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Ikai, la recensione di un horror turistico

La recensione di Ikai, un horror che prova a convincere con la sua ambientazione, ma che proprio non ce la fa finendo per deludere

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   01/04/2022

Molti occidentali sono affascinati dalla cultura giapponese. A testimoniarlo ci sono il gran numero di disegnatori che tentano di copiare lo stile manga (più che altro gli anime) o la quantità di videogiochi ambientati nell'arcipelago, scritti da gente che magari quei luoghi li ha visti solo sui libri. L'opera prima dello studio spagnolo Endflame, sostanzialmente un horror in prima persona molto classico fatto di oggetti da cercare, di puzzle da risolvere e di nemici da evitare, è esattamente un prodotto tipico di questa tendenza, in verità nemmeno troppo originale, se pensiamo alle giapponeserie di fine '800. Inevitabile quindi che la recensione di Ikai si trasformi anche in una riflessione sulla stessa.

Giappone for dummies

Disegnare sigilli è una delle meccaniche ricorrenti del gioco
Disegnare sigilli è una delle meccaniche ricorrenti del gioco

Ikai è ambientato nel Giappone feudale degli inizi dello scorso millennio e racconta la storia di Naoko, una giovane sacerdotessa che si trova a dover fermare da sola un'invasione di yokai, degli spiriti che vivono tra il mondo degli umani e quello dei demoni, dopo che lo zio, un sacerdote più anziano e più esperto di lei, non è tornato da un viaggio fatto per rassicurare e portare protezione agli abitanti del vicino villaggio, in preda al panico proprio per l'avvistamento di alcuni spiriti maligni. Cosa sta accadendo? Perché questa massiccia invasione? Cosa ha a che fare Naoko con tutto questo?

L'intero apparato narrativo di Ikai si regge su delle soluzioni molto classiche, con la storia di suo che appare esile, anche se appassionante, a patto che si riesca a seguirla. A raccontarla sono dei documenti, reperibili esplorando le mappe, o Naoko stessa, che in alcune occasioni si lancia in brevi monologhi rivelatori. In realtà non c'è un vero e proprio racconto lineare, ma bisogna ricostruire quanto è accaduto nel passato della giovane mettendo insieme tutti i pezzi, come si suol dire. Purtroppo alcuni documenti sono mancabili e, se non si sta attenti, si rischia di arrivare alla fine del gioco con una certa confusione in testa. La natura stessa degli yokai che si incontrano è importante per capire cos'è successo (il gioco fornisce delle vere e proprie schede sugli yokai che si incontrano), ma è facile perdersi per strada alcuni dettagli.

Naoko e il giocatore

Naoko, la protagonista di Ikai
Naoko, la protagonista di Ikai

Quello che ci ha dato più da riflettere è come gli sviluppatori abbiano deciso di rendere straniante il rapporto tra Naoko e il giocatore, non sappiamo se volontariamente o solo per mancanza di meditazione su certe scelte fatte in fase di game design e di costruzione narrativa. L'avventura si svolge tutta in luoghi che la protagonista dovrebbe conoscere a menadito, perché ci è cresciuta: il tempio dello zio in cui lavora, la foresta limitrofa, il villaggio vicino al tempio e così via; eppure il giocatore si ritrova sempre con un deficit di consapevolezza e ogni volta deve cercare di capire dove deve andare per fare ciò che la ragazza sembra dare per scontato. Paradossalmente alcune sequenze di gioco si basano proprio sulla ricerca della via giusta, con Naoko che fornisce solo indizi enigmatici sulla strada da percorrere o dà per assodato che anche il giocatore la conosca. Un esempio di questo strano modo di concepire il rapporto, tutto narrativo, tra il personaggio e lo spazio di gioco c'è subito all'inizio, quando bisogna recarsi a un vicino fiume per lavare dei panni, con Naoko che fornisce indizi come se fosse la prima volta che vede quei posti. In realtà qualcosa di simile accade più volte all'interno del tempio.

Vero è che Ikai dura davvero poco e che far concordare il punto di vista di Naoko con quello del giocatore, quindi dargli la sua stessa consapevolezza, avrebbe abbreviato ancora di più l'esperienza, però così si creano situazioni assurde che sono controproducenti per il coinvolgimento, perché rimandano sempre il giocatore alla sua condizione di agente esterno e Naoko a quella di mero avatar. Oltretutto parliamo di un gioco dal prezzo molto basso, che quindi non ha certo bisogno di durare decine di ore per soddisfare il pubblico.

