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La guerra dei Droni

Cosa abbiamo visto all'E3?

ANTEPRIMA di Matteo Santicchia   —   06/06/2012
Call of Duty: Black Ops II
Call of Duty: Black Ops II
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Qui a Los Angeles Treyarch si è limitata a portare la stessa demo mostrata durante lo scorso aprile nei sui studi e mostrata in forma ridotta durante la conferenza Microsoft. Non ci sono quindi informazioni aggiuntive sulla doppia storyline del titolo che ci farà conoscere la seconda guerra fredda, ma non troppo, del 2025, ne tantomeno le sezioni ambientate negli anni 80 com protagonista Woods. In tal senso nulla è stato detto sulle missioni sandbox Strike Force, che avranno un impatto importante nella progressione della campagna, ne tantomeno sul multiplayer o sulla modalità Zombie, che sembra avrà non solo scenari singoli ma anche una campagna vera e propria. L'impressione è che gli sviluppatori americani vogliano mantenere il massimo riserbo sul gioco, su quelle che sembrano essere molte novità da scoprire da qui all'uscita, prevista per il prossimo 13 novembre. In tal senso i prossimi incontri potranno rivelarci molto sul gioco, l'appuntamento, salvo annunci o press tour improvvisi, è a Colonia in occasione della Gamescom.

Un futuro buio

Come e dove si combatterà la terza guerra mondiale? Quali saranno gli eserciti in guerra? Treyarch sembra conoscere in parte le risposte a queste domande, e con una mossa azzeccata ci fa vedere quali saranno i presupposti che potrebbero portare alla nostra distruzione totale, mettendo in scena nel 2025 quella che il team di Santa Monica chiama la "seconda guerra fredda". La settimana scorsa siamo volati proprio in California direttamente negli studi Treyarch a Santa Monica per conoscere il loro progetto più ambizioso, Call of Duty: Black Ops 2. Prima di farci vedere una interessante missione ambientata a Downtown L.A., Mark Lamia, il boss di Treyarch, ci ha spiegato per filo e per segno quale sarà il background politico-economico del gioco, un fattore questo molto importante per rendere ancor più credibile, o meglio usando le sue parole, plausible, la storia futura raccontata nel titolo. Tutti sappiamo che il motore scatenante della maggior parte dei conflitti degli ultimi anni è il petrolio, ma è possibile dire che non sarà così nel 2025. L'oro nero dei prossimi anni non verrà più trivellato in Arabia o in Iran, ma del tutto (si parla del 97%) raccolto in imponenti operazioni minerarie in Cina. Stiamo parlando delle cosiddette terre rare, ovvero diciassette minerali che sono alle base di tutte le componenti elettroniche di oggi.

Terre rare

State leggendo questo articolo attraverso un tablet o uno smartphone? Vi bullate dei consumi ridotti della vostra macchina ibrida a celle di combustile? Tutte queste tecnologie hanno alla base componentistiche realizzate proprio con questi elementi, per non parlare poi soprattutto di satelliti, jet e tecnologia militare d'avanguardia di ogni tipo. L'equazione è semplice, la Cina ha il monopolio e regola fermamente a suo vantaggio l'export, andando quindi ad impattare negativamente sulla richiesta in forte espansione di questi indispensabili minerali. Un settore quindi strategico per l'Occidente, che non può essere controllato da un solo attore sullo scacchiere, come lo stesso Presidente Obama ha dichiarato lo scorso dodici marzo. Ma visto che si parla di "operazioni nere" dietro le linee, come si combatteranno tra tredici anni? Qui Treyarch ha portato due esempi cruciali avvenuti in questi ultimi tempi. Tutto ruoterà sulla cosiddetta Cyberwarfare, ovvero la guerra cibernetica, un termine tremendamente anni 90, ma che ci ha fatto capire quale sarà il mood del gioco. Gli esempi portati sono davvero calzanti. Circa due anni fa un worm chiamato Stuxnet ha colpito oltre 90000 PC industriali dotati di un unico e particolare hardware Siemens.

