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Viaggio al Centro della Luna - Recensione

Un gioco ispirato a Giulio Verne sfida la fantasia degli smaliziati e disillusi avventurieri contemporanei.

RECENSIONE di La Redazione   —   24/11/2005

Viaggio al centro della Luna è liberamente tratto dalle storie di Intorno alla Luna e Dalla Terra alla Luna.

Verne e l’era digitale

Come si è detto, i ragazzi di Kheops Studio sono partiti dall’idea di un rocambolesco viaggio sulla Luna organizzato nella seconda metà del 1800, prendendo in prestito anche alcuni dei personaggi di Verne, e ne hanno ricavato un’avventura “punta e clicca” in soggettiva intrisa di puzzle logici e rompicapo micidiali. Per quanto i lettori più affezionati dell’autore francese vi ritroveranno ben più di una citazione, la storia del videogioco si svilupperà in maniera indipendente, partendo dal presupposto che la capsula immaginata da Verne e sparata dalla Terra con un enorme cannone sia in realtà riuscita a raggiungere il nostro satellite. A differenza di quanto accade nel romanzo, quindi, l’audace scienziato Michel Ardan riuscirà a esplorare la Luna e svelarne gli arcani segreti, battendo sul tempo Neil Armstrong... e una cosa è certa: la sua esperienza sarà ben diversa da quella del primo Americano sulla Luna!

Sulla faccia nascosta della Luna

Michel Ardan si risveglia a bordo della capsula.
Michel Ardan si risveglia a bordo della capsula.

Dopo un filmato introduttivo praticamente assente, il nostro alter ego virtuale si risveglia all’interno di una supposta gigante alla deriva nello spazio, a corto di ossigeno e in compagnia di due cadaveri: gran brutta situazione. Comincia a guardarsi intorno per raccapezzarsi e, raccogliendo indizi qua e là, scopre non solo di essere quel Michel Ardan di cui sopra ma anche di avere gusti scandalosi in fatto di vestiti. L’interno della capsula tutto sembra fuorché la cabina di un razzo spaziale: a giudicare dall’arredamento da salotto in velluto rosso, la tappezzeria, gli oblò e le rifiniture in ottone, si ha piuttosto l’impressione di trovarsi a bordo di un transatlantico di lusso d’altri tempi! Con quello che ha a disposizione, tuttavia, lo scienziato dovrà tentare un improbabile atterraggio di fortuna sulla Luna. Ed è qui che si svolgerà il resto del gioco: con sua (e soprattutto nostra) grande meraviglia, Ardan scoprirà che la superficie del satellite è ricoperta da una fitta e rigogliosa vegetazione e che questa in realtà nasconde le tracce di un’antica civiltà extraterrestre.

Il nostro alter ego virtuale si risveglia all’interno di una supposta gigante alla deriva nello spazio, a corto di ossigeno e in compagnia di due cadaveri.

Sulla faccia nascosta della Luna

La prima brutta sorpresa...
La prima brutta sorpresa...

La storia si dipana pian piano attraverso una sorta di tavole a fumetti dal sapore vintage, proprio come nel Ritorno all’Isola Misteriosa ma con una gradevole patina da illustrazioni di libri antichi, e la prima fase di gioco alla scoperta degli antecedenti del viaggio si tinge di giallo e risulta abbastanza intrigante. Purtroppo però, dopo un inizio promettente che fa sperare in un inedito connubio di mistero e avventura, ci ritroviamo davanti all’ormai consolidata meccanica di gioco stile Adventure Company: l’intera avventura infatti si riduce all’analisi maniacale dell’ambiente circostante e a una sequenza di enigmi senza soluzione di continuità e senza alcuno scopo apparente, all’infuori dello studio della cultura selenita. E, quando dico studio, intendo in senso letterale: ci ritroveremo a decifrare gli astrusi ideogrammi della lingua selenita scritta e gli imperscrutabili suoni di quella parlata, a comprendere il loro sistema numerico cimentandoci in calcoli in base venti, a giocare ai piccoli giardinieri lunari creando piante aliene ibride e persino ad apprendere i segreti della cucina locale (se è vero che gli uomini si prendono per la gola, altrettanto vale per i Seleniti)!

