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Astroneer, la recensione

La recensione di Astroneer, un sandbox survival fantascientifico modesto ma capace di affascinare e di sorprendere

RECENSIONE di Mattia Armani   —   06/02/2019

Astroneer arriva all'appuntamento con la recensione a poco più di due anni dal suo arrivo su Steam, dove ha subito conquistato l'attenzione con una combinazione di semplicità, atmosfera e trovate interessanti. E oggi il sandbox survival planetario di System Era Softwork, pur privo di trama o novità tecnologiche eclatanti, gode di un seguito ancora maggiore grazie a un'evoluzione, infine giunta alla fatidica versione uno punto zero, che non finirà certo con l'uscita dall'accesso anticipato.

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Un gioco votato all'esplorazione e al crafting

Astroneer è un survival fantascientifico ambientato su distanti pianeti. Si parte dal primo mondo con l'obiettivo di costruire un razzo per scappare sul prossimo, il tutto plasmando ed esplorando quello che ci circonda con terraformazione, innumerevoli strutture e veicoli, nel segno di un classico sandbox che non punta a rivoluzionare alcunché. Ma non ci fa mancare trovate decisamente interessanti che includono la necessità di fornire energia a quasi tutto, escludendo zaino e rifugio principale, e la possibilità di portarci dietro l'ossigeno con una rete di nodi e tubi che, in mancanza di tecnologie avanzate come gli ossigenatori portatili, è necessaria per allontanarsi dalla base. Ed è un elemento chiave di un titolo che combina una dimensione gestionale con l'inventiva, traendo ispirazione dalle costruzioni giocattolo per regalarci un'esperienza che permette di personalizzare anche l'equipaggiamento, la base e persino i veicoli. Il tutto nel segno di un'atmosfera new age rilassante, con la placida colonna sonora che si fonde con una dimensione survival tutt'altro che simulativa, priva di fattori come le condizioni climatiche, la fame e via dicendo. Ciononostante, come vedremo, la morte non manca, ma la sfida di Astroneer è una questione di esplorazione e di immaginazione, a partire da una nuda base affiancata da una piattaforma di atterraggio che ci mette a disposizione le prime strutture. Il resto dell'equipaggiamento lo abbiamo sulle spalle nella forma di uno zaino a cui è agganciato un aspirapolvere intergalattico che ci permette di rilevare, raccogliere e successivamente depositare materiale, consentendoci di scavare il terreno con più o meno semplicità a seconda della durezza del tipo di suolo e della tecnologia a nostra disposizione.

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Ed è imbracciando questo inestimabile strumento che ci lanciamo alla ricerca del composto, una risorsa fondamentale che ci permette di costruire i nodi con cui estendere la nostra rete di condotti di ossigeno. Ma tutt'attorno non si vedono altro che piante, utili più che altro per alimentare i generatori di energia portatili. Allontanarsi troppo, col rischio di restare soffocati, non sembra una grande idea. Meglio scavare, dunque: e lo facciamo trovando solo terreno e foglie, almeno fino a quando non ci imbattiamo in uno stretto cunicolo. Là, nelle profondità della terra, la luce scarseggia, ma la nostra torcia ci guida curva dopo curva, fino a un'enorme grotta che si apre all'improvviso sotto ai nostri piedi. Ed eccoci, sorpresi, a cadere nel vuoto, condannati a una magra fine, ma lungo la discesa la nostra attenzione è tutta concentrata su un antro pieno di materiali luccicanti, capsule ed enormi ricchezze, almeno fino a quando le nostre rotule si frantumano con un brusco impatto. Si riparte, quindi, per l'ennesima volta, di nuovo nei cunicoli, ancora in fondo alla caverna. E questa volta troviamo il modo di scendere, ma la risalita diventa faticosa e l'ossigeno scarseggia. Un passo sbagliato e il respiro si fa pesante mentre il cuore ci rimbomba nelle orecchie. Finalmente la luce, ma l'ora è tarda e la vita ci abbandona a pochi metri dalla base, con l'ossigeno quasi a portata di mano. A questo punto la pazienza vacilla, almeno per un attimo, ma l'atmosfera è piacevole e la voglia di esplorare regge. Ripartiamo, questa volta in una direzione a caso e senza troppe aspettative, ed ecco che, d'improvviso, dietro all'orizzonte di un pianeta che è abbastanza piccolo da lasciar vedere la sua curvatura ma con abbastanza massa da garantire innumerevoli ore di esplorazione, spunta un giacimento di composto, un'iniezione di entusiasmo che dà inizio alla nostra scalata verso le stelle.

