L'Alba dei Dinosauri
Come accennato poco sopra, il primo impatto col titolo Touchstone ci ha lasciato parecchio perplessi: ci si aspettava qualcosa di eccezionale, di innovativo e invece si è caduti nei soliti luoghi comuni della perfetta macchina per uccidere versus il resto del mondo, con un Unreal Engine sfruttato solo parzialmente e meccaniche di gioco non particolarmente varie.
Andando con ordine, anche la trama non si salva dalla solita minestra riscaldata: impersonerete (chi l’avrebbe mai detto?) Turok, un duro mercenario dal passato eccessivamente torbido, che ha poi deciso di schierarsi dalla parte dei giusti per potersi finalmente godere la vita; purtroppo, in una missione contro l’ex datore del nostro beniamino, l’astronave precipita e noi ci ritroviamo non solo circondati dai nostri vecchi irritati compagni d’armi, ma anche da famelici dinosauri, direttamente importati dal Parco di Spielberg.
Voi giocatori avanzerete così, attraverso i livelli di gioco, massacrando tutto quello che incrocerete, ogni tanto godendovi un sudato filmatino d’intermezzo, ma nulla di più, nulla di meno: la solita storia cui siamo abituati da anni, ma fin quando ci si diverte, perché cambiare?
Utahraptor?
Sorge spontaneo domandarsi il perché Turok diverta, se il gameplay ricalca gli schemi classici, e la ragione si trova in quegli aspetti che distinguono questo gioco dalla massa.
Il primo elemento di distinguo è rappresentato dalla presenza dei dinosauri, in tutte le loro varie forme e dimensioni: si passa dall’incrociarsi con piccoli e lesti Utahraptor, fino ad arrivare al colossale T-Rex, passando attraverso qualche altra razza di cui, perdonate l’estrema ignoranza nel campo, ignoriamo il nome.
A parte il discorso meramente zoologico, queste simpatiche ed estinte bestioline potranno rivelarsi, all’occorezza, dei preziosi alleati se saprete cogliere i suggerimenti dati dagli sviluppatori: perché affrontare un nutrito gruppo di nemici armati fino ai denti, se avete la possibilità di scatenargli contro la natura?
Ai fini delle meccaniche di gioco, la possibilità di ricorrere a degli escamotage per rendervi più semplice la vita non è certo una novità, ma rappresenta pur sempre un’alternativa che starà a voi decidere di cogliere e che, specialmente col salire del livello di difficoltà, vi conviene sfruttare, perché Turok è strettamente schiavo della sua complessità: al livello più basso (e, aggiungiamo noi, più noioso), il gioco perde completamente di mordente, permettendovi di avanzare noncuranti dei vostri avversari e di sterminarli senza fatica; diverso il discorso a livello di difficoltà normale o addirittura difficile, dove vedrete ripagati lautamente i vostri tentativi stealth e il ricorso a delle tattiche più elaborate dell’avanzare indefessamente.
Sapore Mulino Bianco
Che optiate per l’approccio carro armato o quello alla Sam Fisher, i ragazzi di Propaganda Games vi hanno dato la possibilità di scegliere tra un ampio arsenale, dove ogni strumento di morte è caratterizzato dalla presenza di un attacco secondario: questa rappresenta più una manovra commerciale che altro, ben inteso, ma comunque potrete godervi lo sterminio sotto forma di granate, coltelli, pistole, mitragliatori, pesanti gatling e l’immancabile arco, che aggiunge quel gradevole ritorno alle origini all’intero gioco.
l’astronave precipita e noi ci ritroviamo non solo circondati dai nostri vecchi irritati compagni d’armi, ma anche da famelici dinosauri, direttamente importati dal Parco di Spielberg
Sapore Mulino Bianco
Saremo anche legati ai sapori di una volta, ma stare accucciati dentro l’erba alta, sbucare quando appare un nemico, correre, fare una capriola laterale e poi scoccare una freccia che impala l’avversario contro un albero ha tutto un altro sapore che non concludere l’azione con un volgare fucile: farete quindi ampio ricorso all’arco specialmente quando scoverete la possibilità di far detonare gruppi di nemici con delle esotiche frecce esplosive.
