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Quale futuro per i titoli prime parti?

Il successo di PlayStation 4 apre nuovi possibili scenari

SPECIALE di Dario Rossi   —   16/08/2015

Ormai non è certo un mistero, PlayStation 4 è un successo che ha già preso poderose distanze da PlayStation 3, che ha dovuto affrontare una sofferta rimonta nella precedente generazione. La strada di PlayStation 4 è diversa ed è il risultato di un progetto gestito con idee molto chiare. Sembra passato un secolo dalla sua presentazione, ma era solo il febbraio 2013 quando Mark Cerny la svelò al pubblico, o almeno mostrò il controller. La verità è che Sony non ha davvero sbagliato un colpo per l'ottava generazione di console, imparando dai suoi errori. Niente più hardware ermetico, massima comunicazione con gli sviluppatori, apertura verso il mercato indie e un'architettura PC-like efficace. Neanche Sony però aveva completamente inquadrato i confini del successo PlayStation 4, i numeri dopo quasi due anni di distribuzione esortano a considerare concretamente la conquista di una fetta di mercato impensabile. Alla compagnia giapponese sarebbe bastato probabilmente anche solo recuperare la precedente generazione di utenti, ma le tappe indicano che si è andati ben oltre; PlayStation 4 sembra una sorta di punto zero paragonabile alla storica PlayStation One. Una Babilonia insondabile nella quale sono sicuramente confluiti utenti Xbox 360, forse PC, forse Nintendo. Forse del tutto nuovi. Si tratta solo di ipotesi, ma la politica aggressiva dei remaster parla chiaro: Sony non è interessata tanto a portare vecchie glorie in alta risoluzione, ma far conoscere questi titoli a chi ha saltato completamente l'era PlayStation 3. Il risultato ha spiazzato anche il presidente Shuhei Yoshida: a 20 mesi dal lancio l'installato ammonta a 25 milioni di unità. Il futuro è più aperto di un open world. Con la console elevata a uno standard quasi scevro da fattori contestuali, quali possibili scenari possiamo aspettarci dal lato dello sviluppo?

Chi te lo fa fare di investire nei giochi, se la tua piattaforma vende ugualmente?

Il potere del multipiattaforma

Un altro non mistero è il fatto che Sony si presenterà al Natale 2015 senza esclusive, principalmente a causa del posticipo di Uncharted 4: A Thief's End, che verrà in qualche modo compensato dalla trilogia Uncharted: The Nathan Drake Collection, ma parliamo pur sempre di un remaster e non un prodotto nuovo. Il vantaggio di dieci milioni di console rispetto a Xbox One è sicuramente importante, anche se Microsoft si presenta alle feste più agguerrita che mai, con due produzioni interne (Halo 5: Guardians e Forza Motorsport 6) e un'esclusiva temporale probabilmente pagata molto bene (Rise of the Tomb Raider).

Quale futuro per i titoli prime parti?

Possibile che Sony sia così tranquilla da non temere ripercussioni sulle vendite? Sembra che un tale, spavaldo spirito sia corroborato dalla consapevolezza che PlayStation 4 sia ormai avviata verso un meccanismo autosufficiente. Innanzitutto non dobbiamo mai dimenticare le produzioni multipiattaforma, che guidano concretamente il mercato e alle quali non diamo forse la necessaria importanza ma non dimentichiamo l'atteggiamento degli sviluppatori terze parti, che agevolano e agevoleranno sempre la piattaforma in grado di consentire la massima esposizione. E nel caso di PlayStation 4 abbiamo una potenzialità duplice: un installato aggressivo e in costante crescita unito al vantaggio tecnologico, lato console, che permette di sfoggiare in molti casi la versione migliore. Si tratta di un'occasione davvero troppo ghiotta per le software house, e il caso Arkham Knight è particolarmente emblematico, poiché si è puntato tutto proprio sulla versione console, essendo quella PC affidata in outsourcing a un team esterno, con conseguenze disastrose. Pensateci, anche un'azienda come CD Projekt RED ha agevolato la versione PlayStation 4 di The Witcher 3: Wild Hunt, inviandola ai giornalisti per le recensioni e sfruttando il marketing dei 1080p, nonostante ci fossero chiari accordi commerciali con Microsoft. L'antifona è che queste meccaniche sono estranee anche ai meri rapporti e strette di mano tra aziende, si sviluppano semplicemente in modo naturale, ricordando quasi le esclusive PlayStation One dettate dalla popolarità inarrestabile della macchina e l'installato. Lo scenario PlayStation 4 non è ovviamente paragonabile, sono tempi troppo diversi, ma qualche spunto lo possiamo prendere eccome nell'ottica di una valutazione.

Sogni e realtà

Questo lunghissimo preambolo ci è servito per inquadrare il vero tema di questa dissertazione: il successo di PlayStation 4 può ancora giustificare l'investimento nei titoli interni? Può sembrare audace come domanda, ma pensateci, chi te lo fa fare di spendere se la tua piattaforma vende ugualmente? Detto questo, è improbabile che Sony rinunci ai suoi marchi e a team storici, specie sul versante giapponese: ci sarà sempre una Polyphony per intenderci, ma i rapporti con gli studi proprietari potrebbero cambiare profondamente in favore degli accordi con le terze parti, che sembrano rappresentare sempre più il linguaggio degli affari del futuro in ambito gaming. Tutto questo viaggiando parallelamente all'esigenza di contenere i costi, una linea che acquista importanza ancora maggiore per un'azienda che ha rischiato più volte il tracollo come Sony.

