Versione testata: PC
I concorsi indetti dalle grandi case produttrici di software sono un'ottima occasione per lanciare talenti in precedenza sconosciuti. Nel caso di KTX Software, team vincitore dell'ultima (letteralmente, purtroppo) edizione del Make Something Unreal, il passo dallo sviluppo di The Haunted: Hells Reach alla sua effettiva commercializzazione su Steam è stato breve. Fin troppo. Mosso dal potente Unreal Engine 3, il gioco si presenta come un third person shooter che strizza l'occhio ai picchiaduro a scorrimento, e che è possibile giocare sia da soli che in multiplayer, accedendo a modalità cooperative o competitive.
Non c'è una vera e propria trama alla base degli eventi in cui veniamo catapultati una volta selezionato uno fra i quattro personaggi disponibili (Bruce, Hector, Jacob e Caleb, differenti solo per aspetto e voce del doppiatore), ma è abbastanza facile presumere che ci sia stata un'invasione demoniaca, da fronteggiare ovviamente ad armi spianate. Purtroppo l'aspetto dei quattro eroi non convince per nulla, da una parte per via dei limiti addebitabili al design acerbo di un team al debutto, dall'altra per i modelli quantomeno stereotipati: Bruce è una specie di militare, Hector è un ispanico che parla come Duke Nukem, Jacob è un reverendo col cappello e Caleb, infine, è calvo e guercio. Poco male, del resto a partita avviata avremo poco tempo per pensare all'aspetto del nostro alter ego: le orde demoniache ci circonderanno in continuazione, cercando di colpirci e inseguendoci in qualsiasi punto delle otto mappe presenti.
Dal tramonto all'alba
Sono quattro le modalità offerte da The Haunted: Hells Reach. La prima, nonché più popolare, si chiama "Inferno" e può essere giocata sia da soli che in collaborazione con altre tre persone. Il concetto alla base di tale modalità è semplice e si rifà fondamentalmente all'Orda di Gears of War: ci sono quattro enormi ondate di nemici da abbattere, terminate le quali si scende all'inferno per eliminare il loro malefico mandante, un gigantesco demone che sputa fuoco. La modalità "Sopravvivenza", anch'essa giocabile sia in singolo che in co-op, consiste invece in un'unica orda infinita, a cui dobbiamo cercare di sopravvivere il più a lungo possibile per stabilire ogni volta nuovi record di durata. Ci sono poi due modalità competitive, "Battaglia" e "Demonizzatore": la prima vede quattro giocatori vestire i panni degli eroi e altri quattro "gestire" l'esercito demoniaco, utilizzando la telecamera libera per piazzare le proprie "pedine" sulle mappe finché una delle due parti non prevale sull'altra; la seconda parte come una co-op ma ogni giocatore ucciso si trasforma in un demone e ha dunque il compito di attaccare i propri ex compagni.
L'analisi del gameplay e delle modalità va fatta con una doverosa premessa: la prima versione del gioco rilasciata su Steam soffriva di grossi problemi in termini di bilanciamento della difficoltà e matchmaking. Nei giorni immediatamente successivi all'uscita, The Haunted si poneva infatti come un titolo talmente difficile da farne quasi un vanto, in contrapposizione alle tendenze degli ultimi anni, capace di attirare i fanatici dell'hardcore gaming, dotato di una curva d'apprendimento ripida come poche (nonostante una struttura fondamentalmente semplice) e tempi d'attesa lunghissimi per entrare in partita, visto l'obbligo di aspettare la fine del round in corso. Per fortuna le (giuste) critiche sui forum hanno spinto gli sviluppatori di KTX Software a rilasciare una patch che agisce proprio sulle maggiori criticità del prodotto, rendendone più accessibile l'esperienza (il livello "easy" ora è effettivamente facile) e consentendo ai nuovi giocatori di entrare in partita da subito.
Mi chiamo Ash. Reparto ferramenta
La cosa più interessante di The Haunted: Hells Reach, in termini di gameplay, è la fusione fra meccaniche tipicamente sparatutto e altre che provengono dalla tradizione dei picchiaduro a scorrimento. I quattro protagonisti del gioco possiedono tre armi differenti (pistola, fucile e mitragliatrice) e basta lavorare un po' con l'assegnazione dei tasti per rendere il sistema di combattimento del tutto simile a quello del già citato Gears of War (sempre di Unreal Engine 3 si tratta, del resto), meglio dunque se con il supporto di un controller per Xbox 360: il grilletto sinistro per mirare, quello destro per sparare, la pressione di quest'ultimo per usare il pugnale da vicino e di quello sinistro per correre, il d-pad per scorrere le armi, i tasti dorsali per schivare e usare gli esplosivi e infine i pulsanti principali per saltare (A), colpire (B), ricaricare l'arma (X) e interagire con l'ambiente (Y).
