Una terra primordiale preda di coloni ingordi. Un manipolo di improbabili alleati. Una lunga strada verso la vendetta. Questo e altro racconta Arco, il nuovo gioco distribuito da Panic e creato da un gruppo eterogeneo di sviluppatori da tutto il mondo (al "pennello" troviamo il polacco Franek Nowotniak, alla "tastiera" l'australiano Max Cahill, allo "spartito" lo spagnolo José Ramon Garcia, e al "timone" il messicano Antonio Uribe). Un videogioco molto stratificato, ma non esente da qualche pecca.
La terra di tutti e di nessuno
La storia di Arco ci fa immergere in un mondo antico e senza nome, dove nativi vivono alla giornata, girovagando, allevando e venerando gli dei. Un giorno, però, si presentano alla porta di questa terra incontaminata dei forestieri, che iniziano subito a prendere e a espandersi, il più delle volte senza disdegnare la via della violenza.
Il gioco ci propone questa storia di conquista dal punto di vista corale di tre differenti individui, provenienti da realtà contrastanti, ma tutti con lo stesso obiettivo: vendicarsi della Red Company, un'organizzazione che stermina e sfrutta senza freno. Perché sì, Arco può anche apparire colorato e spensierato, ma la storia che racconta è crudele, viscerale ed emotivamente carica.
Peccato che questa pregnanza narrativa venga un po' annacquata da dialoghi a volte troppo vicini al nostro tempo, con gerghi moderni che stridono con l'ambientazione, per carità, frutto di fantasia, ma comunque legata a doppio filo con un periodo storico ben preciso: le condizioni del Centro e Sud America a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento (ci ha ricordato molto la situazione socio-culturale agli inizi della Repubblica del Cile, durante quel periodo di transizione da terre "selvagge" a confini di Stato). Quindi, leggere dialoghi che paiono usciti dalle strade di Detroit fa storcere un po' il naso.
Riconquistare la propria terra
Il combattimento di Arco è molto particolare. Si tratta di un sistema a turni simultanei, ovvero il gioco va in pausa a ogni scelta di un'azione da eseguire, ma, allo stesso tempo, anche i nemici si prepareranno a sferrare il loro attacco.
Facciamo un esempio: il nemico sta per sparare (cosa segnalata da un'icona rossa raffigurante una pistola sopra la sua testa). Noi sappiamo che, in quel turno, l'avversario ci colpirà se non facciamo qualcosa. Un attacco, a meno che non interrompa l'azione nemica, è inutile. Muoversi, invece, ci permetterà di schivare il colpo e guadagnare tempo mentre, al prossimo turno, il nemico sarà costretto a ricaricare.
Insomma, è tutta questione di strategia e pazienza, ma anche di fortuna. Perché sì, i pattern nemici restano praticamente sempre gli stessi se si riavvia il combattimento, ma, una volta ogni tanto, varieranno per un motivo non meglio specificato che costringerà a rivedere la nostra tattica.
Di base, il combattimento non è troppo complesso. Basta saper posizionare bene i propri personaggi e sfruttarli a dovere. Il fatto di avere anche tutto il tempo del mondo a disposizione per pianificare la prossima mossa rende il tutto più fattibile, almeno fino a che non entrano in campo i fantasmi del passato.
Rimorso
Una cosa molto simpatica e al contempo molto fastidiosa di Arco è la presenza delle colpe, veri e propri fantasmi che si palesano durante i combattimenti e che si muoveranno verso di noi durante le fasi di posizionamento, costringendoci a essere molto più veloci nella pianificazione, se non vogliamo essere catturati e feriti da essi, e mettendoci una pressione addosso che, con tutta probabilità, sfocerà in un qualche errore fatale.
Accumuleremo questi sensi di colpa progressivamente, attraverso le nostre scelte e le persone che decideremo o meno di aiutare.
A corredare il gameplay troviamo gli alberi delle abilità, diversi (tranne alcune ricorrenze) per ogni personaggio, cosa che dovrebbe mettere in risalto le loro peculiarità, ma che si traduce, in fin dei conti, tra combattimento a distanza e ravvicinato.
Una festa per i sensi
Tutto ciò che c'è di artistico attorno ad Arco ha le carte in regola per conquistare i sensi dei giocatori. Visivamente il gioco si presenta con la solita pixel art che ha ormai riconquistato il mercato, ma con un gusto tale, nei paesaggi, negli ambienti, nell'accostamento dei colori, da renderla molto gradevole.
Altro dettaglio di pregio è la colonna sonora, nostalgica, da frontiera americana, con delle canzoni originali cantate in spagnolo che amplificano la portata emotiva della storia. Peccato per quelle stonature verso l'elettronica che ogni tanto appaiono durante i combattimenti.
Capitomboli nella fanghiglia
Non è tutto oro ciò che luccica. Arco è un gioco estremamente godibile, ma presenta qualche pecca alla base. L'esplorazione, pur non essendo totalmente fine a se stessa (un buon inventario può cambiare le sorti della partita), risulta il più delle volte frustrante, con punti d'interazione che si sovrappongono e che fanno perdere diversi secondi nel tentativo di selezionare quello desiderato e spostamenti negli ambienti abbastanza lenti, che si fanno sentire particolarmente quando bisogna fare avanti e indietro più di una volta.
Altro scivolone è la sovrapposizione di più tracce audio durante la partita. Ci è capitato più di una volta, anche durante tutto il finale, e vi possiamo assicurare che va a intaccare pesantemente l'impatto degli ultimi momenti di gioco (l'unico modo per sistemare la situazione pare essere riavviare il salvataggio).
Proprio il finale, poi, risulta debole e frettoloso rispetto alla costruzione narrativa che abbiamo esplorato per poco meno di venti ore, non rendendo giustizia ai personaggi sì abbastanza stereotipati, ma comunque relativamente stratificati.
Conclusioni
Arco è un gioco senza pretese irrealizzabili. Resta nel suo ordinato e coerente (il più delle volte) ambiente, proponendo una storia godibile, con dei risvolti interessanti e crudi, e un gameplay tutto sommato originale e godibile. A chiudere il cerchio un comparto artistico di alto livello, con una colonna sonora di prim'ordine che delude solo nei segmenti più "inventivi". Non mancano i difetti, ma il viaggio vale qualche sbavatura. Il finale, un po' meno.
PRO
- Un'avventura narrativa intrigante
- Colonna sonora di alto livello
- Panorami mozzafiato
CONTRO
- Qualche bug
- Esplorazione del mondo poco avvincente