Ecco i titoli più importanti per le facce note di Multiplayer.it
Antonio Fucito
Il 2014 per me è stato chiaramente un anno di transizione per quanto riguarda PlayStation 4 e Xbox One; siccome però ho la fortuna di possedere e giocare su gran parte dei sistemi disponibili, non ho mancato di divertirmi e spendere decine (centinaia!) di ore con estrema soddisfazione. È stato anche l'anno dei remaster, che sinceramente hanno stufato ma che mi hanno permesso di (ri)giocare grandi titoli come The Last of Us, GTA V, Rayman Legends e Tomb Raider; Steam come al solito mi ha regalato tante piccole perle non disponibili altrove. Andiamo al sodo, il mio contatore di Dark Souls II ha superato abbondantemente le cento ore: forse più facile (ma anche accessibile) dei due Souls precedenti, è rimasto tra i pochi giochi dove pensi davvero due volte prima di avanzare alla garibaldina, spremi le meningi quando vedi nemici in lontananza per decidere come e se affrontarli, te la fai letteralmente addosso prima di girare l'angolo.
Un'esperienza simile in termini di ore l'ho avuta con Diablo III: Reaper of Souls, espansione che assieme alla patch 2.0 ha stravolto le carte in tavola, e mi ha fatto (ri)entrare in pista sul gioco online e sulla modalità avventura, aggiunta davvero ben riuscita. Saltando di palo in frasca, mi prendo il merito di essere stato tra i primissimi ad aver definito Bayonetta uno dei migliori titoli action mai realizzati, a partire dal suo sistema di combattimento eccellente; il seguito su Wii U mi ha estasiato alla stessa maniera, non è invecchiato di una virgola ed ha una serie di contenuti eccezionali, un vero e proprio titolo imprescindibile per i possessori della console Nintendo. E Forza Horizon 2? Il primo vero titolo next-gen per quanto mi riguarda, il titolo di Playground Games/Turn 10 incarna il piacere di guida videoludica nella sua accezione più pura, è divertente, ha soluzioni interessanti ed una miriade di contenuti, in grado di risucchiare gli amanti del genere in un vortice fatto di parecchie ore pad alla mano, assieme alla sua integrazione online eccezionale. Il mio contatore di Destiny segna sessantadue ore di gioco: comprendo e condivido gran parte delle critiche che sono state mosse al gioco, e mi rammarico del fatto che Bungie abbia creato un gameplay super divertente non supportato da contenuti e varietà adeguati.
Detto questo, ho affrontato il gioco in maniera estremamente tranquilla, con un solo personaggio e senza dannarmi l'anima per il bottino. In tale maniera ho raggiunto il livello 31 dedicandogli un paio di sessioni a settimana, giocando sempre in compagnia, magari con i lettori di Multiplayer.it, e senza mai raggiungere la voglia di smettere di giocare. Il 2014 ad ogni modo è stato costellato anche da qualche delusione, con una in particolare: quando ho visto la trasformazione in topo all'interno di Castlevania: Lords of Shadow 2, mi sono cadute letteralmente le braccia, anche perché le ottime premesse del titolo originale avrebbero meritato un seguito decisamente più grandioso, corposo e in grado di insidiare i maggiori esponenti del genere. Il 2015 sarà, sulla carta, un anno decisamente migliore anche in termini di varietà e qualità: PlayStation 4 ha a registro già quindici esclusive più o meno corpose - parecchie interessanti - Xbox One sembra essersi messa alle spalle tutte le problematiche "funzionali" e continuare con titoli di peso; Nintendo Wii U ha raggiunto la piena maturazione, il PC, infine, rimane sempre scevro da problematiche e più che mai vivo. Impossibile eleggere i titoli che aspetto di più, semplicemente non vedo l'ora di immergermi appieno nel nuovo anno videoludico!
Pierpaolo Greco
A mio parere il 2014 dovrà essere ricordato come l'anno delle occasioni mancate. Una next-gen che in dodici mesi ha vinto sul fronte delle vendite ma che ha faticato, non poco, a sfruttare e a far volgere a proprio favore quella stanchezza che molti giocatori avevano manifestato davanti agli ultimi titoli della passata generazione (se si escludono alcuni, grandi, capolavori). Veramente pochi titoli degni di nota o in grado di lasciare un segno memorabile anche, ma non soltanto, a causa delle stesse identiche formule di gameplay che ormai ci hanno portato allo sfinimento. Forse è anche per questo che i primi due giochi che mi ritrovo a citare in questa personalissima classifica dei titoli che più mi hanno colpito nel 2014 ci sono due prodotti decisamente lontani dal concetto di next-gen.
