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Le nuove regole del gioco

Arena of Fate propone un approccio tutto diverso al genere dei MOBA, ma senza convincere

PROVATO di Mattia Comba   —   03/09/2015
Arena of Fate
Arena of Fate
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Anche Crytek non ha resistito e si è buttata nel mondo dei MOBA. La crisi finanziaria che ha colpito il colosso tedesco non ha lasciato strascichi pesantissimi, almeno all'apparenza, e dopo la dovuta riorganizzazione delle proprietà intellettuali e dei team interni, la software house ha deciso di intraprendere questa strada attratta dal successo del genere e dai buoni guadagni che sembra garantire. Sicuramente avranno fatto i loro conti, ma già in tantissimi si sono chiesti quale sia stato il senso di scendere in competizione con superpotenze come League of Legends e DOTA 2, capaci di mese in mese di macinare milioni di utenti sia sui server di gioco che sui canali di streaming legati alle competizioni ufficiali.

Le nuove regole del gioco

Arrivati a questo punto, infatti, risulta palese come il fattore eSport abbia assunto un'importanza elevatissima nel sancire il successo di un MOBA, mantenendo alta l'attenzione sul titolo e ampliando il pubblico di riferimento. Se da una parte Blizzard e il suo Heroes of the Storm stanno riscuotendo un buon successo trainati da buone idee di game design, molte altre produzioni non sono riuscite a sfondare o peggio sono state costrette a chiudere i server quando erano ancora in beta. Noi nelle ultime settimane abbiamo provato la beta di Arena of Fate, titolo dal cast quantomeno intrigante ma che non è riuscito a convincerci pienamente, in parte per mancanza di carattere e in parte per una formula che sa inevitabilmente di già visto e che, a differenze di quanto fatto da Blizzard, non sembra riuscire a risultare sufficientemente interessante nelle sue semplificazioni.

La beta di Arena of Fate ci ha permesso di provare a fondo il nuovo MOBA sviluppato da Crytek

Occhio al cronometro

Conscia del pericolo di mettersi apertamente contro League of Legends e DOTA 2, Arena of Fate ha optato per l'approccio di basso profilo, defilandosi dalla competizione e presentandosi al pubblico come un'alternativa più veloce e frenetica, un'interpretazione del genere dei multiplayer online battle arena più accessibile rispetto ai due colossi. In fondo è la stessa strada che ha seguito Blizzard e che alla fine ha pagato, ma allora perché tutto questo scetticismo? Semplicemente perché Crytek non ha mai dimostrato di avere guizzi creativi particolarmente degni di nota, mentre la controparte di Irvine è riuscita negli anni a creare tre universi di successo che hanno appassionato milioni di giocatori con il loro background narrativo e il carisma dei personaggi che li popolano.

Le nuove regole del gioco
Le nuove regole del gioco

A riprova di tutto ciò, Heroes of the Storm ha trovato nelle peculiarità degli eroi e soprattutto nella varietà della mappe la sua principale fonte di ossigeno, capace di attrarre pubblico fin dall'alpha per poi presentarsi ai nastri di partenza come un'alternativa effettivamente solida e godibile. Sebbene cosciente di non trovarsi di fronte un'esperienza di gioco profonda e stratificata come quella offerta dai titoli Riot e Valve, Blizzard è riuscita con alcune semplificazioni e mappe con obiettivi dinamici a ritagliarsi il suo spazio in un genere altamente polarizzato, ma per Arena of Fate le cose non saranno così facili. Innanzitutto, la voglia di snellire il gameplay di un genere che in alcuni casi è diventato ostile per i nuovi arrivati è sicuramente positiva, ma la semplificazione eccessiva non ha mai funzionato da nessuna parte. L'idea principale di Crytek Black Sea, software house già responsabile di Warface e Hunt: Horrors of the Gilded Age, è quella di fissare un limite massimo di minuti alla partita in modo tale che i giocatori, una volta avviato il matchmaking, sappiano esattamente quanto tempo ci vuole per disputare un match completo, senza l'ansia di dover abbandonare mouse e tastiera sul più bello o posticipare gli impegni successivi per finire la partita in corso. In tal senso, visto che i MOBA sono ad oggi l'esempio più lampante di sport elettronico, gli sviluppatori si sono rivolti ai più comuni sport di squadra per stilare le regole di Arena of Fate. Innanzitutto fa il suo esordio un sistema di punteggio di squadra secondo il quale il primo schieramento che raggiunge i dieci punti vince la partita, indipendentemente dal fatto che abbia effettivamente distrutto o meno il nexus avversario. Secondariamente la partita ha una durata fissa di venti minuti, al termine dei quali vince la squadra che ha fatto più punti. Due regole molto semplici che però rivoluzionano completamente la concezione di MOBA dando alle partite un ritmo e una strategia del tutto differenti.