L’utilizzo delle armi si combina in maniera accettabile col design delle mappe: pur essendo, salvo rari casi, a percorso obbligato, la struttura ricorda vagamente dei lunghi corridoi (qualcuno ha detto DooM?) che uniscono tra loro delle arene di combattimento, dove vedrete avversari umani e dinosauri menarsi come fabbri: questa soluzione, unita alla giusta alternanza di locazioni all’aperto e al chiuso si rivela un discreto pregio del gioco, per cui raramente vi verrà a noia una determinata ambientazione, grazie anche a un level design discreto, anche se non particolarmente ispirato.
Non tutti i dinosauri vengono col buco
Mentre le mappe di gioco sono piuttosto varie, lo stesso non può dirsi per i vostri avversari umani: giocando a livello di difficoltà basso, siamo riusciti a finire il gioco senza praticamente mai morire, complice anche un’intelligenza artificiale non propriamente eccelsa che rende i nostri nemici piuttosto inclini al suicidio. Una volta impostato un livello di difficoltà superiore (leggasi Normale o Difficile), Turok inizia a dare del filo da torcere anche a chi è cresciuto a pane e sparatutto fin dagli albori, presentandosi in maniera completamente diversa agli occhi del videogiocatore.
Per amor di completezza bisogna dire che l’IA non varia a seconda della difficoltà, ma l’unico parametro che viene modificato è la quantità di danni che le armi nemiche infliggono, portandovi velocemente al game over con un paio di colpi (o di morsi, a seconda dei casi): tutto questo si traduce in una maggiore attenzione del giocatore nel cercare soluzioni alternative e coperture, con la sempre vivida speranza di incrociare un benevolo checkpoint dietro l’angolo che state per girare.
Parlando di difetti, bisogna anche sottolineare la quasi totale assenza di un motore fisico, che si limita al solo ragdoll degli avversari e un Unreal Engine che, forse complice l’origine multipiattaforma del titolo, mostra continui alti e bassi, specialmente per quanto riguarda le textures degli ambienti, in alcuni casi decisamente di pessima qualità.
In linea generale, se cercate in Turok una rivoluzione grafica sulla falsariga di Crysis avete sbagliato titolo: Propaganda Games ha adattato un motore grafico in modo da renderlo il più possibile scalabile e adatto alla più vasta gamma di configurazioni possibili, console incluse, limitando al massimo i tempi di caricamento (su computer ridotti a pochi secondi) e puntando più sulla fluidità dei 60 frames al secondo che non sulla qualità.
Commento
Turok è un titolo che potete amare e giocare fino allo sfinimento (compresi gli achievement) oppure detestare e classificare come un’occasione mancata. In fin dei conti, il gioco di Propaganda Games è tutte e due le cose, un piccolo miscuglio di divertimento adrenalinico (indimenticabile la fuga dalla tana dei Raptor) e di promesse non mantenute, di vaste operazioni di marketing che hanno portato le aspettative al di sopra di quelle originali.
Turok non è una rivoluzione, ha degli alti e dei bassi e non entrerà nell’Olimpo dei videogiochi. Ma diverte, per parecchie ore, vi regalerà qualche sorriso dovuto al carisma del personaggio e tanta, tanta azione frenetica, ma mai ripetitiva.
Acquistatelo se volete passare un mese di Llglio sfizioso, in attesa di qualcosa di più consistente.
Pro
- Tanta azione, mai ripetitiva
- I dinosauri sono stupendi
- Molto carismatico
- Nemici con la quinta elementare
- Grafica con alti e bassi
PC - Requisiti di Sistema
Requisiti Minimi
- Processore: Pentium 4 2.4 GHz o AMD 3400+
- RAM: 1 GB
- Scheda Video: Geforce 6600 o AMD Radeon X1300, 128 MB
- Spazio su disco: 18 GB
- Processore: Dual Core
- RAM: 2 GB
- Scheda Video: Geforce Serie 8x00 o AMD Radeon serie X2xx
- Processore: Intel Core Duo E6700 a 2.7 GHz
- RAM: 2 GB
- Scheda Video: NVIDIA 8800 GTX
- Sistema Operativo: Windows Vista Ultimate