Sapete cosa c'è di più brutto di un videogioco brutto, ma comunque meno brutto di una trasmissione di calcio su di un canale tv regionale? Un videogioco brutto che ha pure la pretesa di spaventarti e non ci riesce.
Mettiamo subito le cose in chiaro: in questa classifica non si salva nessuno se non il vostro portafogli, si spera. Ma solo se ci darete ascolto. Faremo in modo di consigliarvi per il meglio sconsigliandovi il peggio degli horror moderni, quei titoli che non dovreste assolutamente recuperare, evitando di scaricarli dagli store, lasciandoli sullo scaffale o rifiutandoli se ve li regalassero.
Spazieremo tra giochi brutti come può esserlo solo una multa e clamorose occasioni mancate, seconde solo a quella volta che Pippo Baudo disse di no a Sharon Stone. Iniziamo dunque perché il brutto deve ancora venire. Ecco i 10 giochi horror più brutti di sempre.
L'abbiamo già detto "brutto"?
10. Resident Evil 6
Ok, subito "tana per Multiplayer.it": Resident Evil 6 non è un brutto gioco in senso stretto, ma paga doppio i suoi peccati per via del nome che porta. Il sesto capitolo della serie Capcom diventa uno sparatutto puro e si scorda di tutto ciò che lo ha preceduto per quanto riguarda stile e approccio. Eppure non sarebbe neanche questo il vero problema. Oddio, forse sì.
Insomma, il vero problema è che anche come shooter Resident Evil 6 sembra uno zombie che sta per rialzarsi a fatica dal pavimento, ci prova, eccolo che ce la fa, ci sta per riuscire... niente, non ce l'ha fatta. Colpa di una ripetitività sfiancante, una telecamera piacevole come un calcio nei denti e di un level design che farebbe apparire ben progettato persino un posto auto sulle strisce pedonali.
È un titolo che si lascia giocare, è vero, però, dai, ecco, su: sei Resident Evil mica "Pizza, zombie e fichi".
9. Perception
Cassie, una ragazza non vedente tormentata da visioni inquietanti, impegnata a vagare per una villa infestata da presenze spettrali per mettere insieme i pezzi del puzzle di un oscuro mistero. Sssssì, ecco, tutto molto interessante se non fosse che in Perception è uno di quei puzzle con le tessere giganti per bambini da 1 a 3 anni, tanta è la facilità con cui si avanza nell'avventura.
Il comparto narrativo è tutt'altro che pessimo, lo ammettiamo, ma da solo si fa carico di tutto il peso di Perception, poiché nel lavoro di squadra tra componenti il gameplay ricopre il ruolo del classico amico con cui facciamo serata e che si ubriaca subito mandando tutto in vacca. Il livello di sfida insomma è pari a zero e anche sul versante grafico tutto è ridotto, per via della disabilità della protagonista, all'essenziale.
8. Until Dawn: Rush of Blood
Avete presente l'Until Dawn che vi abbiamo consigliato nella nostra lista di top giochi horror moderni? Quell'intrigante avventura tutta scelte morali e quick time event? Bene, ora applicate un paio di elettrodi alle vostre tempie, azionate la corrente e dimenticatevelo. Ma soprattutto dimenticatevi questo Rush of Blood, spin-off che si avvale dell'ausilio di Playstation VR e che ha tutte le carte in regola per essere preso in seria considerazione qualora voleste giocare a frisbee con un Blu-ray.
A parte qualche sporadico momento riuscito e un buon utilizzo della realtà virtuale, questo sparatutto su binari è il raduno internazionale dei jump scare citofonati e delle idee scontate, e si porta a termine nel giro di un paio d'ore scarse.
Ah, sì ecco, una nota davvero positiva: dura poco.
7. Remothered: Broken Porcelain
Quello che ci fa accanire con sadismo su Remothered: Broken Porcelain è il suo esser stato messo sul mercato infarcito di problemi e bug, in seguito parzialmente risolti tramite patch. Il campionario di magagne tecniche, al momento dell'uscita, non si è fatto mancare nulla tra compenetrazioni che hanno del grottesco, morti incomprensibili e comandi che visualizzano e non rispondono.
Nonostante il team di sviluppo abbia tentato in corsa di aggiustare tutto con la supercolla, le crepe tra i cocci di Remothered: Broken Porcelain lasciano tuttavia intravedere una telecamera non proprio reattiva e un'intelligenza artificiale nemica scadente.
Dopo Tormented Fathers, questo capitolo sa di occasione persa, insomma, sebbene il lato narrativo e sonoro siano di tutto rispetto.
6. Lucius
In Lucius impersonerete un bambino di 6 anni incaricato dal demonio di far fuori gli abitanti della casa in cui abita causando crudeli incidenti domestici.
L'idea di partenza non era nemmeno male, peccato che il piccolo protagonista abbia lo stesso carisma ed espressività di un cancello in ferro battuto, e che la meccanica di gioco sia drammaticamente piatta così come la trama. Il concept si sarebbe prestato benissimo a qualcosa del tipo "Hitman luciferino" e invece per ogni bersaglio da uccidere c'è soltanto una soluzione possibile, peraltro individuabile con estrema semplicità.
