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Darkwood, la recensione per PlayStation 4

Un survival horror agghiacciante, ambientato in una foresta molto particolare: ecco la nostra recensione di Darkwood

RECENSIONE di Simone Pettine   —   21/05/2019
Darkwood
Darkwood
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Darkwood è un titolo che riesce a spaventare davvero i giocatori. Questa sembra la formula perfetta per cominciare la recensione di Darkwood su PlayStation 4. Molto spesso sviluppatori sconosciuti propongono titoli indie a tema horror, facendo leva sugli stereotipi più famosi del genere: sono produzioni che quasi sempre colpiscono nel segno, cioè incuriosiscono i giocatori e si portano a casa un po' di copie vendute, al di là della qualità del prodotto in sé. È più difficile invece trovare una produzione indipendente orrorifica davvero di valore, un Layers of Fear o un Outlast qualsiasi, per intenderci. L'arrivo di Darkwood su console è la dimostrazione che esiste sempre l'eccezione in grado di confermare la regola, che qualità e originalità possono continuare senza problemi a guidare queste specifiche produzioni. Il fatto stesso che Darkwood a distanza di anni arrivi anche su console di attuale generazione è significativo: parliamo di un titolo che venne proposto in Early Access su Steam nel luglio del 2014, per poi essere pubblicato su PC nel 2017. In questi giorni, nel maggio 2019, cioè a distanza di ben due anni, c'è ancora chi attende di poterci giocare su PlayStation 4, Xbox One e Nintendo Switch, o che è pronto ad acquistarlo di nuovo anche su console. Se il team di sviluppo composto da perfetti sconosciuti (Acid Wizard Studio) è riuscito ad ottenere sufficienti fondi sia per la pubblicazione che per la conversione, se è riuscito a crearsi un pubblico di giocatori fedelissimi, qualcosa vorrà pur dire.

Trama: nascosti nella foresta

La narrativa mondiale, orale, scritta o cinematografica che sia, insegna da sempre che bisogna stare molto attenti a boschi e foreste quando il sole tramonta: nel bosco abitano le bestie feroci, nel bosco ci si può perdere facilmente, forse senza trovare mai più la via di casa. Digitate su Google "bosco" + "horror" e capirete come anche tante storie dell'orrore debbano a questi poveri alberi (ma solo dopo il tramonto) gran parte della loro fortuna. Darkwood parte da questo stereotipo, e poi lo rielabora in modo estremamente originale, attingendo da spunti che ora richiamano la produzione di Edgar Allan Poe ora quella di H. P. Lovecraft e Stephen King (sopratutto per l'orrore innominabile). Poche le informazioni fornite al giocatore dalla trama, appositamente per permettergli di immedesimarsi al meglio in un mondo malato, straniante, corrotto: si è all'interno di un bosco del blocco sovietico degli anni '80, sperduti da qualche parte nella zona nord-orientale dell'attuale Europa. Sin da subito è chiaro però che il bosco protagonista di Darkwood non abbia quasi nulla di normale, né che sia un posto pacifico. Gli sviluppatori avvertono il giocatore con una frase ben precisa, che precede l'avvio di una nuova partita: "stai giocando ad un gioco impegnativo e spietato. Non sarai aiutato in alcun modo. Rispetta il bosco. Sii paziente. Concentrati". E qui si comincia già ad intuire che giocando a Darkwood di sera non sarà poi così facile dormire serenamente. Eppure una serata gestita in modo ottimale (di certo non con la prima partita) basterebbe per arrivare ai titoli di coda della produzione, che non è particolarmente longeva: parte della sua efficacia, del resto, risiede in un ritmo ben dosato, che scandisce i momenti di un racconto particolarmente reticente. Darkwood non dice poi molto circa eventi che hanno riguardato e riguardano il suo mondo di gioco: si intuisce che sia accaduto qualcosa di terribile nella foresta, perché non è ovviamente un bosco normale.

Darkwood 6

Mostri innominabili e creature oscure lo abitano, e vengono fuori dalla vegetazione soprattutto di notte, periodo della giornata in cui non hanno paura neppure di avventurarsi all'interno degli edifici alla ricerca di eventuali, disperati sopravvissuti; di giorno invece bisogna comunque stare attenti ad un'altra miriade di pericoli, tra cui cani rabbiosi, trappole e strane figure incappucciate che se ne vanno in giro in tutta tranquillità. Lo Straniero (il protagonista dell'avventura) dovrà riuscire ad uscire dal bosco, preferibilmente incolume: a seconda delle scelte effettuate dal giocatore nei vari capitoli (e soprattutto durante le notti nella foresta) potrà riuscirci oppure no. Atmosfera e contesto da soli bastano e avanzano a giustificare anche più della metà del giudizio complessivamente positivo che abbiamo assegnato al titolo: si tratta di un'esperienza immersiva e intensa, che goduta con un bel paio di cuffie riesce davvero a turbare il giocatore, in modo infido e sottile piuttosto che con i soliti e stereotipati salti dalla sedia (ridotti ai minimi termini).

Trofei PlayStation 4

Darkwood rappresenta un titolo particolarmente interessante per i cacciatori di trofei, dal momento che su PlayStation 4 possiede non solo un luccicante Platino, ma esclusivamente trofei d'argento e d'oro. Tra l'altro gli sviluppatori sono stati particolarmente buoni: non hanno richiesto di completare il gioco necessariamente in modalità difficile o incubo. Bisognerà però effettuare scelte ben precise durante l'avventura principale, e poi portarla a termine: il nostro consiglio è quello di giocare una prima volta senza pensieri, e alla seconda partita tenere d'occhio un'apposita guida.

