Per comprendere la filosofia dietro a The Age of Decadence basta descrivere in dettaglio i primi minuti di gioco, partendo dalla creazione del personaggio. Si inizia scegliendo classe e aspetto, quindi ci si trova nella classica schermata delle abilità con dei punti da assegnare. Non è difficile rendersi conto che i punti disponili sono davvero pochi e che anche spendendoli tutti su singole skill non si riesce a intaccare la crescita del personaggio in modo determinante.
Insomma, vengono lasciati dei margini molto ampi di miglioramento e ripensamento sia nelle skill di combattimento che in quelle sociali. Insieme formano un elenco davvero corposo, e quasi viene il dubbio che non sia possibile che il gioco le sfrutti a dovere tutte quante. Invece, inoltrandosi nell'avventura, si scopre che è l'esatto contrario, ossia che non c'è una singola skill che non serva effettivamente a qualcosa. Ma su questo torneremo più avanti. Intanto limitiamoci a notare che le statistiche del personaggio (classiche forza, intelligenza e così via) sono assegnate in base alla classe scelta e che le stessa determina la quantità di punti da assegnare alle skill, con vari bonus e malus troppo lunghi da elencare (ce ne sono diversi per ogni classe). Completata la creazione del personaggio ci accingiamo a entrare in gioco, prendendo parte alle vicende di un mondo decadente e in disfacimento in cui i territori sono tenuti insieme per miracolo da eserciti organizzati e in cui pochi agglomerati urbani tendono a riconoscersi come parte di stati. Insomma, il vecchio ordine imperiale è allo sbando per colpa di una serie di vicende che saranno narrate nel corso dell'avventura, e quello nuovo fatica ad affermarsi a causa dei conflitti e del lassismo degli uomini di potere. Il risultato è un mondo diviso in tanti piccoli feudi e in generale in preda alla violenza e alla sopraffazione del primo esercito di passaggio (non per niente Vince D. Weller, l'autore, si è ispirato alla caduta dell'Impero Romano per delineare lo scenario). Il compito del o della protagonista inizialmente non è chiarissimo. Diciamo che si troverà suo malgrado a doversi districare in una serie di sfortunati eventi, ma non andiamo oltre con il racconto perché uno dei punti di forza di The Age of Decadence è proprio lo sviluppo della trama, nonostante una certa lentezza iniziale nell'introdurla. Torniamo ai nostri primi passi.
Scopriamo uno dei giochi di ruolo più hardcore sul mercato, esclusivo per PC.
Oste della malora
Avendo scelto di impersonare un mercenario (la prima parte del gioco cambia a seconda della classe selezionata), ci ritroviamo in una locanda, assoldati da un oste come buttafuori.
Esplorando un po' l'ambiente finiamo per parlare con i vari avventori, ottenendo ragguagli (e ingredienti) sull'alchimia e il racconto di un pezzo della storia del regno in cui ci troviamo. Notiamo subito un'altra scelta precisa fatta da Iron Tower, lo sviluppatore: testi molto lunghi e dettagliati, che seguono da vicino la tradizione più pura del fantasy. C'è poco da dire: se si vuole godere appieno di The Age of Decadence bisogna essere amanti della lettura (e dell'inglese), perché s'incontrano con una certa regolarità lunghi dialoghi a scelta multipla e ci sono documenti molto dettagliati da esaminare. Saltare un dialogo non solo sarebbe deleterio per l'esperienza di gioco in sé, ma priverebbe anche di elementi utili per scoprire segreti o per esplorare meglio lo scenario. Spesso i personaggi raccontano fatti utili per l'esplorazione dando indicazioni generiche per trovare luoghi, passaggi, oggetti e così via, senza che sulla mappa appaiano segnaposto o altri cheat legalizzati. Si tratta di una scelta radicale, come avrete ben capito, ma se non vi è chiaro, ci troviamo di fronte a un titolo che programmaticamente non vuole scendere a compromessi con il giocatore e con il lassismo della vita moderna. Torniamo alla nostra locanda, che come vedete già di suo ci ha fornito una serie di spunti interessanti, e andiamo a parlare con l'oste che ci reclama a gran voce.