Il primo è sicuramente Grand Theft Auto V che nella sua remaster, riedizione, riproposizione in HD, lascio a voi la scelta della migliore definizione, è tornato a farmi passare una bella manciata di ore su una storia che avevo già sperimentato in lungo e in largo in occasione della mia prima recensione. Un gioco che continua a dimostrare la sua incredibile freschezza e soprattutto una profondità che davvero ha dei concorrenti soltanto negli altri capitoli dell'incredibile saga di Rockstar. La seconda menzione d'onore va sicuramente a Warlords of Draenor, la recentissima espansione di World of Warcraft che mi ha fatto tornare una voglia matta di giocare l'MMO di Blizzard che, davvero, più invecchia e più sembra maturare puntando verso quella perfezione di gameplay che riesce a renderlo appetibile praticamente a chiunque. Ma siccome sarei ingiusto a non citare anche quei (pochi) titoli che almeno hanno provato a cavalcare l'onda della next-gen, a seguire nel mio elenco personale ho deciso di piazzare L'Ombra di Mordor. Divertente fin dal primo minuto, con un'incredibile cura riversata nell'ambientazione ed una storia che, per quanto banale, almeno ha un prologo e un epilogo assolutamente convincenti e ben definiti, l'esperimento di Monolith su cui aveva puntato tutte le sue carte Fabio (Palmisano) si è rivelato un action che mi sono giocato con gusto dall'inizio alla fine. Concludo il quintetto citando Wolfenstein: The New Order e Dragon Age: Inquisition, due titoli che ho recensito in prima persona e che, seppure non ho elevato a capolavori indiscussi e indiscutibili, mi hanno comunque dato qualcosa in questo 2014 avaro di emozioni. Il primo perché ha saputo coinvolgermi in una meccanica forse datata ma ancora in grado di soddisfare gli istinti più beceri, Inquisition perché in fin dei conti quest'anno non ho giocato nulla di più vasto e completo in termini contenutistici. Con la delusione sono invece sicuro di andare veramente fuori dal coro con un titolo che probabilmente anche i giocatori PC più duri avranno già dimenticato e non credo sia un caso: Wildstar. Sì, proprio l'MMORPG di Carbine e NCsoft che avrebbe dovuto dare il colpo di grazia a WoW.
Non posso nascondere quanto mi aveva eccitato fin dalle prime partite con l'alpha e quanto ci sono rimasto di m***a quando poi mi sono ritrovato tra le mani il prodotto finale. Gran peccato, visto che la meccanica action di base era quanto di più fresco il genere avesse visto negli ultimi dieci anni. Cos'è che mi fa invece fremere guardando a questo 2015 appena iniziato? In primis The Witcher 3: Wild Hunt. Una pura masturbazione tecnica che ha tutte le carte in regola per poter stravolgere il genere unendo un mondo enorme e completamente free roaming alla Skyrim a una densità contenutistica raggiunta proprio dall'ultimo Dragon Age. Poi ovviamente devo citare Uncharted 4: A Thief's End alla luce del mio amore viscerale per le avventure di Nathan Drake il cui secondo capitolo reputo ancora oggi il migliore esempio di gameplay legato senza soluzione di continuità alla narrativa. E nel mezzo, con un vero e proprio balzo della fede che mi costringe a tralasciare almeno altri due titoli che attendo con grande ansia, devo assolutamente considerare DooM. Probabilmente c'è tanta nostalgia per un passato mai dimenticato e soprattutto quell'ottimismo verso l'ignoto che ogni tanto sembra portare bene ma io ancora credo in una possibilità di rivalsa da parte di id Software. D'altra parte con questo reboot è veramente o la va o la spacca e almeno questo mi fa sperare che lì dentro ce la stiano mettendo davvero tutta.
Antonio Jodice
La next-gen stenta davvero a decollare, questa la sintesi del 2014. Considerando che all'E3 del 2005, quando ancora Xbox 360 doveva uscire, già fu mostrato Gears of War a porte chiuse, qui siamo ancora in alto mare e a bordo di un guscio di noce. Partito carico di aspettative, ho passato decine d'ore con giochi da cui mi aspettavo di più, tranne che in un caso. Il caso in questione è Forza Horizon 2, una sorta di Skyrim con le macchine, centinaia di attività diverse, una bella community online e un comparto tecnico che fa vedere di cosa sia effettivamente capace Xbox One.
