12

MLB The Show 18: la recensione

Squadra che vince non si cambia: San Diego Studio rinnova l'appuntamento col diamante

RECENSIONE di Rosario Salatiello   —   29/03/2018

La critica più ricorrente mossa nei confronti del baseball da parte di chi lo vede da una certa distanza è che si tratta di uno sport noioso. Dobbiamo ammettere che in effetti discipline come il calcio di FIFA 18 o il basket di NBA 2K18 possono godere di un ritmo più serrato che fa sicuramente bene anche in ambito videoludico, ma basta una volta addentratisi tra mazze e guantoni per ritrovarsi coinvolti dal fascino di una tradizione così radicata. Soprattutto se avete avuto modo di vedere dal vivo una partita di baseball, saprete a cosa ci stiamo riferendo: vivere lo stadio almeno una volta nella vita permette di assaporare tutta la passione che gli Americani riversano in questo sport, fatta di tanti numeri ma anche di emozioni che solo un walk-off home run può riuscire a suscitare, capovolgendo una partita che fino a pochi istanti prima era persa. Tutto questo è già da diversi anni ricreato a puntino da MLB The Show, serie targata San Diego Studio approdata con la sua edizione 2018 su PlayStation 4. Un'esclusiva che la casa giapponese fa fruttare a dovere soprattutto dove il baseball è più seguito, dando comunque un importante sfogo videoludico anche a chi dalle nostre parti non vive di solo calcio.

MLB The Show 18: la recensione

La strada verso il successo

MLB The Show 18 prosegue sulla strada della continuità solcata negli ultimi anni, presentando poche novità per quanto riguarda le sue modalità. Ritroviamo così Road to the Show, cioè la modalità carriera che porta il nostro personaggio dalla gavetta della lega AA fino alla gloria della MLB. Dopo essersi arricchita delle dinamiche Pave your Path, una sorta di tentativo di avvicinarsi a produzioni simili come The Journey di FIFA, quest'anno Road to the Show ci permette prima di tutto di creare un giocatore personalizzandolo fino al midollo. Oltre a tutti i dettagli fisici, possiamo addirittura modificare la posizione di battuta del nostro alter ego virtuale, facendo così in modo che ci rappresenti in tutto e per tutto secondo i nostri gusti. In secondo luogo, iniziando una carriera da zero potremo scegliere tra alcuni archetipi di giocatore, rifacendoci così a un modello famoso. Avete sempre sognato di essere un lanciatore completo alla Roy Oswalt? Oggi potete dirlo chiaramente.

MLB The Show 18: la recensione

Passando alla crescita del personaggio, i punti che potevamo assegnare in passato sono stati eliminati, lasciando che gli attributi si modifichino automaticamente con le nostre giocate: ovviamente, producendosi in cose buone andremo a migliorare le statistiche, viceversa combinando guai i nostri numeri andranno giù. Continuando la carrellata tra le modalità troviamo ancora una volta Franchise, privata però della sua componente online e quindi giocabile solo in locale. Un danno non indifferente soprattutto se avevate con chi giocare in rete, apportato da quello che immaginiamo sia il tentativo da parte di Sony di spostare le attenzioni della comunità online verso Diamond Dynasty. Quest'ultima è la "Ultimate Team" di MLB The Show, e in quanto tale porta con sé anche le amate/odiate microtransazioni. Per chi ama collezionare carte, quest'anno Diamond Dynasty presenta un numero maggiore di leggende, tra le quali troviamo Babe Ruth, oltre a una serie di sfide destinate a tenerci maggiormente impegnati. A proposito di cose rimosse, se ne va anche la possibilità di giocare una singola stagione, obbligando quindi a scegliere la modalità Franchise anche se s'intende vivere solo le centosessandadue partite di un unico campionato. Sono ovviamente scelte strategiche prese in modo oculato (immaginiamo) da Sony, ma da videogiocatori non possiamo che essere dispiaciuti quando qualcosa viene tolto di mezzo.

Trofei PlayStation 4

MLB The Show 18 è accompagnato da un totale di ventinove Trofei tra i quali all'immancabile platino fanno seguito sei di tipo oro, otto argento e quattordici bronzo. La maggior parte di essi può essere ottenuta compiendo particolari gesta sul campo di gioco, come il superamento delle dieci valide in un singolo match o cinque home run. Oltre a quanto portato a termine in partita, chi vuole raccogliere tutti i Trofei di MLB The Show 18 è obbligato a passare anche dalle sue varie modalità, in particolare modo Franchise e Road to the Show.