Benché aprire il fuoco torni comodo e molto spesso sia indispensabile, è sbagliato pensare che si tratti della nostra unica risorsa offensiva, vista l'efficacia delle manovre corpo a corpo e la presenza di un bel po' di combo spettacolari: uppercut dopo una capriola, calcio volante, scivolata, calcio rotante, pugno a terra e così via. Attacchi che non solo ci consentono di liberarci in modo rapido dei nemici, senza sprecare proiettili, ma anche di recuperare preziosa energia vitale. I duecento "punti ferita" a nostra disposizione possono infatti essere ripristinati solo in due modi: stordendo gli avversari e poi finendoli (con ampio spargimento di sangue) oppure distruggendo le "pietre della salute" che si palesano in alcuni punti della mappa. A proposito di pietre, almeno due o tre volte durante ogni "round" compariranno anche quelle del tempo, che abbiamo il compito di distruggere rapidamente e il cui arrivo viene "annunciato" dall'interfaccia con una certa gravità. Il perché è presto detto: se non le distruggiamo entro pochi secondi, si scateneranno delle terribili calamità in grado di renderci davvero la vita difficile, fra tempeste di fulmini ed esplosioni di lava.
Vengono fuori dalle fottute pareti!
Abbiamo accennato a come, dopo la patch, il livello "easy" del gioco sia diventato effettivamente facile e di come prima, invece, anche quello rappresentasse una sfida improba per chi osasse cimentarvisi. Osservare le differenze nella generazione dei nemici fra prima e dopo la "cura" finisce purtroppo per rendere ancora più palese la pochezza del gioco in termini di spessore strategico. Chiunque abbia provato la modalità Orda di Gears of War oppure un qualsiasi livello di Left 4 Dead sa che il concetto di ondata non può essere interpretato in modo confusionario, proiettando nemici alla rinfusa nella mappa, spesso alle spalle dei giocatori, con l'obiettivo di alzare in tal modo il grado di sfida.
Possiamo supporre che gli sviluppatori di KTX Software desiderassero distinguere il proprio titolo dalle esperienze appena citate, spronando gli utenti a muoversi continuamente all'interno degli scenari per sfuggire ai nemici appena materializzatisi intorno a loro, ma ugualmente si tratta di un approccio poco affascinante e semplicistico. Allo stesso modo, sarebbe stato meglio optare per ondate meno numerose e più concise, anziché per interminabili frotte di demoni, e aumentare il numero delle stesse prima del confronto finale. L'intelligenza artificiale dei demoni sulle prime dà l'impressione di essere molto modesta, poi quantomeno vengono fuori alcune soluzioni interessanti (vedi i nemici che non riusciamo a finire e che si "arrabbiano", diventando più potenti), che ci obbligano anche a sfruttare i barili esplosivi sparsi qua e là. Il design dei mostri non è splendido, ma si presenta comunque meglio rispetto a quello degli eroi e c'è una discreta varietà di creature raccapriccianti da fare a pezzi. Bene anche gli upgrade delle armi, che si possono raccogliere dagli avversari uccisi (come le munizioni) e ci permettono di trasformare la pistola d'ordinanza in un modello semiautomatico o in un revolver, il fucile a pompa in un fucile a canne mozze o in una variante militare, la mitragliatrice leggera in un fucile d'assalto, e così via. Per quanto riguarda il comparto tecnico, infine, la colonna sonora "dura" sottolinea bene le fasi più concitate, le voci sono davvero stereotipate ma strappano qualche sorriso, mentre in termini puramente grafici c'è un discreto uso delle capacità dell'UE3, unito però a una componente artistica che evidenzia i naturali limiti di un team alle prime armi.
Conclusioni
Esordire sul mercato praticamente a novembre e confrontarsi con produzioni dai budget milionari non è semplice: per sopravvivere è necessario ottimizzare le risorse, partire dal basso e proporre idee concrete, senza mai perdere il bandolo della matassa. The Haunted: Hells Reach ci prova e, pur non ponendosi come un capolavoro nel genere dei third person shooter, rappresenta un importante punto di partenza per un team che in futuro, supportato adeguatamente, potrebbe continuare a battere la strada dell'affascinante connubio fra sparatutto e picchiaduro. Il gioco è migliorato sensibilmente dopo il rilascio della prima patch e va considerato un po' come un cantiere aperto, a cui magari verranno aggiunte nuove feature e modalità nel corso del tempo, il tutto per dieci euro. Se la sua formula vi incuriosisce e avete degli amici che vogliono condividere tale esperienza, fateci un pensierino.
PRO
- Sistema di combattimento di buona qualità
- Mappe discretamente realizzate
- Notevoli i miglioramenti dopo la prima patch...
CONTRO
- ...ma permangono delle perplessità sulla struttura di base
- Stile grafico evidentemente acerbo
- Concezione dell'orda confusionaria e semplicistica
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore AMD Phenom X4 9550
- 4 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce GTX 560 Ti
- Sistema operativo Windows 7
Requisiti minimi
- Processore Intel Core 2 Duo 2,4 GHz, AMD Athlon X2 2,8 GHz
- 2 GB di RAM
- Scheda video NVIDIA GeForce 7900GS, ATI Radeon serie 2000
- 4 GB di spazio libero su hard disk
- Sistema operativo Windows XP, Windows Vista, Windows 7