Unmetal è una parodia costante, un allegro guazzabuglio di citazioni: fa di tutto per farvi sorridere, stravolge nel suo piccolo alcune consuetudini, ma intrattiene quel tanto che basta per farvi proseguire in una storia anche discretamente lunga. Abbiamo provato a raccogliere qualche informazione sullo sviluppatore, ma di Unepic_Fran abbiamo scoperto poco, se non che è teoricamente spagnolo e lavora forse da solo.
Sicuramente apprezza realizzare parodie, questo è chiaro, ma gli riesce anche bene. C'è un po' di Metal Gear, una spruzzata di Hot Shots, qualche granello di Full Metal Jacket, ovviamente Rambo: la salsa di Unmetal attinge a piene mani dai film di guerra, ricreando un'atmosfera militare che prende per mano all'interno di una decina di livelli tra prigioni, fogne, laboratori e giungle, il tutto con sana ironia.
C'è un'altra caratteristica capace di attrarre ed è la voglia dello sviluppatore di prendere un po' in giro il giocatore, facendosi gioco di scelte che ci sono sembrate naturali ai fini ludici ma che effettivamente - come talvolta capita nei film - non hanno molto senso. Vi diamo un piccolo esempio: abbiamo trovato una tuta ignifuga che non usiamo però da due livelli ed è quindi andata nel dimenticatoio mentale. Ci troviamo di fronte a una sezione in cui bisogna superare dei fuochi e la nostra vena hardcore, sulla scia del gameplay, ce li fa fare tutti, a costo di perdere un po' di salute nel tentativo: il gioco interviene con buffi dialoghi tra i comprimari, dandoci implicitamente degli sciocchi e ricordandoci che invece di metterci la tuta, ci siamo buttati tra le fiamme. Ci siamo effettivamente sentiti un po' stupidotti.
In ogni caso, seguiteci nella recensione di Unmetal per scoprire se è il titolo che può farvi iniziare bene la settimana.
Un po' Snake, un po' Topper
Unmetal parte a razzo, gettando qua e là battute e situazioni paradossali di un protagonista molto per caso che si ritrova pilota di elicotteri, abbattuto da un razzo e finito di fronte a un interrogatorio in cui racconterà la sua storia, il tutto scimmiottando l'outfit di Naked Snake. Inizia così un lungo flashback di gameplay in cui dover fuggire dalla prigione, scoprire i fondamentali di combattimento, di esplorazione e di inventario, assimilabili a strettissimo giro.
In mezzo a una pixel art minimale ma simpatica si muovono le avventure di Jessie Fox, protagonista che alterna momenti di serietà ad altri di completa idiozia, mantenendo un buon equilibrio e lasciando addirittura al giocatore, talvolta, scegliere cosa effettivamente accade nella storia. Unmetal mixa già nella prima ora elementi di stealth, survival, action, portando a passare da una schermata all'altra e mettendo l'accento sullo stordire i nemici senza farsi scoprire, prendere esperienza e salire di livello.
Il ritmo c'è ed è costruito bene, non ci sono particolari tempi morti e salvare urinando in un bagno pubblico fa sempre ridere. Cosa aggiunge quindi Unmetal a un'equazione da gioco indie più o meno assodata? Sicuramente le risate: alcuni dialoghi sono veramente brillanti e la trama che da idiota pian piano si tinge di serietà (non troppa) ci ha tenuto incollati per un numero importante di ore, senza mai farci annoiare.
L'ambizione di ogni stage è limitata, si, ma è per costruire una struttura a compartimenti stagni con obiettivi e missioni secondarie autoconclusive, alle quali sommare dei trofei su condizioni rispettate. Ci sono i boss, le armi, le scene di intermezzo, i momenti folli alla Hot Shots in cui, come novelli Topper Harley, al posto della freccia gallina ci troveremo un lanciafiamme contro una bestia tentacolare stile Cthulhu o piranha umanoidi figli di Madre Piranha. Ma la cosa pazzesca è che funziona tutto.
Un crimine non commesso
La narrazione di Jessie è volutamente in equilibrio tra frottole e serietà, in un crescendo di epicità che talvolta scombussola le certezze del giocatore, in crisi tra credere alle sue stesse azioni o dubitarne dell'effettiva messa in atto. Complice la matrice stealth che nel sottofondo è sempre presente, Unmetal propone un susseguirsi di trovate di gameplay che non aggiungono nulla, ma spezzano per quei pochi minuti la consuetudine e, banalmente, differenziano l'offerta. Unmetal, inoltre, non è un gioco semplice: non è nemmeno difficile, ma sicuramente impegnativo e talvolta frustrante. In un paio di casi abbiamo perso la pazienza, forse frutto delle troppe ore investite di seguito, anche se va detto che il gioco non supera mai eccessivamente il limite e fornisce sempre una piccola scappatoia per fare le cose più rapidamente ma meno eticamente.
L'esagerazione narrativa è un must e il tema del crimine non commesso sarà ricorsivo, così come il riutilizzo di nomi: è come se Unmetal sapesse che basta poco per far sorridere e ci puntasse con sempre maggior foga, solo che il risultato della somministrazione non è stucchevole, anzi, è dosata con discreta maestria. Fox è un personaggio che potrebbe vivere in completa autonomia all'interno dello stereotipo finto militare, ma è la nostra proiezione citazionistica che lo arricchisce suo malgrado: ci sono così tanti rimandi a opere storiche che è impossibile non infarcire il protagonista di tante anime, un flusso di ricordi che dai capolavori del passato arriva impetuoso e si riversa nelle azioni e nel dialoghi. È stata forse questa la bravura dello sviluppatore: aver creato un tessuto funzionale sul quale ogni giocatore può seminare i propri momenti, ricordi, frasi, donando a un piccolo indie un respiro parodistico esponenziale e molto piacevole.
Conclusioni
Apparentemente chiusa in un guscio facilmente descrivibile come parodistico, la storia di Unmetal raccoglie idee, trovate di gameplay e di narrazione che riescono a portare il giocatore fino ai suoi crediti finali senza annoiare. Si, la componente ironica e la follia di fondo stordiscono spesso, ma sono capaci di non tradirsi mai troppo e riescono a impastare una trama che alla fine ha anche un senso. Ci saranno momenti di risate, altri un po' più hardcore, ma l'avanzamento è fluido, mai cervellotico, limitato da una produzione chiaramente di basso profilo ma con una bella anima. Consigliato a chiunque è in cerca di una decina di ore di gaming intelligentemente sopra le righe, spensierato, scanzonato. Perfetto per la portabilità di Switch, sicuramente meno indicato per un gaming da divano.
PRO
- Simpatico, allegro, vivace
- Gameplay variegato che scorre bene
- Parodia che alleggerisce e diverte
CONTRO
- A volte frustrante
- Titolo implicitamente votato al gaming in portabilità
- Non si possono saltare i singoli dialoghi