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Days of War, la recensione

La recensione di Days of War, un classico sparatutto ambientato nella Seconda Guerra Mondiale che dopo anni è infine giunsto alla versione 2.0

RECENSIONE di Mattia Armani   —   04/02/2020
Days of War
Days of War
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La nostra recensione di Days of War arriva a qualche giorno dalla pubblicazione dell'attesa versione 2.0 di quello che è un classico sparatutto a obiettivi ambientato nella nella Seconda Guerra Mondiale di Driven Arts, sviluppato con l'obiettivo esplicito di rinfrescare, senza stravolgere, un genere ancora gettonato. Mappe chiuse, armi ben note e posizioni da conquistare e difendere sono il fulcro del gameplay, ma a renderlo più articolato troviamo sei classi con armi da sbloccare accumulando punti esperienza, penetrazione dei proiettili in base al materiale, sangue e matchmaking.

Mappe, gameplay e arsenale di uno sparatutto che vuole essere un classico

Finanziato attraverso Kickstarter, Days of War guarda a titoli come Day of Defeat con l'obiettivo dare un contorno più evoluto al classico gameplay basato su sprint rapido, abilità nell'usare il fuoco non mirato e cecchini letali. D'altronde si tratta di una formula che ha un grosso seguito, ma è ancora vincolata a motori grafici datati che per qualcuno sono davvero troppo difficili da digerire. Ed è qui che scendono in campo i ragazzi di Driven Arts che pur non puntando a una grafica spaccamascella, ci regalano comunque scorci convincenti e dettagliati sparsi per ben dodici mappe che ci portano dall'Europa al Fronte Occidentale tra porti industriali, cittadine di ogni genere e quartieri innevati. In alcuni casi gli spazi sono decisamente stretti, ma non mancano piazze, viali e finestre nascoste che si aprono su ponti, depositi ferroviari, attraversamenti fluviali e installazioni militari. Scenari ormai noti in cui due squadre da un massimo di 16 giocatori si scontrano partendo dagli opposti di mappe di varie dimensioni sebbene chiuse e vincolate da percorsi precisi che ci portano ai punti di controllo, con corridoi da difendere e posizioni ottimali per i cecchini. Ed è qui che emergono tutti i pregi e tutti i difetti sia della formula che del titolo, migliorato in questa nuova versione ma ancora in divenire come risulta evidente dal bilanciamento delle armi, tra rinculi eccessivi e danni esagerati per alcune armi automatiche che risultano decisamente avvantaggiate in gran parte delle situazioni. Il gunplay, va detto, è tutto sommato fedele al genere, ma in un titolo di questo tipo il dettaglio è importante per trasformare la frustrazione in voglia di migliorarsi.

Days Of War 4

Cosa non sempre facile anche a causa di diversi bug e della sensazione di rigidità del movimento, davvero poco naturale. Per qualcuno la cosa non è un problema, sia chiaro, ma per molti altri è un dettaglio fondamentale che assieme ad altri difetti e alla lunghissima gestazione di questa versione 2.0 si riflette sul numero complessivo di giocatori, limitato come risulta fin troppo evidente dalla lista del browser dei server. A concentrare i giocatori, però, ci pensa il sistema di matchmaking, introdotto proprio con la versione 2.0, che ci consente di trovare una partita da 16 giocatori in pochi attimi e a qualsiasi ora. Ma spesso ci piazza in server lontani da casa, costringendoci a fare i conti con un ping elevato che con un titolo basato su riflessi fulminei diventa penalizzante come risulta evidente provando la modalità di addestramento contro i bot, purtroppo poco intelligenti, ma se non altro efficaci nel farci provare le diverse classi che sono differenziate per esercito e per armi. Troviamo quindi lo Springfield in mano al fuciliere americano, la classica MP40 tra le fila tedesche, svariate mitragliatrici da postazione, Garand, Oberz e via dicendo, con la pistola a fare da arma secondaria accompagnata da granate, fumogeni e dall'immancabile coltello. Ma il pezzo forte è senza dubbio il lanciarazzi che aggiunge spettacolo anche se potrebbe non risultare digeribile a tutti in uno sparatutto dalle velleità realistiche dove non c'è traccia di veicoli in movimento.

