Il mondo dei videogiochi indipendenti negli anni ci ha portato a scoprire storie intime e personali, basate interamente o parzialmente sulle esperienze di vita vissuta delle persone facenti parte di questi piccoli e ambiziosi team creativi. Raccontare le proprie difficoltà, gli ostacoli incontrati sul cammino o anche solo le avversità superate da altri individui, vicini o lontani che siano, permette di far avvicinare molto il giocatore ai temi e agli argomenti trattati in questi titoli, portando a una personificazione delle menti che stanno dietro a tali progetti, non più visti come inanimate catene di montaggio umane, ma come individui in carne e ossa, con i propri limiti, i propri problemi e i propri obiettivi. Hindsight è un videogioco che rientra appieno in questa categoria. Distribuito da Annapurna Interactive e sviluppato da Joel McDonald, il titolo vuole andare a toccare emotivamente il giocatore, raccontando un tema che, prima o poi, incontra il cammino di ogni essere umano: il lutto.
Vediamo se è riuscito a colpire nel segno in questa recensione di Hindsight.
Affrontare il lutto
Hindsight è un videogioco incentrato esclusivamente sulla narrazione. La protagonista è una donna che, dopo la morte della madre, si ritrova costretta a tornare nella casa all'interno della quale è cresciuta. Attraverso gli oggetti che la abitano, la donna comincia a ricordare il suo passato, alla ricerca di conforto, ma anche di risposte nei confronti della madre, con la quale aveva sempre avuto un rapporto difficile.
Il gioco si svolge in maniera per lo più lineare, chiedendo al giocatore di risolvere alcuni giochi di prospettiva (se così possiamo chiamarli) con cui aprire letteralmente una finestra sul passato. Attraverso questi passaggi continui tra presente e passato, la narrazione prosegue come un piano sequenza ininterrotto, conducendo il giocatore attraverso questa vita più che ordinaria, caratterizzata da felicità, tristezza, solitudine, amore e, ovviamente, perdita. Ad accompagnarci è la voce narrante della protagonista, che dolcemente e malinconicamente ci guida in questo profondo pozzo esistenzialista, dal quale sembra non esserci via di uscita se non scegliendo di accettare la propria condizione e abbracciare la vita.
Semplicità audiovisiva
Non bisogna per forza proporre complesse animazioni o grafiche fotorealistiche per riuscire a trasmettere l'intensità di un'emozione. Ce lo hanno dimostrato molti videogiochi nel passato e Hindsight ne è l'ulteriore conferma. Attraverso uno stile visivo semplice, composto da pochi poligoni e una palette cromatica che si espande sugli elementi a schermo in ampie campiture, il gioco riesce a esprimere tutto ciò che deve.
Al giocatore è concessa la possibilità di roteare attorno agli oggetti e alle situazioni liberamente, ma seguirà una serie di binari prestabiliti per spostarsi da una scena all'altra. Parliamo di scene perché tutto il gioco si dispiega come se fossimo immersi in un diorama immobile, dove l'unica cosa a muoversi è la camera di gioco e pochi altri elementi (i personaggi sono il più delle volte immobili, tranne in rari casi). Questa scelta, quasi a ricordare la fissità del mezzo fotografico, si sposa perfettamente con l'inafferrabilità dei ricordi, confusi, opachi, che tornano alla mente come lampi nel buio della propria memoria.
Se sotto il profilo visivo si fa di tutto per richiamare il tema del ricordo come se fosse un bozzetto artistico, in quello audio troviamo una colonna sonora che fa di tutto per esaltare le emozioni suscitate dalla semplicità delle immagini. La voce narrante a volte sembra fondersi con il commento musicale (non troppo originale, ma efficace), mostrando un'attenzione per il ritmo che procede costante dall'inizio alla fine dell'avventura (salvo per quelle poche volte in cui si perde un po' di tempo a cercare il prossimo oggetto con il quale interagire). Insomma, il comparto tecnico non sembra essere stato scelto a caso da una schiera di possibili stili, ma selezionato minuziosamente per comunicare il proprio messaggio in modo efficace e immediato (il che non è affatto cosa da poco).
Conclusioni
Pur essendo un'avventura relativamente breve (abbiamo impiegato poco meno di un'ora e mezza per completare il gioco interamente), le sue tematiche e il modo in cui le espone rendono Hindsight un'esperienza gradevole, capace di emozionare il giocatore senza l'ausilio di animazioni elaborate, dialoghi intricati o complessità stilistica. Basta una calma voce narrante, uno stile visivo funzionale e un ritmo impeccabile, scandito da una colonna sonora furbescamente composta, per riuscire a rendere una storia comune a tutti quel tanto unica da toccare il cuore di chi vi assiste.
PRO
- Comparto tecnico funzionale alla narrazione
- Buon ritmo
CONTRO
- Delle interazioni più complesse non avrebbero guastato