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The Hundred Line, la recensione del nuovo tattico a turni che incontra Danganronpa

Kazutaka Kodaka e Kotaro Uchikoshi uniscono le forze per dar vita a un tattico a turni che si mescola agli elementi narrativi dei loro videogiochi, con il solito dark humor e il gusto per l'eccesso.

RECENSIONE di Fabio Di Felice   —   21/04/2025
Takumi, il protagonista di The Hundred Line: Last Defense Academy

Chiunque conosca Kazutaka Kodaka e Kotaro Uchikoshi si sentirà a casa in fretta in The Hundred Line: Last Defense Academy, perché nel loro nuovo videogioco ci sono tutte le caratteristiche tipiche delle loro storie. Un gruppo di adolescenti che viene strappato dalla quotidianità, un luogo chiuso e impenetrabile dove sono tenuti semi prigionieri, un grande complotto di cui nessuno è a conoscenza e uno humor nerissimo. Tutto è super colorato, esagerato e ha un gusto che non si fa fatica a definire piccante. I doppi sensi si sprecano, così come i giochi di parole beceri e le sequenze gratuitamente gore, ma quando c'è da riportare la narrazione sui binari, si cambia improvvisamente direzione dalla commedia al dramma. Kodaka e Uchikoshi sono dei fuoriclasse.

La novità di The Hundred Line, quindi, non risiede tanto nell'ambientazione o nella scrittura, quanto nell'introduzione di un vero e proprio sistema di combattimento, innestato in una struttura che ha tanto a che spartire con le visual novel, e che spesso richiama alla mente Danganronpa. È un connubio interessante, che ricorda per certi versi il bellissimo 13 Sentinels: Aegis Rim di Vanillaware, nella volontà di far collidere due mondi apparentemente distanti: uno tattico, sfidante, e l'altro compassato, rilassante.

Takumi è il protagonista del videogioco, ed è decisamente innamorato di Karua
Takumi è il protagonista del videogioco, ed è decisamente innamorato di Karua

È chiaro fin da subito che, proprio come nel titolo Vanillaware appena citato, è la componente narrativa a spiccare, sia per la mole di dialoghi e del tempo che si passa a chiacchierare, sia per la qualità generale del risultato. D'altronde i due fondatori di Too Kyo Games sono veterani del genere, tra le penne più apprezzate in generale nel mondo dei videogiochi. E, da questo punto di vista, non deludono nemmeno questa volta.

La penultima verità

Takumi e Karua sono amici fin da quando erano bambini. A dirla tutta, fin da quando Takumi le ha promesso di prendersi cura di lei per sempre. Ormai adolescenti abitano in una città che si chiama Tokyo, ma non è la stessa Tokyo che conosciamo noi. Perché il mondo ha affrontato un terribile evento catastrofico, e ora la normalità è questa: un grande scudo al posto del cielo e un altoparlante che scandisce le fasi della giornata e, a volte, emette un segnale d'allarme. Quando succede, i cittadini devono trovare riparo all'interno di un rifugio. Questa è la routine di Takumi e Karua.

Un giorno, però, l'allarme non si placa. Degli esseri alieni hanno bucato lo scudo del complesso residenziale di Tokyo. Nonostante il loro buffo aspetto non hanno pietà: dilaniano i corpi degli abitanti e poi arrivano a minacciare Karua. Takumi vorrebbe opporsi, ma non ha né il coraggio, né gli strumenti per farlo. Almeno fino a quando non incontra Sirei, un fantasmino che gli propone un patto: Takumi deve pugnalarsi con una strana lama e in cambio avrà il potere dell'hemoanima. La battaglia è dura, Takumi ha la meglio, ma poi perde i sensi e, quando si risveglia, si ritrova all'interno di una scuola con altri ragazzi più o meno della sua età. Si tratta della Last Defense Academy, una struttura a difesa della nuova Tokyo. Takumi e gli altri dovranno restare lì per cento giorni, preservando la struttura dall'attacco degli alieni che vogliono impossessarsi di un'arma segreta custodita nei sotterranei della scuola.

I cento giorni non sono uno scherzo: i ragazzi e le ragazze che sono state scelte come ultimo baluardo per la difesa dell'umanità, dovranno venire a patti con la loro nuova natura di guerrieri, cercare di risolvere diversi misteri (cosa si nasconde nei sotterranei della scuola? Chi sono gli alieni? Cosa ne è stato del mondo esterno?), e soprattutto cercare di non ammazzarsi gli uni con gli altri.

Nel corso dei cento giorni che li vedono 'prigionieri' della scuola, i nostri personaggi affrontano situazioni sempre al limite
Nel corso dei cento giorni che li vedono "prigionieri" della scuola, i nostri personaggi affrontano situazioni sempre al limite

Questo perché - come da tradizione per i due autori giapponesi - i caratteri dei personaggi sono decisamente spigolosi e, fin da subito, si lotta per stabilire una gerarchia di potere. Fa piacere rivedere dentro questa storia non solo le opere di Kodaka e Uchikoshi (Danganronpa, Zero Escape), ma anche classici moderni della narrazione giapponese come L'attacco dei Giganti e Neon Genesis Evangelion. Sebbene il tono di The Hundred Line sia decisamente più leggero, ha senz'altro dei tratti in comune con le opere di Anno e di Isayama.

