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A Musical Story, la recensione di un magnifico “trip” audiovisivo

Ecco la nostra recensione di A Musical Story, un'avventura on the road dalle tinte psichedeliche e completamente a ritmo di sonorità "mnemoniche"

RECENSIONE di Mattia Pescitelli   —   30/03/2022

Vi ricordate gli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta? Quelli delle rivolte studentesche, delle tensioni tra due potenze globali e delle loro innumerevoli "corse", dell'affermazione dell'elettronico come mezzo comunicativo e artistico, della controcultura? Vi ricordate che aria si respirava in quegli anni? Probabilmente no, ma d'altronde, neanche noi possiamo.

Chi ha vissuto appieno quel ventennio è figlio del dopoguerra, nipote di un conflitto mondiale di cui ha sentito parlare, ma del quale ha potuto vividamente osservare i risultati, prima che venissero coperti rapidamente da un velo d'illusionistico "risorgimento". Tuttavia, testimonianze più o meno dirette sono arrivate fino a oggi, dandoci l'idea (o meglio, costruendola per noi) di cosa significasse vivere in quegli anni di fermento culturale. Così, abbiamo impresse nelle nostre teste delle associazioni percettive che scattano ogniqualvolta ci troviamo a contatto con suoni e immagini provenienti da quel periodo o raffiguranti esso. Chi non ha in mente l'immagine di Jimi Hendrix sul palco di Woodstock o il discorso di Martin Luther King davanti al Lincoln Memorial o, ancora, i resoconti visivi del Vietnam attraverso l'obiettivo di fotografi come Nick Út ed Eddie Adams?

Questo "bombardamento" audiovisivo ha creato tutta una serie di etichette con le quali identifichiamo tale periodo, del quale abbiamo lontani ricordi o che fa solo parte del nostro passato famigliare. Ed è indubbio che ciò porti a tutta una serie di processi cognitivi, che possono fare affidamento tanto alla nostalgia quanto al fascino, a seconda delle sensazioni provate dal singolo individuo e dal legame che hanno instaurato con quest'ultimo nel tempo. Sono proprio questi elementi a far scaturire in qualcuno la voglia di tornare a esplorare tali ambienti, tali "sapori", che possono essere tanto un lontano ricordo quanto un costrutto socio-memoriale che ha incontrato il nostro cammino, segnando la nostra percezione di un mondo che conosciamo solo attraverso fonti costantemente mediate.

A Musical Story, opera prima del piccolo team francese Glee-Cheese Studio, è figlio di questo incontro, andando a indagare un tempo passato in modo intimo e vibrante. Scendiamo più nel dettaglio nella nostra recensione di A Musical Story.

Una narrazione audiovisiva

A Musical Story: un viaggio on the road privo di parole
A Musical Story: un viaggio on the road privo di parole

A Musical Story è esattamente ciò che suggerisce il titolo: una storia musicale. Infatti, per l'intera durata del gioco, le parole non vengono mai usate come forma di comunicazione. Gli unici elementi che narrano le vicende trattate sono immagini e, soprattutto, suoni. Attraverso questi due mezzi, si dipana dinanzi a noi e al protagonista, bloccato in un coma, il viaggio on the road con la band di quest'ultimo, diretta verso un festival musicale che richiama a gran voce l'immaginario di Woodstock. Come ogni viaggio, però, la strada intrapresa può portare in territori non prestabiliti.

Questo non significa che abbiamo possibilità di scegliere il destino del giovane Gabriel e dei suoi amici: la storia narrata è lineare e non vengono dati poteri decisionali al giocatore, una presa di posizione che sta diventando sempre più rara all'interno del panorama videoludico. Raccontare una storia univoca, senza bivi, che va da un punto a un altro in una traiettoria rettilinea, implica una forte fiducia e urgenza comunicativa. A Musical Story rientra in questi parametri, ma è indubbio che l'efficacia di tale approccio narrativo funziona solo in parte.

A Musical Story: attraverso la ricostruzione dei ricordi di Gabriel, scopriamo i retroscena del suo viaggio verso Pinewood
A Musical Story: attraverso la ricostruzione dei ricordi di Gabriel, scopriamo i retroscena del suo viaggio verso Pinewood

La privazione di una voce e la responsabilità affibbiata ai soli suoni e alle sole immagini non è riuscita esattamente a farci legare empaticamente con i personaggi. Eravamo sempre sul limitare di venire inglobati emotivamente da questa narrazione, ma qualcosa ci negava l'accesso, come se stessimo guardando il tutto da dietro un vetro (che, per certi versi, è così). L'altro lato della medaglia, però, ci ha visto completamente assuefatti a questo universo audiovisivo, che richiama in tutti i modi il territorio americano, ma che potrebbe anche tranquillamente mostrare quello francese, dove sono cresciuti i membri del team di sviluppo. La questione non riguarda tanto l'identificazione di questo o quell'altro luogo, quanto gli anni Settanta come suolo iconografico della memoria collettiva.

