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Gray Dawn, la recensione

Un horror molto particolare a base di religione, blasfemia e misticismo

RECENSIONE di Simone Pettine   —   09/06/2018

Alcuni titoli sono più complessi di altri da recensire, e Gray Dawn è uno di questi. Se il problema fosse soltanto quello di attribuirgli una o più "etichette", tutto sommato ce la caveremmo con poco: che cos'è Gray Dawn? È davvero un horror? O piuttosto, un intricato thriller psicologico? Possiamo considerarlo un adventure in prima persona? E come si fa a classificarlo, anche alla luce di frequenti e variegati puzzle ambientali? A queste risposte si può bene o male rispondere in modo piuttosto oggettivo. Ma Gray Dawn è infido, così come lo sono le allucinazioni e le vere e proprie "visioni" del protagonista: gioca con i piani simbolici, con la religione, col satanismo e la blasfemia, e mescola le sue carte in modo così intricato che una volta conclusa la sua narrazione spegniamo il monitor, intrecciamo le mani davanti al volto e pensiamo: "Beh, è proprio un bel titolo. Ma a che cosa ho giocato?". Rispondere non è semplice, ma pare che l'obiettivo di Interactive Stone sia proprio questo, e adesso vi spieghiamo perché.

Una trama sospesa tra paradiso e inferno

Vi abbiamo raccontato i primi tre atti di Gray Dawn, in versione ovviamente priva di qualsiasi spoiler, nella nostra anteprima: quello che abbiamo giocato a suo tempo era un vero e proprio horror in prima persona, fatto di ambienti asfittici, ansia perennemente presente e anche qualche salto dalla sedia. Allo stesso tempo si capiva già che Gray Dawn volesse proporre anche altro, qualcosa di completamente nuovo, sia nei contenuti che nella modalità di gioco proposto: adesso sembra lecito concludere che ci sia riuscito, ma a prezzo di qualche compromesso. Vestiamo i panni di Padre Abraham, che nella Vigilia di Natale del 1920 si ritrova in una situazione molto incresciosa: è accusato dell'omicidio del suo chierichetto. Afferma di essere innocente, e da subito si capisce che c'è qualcosa di molto strano che sta accadendo nei dintorni della sua abitazione e della vicina chiesa: visioni, presagi infausti, un'atmosfera sospesa molto diversa da quella "pura" del Natale; all'interno dell'abitazione va anche peggio, con rumori, oggetti insanguinati, cose che non stanno dove dovrebbero stare e chicche raccolte qua e là dall'ampio repertorio dell'horror ansiogeno. Ma se all'inizio il titolo procede in modo piuttosto lineare facendoci esplorare la dimora di Abraham, ben presto la narrazione prende una piega che potremmo definire "mistica", ed inizia ad affrontare temi, problematiche ed eventi legati alla religione. Una religione, badate bene, che mescola l'ortodossia con tratti molto deviati provenienti dal misticismo, dal satanismo o da un compiaciuto intervento blasfemo degli sviluppatori.

Gray Dawn, la recensione

Questa blasfemia, va sottolineato, è resa accettabile e quasi necessaria non solo dalla storia raccontata, ma anche dalla modalità di inserimento da parte del team di sviluppo: non è un ammasso di spunti alla rinfusa ai limiti dell'oscenità come in Agony, ma qualcosa di molto più profondo e, per così dire, delicato. Sono volti della religione, aspetti delle scritture, interpretati in modo molto particolare dalla mente del protagonista e dal Demonio, che resta fino alla fine il nostro antagonista principale del gioco. Il bello di Gray Dawn, ciò che lo rende davvero particolare, è che di punto in bianco l'horror, l'ansia, la paura scompaiono improvvisamente, trascinandoci invece in un'avventura narrativa in prima persona basata sull'esplorazione di piccole aree di gioco all'aperto e sulla risoluzione di enigmi ambientali piuttosto semplici. Queste fasi di gioco sono ambientate in Paradiso, o meglio nelle visioni paradisiache di Abraham.

Il gameplay e la pace dei sensi

Immaginate Gray Dawn in questo modo: un horror psicologico in prima persona basato completamente sul racconto di una storia. La trama prosegue esplorando ambienti chiusi e terrificanti, comunque sempre ansiogeni, per buona metà del titolo; inoltre si alterna continuamente con fasi del tutto opposte, distese e serene. In questi casi l'horror sparisce completamente, e il gioco diventa un adventure a base di enigmi ambientali, indovinelli sempre e comunque semplici che gli sviluppatori si sono guardati bene dal complicare anche nelle fasi finali dell'avventura. Il motivo è presto detto: a Interactive Stone, adesso è chiaro, interessava semplicemente raccontare una bella storia, e volevano farlo sfruttando determinate tematiche. Queste, a loro volta, avevano bisogno di alcune "etichette di genere" che propone nei fatti Gray Dawn: tutte le modalità di gioco si rivelano semplici, gli oggetti da trovare negli ambienti sono bene o male in bella vista, e gli enigmi si risolvono spendendo appena un paio di minuti nel ragionamento. Gray Dawn è quindi un titolo che va giocato di getto, una volta sola, e che non propone alcuna rigiocabilità, a meno che non vogliate riflettere di nuovo sugli spunti intellettuali che lancia, molto profondi, ma che interesseranno appena una manciata di intenditori.