Crudeli, violenti, metareferenziali: i personaggi di The Hundred Line

L'aspetto che abbiamo apprezzato di più di The Hundred Line: Last Defense Academy è, senza ombra di dubbio, la scrittura dei personaggi, tutti meravigliosamente caratterizzati dal tratto inconfondibile di Rui Komatsuzaki. Il gruppo è formato da personalità molto al di sopra delle righe, in alcuni casi perfino di cattivo gusto nelle loro perversioni: pazzi, sadici, alcuni con tendenze incestuose, altri ignavi e vigliacchi. Tutti sono tratteggiati alla grande, ma d'altronde non c'era alcun dubbio in merito: alcuni dei protagonisti di Danganronpa e della serie Zero Escape sono, ancora oggi, indimenticabili. È un tratto che Uchikoshi e Kodaka hanno in comune, e insieme non potevano fare che bene.

Quando dorme, Takumi sogna frammenti della sua vita prima dell'attacco degli alieni
Quando dorme, Takumi sogna frammenti della sua vita prima dell'attacco degli alieni

Rispetto ad alcuni dei titoli precedenti di Kodaka, poi, dove spesso mascotte come Monokuma rubavano la luce dei riflettori diventando protagonisti delle parentesi più feroci, questa volta sono gli studenti a essere sempre in primo piano: crudeli, violenti, metareferenziali. Alcuni di essi sono convinti di essere finiti in un killing game come quello di Danganronpa, altri non credono in se stessi, altri ancora hanno dei peculiari kink sessuali. La maggior parte di loro ha una questione irrisolta che gli impedisce di accettare l'onere di difendere la Terra, e saremo noi, nei panni di Takumi, a doverli convincere a gettarsi nella mischia. Pur nelle loro spigolosità, spesso si aprono a confessioni molto umane, riuscendo a suscitare in chi gioca un vero e proprio senso di affetto. Quest'ultimo tenero sentimento, chiaramente, viene pungolato dai due scrittori giapponesi nelle parentesi più spietate del videogioco.

È un bene, comunque, che i personaggi siano così ben scritti, perché si passa moltissimo tempo a parlare con loro. The Hundred Line è strutturato secondo una routine parecchio stretta, che solo occasionalmente, nel corso dei cento giorni, viene spezzata.

I protagonisti si trasformano, non senza sofferenza, in guerrieri pronti a difendere la scuola e la Terra
I protagonisti si trasformano, non senza sofferenza, in guerrieri pronti a difendere la scuola e la Terra

La giornata tipo di Takumi è così suddivisa: si sveglia, va in caffetteria per fare colazione insieme agli altri, ha due sessioni di tempo libero da impiegare come vuole e poi via a nanna. È una struttura che abbiamo sentito leggermente soffocante in alcuni frangenti, e che avremmo gradito veder cambiare più spesso. Essenzialmente, per gran parte dell'avventura, l'unica scelta del videogiocatore è il come trascorrere il pomeriggio e la sera, decidendo con quale personaggio passare del tempo per aumentare alcune statistiche utili ai potenziamenti che riguardano l'altra parte di The Hundred Line: il combattimento.

Hemoanima, uniti!

Come dicevamo, a volte la routine viene turbata da un assalto da parte degli alieni o da una circostanza che mette nei guai i protagonisti. Solitamente queste parentesi si risolvono con un combattimento o con un'esplorazione all'esterno della base. Quest'ultima avviene su una specie di tabellone da Gioco dell'oca, dove quasi ogni casella corrisponde a un piccolo evento. Si incontrano altari religiosi alieni, vecchi rottami di automobili, strane piante, e ogni volta che finiamo su una di queste caselle ci viene chiesto come reagire. A seconda della scelta, possiamo recuperare materiali da utilizzare poi all'interno della scuola. Tutto è molto semplice e non particolarmente impegnativo. Ovviamente ci sono anche caselle su cui si finisce per combattere.

Il combattimento avviene su una scacchiera, dobbiamo eliminare gli avversari e difendere la base
Il combattimento avviene su una scacchiera, dobbiamo eliminare gli avversari e difendere la base

Il combattimento è elementare, ma intrigante. A volte dà l'impressione di giocare una partita di scacchi. Avviene su una classica scacchiera che vede opposti a un'estremità i nostri personaggi e all'altra le unità nemiche. I protagonisti si muovono e attaccano tutti in modo differente: alcuni, come Takumi, hanno mosse che colpiscono a breve distanza e in linea retta, orizzontale o verticale; altri preferiscono sparare da lontano, oppure attaccano con uno schema a croce, o ancora in diagonale. Ci sono personaggi che funzionano esclusivamente come tank o come supporto, migliorando le statistiche dei compagni oppure curandone le ferite.