La guerra dei Droni

Il 60% di questi computer si trovavano in Iran, la maggior parte dei quali impiegati nelle famigerate centrali per l'arricchimento dell'Uranio. Il risultato di questa infezione ha di fatto danneggiato e rallentato enormemente gli sforzi atomici iraniani. Una vera e propria Black Op insomma, senza operatori sul campo, e soprattutto senza attacchi missilistici ma altrettanto efficace. Anche gli iraniani non sono rimasti con le mani in mano visto che a dicembre il drone americano più avanzato, l'RQ-170 Sentinel, chiamato affettuosamente la Bestia di Kandahar, un UAV che sembra uscito fuori da un film di fantascienza, è "precipitato" in territorio iraniano, miracolosamente illeso. Le ipotesi su come sia successo sono moltissime, ma quella più accreditata è che da terra siano riusciti ad entrare nei sistemi di guida per farlo atterrare placido e calmo sul suolo di Persia. Un'altra operazione nera, a parti inverse stavolta. È facile capire quindi quale sarà il tema portante di Call of Duty: Black Ops 2, ovvero guerriglia cibernetica e droni, di ogni tipo, di terra e d'aria, che nel futuro plausibile di Treyarch saranno gli ideali compagni di battaglia dei soldati, totalmente connessi e a disposizione immediata, non un asset che necessita di una lunga catena di comando da risalire per essere impiegati.

Le colpe dei padri

Facciamo però un passo indietro di quarant'anni per scoprire cosa la campagna di Call of Duty: Black Ops 2 offrirà nella sua interezza. Non solo il futuro visto che per buona parte del gioco sembra vestiremo i panni di Mason senior insieme a Woods negli anni 80, alle prese con tutta una serie di operazioni speciali nelle giungle del centro America contro i guerriglieri comunisti o novelli Rambo a cavallo in Afghanistan insieme ai Mujaheddin per contrastare l'invasione sovietica, come abbiamo visto nell'incipit di una missione ambientata sotto gli ormai distrutti Buddha di Bamiyan. Come nel primo Black Ops la storia, scritta da Sua Maestà David Goyer, l'uomo dietro i Batman di Nolan, si dipanerà attraverso un gioco di incastri e flashback attraverso i due periodi. Siamo insomma di fronte ad un sequel diretto visto che negli anni 80 assisteremo alla nascita di quegli avvenimenti (e di quei personaggi) che troveranno compimento nel 2025. In tal senso basta dire che il protagonista della "guerra dei Droni" sarà il figlio di Mason, che nonostante le pessime referenze troverà lavoro come guardia del corpo della Presidente degli Stati Uniti.

La guerra dei Droni

Le premesse per qualcosa di nuovo e originale ci sono tutte insomma, una bella risposta per tutti quelli che dicono che Call of Duty è da troppo tempo sempre uguale a se stesso. In tal senso la lunga missione ambientata a Downtown L.A. nel 2025 ci ha fatto vedere buona parte di quelli che saranno i capisaldi del "gameplay futuro" del gioco. Il twist iniziale è molto interessante. Tutti i droni americani hanno preso il volo, sia quelli piccoli da ricognizione che quelli grandi da attacco e stanno bombardando diverse città americane. Lo scenario è del tutto simile a quello visto in Terminator, le macchine si stanno rivoltando contro i loro padroni, solo che qui per fortuna non c'è Skynet a tirare le fila. Simultaneamente anche in Cina sembra stia per accadere qualcosa di simile, e visto che non ci sono i generali di Pechino dietro l'attacco agli Stati Uniti chi ha orchestrato questo incredibile, letale e sofisticatissimo attacco cybernetico? La risposta è semplice, e risiede negli avvenimenti narrati, e giocati, quaranta anni prima. Lo scopo della missione è un classico: scortare P.O.T.U.S., ovvero il President of the United States al punto d'estrazione, attraversando buona parte di quello che oggi è il quartiere economico e fieristico della città. Il panorama è spiazzante, i grattacieli sono in fiamme, il cielo è solcato da centinaia di piccoli velivoli che bombardano e mitragliano le strade, mentre a terra pochi soldati avversari ci sparano.

