La recensione di The Suicide of Rachel Foster è allo stesso tempo facile ed impegnativa. Nonostante segua gli stilemi di tutto quel genere conosciuto (spesso troppo negativamente) come Walking Simulator, rappresenta in realtà una commistione di elementi. Opera tutta italiana e realizzata da One-O-One Games - che a sua volta è l'unioni di due diversi team - non nasconde certo la forte ispirazione al Firewatch di Campo Santo, ne' tenta di rivoluzionare un genere, quanto di esserne uno dei migliori esponenti. Scopriamo se la missione è stata compiuta.
Il dramma familiare
La storia narrata da The Suicide of Rachel Foster è di quelle che provano a toccare le corde più profondo dell'empatia. Nicole è una donna che da anni ha abbandonato il Montana e il Timberline Hotel, mastodontico edificio di montagna gestito dalla sua famiglia. Circa dieci anni prima una tragedia colpì la sua famiglia e quella del reverendo del luogo. Il padre Leonard, andando contro ogni logica morale ed etica, si innamorò della figlia sedicenne del reverendo Foster e, dopo essere rimasta incinta, la giovane Rachel si tolse la vita. Da quel momento in poi per Nicole e la madre l'esistenza si è tramutata nella fuga da quei ricordi, lontane dal padre e dal Montana e alla ricerca di una nuova felicità. Dopo la morte di entrambi i genitori è però obbligata a tornare in quel luogo, così da chiudere le pratiche per la vendita dell'edificio, dare tutto il ricavato alla famiglia Foster e provare ad andare avanti davvero.
Queste le premesse di una narrazione che si sviluppa nel corso di una manciata di ore, senza mai annoiare ed eliminando i tempi morti, seppure a volte riducendo il giocatore a solo spettatore della vita e dei ricordi di Nicole, aiutata dalla compagnia a distanza di Irving: abitante del luogo e conoscente della famiglia che, tramite una ricetrasmittente si mette in contatto con Nicole e le da supporto.
La visita che doveva essere veloce ed immediata si trasforma però in una permanenza più lunga e snervante a causa della tormenta che imperversa sullo stato e Nicole non può fare altro che approfondire un passato rimosso dalla mente, che nasconde molte più insidie di quanto lei non voglia ammettere. Il viaggio per arrivare alla scelta finale sarà duro ed impegnativo e troverà proprio nella conclusione il massimo del pathos.
Un gameplay abbozzato
Come abbiamo anticipato poco sopra, The Suicide of Rachel Foster riesce a cogliere nel segno quando si tratta di raccontare. Chiunque abbia dimestichezza con questo genere o sia comunque un buon intenditore di narrativa, difficilmente troverà nel titolo qualcosa di straordinariamente originale. Nonostante questo, sarebbe ingiusto non riconoscere la capacità di parlare con i sentimenti e di farlo con grande capacità espositiva. I dialoghi tra Nicole e Irving in questo senso sono piacevoli, ben doppiati in inglese e mai prolissi.
Sulla base di questa scansione degli eventi, si basa poi un gameplay che tenta di inserire in più di un'occasione l'elemento interattivo ma che si riduce spesso alla semplice ricerca di un tasto da premere all'interno di un albergo che, altrimenti, risulterebbe totalmente avulso da interazioni. Questa sensazione la si prova soprattutto pensando a quei pochi strumenti che si hanno a disposizione e che in realtà vengono sfruttati talmente poco da scordarsene un attimo dopo averli usati.
In effetti, per quanto strano possa sembrare, il peccato di The Suicide of Rachel Foster è proprio quello di non permettere al giocatore di approfondire sufficientemente il background del mondo di gioco. Per quanto buona e riuscita sia la narrazione, non ci sarebbe dispiaciuto poter avere più conversazioni accessorie e facoltative con Irving, così come la facoltà di indagare di più all'interno delle varie stanze d'albergo o su situazioni della vita passata di Nicole. Per quanto si tenti, non ci si riesce ad immedesimare nel giusto modo con i personaggi e, nonostante chi scrive sia un grande amante del genere e della narrazione tutta, è impossibile non percepire un certo senso di pochezza da questo punto di vista, soprattutto in relazione a titoli che negli ultimi anni sono stati in grado di innalzare il genere.
A fianco a questa consapevolezza, si sposa però anche quella di avere a che fare con un piccolo team e con la voglia di raccontare una storia profondamente personale, magari proprio con la volontà di non far mai deragliate il giocatore rispetto alla strada dettata e, se così fosse, non potremmo che considerare il tentativo più che riuscito. Un dettaglio che ci aiuta a comprendere quanto The Suicide of Rachel Foster sia e voglia essere un progetto intimo e ristretto, ce lo dimostra anche il prezzo contenuto dell'esperienza che, a ben vedere, si tratta di poco più un biglietto in un cinema di una grande città.
Tecnicamente parlando
Sull'aspetto tecnico e stilistico di The Suicide of Rachel Foster è facile scriverne positivamente. D'altronde la visuale in prima persona, la singola location fatta di interni e il lavoro sul doppiaggio inglese, rappresentano tre degli elementi meglio riusciti e che, in qualche modo, hanno anche agevolato la buona riuscita del progetto. Chiunque abbia un pizzico di cultura cinematografica non potrà non ritrovare nel Timberline una forza tendenza all'Overlook Hotel dello Shining di Stanley Kubrick. Questo aspetto vale sia per quanto riguarda alcune scelte cromatiche e alcuni ambienti (qualcuno ha detto tappeti?), ma anche e soprattutto per l'aver trasformato la location in un personaggio vero e proprio, per quanto più "muto" di quanto avremmo sperato. Girare per l'hotel significa studiarlo, conoscerlo e riconoscerlo, mettendo così anche in luce un ottimo level design.
Ciò che davvero ci ha sorpresi, più di tutto il resto, è il comparto sonoro, fatto di effetti campionati in maniera straordinaria e di un lavoro sul sonoro e sulle sensazioni che è in grado di trasferire che ha del magistrale. L'audio posizionale e alcuni momenti nello specifico rasentano la qualità di alcune produzioni tripla a e questo aspetto ci ha lasciati davvero a bocca aperta.
Piacevole l'impatto visivo, seppur lontano dall'essere spaccamascella, scevro inoltre da alcun problema per quanto concerne la fluidità, granitica e senza alcun tipo di nota di demerito.
Conclusioni
The Suicide of Rachel Foster è tutto quello che speravamo che un team italiano mettesse in gioco con un'esperienza di questo tipo. Anche se profondamente americano nell'impostazione e anche nell'ambientazione, il gioco colpisce e lo fa senza l'ausilio di ridicoli jump scare (vi giuriamo con grande gioia che non ne è presente neanche uno) e tutta l'esperienza si vive sul filo della pressione psicologica e della lenta e devastante consapevolezza della protagonista, che diventa di rimando anche la nostra. Peccato qualche passo falso per quanto riguarda l'interattività, intesa sia come fisica che come possibilità di approfondimento di un background che, forse, avrebbe meritato un po' più di consistenza. Buona la prima comunque, sperando che possa essere un ottimo punto di partenza.
PRO
- Narrazione di indubbia qualità
- Buon level design
- Sonoro straordinario
CONTRO
- Manca quel quid che possa farlo svettare sulla concorrenza
- Avremmo preferito più libertà nell'approfondire il background dei protagonisti
- Poco sfruttati gli strumenti a disposizione