Tutti si muovono sfruttando una riserva di punti azione (AP) in comune, che quindi bisogna saper gestire bene. È possibile anche scegliere di impiegarla esclusivamente per far muovere e attaccare ripetutamente un solo personaggio. La trovata interessante è che alcuni dei nemici, quando vengono eliminati, ripristinano un punto AP. Se si è abbastanza bravi, quindi, le partite si concludono in pochi turni, sfruttando con saggezza il bonus ai punti azione.

Alla fine del combattimento, bisogna scegliere chi darà il colpo di grazia al nemico
Alla fine del combattimento, bisogna scegliere chi darà il colpo di grazia al nemico

Le tipologie di battaglia sono principalmente due: uccidi tutti gli avversari, oppure uccidi il boss. Il tutto sempre stando attenti a non perdere d'occhio i punti energia della nostra base, che non devono scendere a zero. Da questo punto di vista si sarebbe potuto fare molto di più, magari proponendo degli obiettivi secondari per ogni missione, oppure variando le condizioni di vittoria, giusto per mettere un po' di pepe a uno schema che resta piacevole, ma si rifà quasi sempre alle stesse regole.

Cento giorni in compagnia della morte

Una meccanica ci è piaciuta particolarmente, anche perché si lega bene alla vicenda narrata - che parla di abnegazione e spirito di sacrificio. Si tratta della possibilità di immolare i personaggi con un ultimo decisivo attacco quando sono in fin di vita. Ogni protagonista ha una mossa finale che colpisce una vasta area e fa molti più danni degli attacchi normali. Per utilizzarla di solito si riempie una barra apposita, ma se l'unità è rimasta con pochi punti vita, si può scegliere di vederla morire lanciando un attacco disperato. La morte non è permanente (e per fortuna), ma è un'entità tangibile che aleggia nella storia: i personaggi muoiono a tutti gli effetti per poi essere riportati in vita dalle macchine della scuola. Soffrono, sanguinano e poi resuscitano, misteriosamente.

Il videogioco cita spesso altre opere, sia di Kodaka e di Uchikoshi che, in generale, della contemporaneità giapponese
Il videogioco cita spesso altre opere, sia di Kodaka e di Uchikoshi che, in generale, della contemporaneità giapponese

È una meccanica efferata, che di rimbalzo si rispecchia nella scelta che va presa alla fine di ogni battaglia: decidere chi tra i nostri personaggi darà il colpo di grazia al boss rivale in una sequenza sanguigna decisamente inquietante, che getta una luce sinistra sui protagonisti. Avrete lo stomaco torto ogni volta che dovrete scegliere chi dei vostri si beccherà il bonus permanente alle statistiche, al prezzo di vederlo o vederla infierire senza pietà sul nemico inerme.

L'alternanza tra visual novel e combattimento funziona bene, in linea generale, anche se spesso ci si sente prigionieri di una routine asfissiante. Specialmente perché il mistero nascosto dietro a tutta la storia è ben pensato (sebbene inizialmente venga dispensato con il contagocce, in favore di siparietti che riguardano i rapporti tra i personaggi), ma per un gusto personale non raggiunge mai l'apice seducente dei killing game o delle escape room di Kodaka e Uchikoshi. Nei prodotti che li hanno resi famosi, i colpi di scena, l'ambiguità dei personaggi e l'etica costantemente messa alla prova, erano troppo più stuzzicanti.

Conclusioni

Versione testata PC Windows
Digital Delivery Steam, Nintendo eShop
Prezzo 59,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (7)
7.8
Il tuo voto

The Hundred Line: Last Defense Academy è una gioia per gli appassionati delle avventure di Kazutaka Kodaka e Kotaro Uchikoshi, perché ne richiamano esplicitamente diversi elementi, in un videogioco che prevede anche una componente da strategico a turni. La scrittura dei dialoghi e dei personaggi resta sferzante, come da tradizione per i due grandi autori giapponesi, anche se per gusto personale ho preferito le idee spietate delle serie più famose dei due. Nel loro ultimo videogioco, a volte la routine è così stringente che l'avanzare dei giorni sembra una gabbia. Il sistema di combattimento è semplice, ma basato su idee interessanti. Si sarebbe potuto fare di più in quell'ambito, ma alla fine è nei suoi personaggi ambigui, perversi e profondamente umani che risiede la forza di questo titolo.

PRO

  • Personaggi indimenticabili, sullo stile di Danganronpa e Zero Escape
  • Scorretto, perverso, violento, la scrittura di Kodaka e Uchikoshi è brillante
  • Il sistema di combattimento è gradevole

CONTRO

  • Si sarebbe potuto fare di più con gli obiettivi delle battaglie
  • Il sistema di progressione dei personaggi è pigro
  • A volte la routine delle giornate è opprimente