Los Angeles 2025

La prima cosa che salta subito all'occhio è quindi il ridotto numero di avversari umani rispetto ai droni. La prima parte della demo, invero molto simile anche per palette ai primi momenti dell'assalto a Wall Street in Modern Warfare 3, è tutta uno sparare in aria, cercando di colpire quanti più aerei possibile, usando anche una postazione fissa su un Hammer capace di sparare piccoli missili a ricerca. L'atmosfera futuribile si respira inoltre col fucile in dotazione a Mason Junior. L'arma, che per tutti gli amanti di tecnobubbole spara colpi in rapida successione grazie ad un meccanismo elettrico cortesemente inventato dall'australiana Metal Storm, è dotata di un mirino che ci permette di osservare dietro le coperture per colpire quindi gli avversari al riparo, alla stregua dell'Auger visto in Resistance.

La guerra dei Droni

Insomma l'ambiente non sarà distruttibile ma con l'arma giusta sarà possibile fare come se non ci fosse. Dopo una prima parte che ha visto scappare il gruppo attraversando i cavalcavia e le ampie carreggiate dell'highway, con tanto di momenti scriptati molto cinematografici nel pieno dello stile Call of Duty, come quando un tir ha schiantato il SUV dei fuggitivi, l'azione è passata in "spazi più stretti", attraversando palazzi e costruzioni in direzione di quello che a tutti gli effetti è lo Staple Center, zona E3 quindi. Qui abbiamo potuto osservare diversi momenti "futuri", come quando oltre alle solite decine di droni volanti, sono comparsi sulla scena a coprire i soldati avversari anche diversi robot di terra, sotto forma di un lento e basso quadrupede corazzato e di un piccolo "rover" concettualmente simile ai mezzi in dotazione agli artificieri, entrambi pesantemente blindati e armati. Mason Jr. li ha fatti fuori utilizzando una sorta di colpo potenziato del fucile, senza insomma fare ricorso al solito lanciarazzi. Che ci sia finalmente il fuoco secondario per le armi? Quando poi il gruppo ha fatto irruzione dentro un palazzo il protagonista ha letteralmente tirato fuori l'asso dalla manica, anzi dal terminale multifunzione posizionato sull'avambraccio, chiamando un piccolo stormo di droni, simili all'odierno RC Drone, a ripulire l'area, utilizzando lo stick per dargli un'indicazione di massima sulla zona da coprire.

La guerra dei Droni

Gli sviluppatori ci hanno spiegato che il ricorso a questo tipo di aiuti non sarà "comandato" come quando ad esempio dobbiamo far ricorso necessariamente a postazioni fisse, ma sarà il giocatore a scegliere se e come utilizzarli. Dopo aver assistito al crollo in diretta di un grattacielo, con grande ricorso di particellari ed effetti di luce, la missione ha svoltato nettamente, portandoci a combattere nei cieli di Los Angeles. A bordo di quello che sembra un famigerato F-35B, il jet a decollo verticale, Mason ha avuto il compito di scortare dall'alto P.O.T.U.S. abbattendo a colpi di missili e cannone tutti i velivoli e mezzi nemici. Sfruttando la capacità di hovering dell'aereo i primi minuti nello stretto cockpit sono stati del tutto simili al combattimento con un elicottero, ma quando il motore posteriore ha assunto la posizione orizzontale l'aereo ha iniziato a sfrecciare attraverso i grattacieli innescando il più classico dei dogfight declinato in salsa robotica, tra antiquate sventagliate col cannone frontale e gli onnipresenti missili a ricerca multipli. E visto che la ricerca dello spettacolo è costante, il volo di Mason a Downton in mezzo a nugoli di droni si è concluso con una bella collisione a mezz'aria, non prima però di aver attivato il sedile eiettabile.