Il fatto che sia estremamente divertente, di certo aiuta, questo va detto. È stato anche l'anno di Destiny, nuova creatura di quello che è forse il mio team più amato di sempre, ovvero Bungie. Aspettative altissime, ma più di una sbavatura che non l'ha fatto diventare il capolavoro che attendevo con ansia. Resta una delle più belle esperienze dell'anno (e degli ultimi anni), tanto da averci passato ben più di cento ore sia in solitaria che in compagnia di amici con cui ancora oggi è divertente trovarsi un paio di volte alla settimana per quella manciata d'attività ancora interessanti. Nel progetto credo molto e per questo aspettavo a braccia aperte la prima espansione, L'Oscurità dal Profondo, che si è rivelata la mia delusione dell'anno, da quanto è stato mancato il bersaglio che mi aspettavo sarebbe stato centrato. Un bersaglio che rinnovi gameplay, esperienza di gioco e possibilità di interazione con quelle persone con cui ho giocato per mesi e con cui adesso mi aspetto di essere traghettato fino alla prossima espansione che si spera più corposa.
Tra le note positive continuo a considerare Watch Dogs che ha scatenato le ire di migliaia di giocatori più per via del hype, secondo me, che di reali demeriti, a fronte di una serie di milioni che ci si sono divertiti e di attività secondarie che utilizzavano in maniera intelligente le mappe enormi e spesso inutili di quasi tutti i free roaming. Dragon Age: Inquisition, infine, è l'RPG che mi farà superare i primi mesi dell'anno in attesa di provare le prossime buone vibrazioni. Anche qui di next-gen c'è poco o niente (per non parlare di un character design davvero poco ispirato), ma c'è tanta sostanza e un bel mondo da esplorare. Per quelli come me che si son stufati di troppi indie tutti uguali, in attesa di capire cosa farà Nintendo con WiiU e i suoi brand più famosi, dal 2015 mi aspetto di essere stupito dal nuovo Uncharted 4: A Thief's End, sperando che sia più simile al secondo capitolo che al terzo, ma che certamente diventerà il punto di riferimento per la grafica su PlayStation 4. Attendo anche Quantum Break di Remedy con questo esperimento che mette insieme una vera e propria serie TV e il gunplay che ha fatto la fortuna degli svedesi. Sarà anche l'anno di Halo 5: Guardians, del quale è partita in questi giorni la beta multiplayer. 343 industries sono una garanzia per l'aspetto tecnico, la strada per il multiplayer è tutta da scoprire con una svolta verso l'e-sport molto decisa ma tutta da valutare, così come mi aspetto grandi cose per il single player che si spera all'altezza di tanta fama.
P.S. Telltale ha rotto le palle!
Vincenzo Lettera
Che io sia un po' fissato con le produzioni indipendenti, i giochi di nicchia e gli esperimenti più particolari non è un segreto, ma quest'anno devo mettere le mani avanti. Quest'anno ci ho provato. Ho fatto i compiti a casa, comprato una console di nuova generazione, fatto tardi la sera e approfittato di ogni occasione buona in redazione per giocare la maggior parte dei blockbuster usciti nel 2014. E allora? E allora niente, anche quest'anno molti pezzi da novanta non mi hanno lasciato ricordi indelebili, e in diversi casi ho finito per riporre il disco nella custodia lasciando il gioco a metà. Qualche eccezione? Sicuramente, ma le esperienze per me più memorabili, quelle che mi porterò dietro nei prossimi anni, provengono dal sottobosco e dal mercato mobile. Col suo frullato di gag, enigmi nonsense, minigiochi inaspettati e dialoghi metareferenziali, Jazzpunk mi ha fatto ridere come Grim Fandango, Day of the Tentacle, Portal e pochi altri hanno saputo fare.
Idem per The Stanley Parable, che diverte e fa riflettere sulla narrativa e il design dei videogiochi (e non solo), diventando ben presto una sfida contro il narratore esterno e, di riflesso, contro lo sviluppatore. Come le pillole di Matrix, scegliere tra due porte o due pulsanti diventa quasi un gioco di psicologia inversa, con risvolti ben più importanti di quelli di qualsiasi avventura Telltale. Soprattutto, però, il 2014 è stato secondo me l'anno in cui il mercato dei giochi su smartphone e tablet ha trovato una sua vera dimensione. Dopo anni di puzzle che hanno scimmiottato o aggiunto poche variazioni alla formula di Bejeweled, Threes! rappresenta un esempio di perfetto game design, e non a caso è stato uno dei più imitati degli ultimi mesi. Il gioco di Asher Vollmer e Greg Wohlwend è semplice solo all'apparenza, ma proprio come Tetris nasconde una profondità e una complessità strategica enorme. Se Threes! è l'eccellenza nel gameplay, Monument Valley lo è invece nel gusto estetico e nello stile. Coi suoi inganni di prospettiva, il puzzle di ustwo è un carosello che lascia a bocca aperta come fa un prestigiatore, mentre ogni livello è una piccola opera d'arte a sé stante, da stampare e appendere in camera. Ma se, come me, amate viaggiare con lo zaino in spalla e visitare nuove città senza sapere cosa vi aspetta, 80 Days è imprescindibile. In un anno in cui ho viaggiato poco a causa degli studi, 80 Days è stato per me un suggestivo giro per il mondo, esplorando culture e tecnologie in una sorta di reinterpretazione steampunk dell'opera di Jules Verne.
