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La recensione di Alien: Blackout

Il nuovo videogioco tratto dalla serie cinematografica Alien è un atipico strategico con protagonista la figlia di Ellen Ripley. Ecco la nostra recensione.

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   03/02/2019

Alien: Isolation, uscito nel 2014 su PC e console, è stato accolto dai fan dell'opera cinematografica come una sorta di miracolo: dopo decenni passati a masticare amaro su videogiochi per la maggior parte mediocri (o peggio), salvo rare eccezioni, e con la ferita ancora fresca del pessimo Aliens: Colonial Marines di Gearbox, il titolo di Creative Assembly è riuscito a restituire in maniera efficace e convincente la maggior parte delle caratteristiche distintive che hanno reso le pellicole tanto iconiche, trasferendole in un titolo inquietante, claustrofobico e coinvolgente. Purtroppo, Alien: Isolation non ha raccolto il successo di vendite che avrebbe meritato, motivo per cui era piuttosto improbabile la realizzazione di un seguito. Ecco perché le speranze riguardo alle prime voci su Alien: Blackout hanno lasciato spazio per molti alla delusione quando si è scoperto che si sarebbe trattato di un titolo mobile. Sebbene il gioco di D3 Go! sia lontano dai valori produttivi e dal livello qualitativo della produzione SEGA, sarebbe sbagliato non dargli una possibilità.

Alien Blackout 2

Gameplay e alieni

Alien: Blackout in primo luogo è un titolo che ha la consapevolezza dei propri limiti e di quelli della piattaforma. Per questo motivo è stata scelta una meccanica affine al sistema di controllo touch, che indiscutibilmente richiama quella di Five Nights at Freddy's, titolo che ha vissuto un periodo di grande popolarità anche grazie alla spinta di alcuni Youtuber. La protagonista è Amanda Ripley, figlia dell'eroina Ellen, e l'ambientazione è quella della decadente stazione spaziale Weyland-Yutani da cui cerca di fuggire grazie all'aiuto di uno scarso equipaggio. Il problema è che assieme al gruppo di umani c'è anche uno xenomorfo, che come da abitudine non ha esattamente intenzioni pacifiche. Tali premesse fungono da background per la formula del gameplay, che sostanzialmente è riconducibile alla categoria di un puzzle gestionale. Il giocatore veste ovviamente i panni di Amanda, nascosta tra le condotte di ventilazione della stazione da dove, con un congegno portatile, è in grado di hackerare il sistema di controllo. Senza alcuna possibilità di movimento, tutto ciò che la ragazza può fare è gestire apertura e chiusura delle varie porte, controllare i sensori di movimento posti nelle diverse stanze e impartire ordini agli altri membri del gruppo. Ognuno dei 7 livelli a disposizione offre infatti differenti obiettivi, che nella totalità dei casi si risolvono nella necessità di mandare un personaggio in una precisa stanza per interagire con questo o quell'altro oggetto. Essendo bloccata nel suo rifugio, Amanda non può osservare direttamente l'azione, ma deve affidarsi unicamente alle telecamere di sorveglianza posizionate in giro per la stazione. Tramite questi pochi strumenti, il giocatore deve quindi cercare di completare le missioni evitando che l'alieno faccia merenda con uno dei poveri compagni, ma anche con la stessa Amanda: la creatura può infatti muoversi rapidamente sia nelle diverse sale e corridoi sia, come chi conosce i film sa bene, all'interno dei condotti di ventilazione. Questo si traduce nelle necessità di tenere ben tese le orecchie - ed infatti è consigliato l'uso delle cuffie - perché se si dovesse sentire il rumore di passi in avvicinamento sarebbe necessario immediatamente staccare gli occhi dal pannello di controllo per chiudere la porta del proprio rifugio. Una gestione quindi che diventa abbastanza complessa e sfaccettata ben presto, con in più l'aggravante del tempo limitato a disposizione per concludere le singole missioni e soprattutto dell'energia limitata di cui dispone la stazione spaziale: questo significa in pratica che si può disporre solo di un tot di energia da distribuire sui vari sistemi, che non possono essere "accesi" tutti assieme. Bisogna quindi decidere quali porte chiudere e quali sensori di movimento tenere accesi, attivandoli e disattivandoli continuamente per poter ridistribuire l'energia.

Longevità e tecnica

La progressione in Alien: Blackout si rivela quindi nelle prime battute piacevole, impegnativa seppur a tratti frustrante, soprattutto per la pochezza dell'intelligenza artificiale dei propri compagni. Purtroppo ben presto si manifesta una evidente ripetitività, dal momento che la meccanica non si evolve o sviluppa realmente mai oltre a quanto offerto nelle primissime fasi. Un vero peccato, perché sarebbe bastato poco per rendere il tutto più interessante. Inoltre la lentezza del movimento dei compagni e l'impossibilità di saltare i dialoghi risulta particolarmente stucchevole quando ci si trova a dover ricominciare dall'inizio il livello in caso di morte, data l'assenza di check point. D'altro canto la ridotta longevità porta a raggiungere la conclusione dei sette livelli ben presto, senza che ci siano reali stimoli a ripetere l'avventura. Ciò che rimane è quindi l'atmosfera originale, ben replicata tutto sommato, e una componente grafica nel complesso gradevole, fatta eccezione per le animazioni veramente legnose e semplicistiche. Sopratutto le ambientazioni trasmettono perfettamente il "feeling" di Alien, tra corridoi claustrofobici e stanze semibuie. Molto buona la componente audio. Da segnalare la totale assenza di qualsivoglia pubblicità o acquisto in-app aggiuntivo oltre a quello iniziale.

Alien Blackout 3

Conclusioni

Versione testata iPhone 1.0.3
Prezzo 5,49 €
Multiplayer.it
7.0
Lettori (11)
7.5
Il tuo voto

Alien: Blackout non è certamente la grande produzione che i fan della serie cinematografica si aspettavano, ma più semplicemente un piccolo gioco mobile gradevole, abbastanza impegnativo, capace di replicare in maniera soddisfacente le atmosfere originali. Certo la ripetitività è piuttosto evidente e non c'è un reale sviluppo delle meccaniche che sostenga la progressione, ma la brevità dell'avventura rende tutto sommato tollerabili i difetti. Alien: Blackout è quindi un titolo discreto, che i fan potrebbero apprezzare, ma con dei limiti evidenti che lo rendono in ultima analisi dimenticabile.

PRO

  • Atmosfera azzeccata
  • Gameplay inizialmente interessante
  • Tecnicamente gradevole

CONTRO

  • Ben presto molto ripetitivo
  • Ritmo eccessivamente lento
  • Decisamente breve