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Dreamcore, la recensione del simulatore di incubo dove si fugge dalle backrooms

Un'estetica sospesa tra l'onirico e l'analogico delle VHS per questo simulatore di brutti sogni ambientato nelle backrooms. L'ambizione sarà all'altezza del risultato?

RECENSIONE di Fabio Di Felice   —   25/01/2025
Dreamcore simula gli spazi liminali e le backrooms per far perdere il giocatore in un incubo

Sognare di perdersi, di smarrire la strada, è uno degli incubi più diffusi al mondo. Nel fosco universo delle interpretazioni del subconscio, nella ricerca del messaggio, nel calcolo di un significato a ogni costo, ogni versione è comunque d'accordo nell'indicare che smarrirsi senza riuscire a trovare un elemento familiare per orientarsi è una situazione capace di creare ansia e paura in ciascuno di noi. Su internet, le varie community definirebbero questo scenario "nightmare fuel", ovvero materiale per incubi, ed è proprio da board e forum che nasce Dreamcore: un simulatore di brutti sogni in cui ti perdi all'interno di spazi liminali.

Quello degli horror "smarriti", dove raccapezzarsi in posti totalmente privi di punti di riferimento, è un genere che ha avuto un discreto successo negli ultimi anni. Il merito è sicuramente del limitato sforzo necessario a realizzarli, dal momento che spesso si appoggiano ad asset già fatti, ma anche di una sensazione di paura atavica nell'essere umano che, a ben vedere, non necessita nemmeno dello spauracchio di un mostro che ti insegue. Insomma, per far paura con questi simulatori di incubo serve poco e il risultato è quasi sempre assicurato, con sensazioni che rimandano alla paranoia, alla confusione, all'ansia. Tutte emozioni che funzionano e si autoalimentano in questo perpetuo ciclo composto da fugaci e sfuggenti lampi di consapevolezza.

All'apparenza gli spazi liminali di Dreamcore sono innocui. Sono le assenze a caratterizzarli e a renderli inquietanti
All'apparenza gli spazi liminali di Dreamcore sono innocui. Sono le assenze a caratterizzarli e a renderli inquietanti

Dreamcore ricade in pieno in questo genere. Si tratta di un progetto interessante che basa l'estetica e l'idea sulla leggenda metropolitana delle backrooms e che sfrutta Unreal Engine 5 per creare ambienti fotorealistici, capaci di spaventare con la loro verosimiglianza e, allo stesso tempo, con i vapori sfuggenti del sogno lucido. I suoi livelli sono spazi al contempo familiari e lontani dal nostro quotidiano, sottolineati da un effetto VHS che applica un ulteriore filtro analogico al videogioco per regalargli un aspetto ancora più ruvido e realistico. L'estetica, quindi, è perfettamente azzeccata per un prodotto del genere. Ma sarà sufficiente a renderlo imperdibile?

La poetica dell’orrore di Dreamcore

Ci sono due concetti su cui Dreamcore costruisce la sua poetica dell'orrore. Il primo è quello degli spazi liminali. Gli spazi liminali sono definiti luoghi di passaggio, di transito, che solitamente le persone attraversano per spostarsi da un posto all'altro, oppure, figurativamente, per passare da uno stato all'altro. Per esempio, un corridoio è il classico esempio di spazio liminale, così come un aeroporto o perfino una scuola (che simboleggia appunto il passaggio dall'infanzia all'età adulta). Ciò che ci spaventa in questi luoghi è l'assenza e, come li definisce lo scrittore (e compianto) Mark Fisher, che ne parla anche nel suo saggio The Weird and the Eerie, sono capaci, quando vengono ritratti vuoti, di provocare nell'osservatore un senso di disagio dovuto alla mancata aspettativa. Una scuola desolata ci provoca sgomento perché la immaginiamo come uno spazio pieno di vita. È proprio sfruttando questi meccanismi della nostra mente, delle sue aspettative basate sui ricordi, che si crea un'immagine che ci provoca fastidio.

L'altro concetto è quello delle backrooms, creatura internettiana nata su 4chan, dove un utente anonimo chiese nel 2019 di immortalare spazi vuoti e inquietanti. Da qui prese vita una creepypasta culminata nei lavori di Kane Parsons, che realizzò una serie di cortometraggi dedicati alle backrooms: luoghi liminali in cui è possibile finire clippando fuori dalla realtà, proprio come in un videogioco. Questi spazi sono rigorosamente vuoti, legati ad attività quotidiane come lugubri uffici dai soffitti bassi o piscine completamente vuote, e spesso ospitano una creatura che caccia gli sventurati che ci finiscono dentro.
Ecco quindi che l'ispirazione di Dreamcore è chiara nelle sue fonti d'ispirazione e nelle paure che vuole evocare nel videogiocatore. Quello che è legittimo chiedersi è se sia possibile costruirci attorno un videogioco.