Gray Dawn, la recensione

Gray Dawn in effetti può trarre in inganno chi lo osserva in modo superficiale: sembra davvero un horror, anche dai trailer, ma non lo è, o comunque non è come ve lo immaginate. Non ci si nasconde, non si combatte, non si può morire, non c'è game over: è una lunga, intensa esplorazione di pochi ambienti, ma che lanciano spunti importanti su alcuni temi fondamentali. Esiste Dio? E il Diavolo? E se Dio esiste, che cos'è? Una presenza intelligente o una forza fisica cieca? Che cos'è il Peccato? A queste domande gli sviluppatori hanno risposto con le loro particolari idee, lasciando sempre uno spiraglio per interpretazioni alternative. Al tempo stesso salta fuori anche una passione tutta particolare per il blasfemo, che c'è davvero in Gray Dawn, ed è anche molto pesante, ma giustificato dal "male" insito nella stessa religione: Satana. E poi c'è anche un certo interesse per l'Alchimia, per la Cabala e per i riti esoterici, dei quali ci sembra che i produttori abbiano un'ottima conoscenza. Gray Dawn, dal punto di vista strettamente videoludico, si completa in poco tempo: una manciata di ore correndo, un paio in più esplorando tutto con calma e gustandosi i tantissimi dettagli disseminati ovunque. Dal punto di vista artistico, visivo e tecnico, è un gioiellino, pecca appena nelle animazioni degli esseri umani. La direzione artistica ispirata purtroppo non riesce però a sostenere sulle sue spalle tutte le mancanze del gameplay: la difficoltà rasenta lo zero, perché ciò che importa è soltanto la storia; gli enigmi si risolvono quasi da soli; i pochi collezionabili presenti non invogliano l'esplorazione di ambienti piuttosto simili e comunque dalle dimensioni contenute. Se però valutiamo il prezzo proposto e tutto ciò che ci viene offerto, anche a costo di molti compromessi in termini di giocabilità, è difficile non essere soddisfatti. Lo ripetiamo: noi abbiamo concluso l'avventura frastornati, ma felici dell'esperienza intensa, riflessiva e visivamente molto bella che abbiamo vissuto. Abbiamo spento il PC con la voglia di andare a riesumare, da qualche parte, un libro attendibile sugli esorcismi, o direttamente l'Antico Testamento, per controllare se le citazioni che abbiamo letto erano fedeli. Lo sono. Non basta a garantire ad un titolo, se non un ottimo voto, almeno più di una valutazione discreta?

Gray Dawn, la recensione

Requisiti di Sistema PC

Configurazione di Prova

  • Sistema operativo: Windows 10 a 64 bit
  • Processore: Amd Ryzen 5 1600 - 3.2 GHz
  • Scheda video: EVGA GeForce GTX 1070 con 8 GB
  • Memoria: 16 GB di RAM

Requisiti minimi

  • Sistema operativo: Windows 64-bit
  • Processore: Intel Core i5-2400/AMD FX-8320
  • Scheda video: GeForce GTX 770 / Radeon R9 280X
  • Memoria: 6 GB di spazio disponibile

Requisiti consigliati

  • TBC

Conclusioni

Digital Delivery Steam
Prezzo 16,79 €
Multiplayer.it
7.5
Lettori (3)
5.5
Il tuo voto

Gray Dawn è per metà un walking simulator con tematiche e modalità di gioco alla horror psicologico; l'altra metà è invece un'avventura in prima persona a base di enigmi ed una minima esplorazione ambientale. Si raccolgono pochi oggetti, li si fanno interagire con certi macchinari, e la narrazione va avanti, sospesa tra realtà e visione, religione e blasfemia. Ci sono tantissimi temi importanti che riguardano la vita e la morte, e citazioni letterarie. Ci sono testi biblici e manuali alchemici, santi e diavoli, preti e prostitute. Se tutto questo vi attira, potreste mettere le mani su un gioco che vi "segnerà" per molto tempo, del quale vi ricorderete ancora tra qualche anno, cosa che accade sempre più raramente in un mercato affollato di titoli tutti uguali. Se invece cercate un horror puro, o qualcosa come Outlast, non siete nel posto giusto.

PRO

  • Storia molto interessante
  • Temi, simboli e spunti affascinanti
  • Tecnicamente molto valido

CONTRO

  • Estremamente lineare
  • Enigmi troppo semplici
  • Alcune idee sono meno valide di altre