Gameplay: esplorare, costruire, sopravvivere

Darkwood appartiene al genere dei survival game: l'obiettivo di fondo è quello di rimanere in vita il più a lungo possibile, notte dopo notte, capitolo dopo capitolo, fino all'epilogo. A seconda delle proprie abilità il giocatore può scegliere tra tre diversi livelli di difficoltà (e no, non esiste la modalità facile): normale, dove in caso di morte si perderà un po' del proprio equipaggiamento, ma in qualche modo si potrà comunque rimettere assieme gli strumenti utili in breve tempo; difficile, con un numero di vite limitato; incubo, dove c'è una vita soltanto e dunque la morte è permanente. Il nostro consiglio è quello di cominciare a giocare in modalità normale, portare a termine l'avventura, quindi ricominciare il titolo esplorando anche le zone ignorate durante la partita precedente, apprendendo tutti i segreti e trovando i vari collezionabili. In questa seconda occasione, se vorrete, potrete anche alzare un po' il tiro e passare a difficile. La modalità incubo chiaramente ve la sconsigliamo, per questioni di sanità mentale e buonsenso, a meno che non siate cultori del genere e padroneggiate un po' anche le meccaniche roguelike.

Darkwood 5

Premessa la fondamentale componente survival, il cuore di Darkwood è diviso tra l'esplorazione e il crafting; si potrebbe anche accennare e discutere di un rudimentale sistema di combattimento, che è sì presente ma anche scomodo, logorante, ingombrante, goffo e frustrante. Insomma, il combattimento in Darkwood è quasi sempre inutile, affidatevi ai suoi rudimentali sistemi di controllo soltanto se proprio non avrete altre frecce al vostro arco e siete in procinto di morire in modo cruento. Molto più importante e molto meglio gestita è invece l'esplorazione, che tra enormi vantaggi in termini di immedesimazione grazie alla prospettiva dall'alto. Il campo visivo del protagonista coincide dunque con quello del giocatore: non è possibile guardare tanto più in là di quanto non sarebbe effettivamente possibile fare trovandosi in un bosco, sul calar del sole, armati di una torcia. Questo significa che non si può mai essere davvero sicuri di che cosa si nasconda in una casa abbandonata e in rovina, o di cosa ci attenda al di là dell'albero in fondo alla radura: ne consegue un senso di angoscia terribile e perenne, lo stesso che garantisce ansia costante per tutta la durata dell'avventura. Molto interessante è anche la gestione della mappa di gioco, che fornisce al giocatore una generica idea di dove si trovi e dove possa andare, senza dargli effettivamente dei punti di riferimento precisi (che garantirebbero troppa stabilità, anche dal punto di vista psicologico).

Darkwood 1

Esplorare, in Darwkood, è fondamentale perché il protagonista non ha a disposizione praticamente nulla che possa permettergli di sopravvivere più di due notti di seguito. Da subito si avverte il bisogno impellente di raccogliere quanti più oggetti e materiale possibili: legno, funghi da cucinare, chiodi, ma anche trappole per orsi disinnescate e benzina con cui alimentare i generatori, avendo così a disposizione un minimo di luce in casa. Un sistema di crafting discretamente corposo permette di creare oggetti di vario tipo, a loro volta indispensabili per interagire con il mondo di gioco (piccolo ma subdolo, è un semi open world) della produzione: grimaldelli, accette, assi di legno, e via via verso meccanismi più complessi. Verso il tramonto è necessario barricarsi in casa, perché è lì che arriva il bello (o meglio, che arriva il brutto): i mostri attaccano l'abitazione e cercano di entrare per farci la pelle. Una finestra ben saldata, una trappola posizionata al posto giusto, un'esca in un angolo morto della casa possono fare la differenza tra la sopravvivenza e la sconfitta; ad ogni nuova notte gli attacchi diventano via via più aggressivi. Non pensate neanche lontanamente di rimanere fuori casa dopo il tramonto del sole perché... beh, perché potreste incontrare un destino peggiore della morte.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Multiplayer.it
8.2
Lettori (28)
8.1
Il tuo voto

Darkwood è un survival horror che richiede da parte del giocatore un approccio ben preciso: determinazione, pazienza, predisposizione psicologica, luci spente e un bel paio di cuffie. Il suo mondo di gioco ispirato e curato vi terrà compagnia per diverse ore: non eccessive, ma sufficienti per scolpirvi a forza nella memoria ricordi che saranno difficili da dimenticare. Il gameplay a base di esplorazione, crafting e barricate notturne funziona a meraviglia, e l'alto livello di difficoltà delle modalità di gioco più impegnative faranno la felicità di tutti i giocatori che pretendono una sfida senza compromessi. Il sistema di combattimento è l'aspetto della produzione meno riuscito tra tutti, ma lo si perdona facilmente dato che la meccanica non è pensata per essere la principale né la più importante; qualcosa in più si poteva invece fare per l'adattamento dei controlli da PC a console, e per un sistema di crafting non propriamente intuitivo. Del resto nei boschi di Darkwood dovrete vedervela con ben altro che queste quisquilie.

PRO

  • Trama ispirata, contesto affascinante
  • Un survival game solido
  • Buon equilibrio tra esplorazione, crafting e combattimenti

CONTRO

  • Durata non particolarmente elevata
  • Combattimenti legnosi e scomodi
  • Inventari e pannelli di crafting poco intuitivi