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Ghostwire: Tokyo, i 7 mostri più spaventosi

Il bestiario di Ghostwire: Tokyo è ricco di creature inquietanti, patetiche e pericolose: scopriamo quali sono i 7 mostri più spaventosi del gioco

SPECIALE di Tommaso Pugliese   —   30/03/2022

Ghostwire: Tokyo ci catapulta in una Tokyo moderna, fra palazzi e insegne luminose, che però viene ben presto invasa da orde di spiriti maligni che si rifanno ai miti e alle leggende del folklore giapponese. Si tratta dei Visitatori, che incontreremo in oltre venti varianti lungo il cammino, fra nemici di base e potenti boss.

Nei panni di Akito, un ragazzo che viene travolto da un'auto durante le fasi iniziali della campagna ma sopravvive grazie all'intervento del fantasma di un indagatore dell'occulto, che entra nel suo corpo per rimetterlo in piedi e trasformarlo in un potente guerriero in grado di scacciare gli spettri, dovremo affrontare queste creature ricorrendo a un ampio repertorio d'incantesimi e abilità speciali.

Ebbene, quali sono i 7 mostri più spaventosi di Ghostwire: Tokyo?

Shine Dancer

Ghostwire: Tokyo, una Shine Dancer
Ghostwire: Tokyo, una Shine Dancer

"Un Visitatore nato dal senso di rassegnazione provato dalle persone i cui desideri non si realizzano", recita la descrizione della Shine Dancer. Si tratta di uno spettro inquietante a maggior ragione perché il suo aspetto deriva da quello di un oggetto ritenuto benevolo, il teru teru bozu, ovverosia il pupazzo che fin dal medioevo giapponese viene appeso sotto le grondaie per allontanare la pioggia. La Shine Dancer è però tutt'altro che di buon auspicio: cala dall'alto, proprio come la bambolina di pezza a cui si ispira, ma guardandola ci si rende conto che si tratta di una persona coperta da un lenzuolo e morta impiccata, da qui i riferimenti alla rassegnazione. Attacca con violenza ed è in grado d'infliggere danni ingenti, ma soprattutto inaspettati.

Kuchisake

Ghostwire: Tokyo, la Kuchisake
Ghostwire: Tokyo, la Kuchisake

In questo caso il riferimento è proprio alla Kuchisake delle leggende nipponiche, il fantasma di una donna dotata di una bocca mostruosa, che va da un orecchio all'altro. Una creatura che nel folklore giapponese gode di due differenti rappresentazioni, una più antica e una moderna, basata su di una serie di avvistamenti avvenuti all'inizio degli anni '80.

La versione di cui abbiamo parlato nella recensione di Ghostwire: Tokyo è appunto quella recente, che ha terrorizzato generazioni di ragazzini: la Kuchisake che dovremo affrontare è vestita di bianco e copre con una mascherina la sua bocca terrificante, mentre nella mano destra brandisce un paio di enormi forbici con cui tenta continuamente di farci a pezzi.

Lamentation

Ghostwire: Tokyo, la Lamentation
Ghostwire: Tokyo, la Lamentation

"Un tipo di Visitatore nato dall'isolamento di chi taglia i rapporti con amici e famiglia", la Lamentation è brutta come la condizione da cui ha origine, quella dei cosiddetti hikikomori: persone che decidono di evitare qualsiasi rapporto personale, chiudendosi in casa per anni ed evitando talvolta anche il contatto dei propri familiari, spesso per via delle eccessive pressioni sociali.

In Ghostwire: Tokyo questa creatura viene rappresentata come una donna dalla carnagione bluastra, che galleggia nell'aria insieme alla sua folta capigliatura, priva di gambe ma con le braccia lunghe e le unghie affilate, pronte ad afferrarci e a dilaniarci. Un vero e proprio predatore, che attende le sue vittime fra le strade di Shibuya.

Shiromuku

Ghostwire: Tokyo, la Shiromuku
Ghostwire: Tokyo, la Shiromuku

Invidia e risentimento sono le sensazioni che hanno dato origine alla Shiromuku, uno dei mostri più inquietanti di Ghostwire: Tokyo nonché una figura fra le più classiche, ispirata in maniera evidente alle spose fantasma del folklore giapponese (vedi anche la nostra recensione di Project Zero: Maiden of Black Water): lo rivela l'abito nuziale tradizionale bianco, con tanto di "cappuccio" da cui spuntano due lunghe ciocche di capelli neri.

Nel gioco questo nemico compare per la prima volta durante una sequenza terrificante: le luci si spengono, la luna si tinge di rosso e poi ci troviamo circondati da una nebbia innaturale, da cui spunta la Shiromoku. I suoi attacchi si basano sul ghiaccio, tanto da consentirle di evocare delle violente bufere una sorta di barriera per difendersi dai nostri colpi.

Tsuchigumo

Ghostwire: Tokyo, lo scontro con lo Tsuchigumo
Ghostwire: Tokyo, lo scontro con lo Tsuchigumo

Probabilmente il più mostruoso fra i nemici di Ghostwire: Tokyo, lo Tsuchigumo è un enorme mix fra un ragno e un essere umano, con dieci braccia e un volto terrificante, costellato da occhi e incorniciato da un'inquietante capigliatura bianca che svolazza quando muove la testa, durante gli scontri. Le sue potenti zampe possono far tremare il suolo, mentre dalle fauci può lanciare getti di veleno mortale.

Nel folklore giapponese la nascita di questa creatura risale ai racconti sull'eroe militare Yorimitsu, ma la ritroviamo citata in una quantità enorme di opere: ogni volta che vedete una fanciulla, un ragazzino o un monaco trasformarsi in un ragno, l'ispirazione è appunto lo Tsuchigumo. La fama del mostro deriva da un'antica popolazione delle caverne dotata di braccia e gambe più lunghe del normale, e dunque paragonata ai ragni.

Byotara

Ghostwire: Tokyo, Byotara
Ghostwire: Tokyo, Byotara

Se parliamo di mostruosità, Byotara possiede senza dubbio caratteristiche che la rendono davvero un nemico inquietante per il protagonista di Ghostwire: Tokyo. Si tratta infatti di una creatura enorme e raccapricciante, con il corpo da animale e una maschera teatrale ko-omote, anche qui lunghi capelli neri e ben tre code.

Il gioco la descrive come "un'enorme bestia nata dall'unione di spiriti animali", ed è inquietante vederla aggirarsi all'interno degli scenari, sebbene le sue capacità non si limitino a una carica spregiudicata. Byotara può infatti separare Akito dalla sua metà spirituale, privandolo così dei poteri e rendendolo indifeso per poterlo uccidere senza troppi sforzi.

Hanngon

Ghostwire: Tokyo, Hanngon
Ghostwire: Tokyo, Hanngon

Il boss finale di Ghostwire: Tokyo riprende ancora una volta il tema delle maschere teatrali, presentandosi come un orribile amalgama che ricorda per certi versi il Senza Volto de La Città Incantata di Hayao Miyazaki. Proprio come quella creatura, Hanngon può cambiare forma a piacimento e far spuntare dal proprio corpo informe delle pericolose appendici.

Le abilità del mostro riprendono molti dei poteri che fanno parte del repertorio degli altri Visitatori: può colpirci con un flusso d'aria mefitica o far emergere braccia dal terreno, evocare altri spettri o lanciarci enormi palle di fuoco: i suoi attacchi si fanno sempre più violenti man mano che ci gira attorno, aumentando il livello della sfida.