Objects in Space, ambizioso sandbox spaziale della prolifica Flat Earth Games, è il particolare protagonista di una recensione che parla di viaggi intergalattici, ma deve fare i conti con un'impostazione di gioco ispirata quasi interamente al mondo dei sommergibili. Ne deriva un'esperienza peculiare, un sandbox julesverniano dal retrogusto marcatamente vintage che ci vede al comando di una nave piena di pannelli e di rumori meccanici, un vascello che non si controlla con una cloche e che non ci permette di osservare lo spazio esterno, bensì effettuando complesse e lente manovre in spazi angusti, alla luce di uno schermo che indica in modo approssimativo quello che si trova nello spazio circostante. Un fattore da una parte è inevitabile, vista la modestia di un motore di gioco che ci riporta indietro di svariate generazioni, e dall'altra fortemente voluta come fulcro di un titolo, arrivato alla versione 1.0 a un anno dal debutto della Early Access, che guarda ai videogiochi del passato, quando le tre dimensioni erano ancora ai primordi.
Sommergibili spaziali e rumori pericolosi
Objects in Space è vintage tanto nella veste grafica quanto nella sostanza, strutturato in singole stanze con inquadratura fissa che vanno dagli ambienti claustrofobici delle astronavi, sulle quali possiamo trovare anche un'area relax se le dimensioni del mezzo lo consentono, per arrivare fino agli ampi saloni di stazioni spaziali che ci offrono l'occasione di ottenere informazioni, scambiare merci, comprare risorse, riparare componenti e acquistare navi sempre più avanzate, moduli di vario tipo, armamenti inclusi, che consentono di personalizzare la nave fin nel midollo. Ed è qui che il titolo Flat Earth Games si ricongiunge con i canoni dei simulatori spaziali, offrendoci anche una dimensione narrativa cospicua, sebbene frammentata in piccole storie che possiamo seguire oppure trascurare del tutto, puntando esclusivamente ad arricchirci grazie a missioni, contrabbando, taglie da ottenere combattendo, trasporto passeggeri e quant'altro. Tutto il pacchetto, insomma, per un titolo che non ci permette di osservare l'esterno della nave, ma non ci fa mancare un universo pieno di piloti, pirati, minerali preziosi, nebulose, siluri, contromisure e possibilità di comunicare. Eppure, benché la struttura sia quella classica del genere, il gameplay ispirato ai sommergibili cambia le carte in tavola e altera sostanzialmente l'esperienza.
Qualsiasi strada decidiamo di prendere, la dobbiamo infatti seguire attraverso i i complessi pannelli della nave, tenendo conto dei consumi energetici e persino del livello di rumore emesso dai moduli, in modo da non attirare troppo l'attenzione nel pieno stile dei sommergibili. In questo caso, trovandoci nel vuoto spaziale, il problema non dovrebbe sussistere, ma la licenza poetica aggiunge profondità a un gameplay che risulta compassato anche nei combattimenti, trasformando ogni manovra in una sfida strategica da gustare con molta calma. Ma se la lentezza dell'esperienza, escludendo i combattimenti, è un elemento comune a parecchi sandbox spaziali, le meccaniche da simulatore di sottomarino possono spiazzare chi è abituato a svolazzare per lo spazio e si trova di fronte a un sistema di controllo complesso, un sistema fatto di schermi dedicati alle comunicazioni, comandi testuali per consultare i file, sistemi da riparare manualmente e moduli di ogni genere, alcuni dei quali fondamentali anche solo per poter manovrare la nave. Parte della complessità è solo apparente e dipende in parte da una drastica mancanza di informazioni che contribuisce a confondere il giocatore. Con il passare del tempo le lacune del tutorial vengono compensate dall'esperienza e dall'incontro con piloti che, rivelandoci nuove informazioni, fanno si che l'esperienza diventi sempre più scorrevole, senza che venga meno la sgradevole sensazione di essere confinati in un trabiccolo spaziale, sperduti in un universo sporco e ostile di quelli hanno segnato i grandi capolavori della fantascienza cinematografica.