Strikeforce. La storia cambia

Insomma gli elementi per aggiungere delle novità sostanziali al solito gameplay scriptatissimo e cinematografico di Call of Duty non sono sembrate mancare in questa missione che ci ha mostrato buona parte del nuovo arsenale futuribile della serie e che ha dato l'impressione di essere perfettamente inserito nelle solite collaudate meccaniche di gioco. Ma dove Treyarch ha puntato forte per tentare di svecchiare a livello contenutistico il gioco è nelle missioni chiamate Strikeforce che andranno ad alternare i livelli classici della campagna. Basta semplicemente dire che per la prima volta possiamo parlare di bivi, scelte, svolgimento non lineare e addirittura potenziali finali multipli. L'intenzione degli sviluppatori è chiara. Queste missioni, sia portate a termine con successo, sia non avendo raggiunto l'obiettivo prefissato hanno un impatto notevole sul proseguo degli eventi, cambiando in corsa la storyline principale, con i personaggi principali e non, che vivranno o moriranno a seconda delle nostre scelte e della nostra bravura sul campo di battaglia. Il tutto quindi all'insegna della rigiocabilità. La missione mostrata, ambientata nel porto di Singapore nel 2025 (tutte le Strikeforce si giocano nel futuro) ci ha fatto vedere perchè Treyarch parla di sandbox gameplay.

La guerra dei Droni

In pratica, con meccaniche simili all'ultimo Driver, è possibile entrare e uscire liberamente in tutti gli asset e i soldati presenti sul campo di battaglia, dando inoltre ordini basilari alla truppa, in maniera estremamente libera. L'unico obbligo è quello di tenere in considerazione gli obiettivi, da ingaggiare senza un ordine prestabilito. In pratica abbiamo visto un continuo entrare ed uscire freneticamente in ogni tipo di mezzo sul campo, dai semplici fanti ai cecchini appostati in postazioni sopra elevate, passando per tutti i droni a disposizione, dai piccoli rover ai quadrupedi dotati di cannone, passando per le torrette in remoto dei blindati ai piccoli aerei sopra la zona calda, per finire col più classico dei missili lanciati sulla nave cargo in partenza. Ancora non sono ben chiare se le "trasformazioni" saranno illimitate o no, ma sembra necessario lanciare dei piccoli beacon di hackeraggio disponibili in numero contingentato o entrare in terminali della zona. Non potendo testare con mano Strikeforce è impossibile dare ora un giudizio sulla loro qualità in termini di giocabilità, ma l'impressione è che data anche la natura di "arena" del livello (in generale queste missioni sono più corte di quelle classiche) sembra di trovarsi di fronte ad una sorta di multiplayer ad obiettivi contro bot, in cui il team umano è comandato da un solo giocatore, dove con un veloce colpo d'occhio dobbiamo decidere chi "interpretare" per attaccare o difendere, come se dall'alto un generale, o un regista, decidesse chi seguire sul campo di battaglia. Una idea molto interessante, giocabile in mille modi, saltando tra gli asset, o solo nei panni del soldato di partenza, e che fa perfettamente il paio con la non linearità, i bivi e le scelte della campagna promessi. Mai come ora quindi siamo molto curiosi di provare con mano tutte le possibilità di Strikeforce, ma solo il codice finale saprà rivelarci quanto realmente effettivi e spiazzanti saranno i punti di svolta della narrazione.

Il PC su console?

La lunga presentazione è poi andata avanti spiegando i passi avanti fatti da Treyarch a livello tecnico. Iniziamo subito col dire, in modo da informare i più sfegatati adepti del copiaincollismo che Call of Duty: Black Ops 2 utilizza il solito motore, ma tanti e tali sono i miglioramenti in alcuni settori che per certi versi possiamo parlare di un engine profondamente rivisitato. Il tutto all'insegna dei soliti, granitici, sessanta frame al secondo. La campagna ha mostrato nelle scene di intermezzo un full performance capture ancor più realistico del precedente utilizzato sul primo capitolo, tanto da non sfigurare accanto a L.A. Noire o Heavy Rain (in tal senso Treyarch ha utilizzato questa tecnica anche sui cavalli), capace di mostrare visi animati talmente bene da rendere plausibili anche gli stati d'animo meno esuberanti a livello di animazioni facciali, ma soprattutto ha reso palese un bel lavoro di svecchiamento sul dettaglio delle texture negli elementi più ravvicinati, migliori e con numerosi shader applicati, sull'illuminazione e soprattutto sulla conta poligonale, decisamente più elevata.