Beccati ‘sto fuoricampo

Il pizzico di amarezza per quanto descritto nel paragrafo precedente è destinato ad andare via nel momento stesso in cui prendiamo la mazza in mano, per entrare nello straordinario palcoscenico messo a punto da San Diego Studio. In termini di gameplay MLB The Show 18 continua a porre alcuni mattoncini su quanto costruito fino all'anno scorso, migliorandosi sotto tutti i punti di vista senza stravolgere nulla. Il lavoro svolto dagli sviluppatori per abbassare ancora di più la curva di apprendimento è encomiabile, così come la possibilità di scegliere tra diverse tipologie di lancio e battuta quella che più si adatta al proprio ideale di baseball vieeoludico. Contrastare un lanciatore non è mai frustrante, e se in passato era semplice sentirsi in qualche modo "truffati" dalla CPU, in MLB The Show 18 quando sbagliamo il più delle volte è solo colpa nostra. Grazie all'ausilio dei suggerimenti visualizzati su schermo, è infatti facile rendersi conto di avere effettuato uno swing errato perché si è valutata male una palla o si è avuta troppa fretta. Discorso simile per chi sale sul monte di lancio, dove occorre fare attenzione alla stanchezza: impossibile pensare di concludere tutti e nove gli inning con un unico lanciatore, a meno che non si voglia iniziare a concedere battute valide come se piovesse. In modo simile, alla minima disattenzione in fase difensiva si rischia di regalare una base in più agli avversari, cosa tipicamente difficile da mandare giù. Se amate il baseball come dicevamo in apertura, il livello simulativo a trecentosessanta gradi di MLB The Show 18 saprà senza dubbio coinvolgervi.

MLB The Show 18: la recensione

Benvenuti nello spettacolo

Se le dinamiche di MLB The Show hanno compiuto passi da gigante in campo simulativo lo si deve anche e soprattutto al motore che si cela dietro il diamante di San Diego Studio. Già un anno fa avevamo tessuto le lodi del comparto tecnico dell'edizione 2017, ma non possiamo evitare di ripeterci: tutto quanto vediamo su schermo è ancora più bello e dettagliato, partendo dalle maglie dei giocatori per arrivare al pubblico e alle sue reazioni, destinate ad adattarsi al momento della stagione e della partita in corso. Un discorso completamente a parte lo meritano gli stadi, riprodotti fedelmente in ogni loro peculiarità, così come i festeggiamenti che contraddistinguono le diverse squadre. In termini più spiccioli, durante la partita si notano migliori animazioni che limano qualche problema di fluidità nei movimenti riscontrato in passato, mentre la fisica della palla fa pienamente il suo lavoro. Tanto pesante quando si batte male, quanto leggera come una piuma quando si spara un home run. Vuoi perché in lingua inglese, vuoi perché la natura del baseball è un po' più lenta rispetto ad altri sport, nel caso di MLB The Show 18 il commento si pone un po' in secondo piano. Fa comunque la sua figura l'ingresso nel tris di commentatori di Mark DeRosa, ex giocatore professionista diventato ora una delle figure di MLB Network. Gli lascia il posto Harold Reynolds mentre restano Matt Vasgersian e Dan Plesac, anch'egli appartenende al passato della major league. Rispetto a MLB The Show 17 il nuovo tris di voci ne guadagna soprattutto in termini di brio, con maggiori scambi tecnici rispetto al passato anche se non mancano attimi in cui le frasi sembrano un po' troppo distaccate rispetto a quanto avviene sul campo.

MLB The Show 18: la recensione

Conclusioni

Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 49,99 €
Multiplayer.it
8.8
Lettori (3)
9.2
Il tuo voto

Quando arriva il momento di scendere in campo, MLB The Show 18 lascia ben pochi dubbi sul perché chi ama il baseball debba acquistarlo. Una simulazione sportiva deve appunto pensare prima di tutto a portare il videogioco quanto più possibile vicino alla realtà a cui essa è legata, e da questo punto di vista la fatica di San Diego Studios brilla come non mai. Prima di procedere, è comunque bene tenere presente che le novità rispetto all'anno scorso sono poche, soprattutto per quanto riguarda la modalità Road to the Show dove ci saremmo aspettati qualcosina in più, per arrivare ai livelli delle carriere viste in altre simulazioni sportive.

PRO

  • Cura estrema per ogni dettaglio sul campo
  • La sfida nel battere e lanciare si dimostra sempre onesta
  • Commento più gradevole

CONTRO

  • Poche aggiunte rispetto a un anno fa
  • Vedere modalità andare via non fa mai piacere