Una particolare esperienza ancora in evoluzione
Tutto ha inizio con la classica missione finita male che ci proietta in uno spazio in gran parte ancora inesplorato, inizialmente vincolati a una nave scalcinata ma con la possibilità di scambiarla per dare inizio alla nostra scalata al successo. Questo, però, diventa possibile solo dopo aver comprato quel modulo RCS la cui mancanza ci ha costretto a chiedere aiuto, mentre ci trovavamo alla deriva nello spazio, pagando una lauta somma per tornare alla base spaziale di partenza. Ed è qui che, depauperati delle poche finanze in nostro possesso e senza possibilità di ricaricare visto il salvataggio automatico su un unico slot, siamo stati costretti a chiedere un prestito per poter finalmente attrezzare la nave di tutto punto, finalmente pronti per partire ma intimoriti dalla modestia delle ricompense legate alle offerte di lavoro più accessibili. Eccoci di nuovo di fronte a meccaniche che fanno di tutto per rallentarci, correndo però il rischio di rendere alcune attività talmente poco appetibili da compromettere il bilanciamento complessivo. Di contro aumenta però guadagnano di importanza il contrabbando comprensivo di moduli stealth per ridurre il rumore emesso dalla nave, l'esplorazione ai confini dello spazio conosciuto e la soddisfazione che si prova nel raggiungere alcuni obiettivi, anche pratici come nel caso dell'installazione di un jump drive o di una vela solare, due fattori che aumentano drasticamente indipendenza e libertà di movimento cambiando letteralmente marcia all'esperienza. Non si evolve, invece, il tenore tecnico di un titolo che sfrutta l'immaginario vintage per compensare un comparto grafico a dir poco modesto.
Ma il lavoro di design dedicato agli interni ben differenziati delle numerose navi, ai pannelli, alle luci d'emergenza, alle pubblicità e ai dettagli si fa notare ed entra in sinergia con l'importante comparto sonoro che include alcune tracce ambient di ottima qualità da riprodurre con il lettore della nave. E tutto questo è più che sufficiente per dare vita alla visione degli sviluppatori, un viaggio unico all'interno di un vascello claustrofobico lanciato in uno spazio immenso. Ed è un viaggio in continua evoluzione che si è irrobustito prima con ben 17 scenari e con elementi fondamentali come la mappatura dei tasti, e poi, con l'arrivo della versione 1.0, con l'apertura al modding, con l'arricchimento sostanziale della dimensione narrativa e con l'aggiunta del supporto LAN per 4 giocatori, speriamo un antipasto del multiplayer online, purtroppo fin'ora solo menzionato come una possibilità per il futuro di Objects in Space; che ci auguriamo includa per prima cosa qualche altra rifinitura al codice e all'interfaccia, ancora rozza sia in gioco che nelle opzioni, oltre a un miglioramento del bilanciamento, con alcune missioni che risultano davvero poco sensate offrendo talvolta guadagni inferiori alle spese di attracco a una stazione. Si sente inoltre la mancanza di qualche interazione in più con lo spazio circostante, anche solo nella forma di qualche mini-gioco per passare il tempo sulla nave o di un semplice distributore di caffè che garantirebbero maggiore credibilità e completezza all'esperienza, senza alterarne le dinamiche. Ciononostante Objects in Space non manca certo di appeal, ha potenziale in quantità, un prezzo commisurato e con l'apertura del modding potrebbe prendere strade sorprendenti.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Sistema operativo: Windows 10 64-bit
- Processore: Ryzen 7 2700X
- Memoria: 16 GB
- Scheda video: GeForce RTX 2080
Requisiti minimi
- Sistema operativo: Windows 7 64-bit
- Processore: Intel Core-i5 64-bit
- Memoria: 2 GB
- Scheda video: compatibile con DirectX 10.1 da 2GB
Requisiti consigliati
- Sistema operativo: Windows 10 64-bit
- Processore: Intel Core-i7 64-bit
- Memoria: 4 GB
- Scheda video: compatibile con DirectX 10.1 da 2GB
Conclusioni
Objects in Space è un sandbox spaziale atipico, un titolo che rinuncia alla cloche per infilarci in uno spazio angusto, rumoroso e pieno di complicati pannelli. E lo fa consapevolmente, mescolando sommergibili e commercio intergalattico nel segno di una fantascienza vintage che funziona, al netto di qualche problema di bilanciamento, di qualche magagna da sistemare, dell'assenza del multiplayer online e della mancanza dei testi in italiano. Ma venendo a patti con questi limiti, apprezzando il ritmo compassato e superando gli ostacoli iniziali, il peculiare titolo Flat Earth Games può rivelarsi un'esperienza meritevole, particolare e coinvolgente.
PRO
- Un titolo particolare e affascinante
- Comparto sonoro eccellente
- Margini di miglioramento ampi
CONTRO
- Alcuni aspetti andrebbero ribilanciati
- Ancora un po' rozzo
- Si sente la mancanza del multiplayer online