Days Of War 11

Grafica, sonoro e magagne di una versione più ricca ma ancora incompleta

Days of War si fa carico di un'eredità pesante, quella di titoli ancora giocati da una community che da tempo aspetta un erede in grado di raccogliere il testimone per portarlo in un contesto tecnicamente più evoluto. Ed è un qualcosa che rientra tra le corde del titolo di Driven Arts, come abbiamo detto modesto ma tutto sommato riuscito nel colpo d'occhio e impreziosito da elementi come la perforazione dei materiali, corpi che si smembrano, texture in alcuni casi piuttosto buone ed effetti luce discreti, importanti in un gioco che da una parte punta su un gameplay asciutto, ma deve molto anche all'ambientazione evocativa. Anche in questo caso qualche dettaglio fuori posto lo si nota tra effetti non sempre di buon livello, animazioni amatoriali e compenetrazioni che abbondano, peggiorando il già poco convincente combattimento in corpo a corpo e creando spiacevoli anomalie grafiche quando il mitragliere pesante si piazza a terra con la sua arma. Ciononostante conquistare i punti uccidendo gli avversari o conquistando le posizioni chiave, indicate con la classica bandiera, resta piacevole, complici i livelli da accumulare per sbloccare armi, con l'evoluzione dei soldati che per molti giocatori risulta un valore aggiunto non da poco per un titolo che nonostante la sola modalità disponibile, comunque funzionale all'arrivo delle competitive, può definirsi ricco di contenuti con sessanta armi, sei classi, quattro fazioni e dodici mappe in alcuni casi ben congegnate.

Days Of War 13

Il porto, va detto, ci ha lasciato indifferenti, ma tra le strade di Leningrado e di Kaysersberg ci siamo divertiti, con quest'ultima che risulta tra le più convincenti anche per la resa grafica grazie a diversi corsi d'acqua che scorrono credibilmente in una cittadina innevata e suggestiva. Ed è senza dubbio possibile fare ancora di meglio con l'editor, tra l'altro completo di integrazione con lo Steam Workshop, grazie a un motore grafico che pur non essendo avveniristico restituisce, come abbiamo già detto, una resa visiva solida. Tutto questo, però, non basta a redimere Days of War da mancanze evidenti che includono anche un comparto audio a dir poco altalenante. Il tema principale e qualche effetto, come quello del caricatore del Garand, sono azzeccati, ma il rumore dei colpi è piatto, i campionamenti vocali scarsi e la qualità effettiva del sonoro tutt'altro che eccezionale. Inoltre, passando ai controlli, si fanno notare mancanze come impostazioni specifiche per la modalità di mira e valori indipendenti per tarare la sensibilità dei due assi del mouse ed è un qualcosa che ci ha sorpreso, negativamente, in un titolo che include invece pieno supporto per i monitor ultrawide, anche per i ben poco diffusi pannelli a 32:9. D'altra parte parliamo di un team di sviluppo molto piccolo che si trova alle prese con un genere che a prima vista potrebbe sembrare semplice, ma che vive di dettagli che speriamo risultino sempre più curati. D'altronde la versione 2.0 rappresenta un grosso miglioramento rispetto alla alpha, anche se la versione attuale può definirsi tranquillamente una beta. Ma una base solida è importante e con le giuste rifiniture può diventare interessante, a patto che la community, ormai in ballo da tre anni e sempre più esigua, sopravviva.

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Processore: AMD Ryzen 7 3700X
  • Sistema operativo: Windows 10 (x64)
  • Scheda video: Geforce RTX 2080 Ti
  • Memoria: 16 GB di RAM

Requisiti minimi

  • Processore: Intel Core i5-2500K CPU
  • Sistema operativo: Windows 7 SP1 (x64)
  • Scheda video: Geforce GTX 560 o AMD Radeon HD 7850
  • Memoria: 4 GB di RAM

Requisiti consigliati

  • Processore: Intel Core i7-2600K CPU
  • Sistema operativo: Windows 10 (x64)
  • Scheda video: Geforce GTX 970 o AMD Radeon R9 290
  • Memoria: 8 GB di RAM

Conclusioni

Multiplayer.it
6.5
Lettori (2)
2.9
Il tuo voto

La versione 2.0 di Days of War rappresenta un passo in avanti che avvicina il titolo Driven Arts ai classici a cui si ispira. La strada da fare è ancora parecchia e il paragone con i pezzi da novanta di questo genere è impietoso. Se la resa grafica è migliorata, il matchmaking funziona e l'editor è ben realizzato, restano infatti da rivedere parecchie animazioni, il bilanciamento delle armi, qualche bug e la fluidità del gameplay, tutti elementi fondamentali perché un titolo che non punta a innovare alcunché abbia un senso. Una base solida è comunque un buon punto di partenza per giungere alla maturazione, sperando che la community e il team resistano il tempo sufficiente per arrivare al traguardo.

PRO

  • La versione 2.0 include parecchie migliorie e parecchi contenuti
  • Colpo d'occhio niente male
  • Diverse mappe accompagnate da un interessante editor

CONTRO

  • Audio piatto e praticamente identico per ogni arma
  • Animazioni e movimenti legnosi
  • Ancora diverse mancanze che speriamo vengano colmate