soldati sono perduti per sempre e molto semplicemente non vedremo i dialoghi o le sequenze della storia che li riguardano. Il problema è che la loro influenza sulla campagna principale e sulla storia dei Traditori è pressoché nulla, perciò la loro esile caratterizzazione non sprona certo a tenerli in vita, se non per la loro utilità nei termini del tempo investito a personalizzarli.

L'involuzione di Valkyria Revolution

Trofei PlayStation 4

Sbloccare i 10 trofei di bronzo, 11 d'argento e 6 d'oro che presiedono il trofeo di platino non è un'impresa particolarmente ardua: la maggior parte viene letteralmente da sé completando le varie missioni della campagna, mentre per gli altri bisogna impegnarsi un po' di più.

La strategia del caos

Forse galeotta fu la versione PlayStation Vita, perché altrimenti non si spiegherebbe come Media.Vision abbia potuto proporre su PlayStation 4 un titolo che a tratti appare addirittura inferiore a quel Valkyria Chronicles di nove anni fa. Il Gouache Drawing Engine ha rimpiazzato il vecchio CANVAS di SEGA con l'intenzione di mantenersi fedele allo stile da "dipinto su tela" dei Valkyria Chronicles originali, pur approfittando di uno snellimento generale nella modellazione poligonale e nella colorazione delle texture che, in teoria, avrebbe dovuto rendere le immagini più pulite e piacevoli. In effetti è successo, ma ha reso anche gli scenari molto più confusi e opachi, specialmente nelle mappe particolarmente ricche di dettagli. Purtroppo, le mappe in questione sono relativamente numerose e spesso si nota un insistente riciclo di asset e planimetrie, per non parlare dei nemici tutti uguali che affronteremo a ondate. Valkyria Revolution, infatti, abbandona quasi ogni pretesa di strategia per tuffarsi nel panorama dei musou o, meglio, in uno strano spazio di confine che esiste tra i musou, i JRPG a turni e gli strategici in tempo reale. In Valkyria Revolution, infatti, controlleremo direttamente un personaggio alla volta in squadre composte da massimo quattro membri. Gli scontri si svolgono tutti in tempo reale: una volta avvistato un nemico sul campo di battaglia, ci basterà premere un tasto per attaccare, uno per schivare o un altro per richiamare un menù circolare dal quale potremo scegliere se utilizzare gli oggetti consumabili, sparare con le armi da fuoco o impiegare i poteri alchemici conferiti dalla Ragnite, il minerale per cui essenzialmente è scoppiata la guerra. Un indicatore si scaricherà ogni volta che compiremo un azione e a quel punto dovremo attendere che si ricarichi prima di pensare alla successiva, che sia il lancio di un "incantesimo" elementale o un semplicissimo attacco all'arma bianca. Tutta una serie di fattori incide trasversalmente sugli scontri, come l'indicatore del morale dei nemici o i punti deboli elementali, ma in realtà è tutto molto facile anche a livello di difficoltà standard, anche e soprattutto a causa di un'intelligenza artificiale estremamente lacunosa.

L'involuzione di Valkyria Revolution

Aggirare i nemici e raggrupparli in uno spazio limitato per sganciare sopra di essi qualche attacco ad area particolarmente efficace è un gioco da ragazzi e nel giro di pochi minuti diventa chiaro che l'unica abilità veramente importante è quella che incrementa la velocità di recupero dell'indicatore d'azione: a quel punto, basta letteralmente caricare le squadre avversarie e premere ripetutamente il tasto di attacco, alternandolo a qualche abilità ad area, per fare fuori ogni nemico neanche stessimo giocando a Dynasty Warriors. L'indicatore in questione, che ricorda tanto l'ATB di Final Fantasy, è il vero nemico del giocatore, specialmente quando si affrontano i boss alla fine delle missioni più importanti: non sono avversari particolarmente ostici, ma sono molto coriacei e combatterli diventa presto più noioso che avvincente. A un certo punto devono essersene accorti anche a Media.Vision, poiché il livello di difficoltà ci è sembrato avere una decisa impennata nella seconda metà dell'avventura, costringendoci a ripetere e completare le anonime missioni secondarie per accumulare i materiali necessari a personalizzare i nostri eroi e a potenziare i loro equipaggiamenti. Anche questo si è rivelato ben presto un esercizio tedioso, basato su menu poco intuitivi e spiegati sommariamente: in pratica, è come se lo sviluppatore abbia cercato di implementare a tutti i costi una parvenza di tatticismo in un gioco che era stato pensato, almeno inizialmente, come un action poco pretenzioso. E non è esattamente quello che cercavano i fan di Valkyria Chronicles.

Conclusioni

Multiplayer.it
6.0
Lettori (9)
5.9
Il tuo voto

Valkyria Revolution è un esperimento poco riuscito che fa leva sulle atmosfere e sulle caratteristiche di Valkyria Chronicles per proporre un mix di generi di cui non sentivamo francamente il bisogno. Qua e là c'è anche qualcosa di buono, comunque: la storia sa essere interessante a tratti e c'è qualcosa di stranamente liberatorio in questi combattimenti che non richiedono particolari strategie, ma col passare delle ore ci si rende conto di vivere un'esperienza vuota e priva di mordente che, oltretutto, non gratifica nemmeno la vista. Valkyria Chronicles, sinceramente, era tutta un'altra cosa.

PRO

  • La premessa e alcuni colpi di scena sono intriganti
  • La colonna sonora di Yasunori Mitsuda

CONTRO

  • Graficamente è davvero spartano
  • La maggior parte delle missioni richiede zero strategia
  • Le scene d'intermezzo sono lunghe e spesso noiose