Con la recensione di Yakuza 6: The Song of Life per PC si chiude di fatto un'epoca: la lunga saga di Kazuma Kiryu giunge alla propria conclusione anche sulle piattaforme Microsoft con un capitolo solido, ispirato e significativo, sebbene forse troppo conservativo sotto alcuni aspetti.
Scaricabile gratis dagli abbonati a Xbox Game Pass, il gioco riprende gli eventi esattamente da dove li avevamo lasciati al termine di Yakuza 5, utilizzando però un espediente narrativo originale per questo franchise. La prima sequenza si svolge infatti in un bar di Onomichi, una località nella prefettura di Hiroshima in cui l'ex Dragone di Dojima ha deciso di stabilirsi per qualche tempo.
Storia
Cosa ha portato il protagonista di Yakuza 6: The Song of Life a Hiroshima? Ce lo spiegano le lunghe, tradizionali cutscene di stampo cinematografico che da sempre caratterizzano la serie SEGA. Sopravvissuto per miracolo allo scontro finale del quinto capitolo, Kazuma decide di costituirsi e liberarsi una volta per tutte dei legami con la mafia giapponese, ma dopo tre anni di prigione scopre che la sua giovane protetta, Haruka, ha da tempo fatto perdere le proprie tracce.
La ragazza ricompare a Kamurocho, in quel di Tokyo, solo per finire investita da un'auto apparentemente fuori controllo. In coma, sospesa fra la vita e la morte, Haruka ha subito gravi ferite per proteggere ciò che aveva di più caro: il figlioletto che portava in braccio. Per impedire che finisca in mano ai servizi sociali, Kazuma decide di prendere con sé il piccolo Haruto e di scoprire chi sia suo padre.
La ricerca conduce l'uomo a Hiroshima, appunto, dove fa la conoscenza di un'affascinante barista di nome Kiyomi e della sgangherata famiglia Hirose: personaggi anche stavolta molto ben tratteggiati, che nascondono storie appassionanti e non poche sorprese che avremo modo di scoprire nel corso dei tredici capitoli che compongono la lunga campagna del gioco, la cui durata si attesta sulle trenta ore completando anche le subquest.
La formula è quella che i fan della serie conoscono bene, con un comparto narrativo di spessore che fa da collante a sequenze esplorative ambientate all'interno di due ampi sandbox, i già citati Kamurocho e Onomichi, dove potremo cimentarci con tantissime attività collaterali e con entusiasmanti combattimenti action a base di combo, spettacolari finisher, oggetti contundenti e mosse speciali.
Gameplay
Chi conosce Yakuza, lo sa: il gameplay portato avanti per anni dal Ryu Ga Gotoku Studio parte dall'ormai lontana tradizione dei picchiaduro a scorrimento, proponendoci un sistema di combattimento action brawler estremamente immediato ma anche solido e soddisfacente, in grado di offrire un'ottima resa degli impatti.
Mentre esploriamo le due ampie mappe del gioco, incapperemo spesso in bande di teppisti, sbandati o veri e propri criminali che ci guarderanno in cagnesco cercando la rissa. Dovremo risolvere questi contrasti menando le mani, mettendo a segno combo man mano più elaborate (grazie allo sblocco di tante mosse supplementari) ed eseguendo le dolorosissime finisher per mettere KO i nostri avversari più rapidamente.
Ecco, da qualsiasi parte lo si guardi il combat system di Yakuza 6: The Song of Life appare sì convincente e piacevole ma inevitabilmente meno sfaccettato rispetto alle sperimentazioni introdotte a partire da Yakuza 0, con gli stili differenti che donavano a Kazuma un repertorio non solo più ricco ma anche dinamico, adattabile alle situazioni e ai nemici.
In questo caso il protagonista rimane vincolato al tradizionale Dragon Style, sebbene in una versione potenziata: può sfruttare la barra della furia per sferrare devastanti serie di pugni e il risultato è senz'altro spettacolare, ma anche sul fronte delle finisher le possibilità appaiono ridotte rispetto a quanto visto in passato.
A metterci un po' una pezza troviamo le battaglie strategiche contro JUSTIS, il gruppo di ex vigilanti corrotti che avremo modo di sfidare in varie occasioni dopo aver creato la nostra squadra di combattenti, nonché il solito e immancabile contorno di attività extra con cui cimentarci principalmente a Kamurocho, ad esempio i Club SEGA dove cimentarci con i coin-op di OutRun, Super Hang-On, Space Harrier, Fantasy Zone, Puyo Puyo e Virtua Fighter 5: Final Showdown.