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Un survival sandbox rilassante

Astroneer, lo abbiamo detto, non è un titolo punitivo. Lo zaino perduto morendo può essere recuperato, non c'è traccia di alieni inferociti e la flora ostile può essere eliminata rapidamente sfruttando il nostro aspiratore. Ma la gravità, lo abbiamo visto, è un nemico pericoloso, che rende ancor più complicata l'esplorazione delle caverne, laddove spesso si cela il grosso della roba di valore. Recuperarla richiede una via di ritorno, l'immancabile ossigeno e di conseguenza tempo, senza la garanzia di trovare davvero qualcosa di prezioso. E non è detto che valga la pena tornare a prendere uno zaino in fondo a un pozzo nero, anche se pieno di materiali rari. Ma questo non toglie valore all'esplorazione che vive di suggestioni, di misteriosi ritrovamenti, del buio squarciato dalla grossa torcia che ci portiamo dietro e della consapevolezza che non tutto è perduto, anche quando non riusciamo a recuperare lo zaino smarrito in seguito a una fine ingloriosa. Alcuni ritrovamenti, infatti, ci permettono di ottenere subito byte, altrimenti raffinabili inserendo grossi blocchi di materiale raro in una fornace, rimpolpando istantaneamente le riserve della moneta che ci consente di sbloccare nuovi progetti e di arricchire un crafting che si è ampliato parecchio nel tempo, incontrando anche qualche lamentela da parte di chi preferiva tutto più rilassato e onirico. Noi, invece, siamo contenti del risultato. Astroneer ci mette a disposizione tre stampanti 3D, di cui una abbastanza piccola da essere portata nello zaino, con cui costruire un sacco di macchinari che possono essere installati sul nostro zaino, su piattaforme fisse e anche mobili, realizzando veicoli che grazie a una fisica improntata su una forza inerziale marcata possono compiere evoluzioni di ogni tipo.

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Le possibilità sono davvero tante e includono taniche di ossigeno, generatori eolici portatili, magazzini, nuove basi, pannelli solari, generatori a materiale organico, modifiche per la trivella, enormi macchine aspiratutto, prati viola, veicoli composti da vagoni e strumenti per alimentarli al di là della modesta batteria di base. Il risultato è un titolo articolato ma intuitivo, capace di combinare un'atmosfera rilassante con una scintilla esplorativa e con una mortalità non troppo punitiva ma comunque importante per dare un po' di pepe in più al nostro viaggio. E funziona, anche se la formula è limitata, l'unico modo per distruggere le strutture è la dinamite, i pianeti finiscono per assomigliarsi e la veste grafica è a dir poco modesta, anche se ben studiata e decisamente curata. Sia chiaro, fili d'erba rettangolari e superfici prive di texture non lasciano certo a bocca aperta, ma l'attenzione traspare da dettagli come i movimenti del personaggio, dai pianeti che attraversano la volta celeste e dalla cura per i modelli e per le animazioni delle strutture, il tutto condito da un'interfaccia quasi del tutto invisibile, con il livello dell'ossigeno che si vede direttamente sullo zaino, così come il contenuto di quest'ultimo. Non mancano inoltre l'ovvio ciclo tra giorno e notte, sbuffi di vento, neve, colori a profusione e la personalizzazione della tuta (dalla forma alle tinte) che ha una discreta importanza con un anonimo astronauta dai tratti cartoon a occupare costantemente il centro del nostro schermo. Ma non è di certo importante quanto la cooperativa a 4 giocatori (drop-in/drop-out), una dimensione che - finalmente libera dai grossi problemi della versione alpha - aggiunge parecchio all'esperienza, aprendo la strada anche a gare su veicoli, minigiochi realizzati sfruttando la fisica e costruzioni immense. Peccato per l'assenza dei server, che ci limita alla sola lista amici, ma questi arriveranno, così come arriveranno ulteriori rifiniture per un codice che è senza dubbio migliorato, nonostante qualche bug faccia ancora capolino, e che ci ha permesso di giocare senza grossi problemi per svariate ore.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10 64-bit
  • Processore: Ryzen 7 2700X
  • Memoria: 16 GB
  • Scheda video: Radeon Vega VII

Requisiti minimi

  • Sistema operativo 64-bit: Windows 7 SP1, Windows 8 , Windows 10
  • Processore: Dual Core CPU da 2 GHz
  • Memoria: 4 GB
  • Scheda video: Discreta con al meno 1GB di memoria video

Requisiti consigliati

  • Sistema operativo 64-bit: Windows 7 SP1, Windows 8 , Windows 10
  • Processore: CPU Quad Core da 3 GHz
  • Memoria: 8 GB
  • Scheda video: Discreta con al meno 2GB di memoria video

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, Xbox Store
Prezzo 27,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (15)
8.6
Il tuo voto

Astroneer è un survival sandbox fantascientifico che non punta alle stelle, ma riesce a distinguersi in un genere affollato grazie alle dinamiche di gestione dell'ossigeno, dell'energia e delle strutture, tutti elementi che valorizzano tanto il crafting quanto l'esplorazione. Certo, la mancanza del combattimento, di una trama o di alieni con cui interagire potrebbe risultare un grosso limite per molti, ma abbiamo già visto come elementi del genere, introdotti tanto per aggiungere qualcosa, possano risultare a dir poco superflui. Contiamo invece sull'introduzione di nuove meccaniche e sull'arrivo dei server che, valorizzando la riuscita modalità cooperativa, potrebbero risultare fondamentali nel rafforzare la community e garantire al titolo un successo duraturo.

PRO

  • Dinamiche intriganti e ben pensate
  • Funziona molto bene in cooperativa
  • Veste grafica semplice ma curata

CONTRO

  • Ancora qualche bug
  • Il multiplayer è limitato alla lista amici
  • Alla lunga può diventare noioso per molti