Jesse Makkonen è un autore di videogiochi molto promettente. Dopo il suo primo gioco horror, Silence of the Sleep, Makkonen ci presenta ora il suo secondo progetto, The Human Gallery. Ancora una volta si tratta di un videogioco horror, sempre in due dimensioni e con un tema psicologico di fondo. A Makkonen gli psichiatri devono interessare parecchio, o è saggio abbastanza da sapere che quando si entra nei meandri della mente umana, gli orrori si possono nascondere anche dietro il più innocente dei pensieri. Purtroppo il primo gioco di Makkonen riusciva a creare un'atmosfera sinistra e surreale ma non faceva paura, e questo è un difetto fatale per un gioco horror.
Pensavamo che ciò fosse dovuto alle due dimensioni, ma Makkonen è qui per smentirci: abbiamo infatti provato la breve versione di prova di The Human Gallery e ci ha tenuti con gli occhi incollati allo schermo. Quando alla fine l'orrore è entrato in scena, ci siamo convinti del tutto che siamo su un altro livello rispetto a Silence of the Sleep. La premessa del gioco, come dicevamo poco sopra, ha un taglio psicologico. Il protagonista di The Human Gallery è infatti un pittore che ha perso definitivamente la sua vena creativa e che, grazie a uno psichiatra, riesce a entrare nella mente di un serial killer. Navigando fra le immagini folli e criminali di questo particolare soggetto, il nostro artista spera di rinvigorire la sua fonte appassita. In questo esperimento non c'è niente di naturale e sorgono infatti molte domande. Intanto non sappiamo come sia possibile per lo psichiatra consentire questa invasione, se così la possiamo chiamare. In una delle prime stanze della demo troviamo una registrazione audio del medico in questione che parla proprio di un paziente molto speciale e di un collegamento mentale che mette in crisi le sue convinzioni di uomo di scienza. Inoltre all'inizio del gioco vediamo una strana valvola che si accende e si spegne. Sembra quindi che avremo le risposte che cerchiamo, ma sarà compito nostro mettere insieme i pezzi e dedurre il quadro completo. Il secondo interrogativo riguarda l'artista stesso. Cosa può succedergli una volta entrato nella mente del criminale? Ci sono dei rimandi fra lui e questo serial killer? Può darsi che nel suo caso la cura si riveli molto peggio del male. D'altronde è ciò che voleva. E a desiderare bisogna stare attenti, perché i sogni potrebbero anche avverarsi. Per poi rivelarsi incubi.
Un artista entra nella mente di un serial killer nel nuovo horror The Human Gallery
Benvenuto nella mia testa
Adesso che abbiamo chiarito per quanto possibile il contesto, diamo uno sguardo a cosa si nasconde nella mente di questo maniaco omicida. Il primo aspetto del gioco che ci ha colpiti è l'inquadratura del protagonista. La telecamera stringe sul suo corpo, che vediamo per tre quarti e che occupa molto spazio sullo schermo. Questo avvicinamento restringe moltissimo il campo visivo del giocatore, aumentando così la tensione ogni volta che si odono versi o rumori in avvicinamento. Inconsciamente ci rendiamo conto infatti che quando riusciremo finalmente a vedere cosa o chi ci sta alle costole, molto probabilmente sarà troppo tardi. Inoltre le grosse dimensioni della figura principale consentono di aggiungere molti dettagli, e anche da questo punto di vista Makkonen ha fatto un lavoro splendido. Evitando complesse animazioni facciali, si è concentrato invece sul disegno a mano delle forme, aggiungendo effetti visivi notevoli come la deformazione del viso quando il personaggio passa davanti a uno specchio smerigliato.
Anche gli sfondi sono stati disegnati a mano con molta cura e portano sullo schermo un'atmosfera malata che varia con il variare delle fonti di illuminazione. Proprio in fatto di illuminazione l'autore ha fatto la sua seconda scelta decisiva. Il protagonista del gioco ha una lampada elettrica della quale può regolare l'intensità, fino a spegnerla del tutto. La lampada si può anche alzare o abbassare per illuminare l'ambiente in cerca di indizi. Questo dovrebbe dare un'idea di quanto è cupo il gioco e soprattutto quanto poco riusciamo a scorgere dell'ambiente circostante. Ogni passo è un azzardo nel mistero. Spegnere la lampada immaginiamo possa servire per non farsi trovare da certi nemici, ma è un aspetto ancora da verificare. Per ora abbiamo visto un puzzle che con una frase sibillina ci suggerisce di spegnere la luce. Una volta al buio si illuminano dei numeri, associati ognuno a un rubinetto. I numeri ci dicono quante volte dobbiamo girare la manopola dell'acqua. Dopo di che il soffitto crolla e ci troviamo immersi fino alle ginocchia. Un secondo puzzle, dentro quella che sembra una camera da letto di un bambino, riguarda un gioco a incastri del quale dobbiamo indovinare la combinazione osservando attentamente la disposizione delle forme in un quadro. Entrambi gli enigmi fanno un uso intelligente dei mezzi a disposizione e richiedono un minimo di riflessione. Immaginiamo quindi che ci sarà da spremersi le meningi per arrivare alla fine di The Human Gallery. Riguardo alla complessità dell'interazione con l'ambiente c'è da aggiungere che il protagonista gira con una borsa nella quale possiamo trasportare diversi oggetti e documenti. Inoltre gli sfondi hanno aree sensibili che si attivano se ci clicchiamo sopra. Purtroppo questo sistema è ancora poco preciso e ci è capitato più volte di cercare il punto preciso con il quale interagire. D'altronde quella che abbiamo provato è solo una breve anticipazione di The Human Gallery. Lo sviluppo però sembra procedere bene, tanto che sono già presenti dialoghi doppiati. Non ci resta quindi che attendere con la lampada accesa davanti al naso una versione avanzata del gioco. Nel frattempo potete seguire tutte le evoluzioni di The Human Gallery sulla pagina Facebook e Twitter del gioco. Per un autore solitario come Makkonen, ogni clic conta.
CERTEZZE
- Scelte di regia eccellenti
- Ottima resa visiva
- Sfrutta molto bene le due dimensioni
DUBBI
- Interazione con lo sfondo ancora da calibrare
- Riuscirà a fare paura?