La guerra dei Droni

Certo i fantasmi del motore passato sono ancora evidenti, soprattutto sulle texture degli elementi più lontani e su alcuni effetti speciali, ma i segni di un bel lavoro di miglioramento generale sono piuttosto evidenti, compatibilmente con il dogma dei sessanta frame. Questo intenso esercizio di modifiche e aggiunte è stato esplicitato mostrandoci due mappe multiplayer, non ancora terminate ma con buona parte dei nuovi elementi implementati. La parola d'ordine è quella di portare la qualità grafica PC (Call of Duty: Black Ops 2 utilizzerà le DirectX 11 su questa piattaforma) su console con sessanta frame al secondo e per quanto visto Treyarch è certamente sulla buona strada. La dimostrazione di Socotra Island ambientata nello Yemen e di Aftermath a Los Angeles hanno mostrato il nuovo sistema di illuminazione mettendo in campo tecniche come bounce lightining, self shadowing, ambient occlusion, HDR e molto altro, insieme ad un dettaglio texture molto elevato, soprattutto se confrontato con le porzioni di mappa "vecchie". Una serie di ostici termini tecnici inglesi per mettere in scena ambienti finalmente più vivi e meno statici che fanno fare una decisa sterzata al multiplayer, da sempre la parte più debole del comparto tecnico del gioco. Luci e ombre tengono ora conto dell'effettiva superficie di rifrazione. Percorrendo a passo d'uomo le due mappe si sono potuti osservare diversi esempi della nuova effettistica. La luce bacia i muretti a secco nello Yemen, mentre i punti di contatto tra le pietre sono in ombra. Stessa cosa per le armi, con le diverse parti illuminate o "al buio" a seconda dell'esposizione dei raggi solari. O come quando ci è stata mostrata la luce entrare da una porta spalancata in un caseggiato.

La guerra dei Droni

Le zone investite dal sole in modo diretto sono in piena luce, mentre allontandoci dal punto più illuminato l'ombra si fa man mano sempre più fitta. L'HDR poi la fa da padrone, come quando la luce mista a polvere filtra nei resti fumanti di un grattacielo di Los Angeles o viene riflessa da una pozzanghera. Anche le texture hanno subito un bel revamping. Ci è stata mostrata ad esempio la varietà e il dettaglio delle varie immagini applicate per ricreare una zona di asfalto molto rovinata, decisamente molto diverse le une dalle altre e con bump mapping a profusione. Ovviamente stiamo parlando di tecniche e artifici grafici che non scolvongono più di tanto nel 2012, ma che risaltano se inseriti in un franchise da sempre avaro di effetti speciali. Non ci sarà stato il tanto agognato cambio di motore, ma se queste sono le premesse possiamo ipotizzare che Treyarch ha lavorato benissimo nel cercare di svecchiare il più possibile un engine ormai arrivato alla frutta. Fermo restando il tanto gradito "collo di bottiglia" dei sessanta frame al secondo.

Per il resto?

Le novità, o meglio le informazioni sono latitate del tutto invece sul versante modalità zombi e multiplayer. In merito alla prima Treyarch ha semplicemente detto che non sarà una semplice modalità di gioco in più, ma avrà la sostanza di un titolo a sé stante. Sul comparto multigiocatore si sa solamente che tra revisioni e addizioni i ragazzi di Santa Monica hanno ripensato dalle fondamenta il gioco. In definitiva il viaggio in California per un primo approfondito contatto con Call of Duty: Black Ops 2 ci ha detto molto sulla voglia di Treyarch di svecchiare il franchise, seppur all'insegna della tradizione. Le meccaniche sono quelle conosciute, ma grazie allo spostamento nel 2025 di buona parte del titolo il ventaglio delle possibilità sul campo di battaglia è aumentato a dismisura. Su tutto però spiccano le missioni Strikeforce, originali nelle meccaniche quanto importanti nell'ottica dei bivi e della rigiocabilità totale, e che potranno essere il vero punto di forza della campagna. Insomma lo sforzo produttivo e di concept sembra essere davvero elevato, non rimane che testare con mano il nuovo lavoro dei ragazzi californiani.

CERTEZZE

  • Lo spostamento in un 2025 plausibile è davvero interessante
  • Gli anni 80
  • Importanti passi avanti a livello tecnico e DX 11
  • Le missioni Strikeforce e relativi snodi e bivi a livello narrativo

DUBBI

  • Zombi e multiplayer da scoprire
  • Tutte le novità vanno testate sul campo