Senza spina dorsale

Uccidere sette nemici premia il team con un punto, così come buttare giù una torre. Ci sono poi altri punteggi intermedi che si guadagnano uccidendo le creature della giungla e conquistando i quattro punti di visione sparsi per la mappa. Avendo il limite massimo dei venti minuti, gli sviluppatori hanno dovuto calibrare l'intera struttura di gioco in modo tale da rendere questa evenienza una sorta di estrema ratio, impiegata solamente in poche occasioni. Effettivamente nelle partite giocate durante la beta, lo scenario più comune è stato quello di una squadra che vince arrivando a dieci punti, in un tempo attorno ai quindici minuti.

Le nuove regole del gioco
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Ciò però porta con sé tutti i problemi legati all'eccessiva semplificazione di cui facevamo accenno in precedenza. Ad esempio non c'è il negozio ed ogni eroe ha già sbloccate tutte e quattro le abilità da inizio partita, con l'incedere dei livelli che serve solo a migliorare le statistiche senza potenziare o sbloccare nuovi attacchi. Le build in questo caso si riferiscono a sei potenziamenti da sbloccare nel corso del match che però risultano davvero troppo generici, da scegliere più per la classe di appartenenza che per le reali meccaniche dietro ad ogni singolo eroe. Il risultato è una totale assenza di personalità. Arena of Fate non è né carne né pesce. Tenta di essere HotS semplificando le meccaniche ma al contempo vuole mantenere intatti gli schemi rigidi dei MOBA tradizionali, con una mappa sempre uguale a se stessa dove i minion si succedono infiniti a ondate regolari nelle tre linee, per favorire il farming iniziale e poi venire ignorati in favore di team fight sempre più frequenti dove accumulare punti e abbattere torri guadagnando punti preziosi. In tal senso assume un'importanze fondamentale la team composition, aspetto francamente difficile da valutare vista la presenza di alcuni eroi troppo potenti che andrebbero rivisti per favorire il bilanciamento. In tal senso, Arena of Fate è un free to play che mette assieme un accattivante mix di trenta personaggi iconici dalle radici più disparate: si parte da Jack lo Squartatore fino ad arrivare al cacciatore di vampiri Van Helsing, passando per la strega Baba Yaga, il ciclope Polifemo, Sherlock Holmes, Cappuccetto Rosso, Achille e Barba Nera, ma anche personaggi realmente esistiti come Cleopatra, Nikola Tesla e Giovanna D'Arco, tutti divisi in quattro classi differenti. Ci sono gli assassini che eccellono nelle uccisioni degli eroi nemici, quelli specializzati negli attacchi dalla lunga distanza, i combattenti che si concentrano nel corpo a corpo e i difensori, più propensi a subire danni e proteggere i compagni di squadra. Anche in questo caso un po' di rammarico vista la caratura dei nomi coinvolti, ma non possiamo fare altro che aspettare la versione finale per esprimerci definitivamente sul nuovo prodotto Crytek.

CERTEZZE

  • Eroi interessanti
  • Limite di tempo e punteggio

DUBBI

  • Senza personalità
  • Personalizzazione delle abilità assente
  • Sbilanciamento nel roaster
  • Pochissimi giocatori online