E proprio il fascino del viaggio sarà al centro di uno dei giochi che più attendo per il prossimo anno: No Man's Sky è tanto ambizioso e probabilmente non riuscirà a soddisfare tutte le (eccessive) aspettative della stampa e dei giocatori, ma la sola idea di prendere la mia nave e partire in cerca di nuovi pianeti e nuove creature, senza la minima idea di cosa troverò una volta uscito dall'iperspazio, basta a conquistarmi. Il 2015 sarà inoltre la prova del fuoco per i due franchise a cui sono più affezionato: da un lato c'è il nuovo The Legend of Zelda per Wii U, che dopo le promesse non mantenute di Skyward Sword ha un'ultima occasione per reinventarsi e per svecchiare una serie storica, sempre bella ma ormai troppo prevedibile. Dall'altro lato c'è Star Wars: Battlefront, che non solo segna il ritorno di uno dei pochi FPS online che in passato mi hanno davvero catturato, ma rappresenta anche e soprattutto l'arrivo del primo vero videogioco canonico di Star Wars dopo il reset dell'Universo Espanso. In chiusura, il 2014 non è stato un anno di particolari delusioni: menzionerei giusto Geometry Wars 3: Dimensions, titolo che secondo me, nel tentativo di svecchiare il franchise, si è fatto influenzare troppo dai più recenti arcade shooter (Super Stardust su tutti), perdendo per strada molti di quegli elementi che a mio avviso avevano reso unici i primi due Geometry Wars.
Umberto Moioli
Se guardo il bicchiere mezzo pieno, il 2014 è stato un anno di transizione. Se mi lascio andare alla negatività, non riesco a non reputarlo un anno sprecato. I publisher hanno faticato a produrre sforzi memorabili ma soprattutto le console di nuova generazione non sono ancora riuscite a esprimere quella carica innovatrice che è richiesta ad ogni nuova tornata di hardware. Nel mio salotto PlayStation 4 e Xbox One ancora non sono installate sotto il televisore; perché avrei dovuto comprarle? Su PC la carenza di tripla A memorabili si fa sentire, ovvio, ma l'odore di stantio è contrastato dalle peculiarità di un mercato che vive in gran parte di titoli e fenomeni unici. Tanto per capirci, il primo gioco che voglio citare in questa sede non l'ho quasi mai avviato nel corso degli ultimi dodici mesi, eppure è uno di quelli che mi ha dato maggiori soddisfazioni.
Ho poco tempo e sono troppo vecchio per competere in maniera credibile a League of Legends, ma mettere mano a mouse e tastiera è solo una frazione dell'esperienza ideata in questi anni da Riot Games. Ho speso weekend e notti a guardare i professionisti competere, seguito le ultime notizie sui migliori team e ho preso un aereo per Seoul dove ho assistito alle finali mondiali in compagnia di altri cinquantamila spettatori. Che altro gioco può vantare qualcosa di simile? C'è bisogno di titoli che sappiano parlare ad un pubblico quanto più vasto possibile, è vero. Ma non nell'accezione che molti publisher hanno del concetto di accessibilità, ovvero di ugualmente accessibile a tutti. Prendete Super Smash Bros.: è un party game e un picchiaduro profondissimo; è un titolo che ho giocato sulla metropolitana di Tokyo contro assonnati colletti bianchi giapponesi e un'esperienza che raccoglie centinaia di appassionati ad ogni torneo, dove i campioni si sfidano mostrando tecniche che posso solo osservare al rallentatore su YouTube. È, soprattutto, un titolo splendido a cui ho dedicato decine di ore. Ma c'è anche bisogno di prodotti unici, che parlino una lingua incomprensibile ai più, elitari. Larian Studios ha scommesso con Divinity: Original Sin su un tipo di esperienza ruolistica che tanti ritengono oramai morta e sepolta, eppure hanno avuto ragione: il pubblico ha adorato la loro interpretazione del gioco di ruolo classico, le vendite sono andate a gonfie vele e centinaia di migliaia di acquirenti aspettano di sapere quale sarà il prossimo passo del piccolo team belga. Un paio di anni or sono ho visitato la loro sede, a Gand, e mi dissero che questa sarebbe stata la loro scommessa finale, una sorta di all in. Beh, ogni tanto il coraggio paga. Così come paga, almeno in termini di risultati qualitativi, l'intelligenza dimostrata da Machine Games con Wolfenstein: The New Order.
