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La svolta culturale

La nuova espansione di Civilization V porta il titolo nell'era moderna tra ideologie, tratte commerciali e intrighi globali

ANTEPRIMA di Mattia Armani   —   10/05/2013
Sid Meier's Civilization V: Brave New World
Sid Meier's Civilization V: Brave New World
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Brave New World è la seconda espansione e il secondo grande passo nell'evoluzione di Civilization V. Con l'espansione precedente, Gods & Kings, il quinto capitolo della storica serie strategica/gestionale si è popolato di spie e predicatori, di una serie di nuove unità e di nove civiltà inedite. Il tutto contornato da rifiniture di vario genere, tra le quali ricordiamo il ribilanciamento della fazione spagnola, e da qualche ritocco in relazione alla gestione delle unità sulla mappa di gioco. In questo caso la struttura dell'update è all'incirca la stessa, ma il numero di novità appare ancora maggiore e queste, integrandosi con quelle precedenti, promettono di arricchire notevolmente la profondità del gameplay.

La svolta culturale

Dovrebbe invece restare intatta, anche se nei due mesi che ci separano dall'uscita sono ancora possibili cambiamenti, la formula "una unità per ogni casella" attorno alla quale si è sviluppata una focosa discussione che ha visto il designer del titolo base, Jon Shafer, biasimare aspramente la scelta compiuta in fase di sviluppo. Ma secondo il designer delle espansioni, Ed Beach, e secondo numerosi giocatori che si sono opposti a chi chiedeva la possibilità di raggruppare le unità, la profondità strategica di questa scelta vale la relativa scomodità che deriva dall'impossibilità di gestire in blocco le truppe. Beach, in ogni caso, ha promesso rifiniture e ottimizzazioni proprio in relazione a questo elemento, con l'intenzione di accontentare tutti senza snaturare la struttura di gioco. Inoltre, vista l'impalpabilità dell'argomento, è meglio puntare l'attenzione verso le novità già note che vanno a cambiare radicalmente alcuni aspetti del titolo.

La diplomazia è un'arma

Il cambiamento più evidente di Civilization V: Brave New World riguarda l'introduzione di una meccanica già sfruttata in numerosi strategici per arricchire il gameplay. Stiamo parlando delle tratte commerciali che vanno a sostituire la fredda schermata degli scambi consentendo una gestione accurata del flusso di beni tra due città. Un cambiamento senza dubbio notevole che va a generare tutta una nuova serie di meccaniche. D'altronde, una tratta su cui si muovono beni preziosi deve essere liberata dai briganti per rendere sicuro il passaggio dei trasporti terrestri e marittimi. Inoltre il commercio fisico comporta lo scambio, intrinseco, di tecnologie che rendono più appetibile scambiare beni con nazioni più evolute anzichè facilitare il cammino di nazioni arretrate che potrebbero diventare improvvisamente troppo pericolose.

La svolta culturale

Tra l'altro, le carovane non devono essere obbligatoriamente usate per il commercio con le altre fazioni ma possono essere impiegate all'interno del proprio dominio e generano attivamente risorse diventando una fonte di ricchezza importante. E, come ciliegina sulla torta, il nuovo sistema di scambio va a legarsi a una nuova meccanica dell'espansione. Questa novità è il Turismo che diventa lo strumento per ottenere la Vittoria Culturale consentendo di infiltrarsi nel territorio altrui rendendo le popolazioni "contaminate" scontente della propria cultura. L'assoggettamento, in questo caso culturale, avviene quando il livello di influenza turistica, in cui gioca un ruolo chiave l'archeologia, supera la difesa culturale di un'altra civilità. Si tratta di un tipo di conquista decisamente attuale, e dai contorni indubbiamente sottili, che fa il paio con un'ulteriore novità di stampo moderno. In Brave New World compare infatti, un Congresso Mondiale che si trasforma, con l'evoluzione della società, nelle Nazioni Unite. Il presidente del congresso, la cui fazione ottiene il doppio dei delegati, si trova a gestire un organo che formula norme molto simili a quelle che regolano la politica globale moderna. Diventa dunque possibile sopprimere il bonus legato a un bene di lusso, magari proprio quelli che scarseggiano nel nostro paese, o stabilire sanzioni per colpire avversari o nazioni effettivamente pericolose. Uno strumento potente insomma, che è inevitabilmente soggetto allo spionaggio e alla corruzione, due strumenti che danno al giocatore la possibilità di spingere le proprie risoluzioni attraverso il processo di approvazione. Ma, per fortuna, la politica globale non è tutta spine e opportunismo. Una speranza esiste e vola sulle ali dei Giochi Mondiali e della Fiera Mondiale, due eventi che nascono sulla cooperazione mondiale. Purtroppo, nonostante le buone intenzioni, sono però alcuni bonus speciali concessi ai paesi più attivi quelli che probabilmente attirano maggiormente l'attenzione.

Piatto ricco

L'espansione Brave New World si prospetta ancora più interessante della precedente con meccaniche intriganti, due nuove strade per ottenere la vittoria finale e una serie di interrelazioni capaci, sulla carta, di tratteggiare una società ancora più realistica e di portare il gameplay verso un livello decisamente più elevato. Non mancano poi, come in Gods & Kings, nuovi elementi e rinifiture di vario genere. La Francia, per esempio, cambia abilità unica ottenendo bonus per il turismo, mentre sul fronte delle novità assolute si contano, almeno per ora, 9 civiltà, 8 "Meraviglie" e 14 unità tra le quali troviamo la potente squadra degli XCOM (franchise resuscitato da Firaxis), spie diplomatiche da usare nel congresso mondiale, uno scrittore di fama, un archeologo capace di valorizzare i siti storici e le varie versioni, a seconda del grado evolutivo, dei mezzi di trasporto merci legati alle nuove meccaniche commerciali.

La svolta culturale

Il totale delle civiltà arriva a ben 43 con quelle nuove che includono la Polonia di Casimir III, gli Assiri di Ashurbanipal, il Brasile dell'equilibrato Pietro II, il Portogallo della fervente cattolica Maria I e la fazione Zulu capitanata dal suo primo e più importante leader, Shaka. Al tutto, infine, vanno aggiunte le ideologie, che vanno ad arricchire la questione culturale a partire dall'era industriale e il fatto che l'espansione non ha bisogno di Gods & Kings, ma include le meccaniche e i ribilanciamenti dell'addon nel proprio codice, e ben due nuovi scenari. Il primo è dedicato alla Guerra Civile Americana ed è ambientato in una delle zone più calde del conflitto, tra le città di Richmond e Washington. Si tratta di un momento chiave della guerra civile con entrambe le capitali a rischio e, con loro, tutti gli ideali, commerciali e culturali, che incarnano. L'altro scenario ci porta nel cuore dell'Africa, in pieno colonialismo ottocentesco. Il continente nero è alla mercé delle potenze europee che puntano a sfruttarne le ricchezze naturali e storiche. Uno scenario, non a caso, dove gli scambi commerciali e l'archeologia, esaltati dalle nuove meccaniche dell'espansione, la fanno da padrone. Il piatto, insomma, è ricco e nonostante il bilanciamento sia tutto da verificare possiamo affermare che si tratta di un'espansione decisamente allettante.

CERTEZZE

  • Un'espansione massiccia
  • Le nuove meccaniche sembrano interessanti
  • La componente culturale è finalmente strutturata a dovere
  • Il bilanciamento è un fattore delicato
  • Chi sperava in un cambiamento della gestione delle unità resterà probabilmente deluso

DUBBI