Quale futuro per i titoli prime parti?

La politica del massimo profitto con la minima spesa appoggiandosi al vettore PlayStation 4 è sempre meno un'idea, ma quasi una certezza. L'E3 2015 di Sony è stato fragoroso e ha scatenato l'isteria collettiva, ma valutandolo a freddo è stata l'apoteosi dei sogni proiettata al futuro, con un The Last Guardian recuperato dalle reliquie PlayStation 2 e Shenmue III che forse si meritava qualcosa di più di una lussuosa vetrina per la campagna Kickstarter di Yu Suzuki. Sony è stata forse capace più di ogni altro di interpretare l'E3 con un piglio da tempi lontani, quelli dove si sognava a occhi aperti e col cuore che batteva all'impazzata; ma bisogna anche essere realistici e capire che in quei tempi il remake di Final Fantasy VII sarebbe stata un'esclusiva totale, non temporale, ma che una mossa simile oggi sarebbe troppo costosa e forse controproducente per tutti. Il publisher vuole la distribuzione multipiattaforma per ammortizzare i costi e massimizzare il profitto, ma se riesci a imporre una piattaforma di riferimento il titolo verrà comunque percepito con i crismi dell'esclusiva, senza contare il vantaggio temporale che assicura a ogni modo le vendite iniziali, che sono quelle più importanti. Ecco perché gli accordi oggi valgono molto più di un'esclusiva, bisogna iniziare a capire che le esclusive totali non determinano automaticamente il successo di una piattaforma, perché altrimenti Wii U sarebbe la console più popolare della storia. Dicevamo quindi, come potrebbe cambiare il rapporto con gli studi interni alla luce di questi sviluppi? Attualmente le teste di serie sono rappresentate dalla divisioni San Diego, Santa Monica e gli studi con rapporti di esclusività con la casa, come Evolution Studios, Guerrilla e Sucker Punch. La prima è responsabile della serie sportiva MLB: The Show, un franchise di interesse principalmente americano, ma abbastanza stabile per garantirne la continuità, almeno finché le vendite non decideranno diversamente. Più nebulosa la questione delle nuove proprietà intellettuali, con alcuni titoli minori in preparazione per il 2015 che non dovrebbero rappresentare costi in grado di impensierire le tasche della casa giapponese.

Quale futuro per i titoli prime parti?

Sony Santa Monica è la responsabile della serie God of War, impegnata a proseguire le vicende del nerboruto Kratos, che avrà sicuramente una nuova incarnazione "di ruolo" su PlayStation 4. Tuttavia i numerosi licenziamenti e riassestamenti interni degli ultimi mesi devono rappresentare un segnale d'avvertimento, le risorse non sono illimitate e l'equilibrio tra costi e vendite rappresenterà l'ago della bilancia per la salute delle sue produzioni. Evolution Studios è forse quella con la posizione più delicata. Il lancio travagliato di DRIVECLUB non può essere cancellato, tra problemi all'online e mancanza di contenuti è impossibile non immaginare qualche ripercussione sui rapporti dello studio con Sony, anche se il duraturo supporto post lancio è stato rilevante quanto apprezzato dagli utenti. Sucker Punch ha fatto molto bene con la serie di inFAMOUS, ma le sue produzioni future sono un'incognita, mentre Guerrilla rappresenta senza dubbio una delle risorse più preziose per Sony. Lo studio olandese è talentuoso e capace di generare quei "power horse" tecnologici sicuramente importanti per la macchina. Horizon: Zero Dawn è lì a dimostrarlo e anche la saga di Killzone si paleserà ancora in futuro. Non c'è neanche bisogno della conferma ufficiale, tra l'altro già arrivata, è semplicemente scontato. Altre collaborazioni esclusive minori, come quelle con Supermassive Games per Until Dawn o Ready at Dawn per The Order: 1886, non sono sufficientemente significative per tracciare un quadro preciso, essendo pesantemente legate alle vendite.

Futuro aperto

Quanto sopra non deve indurre a considerare il fatto che Sony possa smettere di produrre titoli interni a seguito del successo di PlayStation 4, sarebbe assurdo pensarlo. Nessuno negherà all'utenza il nuovo capolavoro di Naughty Dog e niente potrà arrestare l'avvento di un ennesimo Gran Turismo. Semplicemente lo scenario è molto più complesso e la carta degli accordi potrebbe rivelarsi la più profittevole per esplorarlo. Uno Street Fighter V in esclusiva console è già un esempio significativo, ma è solo la punta dell'iceberg rispetto a quello che potrà accadere nei prossimi anni. Il successo di una console è guidato anche dalla capacità di suscitare nell'utenza la sensazione di possedere una piattaforma in salute, di sentirsi al centro delle cose e con un roseo futuro davanti, senza parlare del devastante effetto del passaparola. E PlayStation 4 sta conquistando rapidamente popolarità anche nell'online console, con un'enfasi sugli sparatutto in prima persona tra l'altro, un ruolo che sembrava fantascientifico la scorsa generazione e che era saldamente nelle mani di Microsoft. Non parliamo solo di un Destiny che si nutre del potere della comunità degli amici, ma anche agli accordi per la beta anticipata di Call of Duty III: Black Ops. Non ultimo, non ci stancheremo mai di dirlo, i titoli multipiattaforma percepiti quasi come esclusive grazie alla forza propulsiva della popolarità della macchina. Come detto, sono meccaniche che si sviluppano naturalmente e la direzione intrapresa da Sony sembra davvero quella giusta.