Ricreare, ammodernare un capolavoro senza tempo come lo sparatutto firmato id Software è un po' come voler rifare la Gioconda, una sfida persa in partenza. Eppure i ragazzi di Uppsala hanno scelto un approccio vincente, mescolando reminiscenze del passato all'interno di una ricetta contemporanea, senza dimenticarsi di metterci del proprio. Infine tra i tanti giochi che potrei citare voglio nominarne uno che mi ha colpito e che dimostra come, al momento di tirare le somme a fine anno, il PC dimostri sempre enorme dinamismo e flessibilità: l'ottimo, coinvolgente Steins; Gate. Il genere delle visual novel sta vivendo una seconda vita in occidente e il 2015 si preannuncia ricco di sorprese, quindi è bene che iniziate a prepararvi. Delusioni molte, come detto. Se dovessi citarne una meno scontata farei però il nome di StarCraft II: un prodotto eccezionale che soffre, innanzitutto nei numeri, la concorrenza dei free to play, gestiti in maniera più fresca e moderna. Un grande e-sport non può avere successo senza una base utenti vasta, chi dice il contrario sbaglia. Tra l'altro Blizzard sembra già aver capito come utilizzare in maniera intelligente la formula free to play e un modello di sviluppo più flessibile: Hearthstone va alla grande, Heroes of the Storm mi sta piacendo molto e non vedo l'ora di provare Overwatch. Che è il primo tra i miei most wanted del 2015. Ho enormi attese anche per The Witcher 3: Wild Hunt, terza escursione in un universo fantasy che ho amato a partire dai libri fino ad arrivare alle ottime interpretazioni videoludiche di CD Project RED, e per The Legend of Zelda, che sarà sempre uguale a se stesso ma esercita su di me un fascino che poche altre serie riescono ad esercitare.
Andrea Palmisano
Meno male che c'è Wii U, verrebbe da dire. In un 2014 per certi versi deprimente, l'unica console che ha mostrato un autentico cambio di marcia è stata quella della grande N, che ha offerto una serie di pezzi da novanta di enorme spessore. Quello che ha incontrato maggiormente i miei gusti è stato senza dubbio Mario Kart 8, straordinario distillato di qualità sotto ogni punto di vista, e rappresentazione perfetta di un tipo di gameplay che abita solo e soltanto dalle parti di Kyoto. Nonostante la indubbia ripetitività della formula, mi sono divertito molto anche con le avventure di Telltale come The Wolf Among Us e la seconda serie di The Walking Dead: lo sviluppo dei personaggi e la narrazione sono per me elementi di primaria importanza, motivo per il quale continuo a trovare grande piacere nel giocare le produzioni della casa americana.
E per le stesse ragioni ho trovato semplicemente eccezionale Left Behind, l'espansione di quel capolavoro assoluto che risponde al nome di The Last of Us: lo spessore del mondo e dei protagonisti creati da Naughty Dog credo abbia pochi eguali nell'ambito dei videogiochi, e a mio parere Ellie e Joel sono riusciti a far fare davvero un passo in avanti all'industria sotto questo punto di vista. Anche L'Ombra di Mordor mi è piaciuto molto, sebbene abbia per certi versi apprezzato più le idee e gli elementi di "contorno" che il gioco in sé, che rimane un action ottimo ma un po' ingenuo e derivativo. Si tratta comunque di uno straordinario punto di partenza per quella che, mi auguro, diventerà una serie di successo. In questa lista dei miei personali giochi dell'anno non posso non menzionare poi Alien: Isolation, un titolo che ha semplicemente esaltato la mia passione per il capolavoro di Ridley Scott e per il genere dei survival horror. Sia chiaro, anche in questo caso la realizzazione mostra qualche spigolo nel gameplay, ma la vicinanza con le atmosfere dell'originale e col senso di impotenza e oppressione di fronte allo xenomorfo sono da standing ovation.