Abbiamo appena ottenuto la nostra prima missione: proteggere un mercante per la notte. L'oste ci chiede se siamo pronti e noi possiamo scegliere se andare a comprare altro equipaggiamento o se metterci subito di guardia. La prima ipotesi ci permette di andare ad acquistare un bello scudo (la nostra scelta) per completare l'equipaggiamento di base già abbastanza fornito. Il sistema di scambi è molto semplice, con l'inventario del giocatore sulla sinistra e quello del mercante sulla destra. Si clicca su ciò che si vuole vendere o acquistare e si preme il tasto per completare la transazione. Tra gli oggetti da comprare c'è un po' di tutto: armi, armature, qualche consumabile e così via. Ottenuto quello che desideravamo, torniamo alla locanda e ci accingiamo a compiere il nostro dovere. A seconda delle skill selezionate durante la notte possono accadere diversi eventi, ma a contare sarà soprattutto l'arrivo di un assassino che eliminerà il mercante e darà vita al nostro primo combattimento.
Sicuri che sia il primo?
Normalmente siamo abituati, come videogiocatori, che i primi combattimenti di un qualsiasi gioco di ruolo siano delle passeggiate di salute. In The Age of Decadence non è così. Un singolo assassino, nel nostro caso, può non solo mettere a dura prova il protagonista, ma può anche risultare troppo arduo da battere al punto da costringerci a ripiegare. Gli scontri si svolgono a turni. Ogni personaggio è dotato di punti azione che può spendere in vario modo (movimenti, attacco e così via).
Il sistema ricalca quello dei giochi di ruolo cartacei, con tanto di griglia che appare durante il nostro turno, e viene applicato alla lettera e senza sconti. È possibile selezionare un'abilità da usare, nel nostro caso diversi tipi di attacco con l'arma impugnata, ma non c'è nulla di risolutivo. A contare nei combattimenti è soprattutto la capacità di valutare il campo di battaglia e la possibilità di vittoria. In The Age of Decadence la fuga non è solo un'opzione di ripiego: spesso è l'unica possibilità di salvezza dall'incontro con nemici troppo forti. Non si tratta di casi isolati. Esplorando e svolgendo missioni capiterà più volte di imbattersi in situazioni che non siamo ancora all'altezza di affrontare. Soprattutto se non si è selezionata una classe guerriera, combattere potrebbe essere davvero l'ultima opzione. Da questo punto di vista il sistema di gioco creato da Iron Tower è davvero pregevole e non esitiamo ad avvicinarlo a quello del primo Fallout, perché permette di progredire limitando al minimo i combattimenti e favorendo approcci differenti, più dialogati e raffinati. Alcune classi sono pensate appositamente per non menare un fendente se non in casi estremi. Così ad esempio, è conveniente lasciare andare il nostro assassino, perché il combattimento si potrebbe rivelare più difficile del previsto (e lo è, fidatevi). Situazioni del genere capitano spesso e rendono conto dell'impostazione molto aperta che si è scelta per l'avventura.
Giocatore occasionale, sei fuori
Leggendo i paragrafi precedenti dovreste averlo capito da soli: The Age of Decadence è un titolo pensato per un pubblico di veri appassionati, che sono alla ricerca di un gioco di ruolo profondo e radicale. Ormai in sviluppo da diversi anni, non si presenta come un titolo graficamente all'avanguardia (anzi), o come un Diablo un po' più complesso, ma come un prodotto fuori da ogni schema commerciale che va per la sua strada. La versione Early Access che abbiamo avuto modo di testare comprendeva i due terzi circa del gioco (si parla di molte decine d'ore di durata) e vi possiamo garantire che, in un singolo articolo, è impossibile descrivere la quantità di cose da fare, com'è impossibile tenere conto di quanto gli eventi possano modificarsi a seconda della classe e delle skill scelte. Certo, siamo coscienti fin da ora che la curva d'apprendimento, nonostante la possibilità di selezionare un livello di difficoltà più basso, è davvero ripida e che molti si troveranno spaesati in più occasioni, ma è anche vero che è difficile scovare altrove un sistema di regole per un gioco di ruolo virtuale così complesso e profondo, oltre che soddisfacente. Rimane solo da verificare, e lo faremo in fase di recensione, se il finale sarà all'altezza del resto. Intanto non esitiamo a definire The Age of Decadence un potenziale capolavoro che tutti i giocatori di ruolo equipaggiati di PC dovrebbero tenere in considerazione.
CERTEZZE
- Le meccaniche di gioco sono profonde e curatissime
- Molte scelte e conseguenze
- Sembra davvero grosso, in termini di mondo e di durata (si parla di decine di ore di gioco)
- Scenario curato e originale
- Difficoltà radicale...
DUBBI
- ...forse troppo radicale?
- La curva d'apprendimento è l'Everest
- Speriamo che nella versione finale ci sia almeno un tutorial
- Se non si conosce bene l'inglese, meglio lasciarlo perdere