Due livelli senza via d’uscita

Dreamcore conta per ora su soli due livelli: uno ispirato alle piscine e l'altro denominato Eternal Suburbia. Entrambi fanno parte di una certa mitologia delle backrooms che diventa sempre più stratificata e che assegna a ogni ambientazione un livello di pericolosità. Le piscine si trovano al livello 37, l'ambiente urbano al livello 97.

Geometrie strampalate, scale che salgono e scendono dallo stesso ballatoio, stanze senza quotidianità
Geometrie strampalate, scale che salgono e scendono dallo stesso ballatoio, stanze senza quotidianità

Dell'ambientazione delle piscine avevamo già parlato nella nostra anteprima di Dreamcore. La novità di questa versione risiede sicuramente in Eternal Suburbia, un incubo a occhi aperti e in pieno giorno, che intende spaventare il videogiocatore con interni dalle geometrie escheriane, punti luce posizionati strategicamente per allungare a dismisura le ombre, vicoli ciechi e angoli morti all'interno di casette anni '50, con la carta da parati vintage, le tende color panna e il parquet lucidissimo. Queste piccole abitazioni si affacciano su un prato infinito tutt'altro che minaccioso: colline verdi e un cielo azzurro interrotto solo da una staccionata bianca. E poi questi punti di colore pastello, le casine identiche una all'altra. Quando si esce all'aperto, è praticamente impossibile orientarsi, e qui sta l'incubo di Eternal Suburbia: dove bisogna andare?

Come nelle piscine, i mondi di Dreamcore ruotano attorno a un singolo espediente che va trovato per "risolvere" il livello. Prima di individuarlo si brancola letteralmente nel buio, camminando o correndo in preda al panico, in un luogo che sembra ripetersi sotto i nostri piedi e davanti ai nostri occhi. Una volta capito come decifrarlo, tutto diventa più semplice, e perfino il mondo comincia a sembrarci familiare. Resta suggestivo, grazie a un'idea ben realizzata che si prende gioco dell'orientamento e dei sensi del giocatore, ma una volta risolto non ci sono molti stimoli per tornare a calcarlo. Camminare e perdersi in queste mappe intricate non è particolarmente divertente: non c'è una minaccia che ci insegue e l'unica sensazione di disagio è affidata a una geografia intricata e alla mancanza di punti di riferimento. È una magia che funziona per un po', ma che, quando svela il suo mistero, arriva rapidamente alla noia.

Ogni tanto qualche elemento strambo all'interno della mappa aggiunge quel tocco di inquietudine necessario a darti uno scossone
Ogni tanto qualche elemento strambo all'interno della mappa aggiunge quel tocco di inquietudine necessario a darti uno scossone

Cosa ci resta, quindi, se non un'estetica molto convincente e un senso di spaesamento che, nei primi momenti, è autentico. Dreamcore è un videogioco capace di replicare in maniera convincente l'inafferrabilità di un sogno, con assenze che piacerebbero a Mark Fisher e agli altri teorici delle atmosfere eerie, ma che a lungo termine ci sembra più interessante a livello puramente concettuale che pratico. Inoltre, con solo due livelli disponibili e altri tre previsti per il 2025-2026 (ma senza molte informazioni sulle ispirazioni estetiche), il pacchetto attuale, pur venduto a un prezzo contenuto, risulta affascinante, ma incompleto.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 8,79 €
Multiplayer.it
6.0
Lettori (8)
5.7
Il tuo voto

Dreamcore è un simulatore che catapulta il videogiocatore in scenari ispirati alle backrooms, sfidandolo a trovare l'uscita. I due livelli attualmente disponibili hanno un'estetica molto riuscita e un'idea che li trasforma in enormi puzzle da risolvere. Si procede a tentoni, muovendosi a naso fino a quando non si riesce a decifrare l'enigma, l'indizio corretto per uscire dal livello. Una volta risolto, però, non ci sono molti spunti per affrontarlo nuovamente, perché Dreamcore sembra riuscito più come esperienza teorica piuttosto che pratica. Funziona nel suo tentativo di spiazzare il videogiocatore in un primo momento, ma la mancanza di una minaccia tangibile trasforma l'atto di camminare in queste stanze infinite in un'attività senza tensione. Inoltre, al momento, sono presenti meno della metà dei contenuti previsti.

PRO

  • Estetica curata e singolare, da sola fa metà del lavoro
  • Bella l'idea di nascondere la soluzione dietro a un enigma diverso
  • Nei primi momenti è capace di spiazzare il videogiocatore

CONTRO

  • Solo due livelli disponibili, con la promessa di altri tre in arrivo
  • Una volta capito come risolvere il livello, non c'è più motivo di ripeterlo
  • Manca un senso di minaccia