Ci ritroviamo davanti all’ormai consolidata meccanica di gioco stile Adventure Company.

Per quanto il background culturale dei Seleniti possa essere relativamente credibile e appassionante da indagare, non basta certo a sopperire alla quasi totale assenza di una storia e l’unica domanda interessante che il giocatore si pone - che fine abbia fatto quest’avanzata civiltà aliena - non trova una risposta soddisfacente neppure alla fine dell’avventura! Insomma, senza nulla svelarvi a tale riguardo, ci limitiamo a raccomandarvi di non aspettare grandi rivelazioni: lo scopo ultimo del viaggio di Ardan resta pur sempre quello di tornare a casa, col ricordo di una bella gita fine a sè stessa! La forza di questo titolo risiede tutta nel gusto dell’esplorazione e della scoperta: chi si diverte a estrapolare il funzionamento di meccanismi bizzarri e complessi o ama sfidare le proprie doti logiche e deduttive per il puro piacere di farlo saprà apprezzare il lavoro di Kheops Studio, sorvolando sulla scarsa immersione. Il gioco è anche pervaso da una sottile ed eccentrica vena di umorismo, che si fa strada fin dal menu principale, dal quale ammiccano beffardi un irriverente Ardan e un buffo selenita. Più di una volta vi ritroverete a ridere di gusto a “battute” talmente assurde da non poter suscitare altra reazione... il risultato è che si ride comunque, quindi il fine degli sviluppatori è stato raggiunto in un modo o nell’altro! Un esempio su tutti: poco prima dell’atterraggio, salta fuori all’improvviso un gallo e il nostro Michel Ardan confessa con malcelata soddisfazione di averlo nascosto a bordo per fare uno scherzone ai suoi compagni di viaggio; nella sua immaginazione, i malcapitati sarebbero rimasti esterrefatti nel vedere l’animale su un picco lunare al momento dello sbarco (vedi figura centrale qui sotto). Che simpatico burlone! [C]

Così ci viene raccontata la storia del gioco.
Così ci viene raccontata la storia del gioco.
Il nostro eroe ha un senso dell’umorismo tutto suo!
Il nostro eroe ha un senso dell’umorismo tutto suo!
La supposta gigante porta Ardan sulla superficie lunare.
La supposta gigante porta Ardan sulla superficie lunare.

[/C]

Enigmi al di là dell’umana comprensione

L’inventario, col suo flessibile sistema di assemblaggio.
L’inventario, col suo flessibile sistema di assemblaggio.

Viaggio al centro della Luna presenta fondamentalmente due tipi di enigmi, quelli legati all’associazione di oggetti in inventario e i puzzle veri e propri, ma anche qualche “prova di destrezza” (in pratica, minigiochi di natura arcade). L’inventario è protagonista: questa è un’avventura all’insegna del “bricolage estremo”, poiché la fabbricazione di strumenti su misura è indispensabile al superamento di gran parte degli enigmi, per quanto molti oggetti potranno essere acquistati o recuperati per vie traverse. Il sistema di assemblaggio è identico a quello introdotto nel Ritorno all’Isola Misteriosa e offre infinite possibilità, grazie a un interessante meccanismo di gestione e combinazione degli articoli raccolti: se due oggetti possono essere uniti per crearne un terzo, questo va automaticamente ad aggiungersi a quelli già in nostro possesso; se invece alla combinazione mancano uno o più ingredienti, questi vengono segnalati con dei punti interrogativi e spetterà al giocatore scoprirli. Sebbene alcuni abbinamenti siano piuttosto curiosi, la maggior parte non è affatto illogica e fortunatamente Ardan annota tutte le associazioni realizzate, in modo tale da poterle riprodurre facilmente in caso di necessità.

L’inventario è protagonista: questa è un’avventura all’insegna del bricolage estremo.

Enigmi al di là dell’umana comprensione

Gli ideogrammi seleniti diventeranno il vostro incubo peggiore!
Gli ideogrammi seleniti diventeranno il vostro incubo peggiore!