Dopodiché ci sono i minigame di sempre: dal mahjong alle freccette, dal karaoke al battling center, con l'aggiunta delle partite di baseball e la pesca subacquea a Onomichi. Spiccano inoltre due novità più corpose e stratificate, nella fattispecie l'Hostess Club in cui sfoggiare le nostre doti di seduttore selezionando le frasi giuste con cui conquistare la nostra interlocutrice, e la live chat, dove azzeccando una serie di scelte potremo assistere a un vero e proprio spogliarello.
Scenari
Con l'ovvia eccezione di Yakuza: Like a Dragon, ci troviamo di fronte all'episodio graficamente più complesso e interessante della serie, ed è dunque un peccato che queste qualità non siano state messe anche al servizio dei numeri. Rispetto ai cinque differenti scenari di Yakuza 5, infatti, le due mappe di The Song of Life non convincono del tutto.
Se da un lato Kamurocho lo conosciamo benissimo e qui compare in una delle sue versioni più ricche e interattive di sempre, Onomichi ha i tratti tipici della località turistica e alcuni panorami suggestivi, ma non offre poi molto ai propri visitatori: le attività sono poche e non particolarmente interessanti, le dimensioni della mappa sono contenute e abbondano le mura invisibili a delimitarne i confini.
Realizzazione tecnica
In termini di realizzazione tecnica, Yakuza 6: The Song of Life può contare sull'immancabile set di cutscene estremamente convincenti, su modelli poligonali piuttosto dettagliati e ben animati nonché, in generale, su di una grande atmosfera che si esprime in particolare durante le sequenze serali, quando Kazuma passeggia per le strade illuminate dalle insegne dei locali.
Al netto della varietà delle ambientazioni, che come detto è uno dei punti deboli di questo capitolo, il concetto di turismo virtuale può essere ben applicato al gioco e le tante attività disponibili in giro non fanno che confermarlo, coinvolgendoci quando in un simpatico minigame dai tratti spiccatamente giapponesi, quando in una subquest dai risvolti completamente fuori di testa.
Come si comporta il titolo su PC? La versione originale per PS4 si muoveva a 1080p e 30 fps e lo stesso accade su Xbox Series S, mentre qui a seconda della configurazione è possibile arrivare a 2160p e 60 fps, attivando peraltro un'effettistica più sofisticata. Oltre alla possibilità di sbloccare il frame rate e cambiare la risoluzione, le regolazioni includono texture, ombre, geometrie, riflessi, motion blur, occlusione ambientale avanzata e antialiasing.
Ci sono insomma tante opzioni, ma alla prova dei fatti con una RTX 3070 Yakuza 6: The Song of Life si rivela un po' pesante per la GPU: impostando tutto al massimo a 4K la scheda fa fatica a tenere i 50-55 fps e bisogna utilizzare lo scaler per diminuire la risoluzione di un 10% al fine di ottenere i 60 fotogrammi stabili. Scendendo a 1440p o 1080p si viaggia invece sui 100 fps, ovviamente una volta disattivata la sincronia verticale.
Requisiti di Sistema PC
Configurazione di Prova
- Processore: Intel Core i5 10400
- Scheda video: NVIDIA RTX 3070
- Memoria: 16 GB di RAM
- Sistema operativo: Windows 10
Requisiti minimi
- Processore: Intel Core i5 3470, AMD FX 6300
- Scheda video: NVIDIA GTX 660, AMD HD 7870
- Memoria: 4 GB di RAM
- Hard disk: 40 GB di spazio richiesto
- Sistema operativo: Windows 10
Requisiti consigliati
- Processore: Intel Core i7 6700, AMD Ryzen 5 2600
- Scheda video: NVIDIA GTX 1070, AMD RX Vega 56
- Memoria: 6 GB di RAM
- Hard disk: 40 GB di spazio richiesto
- Sistema operativo: Windows 10
Conclusioni
Yakuza 6: The Song of Life è un capitolo conclusivo solido e bello da vedere, convincente sotto il profilo narrativo e dotato della tradizionale abbondanza di attività collaterali in grado di trasformare l'esperienza in un vero e proprio tour virtuale. Il sistema di combattimento funziona e coinvolge, ma riduce la varietà a un unico stile e lo stesso discorso può essere fatto per quanto concerne gli scenari: dopo le cinque differenti location del quinto episodio era lecito aspettarsi qualcosa di più. Ciò detto, il gioco offre su PC l'esperienza migliore possibile ed è ovviamente un download obbligato per gli abbonati a Xbox Game Pass, che aspettavano da tempo questo affascinante epilogo.
PRO
- Gameplay collaudato, solido e coinvolgente
- Tanti minigame e attività collaterali
- Narrazione straordinaria
CONTRO
- Un solo personaggio giocabile, due soli scenari
- Onomichi non regge il confronto con Kamurocho
- Su PC è un gran bel vedere ma richiede tanta potenza