Ma soprattutto: in che modo Lucius dovrebbe spaventare? Cioè... dalla vostra parte avete Satana in persona e tra gli obiettivi da eliminare non c'è né Mike Tyson né un Vittorio Sgarbi in berserk. Di chi si dovrebbe aver paura di preciso?
5. The inpatient
Ancora Until Dawn, ancora realtà virtuale, ancora una durata di gioco paragonabile a quella della carriera dei Gazosa.
The Inpatient è una sorta di prequel dell'avventura uscita nel 2015 su PS4 che fa dell'immersività il suo cavallo di battaglia, con la possibilità di esprimere addirittura le proprie scelte nei dialoghi attraverso il riconoscimento vocale. Il cavallo che però sicuramente manca all'appello è quello della qualità narrativa e il carrozzone arranca.
La frequenza dei caricamenti è snervante, la storia lenta, priva di spunti interessanti e soprattutto nemmeno troppo inquietante a livello psicologico. Il che non rivestirebbe un problema se il gioco avesse come protagonista, boh, un ortolano anziché un paziente di un sanatorio affetto da amnesia. Mah.
4. Slender: The Arrival
In questo gioco il vostro obiettivo sarà quello di scovare degli oggetti sparsi a caso per la mappa cercando contemporaneamente di sfuggire allo Slender, una creatura capace di ammazzarvi all'istante e che al posto delle braccia ha tipo delle pale eoliche.
Ma in Slender The Arrival c'è molto di più. Nel livello successivo infatti dovrete scovare degli oggetti, sparsi a caso per la mappa, e provare a sfuggire allo Slender. Aspettate però a giudicare. Perché nel livello seguente la vostra missione sarà quella di scovare degli oggetti sparsi a caso per la mappa, mentre proverete a sfuggire allo Slender.
Non immaginerete mai però quello che vi aspetta nel livello successivo. Nel livello successivo ci siete voi che avete finalmente capito che l'enorme problema di questo titolo è una ripetitività da denuncia e lasciate perdere.
3. Outbreak: Endless Nightmares
Basta, stiamo diventando davvero troppo cattivi, così abbiamo deciso che nel descrivervi Outbreak: Endless Nightmares utilizzeremo solo complimenti.
In questo spudorato emulo del primo Resident Evil la storia è scialba, le tre telecamere disponibili causano l'emicrania e sembra di guidare un pensionato con l'artrite per quanto le animazioni sono grezze. I livelli sono generati proceduralmente, ma ogni due per tre vi capiterà di imbattervi nello stesso ambiente visitato poco prima, circostanza che finirà per farvi dubitare della vostra sanità mentale.
Per amor di correttezza è giusto sottolineare che Outbreak: Endless Nightmares è stato realizzato da una sola persona, ma con altrettanta correttezza è bene far notare che l'orgoglio a volte può essere messo da parte e chiedere una mano non è vergogna.
2. Syndrome
Syndrome è uno di quei casi in cui una mattina in Portogallo, quando sorge il sole, uno sviluppatore si sveglia e chiede al suo collega "Ti va di realizzare uno sparatutto horror senza idee?" e contro ogni previsione questi risponde "È sempre stato il mio sogno".
Resta l'amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere se il collega avesse risposto un più semplice "No", ma ormai il gioco targato Camel 101 è fra noi e non possiamo farci nulla. O meglio, l'unica cosa che possiamo fare è evitare di acquistare questo frullato di ripetitività, goffaggine e level design attraente come il trapano del dentista.
È un gioco che fa per voi a patto che non abbiate la benché minima pretesa. Ma vi supplichiamo: abbiatene!
1. Agony
Leggete a voce alta il titolo. Bene, fatelo un'altra volta. Ecco, adesso fatelo una terza e finalmente avrete ben chiaro quello che pensiamo di questo gioco. Di MadMind Studio va comunque stimata la coerenza per aver scelto un nome che riflette perfettamente quello che il loro prodotto suscita pad alla mano. Bravi e autocritici, complimenti.
Gente, in Agony non si salva praticamente nulla e viene da sospettare che l'anima dannata in cerca di salvezza, anziché il protagonista, alla fin fine sia proprio il disgraziato giocatore che preme il tasto Start.
A onor del vero va detto che la versione PC gira leggermente meglio di quella console ma, insomma, tra formattarlo e acquistare su internet uno sterilizzatore per spazzolini da denti, al computer ci sono un sacco di cose molto più interessanti da fare.
Ed eccoci arrivati in fondo, è stato faticosissimo districarsi fra tanto orrore, ma speriamo che le vostre tasche ci siano grate più di quanto noi lo siamo agli autori di questi dieci videogiochi.
Quali sono secondo voi gli altri titoli che dovrebbero rispondere "presente" al richiamo della bruttezza? Diteci la vostra nei commenti qui sotto.