Il mondo delle visual novel non è nuovo ad affrontare temi che solitamente i videogiochi non toccano neanche con un bastone. In fondo sono dei grossi racconti interattivi (spesso nemmeno troppo) che hanno come ragione d'essere proprio la volontà di sorprendere con storie intricate e appassionanti. Chi le conosce sa che il vederci rappresentate delle storie d'amore tra omosessuali non è una rarità. Soprattutto in Giappone escono moltissime visual novel yuri (storie tra donne) e yaoi (storie tra uomini), alcune delle quali sono giunte anche dalle nostre parti. Comunque, la recente diffusione di strumenti di sviluppo molto semplici, che permettono davvero a chiunque di realizzare una visual novel, ne ha incrementato la produzione anche in occidente.
In particolare alcuni autori e alcune autrici, come Christine Love, hanno sfruttato il genere per creare opere originali e profonde, spesso incentrate sulla sessualità, come Ladykiller in a Bind (o "My Twin Brother Made Me Crossdress As Him And Now I Have To Deal With A Geeky Stalker And A Domme Beauty Who Want Me In A Bind!!" se preferite). Dream Daddy: A Dad Dating Simulator, il primo titolo del duo Game Grumps, segue questa scia creativa, pur non riuscendo a toccare gli stessi livelli qualitativi. Cerchiamo di capire perché.
Papà da sogno
Dream Daddy: A Dad Dating Simulator racconta la storia di un papà e di sua figlia, chiamata Amanda, che, dopo aver cambiato casa, sono desiderosi di fare la conoscenza del vicinato. I due hanno un ottimo rapporto, ma è in particolare la ragazzina a essere la più responsabile e a preoccuparsi del suo genitore. Sin dall'inizio della storia bisogna prendere delle decisioni riguardanti il loro passato. Farlo è facile, visto il gioco implementa un semplice sistema di scelte multiple, identico per dialoghi e svolte narrative. Insomma, ogni tanto ci viene chiesto come procedere e noi dobbiamo scegliere tra le diverse possibilità elencate. Vogliamo andare in un bar o a farci un giro al parco? Siamo stanchi e ci dirigiamo a letto, oppure preferiamo passare la notte in qualche locale per abbordare qualcuno? Di solito a ogni decisione presa corrisponde un diverso uomo incontrato.
In che senso? Be', l'obiettivo di Dream Daddy: A Dad Dating Simulator è quello di conoscere i vicini, flirtarci e magari finirci a letto. Ce ne sono sette in totale, tutti con caratteri diversi che dobbiamo comprendere e assecondare per fare colpo. Parlando con loro infatti dovremo cercare di farli innamorare con le nostre risposte, allineandoci ai loro gusti. In alcune occasioni, ad esempio durante degli appuntamenti, che potremo fissare tramite email, si devono superare anche dei mini giochi. Ce ne sono diversi, blandi nella sostanza, ma complessivamente divertenti e pieni di citazioni. Ad esempio un confronto con uno degli altri uomini sulle capacità delle rispettive figlie, viene rappresentato come il combattimento di un Pokémon per Game Boy, mentre una serata in discoteca diventa un veloce arcade in cui bisogna ritrovare il nostro compagno evitando di essere trascinati dalla folla.
L’odore del successo
Nonostante la sua superficialità di fondo (o forse proprio per questa), Dream Daddy: A Dad Dating Simulator si è rivelato un grosso successo commerciale, diventando in breve una delle visual novel più vendute in occidente. Steam Spy ci dice che ha piazzato quasi centocinquantamila copie (al momento di scrivere questa recensione), dovute in gran parte alla risonanza avuta tra streamer e youtuber (visto il tema trattato ci sono andati a nozze). Considerate che tra le opzioni del gioco ce n'è una pensata proprio per nascondere tutti i contenuti controversi o a rischio per problemi di copyright, così da non dare problemi durante le live.
Troppi papà
Il grosso problema di Dream Daddy: A Dad Dating Simulator non è il presupposto che lo anima (un papà che rimorchia altri papà), in virtù anche della scelta dei ragazzi di Game Gumps di evitare completamente volgarità e scene esplicite. I toni sono quelli della commedia brillante, com'è evidente sin dalla creazione del papà, che può essere completamente modificato nell'aspetto per essere più attraente o più buffo; e come viene confermato dai primi scambi con Amanda, che non ci fa mai mancare una battuta o qualche simpatico appunto. Ad affossare l'esperienza ci pensa purtroppo la sceneggiatura in sé, davvero debole in alcuni momenti.
I personaggi sembrano delle didascalie ambulanti che affrontano i diversi argomenti sempre con un atteggiamento fortemente distaccato. Non sembrano mai delle persone reali che parlano di argomenti che fanno parte della loro vita, ma dei libri stampati che descrivono dei punti di vista sulle questioni più disparate. Complessivamente sono falsi e stereotipati, nonostante qualche guizzo di umanità traspaia di tanto in tanto da qualche dialogo. Un altro grosso problema riguarda invece le storie d'amore, che non vengono mai davvero approfondite. Purtroppo le otto ore che si impiegano per vedere quasi tutto ciò che il gioco ha da offrire non sono sufficienti ad approfondire i rapporti tra i personaggi e a rendere interessanti alcune delle situazioni che si creano. Alcune delle storie raccontate sono semplicemente sbrigative e il tema dell'omosessualità non le arricchisce in alcun modo. La qualità della scrittura di Christine Love è lontana, così come quella di Gone Home (che non è una visual novel, ma è comunque un titolo completamente incentrato sulla narrazione).
Dal punto di vista visivo però i disegnatori hanno svolto un ottimo lavoro, con personaggi ben realizzati e vari nell'aspetto. Anche le animazioni sono azzeccate e, pur essendo stilizzate, riescono a mettere in risalto le espressioni del viso. Qualche posa in più non avrebbe fatto male, ma visto il livello produttivo del gioco ci si può stare. Certo, i richiami a un certo tipo di caratterizzazione, visibile soprattutto nel tratto e nella colorazione, sono davvero evidenti, ma complessivamente gli artisti (i disegni sono stati realizzati da un gruppo di amici, a quanto pare) hanno dimostrato grande competenza e capacità.
Conclusioni
Dream Daddy: A Dad Dating Simulator è una visual novel discreta, che manca di profondità. L'obiettivo di non prendere il racconto troppo sul serio è evidente, com'è chiara la volontà di svincolare la storia da certi stereotipi narrativi, che probabilmente sarebbero risultati distruttivi. Ciò non toglie che avremmo preferito una maggiore scioltezza nella scrittura, fin troppo didascalica e distaccata in alcuni passaggi, e che avremmo preferito anche un maggior approfondimento delle storie raccontate, alcune delle quali vengono risolte in modo che definire brusco è un eufemismo. Insomma, ci troviamo di fronte a un'opera prima con alti e bassi evidenti, che probabilmente ha avuto tanta risonanza solo per le facili battute che il suo tema consente di fare, come quella che abbiamo piazzato nel titolo dell'articolo. Simpatico, ma dimenticabile.
PRO
- I disegni sono buoni
- Non scade mai nella volgarità
CONTRO
- Storie poco approfondite
- Scrittura mediocre