A tempo di musica

A Musical Story: l'intero gioco viene scandito da sonorità anni Settanta, adattate a una concezione attuale del panorama musicale
A Musical Story: l'intero gioco viene scandito da sonorità anni Settanta, adattate a una concezione attuale del panorama musicale

Vi sarà capitato di sentire l'espressione "questo non è un videogioco: è un'esperienza". Ecco, A Musical Story segue un po' quel canone. Il titolo di Glee-Cheese Studio è indubbiamente un videogioco, ma è anche un'esperienza audiovisiva. Infatti, scordatevi livelli di difficoltà, "game over" e simili: questo è un videogioco dove è impossibile perdere.

La categoria nella quale può essere collocato è quella del videogioco ritmico, dato che lo scopo è quello di suonare al momento giusto le note che vengono indicate preventivamente a schermo attraverso la pressione di soli due tasti (su controller non fa differenza quali premiate, basta che siano collocati o a destra o a sinistra rispetto l'asse centrale del pad). Un misto che richiama sia il lascito dei titolo musicali in stile Guitar Hero, sia il più tradizionale "Simon Says". Abbiamo molto apprezzato il costante incremento della complessità dei pezzi da eseguire, partendo da sonorità abbastanza lineari fino a raggiungere controcanti e asimmetrie sonore.

A Musical Story: l'obiettivo è suonare correttamente vari tipi di loop strumentali
A Musical Story: l'obiettivo è suonare correttamente vari tipi di loop strumentali

Ogni capitolo segue un diverso frammento della memoria del protagonista. Il nostro compito è quello di completare sequenzialmente i loop degli strumenti che compongono il tema di tale episodio, così da ricostruire il ricordo e scoprire, man mano, come Gabriel sia finito in un letto d'ospedale. Ma niente paura: se sbagliate una delle note del loop, potete riprovare sostanzialmente all'infinito fino a che non riuscirete a inquadrare la giusta sequenza ritmica, unico modo per procedere al prossimo quadro (un consiglio spassionato è quello di disattivare subito gli aiuti, tanto servono a poco e vanno solo a intaccare l'armonia dello splendido comparto visivo). Una volta presa la mano, potete anche scegliere di ripetere i vari capitoli, in tutto ventiquattro, così da provare a completarne ognuno senza errori e sbloccare un episodio bonus.

Che decidiate di seguire solo la storia e poi abbandonare il titolo o cercare di completare il tutto al cento per cento, il gioco non è di certo longevo. Nel primo caso, vi porterà via un paio d'ore, mentre nel secondo potreste raggiungere le cinque. Detto questo, non ci sentiamo assolutamente di condannare il titolo perché "non abbastanza lungo". Il mito della durata porta con sé il fantasma della ripetizione; e un gioco con questa impostazione non può permettersi di annoiare il suo pubblico.

A Musical Story: la strada verso Pinewood
A Musical Story: la strada verso Pinewood

Appena iniziato, avremmo desiderato giocarci all'infinito, ma dopo qualche ora la struttura stava iniziando ad "appesantire" (forse l'approccio migliore è quello di giocarlo con tranquillità, senza consumarlo tutto d'un fiato, come, d'altronde, suggeriscono anche gli sviluppatori, dato che, all'incirca ogni due episodi, riportano il giocatore alla schermata della selezione dei capitoli). Fortunatamente, è finito proprio al momento giusto, sul limitare ultimo della linea tra insoddisfazione e sazietà. Inoltre, cosa che non in molti sono in grado di ottenere dopo la fine della propria narrazione, scoprire che è possibile sbloccare un capitolo bonus ci ha dato un'ulteriore spinta a ritornare sul gioco e ripercorrere l'avventura anche in maniera sparpagliata, seguendo i brani musicali che più ci hanno stupito.

Un’ode ai sensi

A Musical Story: nonostante ogni fotogramma sia un opera a sé, il gioco dà il massimo 'in movimento'
A Musical Story: nonostante ogni fotogramma sia un opera a sé, il gioco dà il massimo "in movimento"

Siamo circondati da videogiochi iperrealistici o estremamente stilizzati, in due o tre dimensioni, ognuno con i suoi pregi e i suoi difetti. Più gli studi di sviluppo si spingono a cercare modi innovativi per proporre una linea stilistica iconica, più pensiamo che ormai quasi ogni strada sia stata percorsa. Eppure, continuiamo a trovare punti di vista nuovi e fuori dal coro, che hanno veramente la capacità di lasciare un segno nell'immaginario comune. Quello alla base di A Musical Story è uno tra questi.

