Quella di Downwell e del suo creatore, il solitario Ojiro "Moppin" Fumoto, è una vicenda d'altri tempi con un finale inaspettato. Come da copione, il successo riscosso dal gioco su piattaforme mobile ha svegliato la curiosità di un gigante come Nintendo, che ha assunto Fumoto secondo il classico canovaccio delle storie sull'affermazione professionale, solo che il finale è stato poi stravolto perché lo sviluppatore, come un novello Ulisse spinto dalla fame di nuove esperienze più movimentate e rischiose, ha deciso di lasciare la compagnia e tornare ad essere un indie in piena regola. In tutta questa faccenda, la versione Nintendo Switch di Downwell assume dunque il sapore di un saluto e un ringraziamento da parte di Fumoto per la sua breve esperienza nella compagnia di Kyoto e a quanto pare non potrebbe esserci migliore attestazione di stima e rispetto, come vediamo in questa recensione.
Lo strano sparatutto mantiene sulla console Nintendo tutta la sua carica di freschezza, data da una particolare amalgama di due elementi opposti come l'originalità e l'appartenenza a un genere classico: la premessa è infatti inedita e la meccanica del gioco, sebbene si basi su un pilastro storico del videogioco come lo sparatutto in 2D, presenta delle variazioni peculiari che lo rendono unico. La storia, se così si può definire, racconta del curioso Welltaro, un tizio che una notte decide di voler esplorare i segreti di un profondo pozzo. Essendo un tipo previdente, vista la probabile presenza di minacce, decide di munirsi di un paio di gunboots ai piedi, ovvero stivali in grado di sparare, lanciandosi con questa formidabile arma in una folle discesa apparentemente senza fine. Non proprio la solita novella sulle ultime navicelle lanciate a difesa dell'umanità contro eserciti alieni, dunque, ma anche in questa discesa nelle profondità di un pozzo si scorge una notevole epica.
L'uomo con gli stivali
Le particolari calzature di Welltaro forniscono la base per l'intero gameplay di Downwell, che si configura come una continua caduta all'interno del pozzo con la possibilità di sparare ai nemici in linea verticale al di sotto dei piedi, ma con alcune regole ben precise da seguire: è possibile fare fuoco e rimanere momentaneamente sospesi in aria premendo e tenendo premuto un tasto, ma le munizioni sono contate e si esauriscono velocemente, con la necessità di ricaricare semplicemente appoggiando i piedi su qualcosa. La possibilità di muoversi a destra, sinistra e saltare introduce dei minimi rudimenti di platform, con la presenza occasionale di alcune aperture laterali che consentono di raggiungere stanze alternative contenenti bonus o negozi per l'acquisto di power-up in cambio dei cristalli che si raccolgono combattendo, ma il movimento è per lo più in verticale e per la maggior parte del tempo in caduta libera. Questo introduce una serie di difficoltà specifiche su cui si basa la meccanica del gioco, ovvero la necessità di colpire e schivare gli ostacoli, reagendo con tempismo alla velocità che caratterizza l'azione.
I primi minuti di gioco possono essere sconvolgenti: lo scenario scorre a velocità impressionante e la quantità di elementi da tenere d'occhio diventa presto inquietante, con la necessità di scorgere in una frazione di secondo la giusta direzione da prendere e riconoscere le diverse tipologie di nemici per capire a quali sparare e quali possono invece essere eliminati saltandoci sopra. Questa alternanza tra diverse tipologie di attacco è fondamentale perché consente di ricaricare le munizioni (toccando terra o nemici con i piedi) continuando comunque a colpire i nemici e inanellando così attacchi combinati che mantengono i moltiplicatori attivi, in una progressione continua di potenza e velocità d'azione. A questo si aggiungono i power-up che possiamo raccogliere nel corso dei livelli o negli intermezzi tra un livello e l'altro, oppure acquistare all'interno dei negozi che compaiono occasionalmente ai lati del pozzo, che fanno evolvere e specializzare il fuoco degli stivali in varie maniere (laser, fuoco multiplo, pod di supporto e altro).
Minimalismo tricromatico
Downwell è un roguelike, nel senso che ogni morte ci fa ripartire dall'inizio, con il percorso che cambia ricomponendosi ogni volta in maniera procedurale. Questa caratteristica viene supportata dalla semplicità generale della struttura dei livelli, che variano soprattutto come disposizione delle piattaforme, degli sbocchi laterali e nella composizione di nemici e ostacoli, ma di fatto ogni discesa nel pozzo è un'esperienza diversa. Gli elementi che permangono si riferiscono agli "stili" che vengono sbloccati una volta raggiunti determinati obiettivi e che possono essere impostati all'inizio della partita. Questi consentono di utilizzare dei modificatori che introducono o intaccano alcuni aspetti del gioco, andando dagli elementi estetici come variazioni cromatiche a meccaniche che modificano il gameplay come diverse velocità di caduta, evoluzione delle armi o quantità di energia iniziale (togliendo di mezzo i negozi, per bilanciare). Ne deriva una buona quantità di possibili variazioni sul tema che si ampliano proseguendo nel gioco, dando un ottimo stimolo a raggiungere gli obiettivi.
Lo stile grafico minimalista ricorda un po' l'epoca degli home computer a 8-bit, in particolare i titoli dello ZX Spectrum vista la scarsa variazione cromatica che li contraddistingueva e che portava però a un aspetto fortemente caratterizzato. In questo caso, il marcato contrasto tra bianco, nero e rosso (con possibili modifiche applicabili attraverso gli stili) ha anche la funzione di rendere ben visibile quello che succede sullo schermo, visti i velocissimi tempi di reazione richiesti per rimanere in vita nel gioco. La versione Nintendo Switch ha dalla sua alcuni elementi particolarmente positivi, che giustificano un eventuale ritorno al gioco anche nel caso si sia già sperimentato altrove: il sistema di controllo rispetto alla edizione mobile è ovviamente più comodo e reattivo ma soprattutto la modalità TATE, che ruota lo schermo di 90 gradi. In questo modo è possibile sfruttare tutto lo spazio dello schermo per visualizzare il gioco in verticale, con una soluzione che rappresenta probabilmente il modo migliore in assoluto di giocare a Downwell, purché si abbia la possibilità di appoggiare la console in sicurezza (o utilizzare qualche particolare accessorio per farlo).
Conclusioni
C'è voluto un po' di tempo per averla, ma la versione Nintendo Switch di Downwell è probabilmente la migliore vista finora. Il gioco è lo stesso in ogni suo elemento, ma tra controlli, portabilità e modalità TATE la fruizione migliora ulteriormente sulla console Nintendo, cosa che potrebbe giustificare un ritorno sul titolo di Fumoto anche per i molti che probabilmente l'avranno già giocato altrove, dato anche il prezzo minimo. Downwell resta uno shooter estremamente godibile, in grado di reinterpretare il genere in maniera originale, recuperando gli elementi più classici dello sparatutto e inserendoli in un contesto fondamentalmente diverso, con uno sfruttamento della verticalità e della gravità come strumenti attivi del gameplay che ha pochi precedenti. Può essere difficile e frustrante, oppure sembrare troppo poco profondo nella sua struttura, ma se ci si dedica per qualche ora diventa facile entrare nel suo irresistibile meccanismo.
PRO
- Gameplay immediato e coinvolgente
- Numerose variazioni da sbloccare
- Versione Switch ben fatta e allo stesso basso prezzo
CONTRO
- Può essere frustrante
- Fisiologicamente ripetitivo