La delusione dell'anno invece per me potrebbe benissimo essere la next (o oramai current) gen in toto: 13 mesi di tempo dal lancio hanno portato ben poco di concreto, il distacco con la generazione precedente è per molti versi ancora intangibile e soprattutto la povertà di esclusive di peso ha ridotto il senso di necessità di avere in salotto PlayStation 4 e Xbox One. Di fronte ai quasi 20 milioni di console Sony piazzate, la "scusa" della limitata base installata non regge davvero più: il 2015 dovrà quindi essere per forza un anno notevolmente diverso, poco ma sicuro. Se però devo scendere nello specifico di un gioco metto sicuramente Destiny, anche se l'ho giocato davvero troppo poco per poterne parlare in maniera seria: semplicemente, dopo aver apprezzato molto la beta, ho trovato nel prodotto finale una tale ripetitività sotto ogni punto di vista tale da azzerare prestissimo il mio interesse e il desiderio di perderci altre ore sopra. Più in assoluto, sarebbe davvero il caso di dire basta alla tendenza di mettere sul mercato prodotti incompleti a prezzo pieno, trasformando i giocatori in beta tester. Peccato che i videogiocatori abbiano la memoria corta e il portafogli ampio, motivo per il quale scommetto che coi prossimi episodi delle serie più famose saranno tutti pronti al day one a offrire ancora una volta i propri sudati risparmi. Infine, un solo nome per quanto riguarda il mio titolo più atteso del 2015: The Legend of Zelda. E se davvero vi sono rimaste delle perplessità o dei dubbi di fronte a quei 4 minuti di gameplay off screen giocato da Aonuma su una versione alpha, evidentemente non conoscete bene Nintendo.
Fabio Palmisano
Magari non sarà stata un'annata memorabile per i videogiochi, ma il 2014 mi ha saputo regalare grandi soddisfazioni soprattutto da titoli che ho seguito con fiducia sin dai primi annunci e che alla fine hanno pienamente raggiunto - e in alcuni casi persino superato - le mie aspettative. Il primo della lista non può che essere La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor, il gioco che più mi aveva colpito durante le presentazioni nelle varie fiere e che ho letteralmente divorato, godendomi ogni singolo momento passato a fronteggiare gli orchi gestiti dal geniale Sistema Nemesi: pur riconoscendo i difetti del lavoro di Monolith, non c'è stato titolo nel corso dell'anno che mi abbia appassionato come l'avventura di Talion e Celebrimbor. Subito dopo voglio premiare un gioco che in troppi secondo me hanno dimenticato nelle loro classifiche relative al 2014.
Mi riferisco a South Park: Il Bastone della Verità, un must assoluto per i fan della serie televisiva e un RPG originale e divertentissimo sia per gli ottimi valori del gameplay sia per la costante ironia di fondo e le gag che si susseguono a un ritmo strepitoso. Un altro titolo che ho atteso con ansia e mi è piaciuto tantissimo è stato Alien: Isolation. Conosco a memoria i film dedicati allo xenomorfo, e quando il gioco è stato annunciato ho subito pensato che potesse essere l'occasione d'oro per riprodurre in chiave videoludica la tensione continua e i momenti di puro terrore caratteristici soprattutto del primo episodio della saga cinematografica: obiettivo a mio parere pienamente centrato da Creative Assembly, che ha lavorato con un religioso rispetto del materiale sorgente. Un plauso anche a BioWare, che dopo avermi fatto storcere il naso con gli ultimi due Mass Effect e con Dragon Age II è riuscita a riconquistarmi con Dragon Age: Inquisition, mettendo sul piatto un'avventura (finalmente!) dotata di elementi RPG ben definiti e capace di coinvolgermi per oltre sessanta ore di gioco, un'impresa che in tempi recenti era riuscita solo a Skyrim.
Il mio ultimo riconoscimento va infine a Wolfenstein: the New Order, sia per l'impegno profuso da MachineGames nella costruzione di uno scenario intrigante per questo reboot, sia per le effettive qualità del gameplay di un FPS magari non tremendamente originale ma divertente e frenetico come pochi. Purtroppo, non sempre l'attesa e la fiducia nei confronti di un videogioco vengono ripagate al momento della sua uscita, e parlando della delusione dell'anno la mia nomination ricade inevitabilmente su Assassin's Creed Unity. Dopo il secondo capitolo mi ero un po' allontanato da una saga, e credevo davvero che questo potesse essere l'episodio giusto per far compiere al franchise il salto di qualità: invece mi è sembrato che Ubisoft abbia fatto un passo avanti e due indietro con un titolo con tanti problemi tecnici, che non mi ha divertito e che ritengo abbia sfruttato pure poco e male un setting così affascinante come quello della Parigi rivoluzionaria. Spero andrà meglio con il prossimo Assassin's Creed Victory, anche se i miei titoli più attesi del 2015 sono ben altri. Al primo posto metto Batman: Arkham Knight, dato il mio amore viscerale per la serie di Rocksteady, ma la curiosità e le speranze sono tante anche per The Division, mentre Uncharted 4: A Thief's End sembra così bello da renderlo tremendamente desiderabile anche a chi, come me, non è un fan sfegatato delle avventure di Nathan Drake.