I puzzle

Gli yokai sono ben fatti
Gli yokai sono ben fatti

Altro grosso problema di Ikai sono i puzzle, l'altro elemento fondamentale del gameplay. Durante il gioco Naoko si troverà a doverne risolvere diversi, spesso senza avere indizi su cosa fare. Poco male, verrebbe da dire, se non fosse che a volte non viene dato nemmeno il contesto, rendendo la presenza del puzzle stesso abbastanza misteriosa. Il risultato è che più che ragionare su cosa bisogna fare, capita di procedere per tentativi, dando per scontato che prima o poi si azzeccherà la soluzione giusta. In realtà alcuni puzzle non sono male, come ad esempio quello del pozzo o quelli che richiedono di disegnare dei sigilli rapidamente prima di essere uccisi dai demoni, per fare due esempi, con il secondo che è una meccanica ricorrente che diventa sempre più complessa con il proseguo dell'avventura; ma altri sono davvero terribili, come uno posto verso la fine del gioco che abbiamo risolto praticamente a caso e che ci ha bloccati per diversi minuti, rovinando un po' il ritmo della narrazione.

Attenzione perché non parliamo di puzzle difficili che richiedono un po' di riflessione per essere risolti, come ad esempio quelli delle avventure punta e clicca (quelle fatte bene), ma di alcuni che vengono introdotti così malamente che sono difficili da inquadrare. Il sospetto è che, come già accennato, certe complicazioni nascano dal fatto che Ikai sia completabile in meno di tre ore al primo tentativo (molto dipende da quanto tempo si passa sui singoli puzzle) e che quindi si sia fatto di tutto per allungare il più possibile il brodo, compreso fare lo sgambetto al giocatore.

Souvenir

Ikai è molto breve
Ikai è molto breve

Dal punto di vista tecnico Ikai è realizzato abbastanza bene, soprattutto in alcune sequenze oniriche davvero riuscite. I luoghi da visitare sono pochi (fondamentalmente due macro aree), ma sono ricchi di dettagli e fanno vedere l'amore degli sviluppatori spagnoli per la cultura giapponese... forse un po' troppo. Purtroppo Ikai ha lo stesso problema di tutti gli altri titoli ambientati in oriente, ma sviluppati da occidentali (Ghost of Tsushima, Sifu e così via): sembra una cartolina. L'ambientazione e la storia sono così rigorose nel voler essere il più giapponesi possibili, da apparire finte e prive di vita. Diciamo che se degli alieni scendessero sulla Terra dopo l'apocalisse e dovessero ricostruire la cultura giapponese in un videogioco, partendo dai vari documenti disponibili, realizzerebbero sicuramente qualcosa di simile a Ikai, mentre un giapponese per rappresentare la sua cultura sceglierebbe tutt'altra strada.

Giusto recentemente è stato pubblicato Ghostwire: Tokyo che ci dà un'idea perfetta di come i giapponesi amino rielaborare la loro mitologia, mentre, per rimanere in ambito horror, pensate a Forbidden Siren o a Fatal Frame, ossia due titoli profondamente giapponesi, che però cercano di limitare il più possibile i luoghi comuni. Non che Ikai sia brutto da vedere, per carità, perché in alcuni momenti riesce a essere anche attraente, ma non va mai oltre la superficie delle cose, limitandosi a essere una classica dichiarazione d'amore e nulla più. Gli innamorati, come si sa, sono ciechi.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam
Prezzo 12,49 €
Multiplayer.it
5.0
Lettori (12)
7.0
Il tuo voto

Ikai è un Giappone medievale per turisti usato per tentare un horror alla Amnesia. È la celebrazione di una passione, più che un punto di vista interessante sul mondo che vorrebbe rappresentare. Da una parte affascina, dall'altra pensi che un giapponese non si vedrebbe mai in questo modo e che, in fondo, stai guardando una palla di vetro con neve con dentro scolpiti dei luoghi da cartolina, in cui è ambientata una storia che comunque non manca di buoni momenti. Peccato che in larga parte il gioco sia fatto di puzzle poco interessanti e che il giocatore debba subire alcune scorrettezze che rendono difficile il coinvolgimento, solo per allungare un po' il brodo.

PRO

  • Qualche momento di tensione c'è
  • La storia ha degli spunti interessanti
  • Il prezzo

CONTRO

  • Alcuni puzzle sono irritanti
  • Un Giappone fin troppo da cartolina
  • Rapporto tra Naoko e il giocatore