Gli amanti sfegatati dei rompicapo troveranno pane per i loro denti: puzzle meccanici, logici, deduttivi, mnemonici, matematici e sonori, che oscillano dall’elementare all’impossibile con un unico requisito comune, uno spirito d’osservazione e una pazienza sovrumani! All’appello mancano solo puzzle a scorrimento e labirinti, che hanno fatto posto a brevi sequenze arcade mirate a mettere alla prova riflessi e coordinazione, ma i puristi non si allarmino perché sono davvero di una semplicità disarmante: nella prima, per esempio, ci ritroveremo a inseguire delle bolle di potassio all’interno della capsula spaziale in assenza di gravità e più avanti dovremo calcolare bene i tempi per saltare da un picco lunare all’altro. Gli avventurieri più tradizionalisti potrebbero restare alquanto spiazzati anche dalla necessità di raccogliere punti e denaro per raggiungere certi obiettivi: le monete lunari si recuperano per strada o vendendo oggetti e invenzioni ma, per avanzare in alcune fasi di gioco o affrontare determinati puzzle, dovremo dimostrare di avere acquisito una sufficiente conoscenza della cultura selenita, quantificata in punti.

Gli amanti sfegatati dei rompicapo troveranno pane per i loro denti.

Enigmi al di là dell’umana comprensione

Fase arcade: dovremo darci il giusto slancio per saltare da un picco all’altro.
Fase arcade: dovremo darci il giusto slancio per saltare da un picco all’altro.

Il livello di difficoltà complessivo è relativamente elevato e la non linearità dell’avventura risulta spesso un’arma a doppio taglio: da un lato, limita la possibilità di trovarsi irrimediabilmente bloccati offrendo più modi di risolvere un problema o, se non altro, la possibilità di dedicarsi a un’area di gioco diversa finché non si saranno raccolti gli elementi necessari a superare l’impasse; d’altro canto, tutta questa libertà finisce inevitabilmente per disorientare e spinge a tentare le cose più improbabili anche quando la soluzione magari è a portata di mano o dipende semplicemente da un dettaglio trascurato. Ci sono poi altri fattori che acuiscono la sensazione di frustrazione nel giocatore: il fatto che gli enigmi raramente si presentino nell’ordine in cui vanno risolti e l’impenetrabilità iniziale di molti puzzle impongono uno scrupoloso esame di ogni singola ambientazione alla ricerca d’indizi ed estenuanti viaggi tra l’una e l’altra. Fanno da ulteriore deterrente alla voglia di proseguire l’avventura la presenza di fastidiose sequenze a tempo e la possibilità di morire prematuramente, che non penalizza in alcun modo il giocatore ma non contribuisce di certo ad alleviarne l’insofferenza!

Una realizzazione tutt’altro che spaziale

Non c’è molto da dire sull’interfaccia di Viaggio al Centro della Luna, poiché rispecchia la più classica formula delle avventure punta e clicca: troviamo l’ormai onnipresente cursore che muta forma in base al tipo d’interazione possibile sullo schermo, effettuiamo ogni operazione con un semplice clic del tasto sinistro del mouse e accediamo all’inventario e ai menu premendo il tasto destro. Il sistema di assemblaggio ereditato da Il Ritorno all’Isola Misteriosa è flessibile e intuitivo, ma la sovrabbondanza di slot e schede per la gestione degli oggetti in inventario è più d’intralcio che altro: essendoci un limite di tre articoli per tipo, in realtà è difficile riempire tutto lo spazio disponibile in inventario, anche nelle fasi di gioco più roventi. Una menzione particolare merita l’originale interfaccia adottata per illustrare le scoperte di Ardan nelle indagini all’inizio del gioco: ogni indizio scoperto sulla morte misteriosa dei suoi compagni di viaggio va ad aggiungersi sotto forma di ricordo o racconto ad una griglia composta da sedici tessere. Dopo averle collezionate tutte, riusciremo a ricostruire l’ordine dei fatti: un espediente decisamente appassionante per raccontare l’accaduto, coinvolgendo il giocatore in prima persona.