Marco Perri
Per quanto pieno di fallimenti e posticipi, non bollo il 2014 come un anno da dimenticare; Dark Souls II, ad esempio, continuo a ritenerlo un gioco sorprendente. Mi rivolgo ai fan detrattori, spesso tanto appassionati quanto superficiali nelle analisi: cosa vi aspettavate dal terzo episodio di un brand? Che vi desse le stesse emozioni della prima volta che siete arrivati a Boletaria? Che avesse lo stesso muro di difficoltà e curva di apprendimento malsana di una filosofia da gaming di inizio 2009? Largamente consapevoli dei paradigmi di sviluppo di un Souls, sarà impossibile per i fan provare di nuovo quelle sensazioni. Tanto di cappello ai nuovi direttori, in grado di confezionare un prodotto con una sua forte personalità che riesce, nonostante tutto, ancora a stupire per alcune trovate molto azzeccate. Drakengard 3 non ha ovviamente incontrato i gusti della stampa occidentale, ma sento di doverlo citare tra le soddisfazioni dell'anno.
Come Nier e tutti i giochi di Taro Yoko è un titolo per pochi intimi e come tale se ne deve disporre. Ha i suoi difetti, innegabili, ma è pieno zeppo di quel retrogusto nippofilo ormai disperso tra i meandri dell'industria; un nostalgico salto nel passato, quando si sviluppava senza pensare più di tanto alle vendite. Da gran fan del couch play è obbligatorio inserire Mario Kart 8: era forse dall'episodio su Nintendo 64 che non sentivo una tale ventata di aria fresca in un Mario Kart. Nintendo ha di nuovo rinvigorito una convinzione personale, in controtendenza: lo split-screen offline rimane anni luce avanti a un multiplayer basato su microfono e cuffia, a mio modo di vedere troppo asettico e distaccato. Il Signore degli Anelli: L'Ombra di Mordor è stata la più gradita sorpresa del 2014. Tolkien si meritava da anni un tripla A con tutti i crismi del caso, capace di proiettare nuovamente la Terra di Mezzo dove merita, forte finalmente di un pacchetto di gameplay corposo e pulsante. Altro titolo a scalare il podio dei ricordi è Divinity: Original Sin. La passione e ambizione di Larian Studios hanno partorito il più grande tributo ai GdR a visuale isometrica da Dragon Age: Origins ad oggi, regalando un gioco largamente chiesto da tutta quella fascia demografica cresciuta con la Bioware degli anni '90. Magari non aspettate di vederlo portato ai minimi termini dagli sconti di Steam. La stoccata dell'anno? The Evil Within di Mikami. Il survival horror di Tango Gameworks si è rivelato troppo inferiore alle mie aspettative. Nove anni dopo Resident Evil 4 mi aspettavo un ritorno del maestro che riuscisse ancora una volta ad entusiasmarmi, senza compromessi, in grado di palesare tutta l'esperienza accumulata dal 2005 ad oggi.
Telecamera e tecnica sono i principali ostacoli: è come se Mikami fosse rimasto fermo a qualche anno fa, i cliché horror non hanno fatto presa e le soluzioni di gameplay roba già vista. Shinji, per il 2015 facci un bel regalo: torna in Capcom e riprendi in mano il franchise che hai creato e che è ora alla deriva. Ne abbiamo tutti da guadagnarci. L'anno venturo porta in dote tante promesse, ma una di queste è già certezza: Xenoblade Chronicles X. Il primo, vero jRPG next-gen si prospetta l'esatta consacrazione di un team delle meraviglie - Monolith Soft - per troppo tempo tenuto in disparte e da anni ormai primo della classe indiscusso. Poi c'è Inafune e il suo Mighty N°9: da fan di Mega Man attendo con trepidazione il ritorno in 2D del giapponese; vista la matrice Osakiana, spero solo che la sua performance da freelance sia più galvanizzante di quella di Mikami. E se di un nuovo Advance Wars proprio non se ne parla, sono attratto da Code Name: S.T.E.A.M. di Intelligent Systems. Una nuova proprietà intellettuale, caratteristiche tra action e strategico, stile grafico particolare, un bel misto tra Valkyria Chronicles e Fire Emblem in salsa steampunk. Abbasso i film interattivi, viva il gameplay, semper... anche nel 2015!
