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Per chi suona la canzone

Kirito sfida di nuovo la Matrice

PROVATO di Stefano F. Brocchieri   —   16/09/2015
Sword Art Online: Lost Song
Sword Art Online: Lost Song
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La faccenda è praticamente da Inception: un videogame tratto da un romanzo illustrato (poi serie TV) che parla di un MMO. Non è una cosa nuova, visto che si tratta di una situazione venutasi a creare oltre una decina di anni fa con .hack// e relativo tie-in, ma fa sempre un po' girare la testa. Dopo aver avuto un grandissimo successo, anche qui da noi, Sword Art Online è stato traslato nella sua stessa fonte di ispirazione: il videogioco, sebbene in una forma un po' meno ambiziosa e avveniristica degli universi paralleli multiplayer di massa online in realtà virtuale tramite interfaccia mentale su cui si basa il concept originale. Abbiamo così visto nascere Sword Art Online: Infinity Moment e Sword Art Online: Hollow Fragment, che in un certo senso ne rappresenta il remake (se vi si stanno fondendo le sinapsi provate a raffreddarle leggendo l'ottima spiegazione contenuta nella nostra recensione), a cui ora si aggiunge Lost Song. "Ora" relativamente, dato che il gioco è già uscito sui mercati orientali, in formato PlayStation Vita e PlayStation 3, ma a breve giungerà anche dalle nostre parti sottotitolato in italiano e soprattutto anche su PlayStation 4, versione a cui abbiamo potuto dare un fugace assaggio.

Abbiamo volteggiato negli universi ultra-virtuali di Sword Art Online: Lost Song

Nuotando nell'aria

A differenza dei predecessori, Sword Art Online: Lost Song non riprende parte della storyline dell'anime, ma si basa su una trama e si svolge in ambientazioni pensate ex-novo. Il gioco ha luogo in un'area inedita dell'ALfheim Online, il secondo VRMMORPG in cui si avventurano Kirito e compagni dopo essere riusciti a fuggire da Sword Art Online e a decretarne la fine. Come di consueto, la produzione di Bandai Namco "simula" piuttosto bene il fatto di trovarsi all'interno di un MMO, pur non essendolo, dando la forte sensazione di essere immersi in un contesto in cui succedono molte cose, indipendentemente dal nostro operato.

Per chi suona la canzone
Per chi suona la canzone

A nostra disposizione è stato messo un salvataggio che riguardava delle fasi avanzate dell'avventura, con personaggi estremamente in là nello sviluppo, facendoci saggiare una delle novità di questo episodio, ovvero la possibilità di interpretare altre figure oltre al solito Kirito. Nel nostro caso ci siamo ritrovati nei panni di una Yuki davvero super potenziata, che fluttuava per le sconfinate lande di Woglinde, conosciuta anche come l'Isola dei Pirati, falciando senza troppi patemi decine e decine di mob, a terra, in aria e in alcuni dei molteplici isolotti volanti sparsi nei paraggi. In alcuni casi siamo stati anche affiancati dallo stesso Kirito e da Asuna, formando un trio che supera il limite per il party fissato precedentemente a un massimo di due combattenti. Sempre a proposito di personaggi va segnalata la possibilità di crearsene ex novo, tramite un editor, mentre viste le restrizioni del nostro ambiente di test purtroppo non abbiamo avuto modo di provare un'altra importante aggiunta come il multiplayer online fino a quattro giocatori, che non trasformerà di certo Lost Song in un vero e proprio MMORPG ma di sicuro lo renderà più vicino all'idea partorita originariamente da Reki Kawahara. Il gameplay appare fluido, versatile e gratificante, quantomeno a livello potenziale dato che come detto, la netta superiorità del nostro personaggio rispetto a qualsiasi nemico incrociato nell'area di gioco ci permetteva di falciarlo in maniera praticamente istantanea, sebbene ancora una volta tocchi farsi la mano con una telecamera un po' nervosa e con un impatto sulle prime caotico e spiazzante. E ancora una volta si nota un certo stridore tra l'ariosità e i molteplici spunti interpretativi delle zone in esterna e i dungeon, che a giudicare da quanto visto continuano ad apparire fin troppo schematici e lineari. Discreta la realizzazione tecnica, con il grosso degli elementi grafici che tradiscono una genesi avvenuta su hardware nettamente inferiore a quello di PlayStation 4, ma che vanta comunque un colpo d'occhio piacevole, grazie ai tanti, tantissimi oggetti in movimento e alla "burrosità" offerta dai 60 fotogrammi al secondo.

CERTEZZE

  • Ambientazione inedita, ma lo spirito della serie sembra intatto
  • Il gameplay non sembra stravolto, ma risulta sempre molto piacevole

DUBBI

  • Apporto del multiplayer online da verificare