Viaggio al Centro della Luna - Recensione
Viaggio al Centro della Luna - Recensione
Viaggio al Centro della Luna - Recensione

Una realizzazione tutt’altro che spaziale

Il comparto grafico non riserva sorprese né brutte né buone: essendo questa un’avventura in soggettiva, come quasi tutti i prodotti targati The Adventure Company, giocheremo attraverso una visuale panoramica a 360° e, per muoverci all’interno delle ambientazioni, passeremo da un nodo predefinito all’altro. I paesaggi lunari sono surreali e coloratissimi, i fondali stellati abbastanza suggestivi, ma il livello di dettaglio non è certo eccelso e lo stravagante design non convince fino in fondo. I modelli e le animazioni dei personaggi non sono male, ma se ne vedono davvero troppo pochi. Nel complesso, bisogna ammettere che l’onirica trasposizione grafica della Luna di Verne riflette effettivamente lo spirito dei suoi scritti e la loro aurea fantastica, ma le ambientazioni appaiono irrimediabilmente statiche e prive di vita, senza contare il fatto che spesso risulta difficile orientarsi al loro interno, nonostante non siano per niente vaste. I filmati scarseggiano e gli sviluppi della storia vengono rappresentati prevalentemente con immagini statiche accompagnate dalla voce del narratore. Il comparto audio se la cava un po’ meglio: il sottofondo musicale è appena percettibile e decisamente sottotono, malgrado un motivo principale apprezzabile. La localizzazione e il doppiaggio sono ineccepibili, gli effetti sonori più che discreti.

Commento finale

Bruciando uno spunto potenzialmente interessante e poggiando su una mediocre realizzazione tecnica, questo Viaggio al Centro della Luna si riduce a una maratona di rompicapo, che sembrano riuniti in ordine del tutto casuale e ideati appositamente per saggiare la resistenza degli avventurieri hardcore. Più che un’avventura, un compito in classe! Nessuno rimarrà colpito più di tanto dalle ambientazioni, né riuscirà ad affezionarsi all’eroe del gioco o a qualunque altro personaggio. La riflessione e la pazienza saranno le vostre uniche compagne di viaggio: consigliato solo ai patiti della settimana enigmistica, in nome dei quali riesce ad aggiudicarsi una sufficienza stiracchiata.

Pro

  • Interfaccia semplice e intuitiva
  • Ingegnoso sistema di gestione dell’inventario
  • Puzzle logici articolati e complessi (pure troppo)
Contro
  • Monotona successione di puzzle
  • Scarsa immersione
  • Tecnicamente mediocre

Verne e l’era digitale

Ce ne vuole di fantasia per immaginarsi la Luna così come dovevano sognarla i nostri antenati nel XIX secolo, adesso che fin dai primi anni di scuola ci viene descritta come una sterile roccia che ruota intorno al nostro pianeta! Eppure visionari come Giulo Verne, che oggi fanno sorridere per qualche azzardo per lo meno ingenuo, riescono ancora a sorprenderci per la loro capacità di vedere nel futuro, abbozzando invenzioni che ormai ci sembrano scontate ma che per allora erano pura fantascienza. È per questo che i suoi romanzi hanno affascinato intere generazioni, la nostra inclusa, tanto da ispirare persino dei videogiochi e quale genere si presterebbe meglio a soggetti simili, se non quello delle avventure grafiche? In effetti questo Viaggio al Centro della Luna, liberamente tratto dalle storie di “Intorno alla Luna” e “Dalla Terra alla Luna”, non è certo il primo titolo videoludico che rivisita l’universo di Verne: lo stesso sviluppatore, Kheops Studio, ci ha recentemente offerto l’originale Ritorno all'Isola Misteriosa e Frogwares, dopo Viaggio al Centro della Terra, si appresta a lanciare Il Giro del Mondo in 80 giorni. Per non parlare di una marea di altri giochi che, per stessa ammissione dei loro creatori, sono indirettamente ispirati all’opera di questo geniale autore o ne prendono spunto, primo tra tutti il popolarissimo Myst.