Matteo Santicchia
Quali sono i miei Top 5? Ai primi posti metto i titoli che più mi hanno incollato allo schermo, Destiny e Diablo III: Reaper of Souls. Benché non possa proprio definirmi uno stacanovista di assalti e raid (sono fermo ai box di un mediocre 23 livello) non mi divertivo così tanto con un FPS da molto tempo. Sarà alla lunga iper ripetitivo e con contenuti non proprio esorbitanti ma il gunplay di Destiny è davvero fuori parametro, talmente vario nelle sue dinamiche e nelle tante tipologie di approccio che "quasi" ci fa dimenticare di aver fatto lo stesso giro su Marte cinquanta volte. Alla stessa maniera Diablo III mi ha davvero divertito, ed è stato il mio passatempo preferito per la prima parte dell'anno con i suoi lunghi e gratificanti varchi. In tal senso è stato bello constatare come grazie all'espansione e alle patch un sacco di amici siano tornati a passare lunghe serate con Diablo, segno questo che Blizzard ha capito i suoi errori iniziali ripensando e arricchendo l'esperienza di gioco.
E poi? Wolfenstein: The New Order è stata davvero una bella sorpresa, old school come meccaniche quanto basta, difficile, ben scritto, lungo e davvero divertente, capace anche di colpire allo stomaco in alcuni frangenti. Merito anche di una ambientazione distopica particolarmente azzeccata. Gli anni 60 dominati dai nazisti fanno davvero paura, soprattutto quando sentiamo cantare in tedesco i Kafer, meglio conosciuti in patria come i Beatles. La quarta posizione è meritatamente proprietà di Far Cry 4. Nulla di sconvolgente rispetto al terzo capitolo, ma ad averceli di more of the same di questa qualità. Un "compitino" davvero ben fatto, che pur non facendo quasi niente meglio del predecessore è stato capace di rapirmi completamente grazie alla sua totale libertà di azione, e ad un gameplay ad orologeria, forse solo un po' troppo uguale a quanto giocato due anni fa. Alle più brutte poi, se non vi diverte uccidere in modi creativi i soldati di Pagan Min potete sempre utilizzare Far Cry 4 come un raffinato simulatore di caccia esotica. La mia quinta posizione è una quinta posizione che potrebbe diventare anche una prima. Da non possessore di Xbox One ho potuto iniziare a giocare a Forza Horizon 2 solo "rubando" la console redazionale e portandola a casa per le feste.
Di conseguenza una quinta posizione "con riserva", per un titolo che in un batter d'occhio ha spazzato via il graficone di DRIVECLUB, che per direttissima, si aggiudica la medaglia di delusione dell'anno, fino a poco tempo meritatamente appuntata sul petto di Kingdom Rush Frontiers. Forza Horizon 2, benché ancora tutto da giocare mi ha letteralmente conquistato, raramente un racing game mi ha trasmesso tanta gioia nel guidare, quella sensazioni che si provavano d'estate quando si fa un giro in macchina, stereo a palla e braccio fuori d'ordinanza. Tamarro forse, ma tremendamente divertente e gratificante, un mix perfetto di gameplay, grafica e atmosfera. Per questo ho fatto davvero fatica a tornare su DRIVECLUB. Troppo freddo e distaccato, troppo "simulatore tout court" e poco "gioco", tanto (ma davvero tanto!) bello graficamente quanto povero di emozioni. Un vero peccato. Quali sono i titoli che più attendo in questo 2015? Dovendo citarne tre la scelta è davvero ardua... essenzialmente Uncharted 4: A Thief's End, Bloodborne e Just Cause 3. L'hype per Uncharted è salito alle stelle solo con il PlayStation Experience, visto che il terzo capitolo non è che mi abbia proprio entusiasmato, mentre per Bloodborne nutro grandi speranze. Riuscirò a giocarlo? Riusciranno gli sviluppatori a smussare gli spigoli del gameplay dei Souls per me abbondantemente da sistemare? Vedremo. Di Just Cause 3 c'è poco da dire. Torna il free roaming più divertente e caotico della scorsa generazione. Non vedo l'ora.