Concepito come un'illustrazione in continuo movimento, che va a richiamare lo stile dei manifesti psichedelici anni Settanta (con anche alcuni rimandi alla tecnica dello "stippling") e quello dei cartoni animati televisivi (per tutto ciò che concerne l'effetto di sostanze psicotrope), il gioco si distingue immediatamente per il suo comparto visivo altamente fascinoso, contraddistinto dall'assenza di ombre, sostituite da colori di sfondo sempre cangianti. Le scene rappresentate si perdono (o prendono vita, a seconda dei punti di vista) in queste monocromie, capaci di appiattire e, al contempo, espandere i soggetti rappresentati in uno spazio apparentemente senza confini identificabili, sia fisici che metaforici.

A Musical Story: intuizioni visive come quelle adottate in questo gioco ci ricordano quanto questo medium sia capace di sorprendere
A Musical Story: intuizioni visive come quelle adottate in questo gioco ci ricordano quanto questo medium sia capace di sorprendere

Nonostante la generale maestria dietro il comparto visivo, questo non sarebbe niente senza la controparte sonora. Le vere fondamenta del gioco sono, ovviamente, quelle musicali, che legano ogni sequenza in quella che potrebbe essere tranquillamente vista come una lunga composizione univoca, senza soluzione di continuità.

La forza della colonna sonora è sicuramente data dalla struttura in loop, che permettono di legare ogni momento in modo fluido, privo di interruzioni fastidiose. Perfino ripetere più e più volte una sequenza non porta frustrazione, proprio perché tale struttura rende il tutto più fruibile. Inoltre, assistiamo a un continuo crescendo, sia in termini di assimilazione del loop (dapprima ripetuto più volte per dare la possibilità di adattarsi al ritmo, ma poi una rarità appena accennata che andrà a richiamare direttamente l'abilità mnemonica del giocatore), sia dal punto di vista del disvelamento narrativo.

A Musical Story: una volta ricostruito un ricordo, assistiamo a una vera e propria espansione audiovisiva, che porta da un frammento circolare alla totalità schermica
A Musical Story: una volta ricostruito un ricordo, assistiamo a una vera e propria espansione audiovisiva, che porta da un frammento circolare alla totalità schermica

Ogni loop eseguito correttamente porta un frammento di ricordo a palesarsi in un cerchio al centro di uno sfondo nero. Quando tutti gli strumenti musicali vengono messi "in gioco", la scena esplode, svelando il ricordo nella sua interezza, sia espositiva che di formato. L'esperienza definitiva la si ha se giocato, oltre che con le cuffie (cosa raccomandata dagli stessi sviluppatori), al buio e, magari, con un buon sistema di luci sincronizzate alle immagini su schermo, così da venire sopraffatti sensorialmente ogni volta che sbloccherete un ricordo. La fattura scenica evoca l'immagine di una sorta di "pozzo dei ricordi" alimentato da poche gocce d'acqua che diventano rapidamente un mare in tempesta, anch'esso privo di confini.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, Epic Games Store, GoG, PlayStation Store, Xbox Store, Nintendo eShop, App Store, Google Play
Prezzo 12,49 €
Multiplayer.it
9.0
Lettori (4)
8.8
Il tuo voto

A Musical Story è un'esperienza rara nel contesto del panorama videoludico odierno. Pur non riuscendo a catapultarci completamente all'interno di questa storia che va a tempo di chitarre elettriche e sintetizzatori, siamo rimasti comunque ammaliati dalla sua natura espressiva. Riuscire a conciliare una narrazione audiovisiva con questi ritmi e queste sonorità non è impresa facile. Alcuni momenti sono meno esaltanti di altri, è vero. Eppure, alla fine di ogni brano, quando quel mondo psichedelico color pastello si espandeva insieme alle note che avevamo appena portato alla luce, non potevamo fare a meno di sorridere, schiacciati dall'esplosione di cromatismi, visivi e musicali. Con il passare del tempo, se un'opera ha veramente valore, non saranno tanto i momenti deboli a tornare alla mente, quanto quelli che più ci hanno segnato nel profondo. Questi ultimi continueremo a portare con noi, diventando fari cognitivi per un futuro popolo di mediatori, desideroso di raccontare chi era e cosa ha vissuto.

PRO

  • Un'esperienza audiovisiva totalizzante
  • Buon indice di rigiocabilità

CONTRO

  • Narrativamente poteva essere più coinvolgente