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La religiosità nei videogiochi

Scopriamo questa piccola produzione gratuita, usandola per affrontare grandi temi

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   13/04/2016
La religiosità nei videogiochi
La religiosità nei videogiochi

Quella che chiamiamo religione, o in modo più laico, fede, non è solo una costruzione culturale che riguarda dei, paradisi e inferni, ma è soprattutto una propensione dell'animo umano verso l'autoinganno. Un gioco che si chiama Jesus Christ RPG Trilogy: quale occasione migliore per impilare qualche battuta da 'chierichetto frustrato'? Dai, quelle che vanno fortissimo nei raduni ai pub, su internet e nei dischi metal. In effetti il gioco, o meglio, il pacchetto dei tre giochi di Wholetone Games, sembra essere uno scherzo, nato probabilmente per sghignazzare un po' su internet. "Guarda, il tipo ha fatto un gioco su Gesù con Giuseppe e Maria che fanno battute sulla paternità. Download immediato!" "OMG, Gesù picchia un Satana/mech!" "Best Fucking Game Evah!" Pensandoci bene non esistono molti giochi che discutano in modo appropriato della religione e del sentimento religioso, dove per appropriato intendiamo profondo e ragionato, non necessariamente positivo o negativo. Certo, la storia dei videogiochi straripa di titoli che trattano superficialmente della religiosità, riempiti di preti demoniaci, angeli sterminatori e integralisti di ogni risma, che finiscono sempre per portare la società sull'orlo del collasso. A volte i riferimenti a talune fedi sono diretti, in altri casi sono collaterali alla rappresentazione e in altri ancora sono più sotterranei e meno espliciti. Prendiamo un esempio recente come The Witcher 3: Wild Hunt e l'importanza che assume nella vicenda di Geralt la guerra alle creature magiche, che ricorda per modalità e toni la visione popolare della cosiddetta 'caccia alle streghe', che ha imperversato in Europa dalla fine del XV secolo fino al XVIII secolo. La storia raccontata dagli sceneggiatori di CD Projekt Red è efficace perché si fonda su una serie di aspettative sul tema, che vengono ampiamente mantenute. Il videogiocatore viene quindi consolato trovando conferme della sua visione, già ampiamente sedimentata prima di entrare in gioco. Che questo sia positivo o negativo non ci interessa discuterlo in questo articolo. Ciò che ci interessa è che anche in questo caso il sentimento religioso non è discusso in quanto tale, ma solo esaminato nei suoi effetti più epidermici, per così dire, ossia quando raggiunge degli eccessi in un certo senso spettacolari. Dal punto di vista dell'esplorazione del tema, meglio fa un titolo più dialogato come Pillars of Eternity di Obsidian, che va decisamente più a fondo nel discutere la funzione della religione nella società e la natura delle divinità, pur rimanendo ancorato agli stilemi del fantasy. Magari di tutto questo ne discuteremo in un altro articolo, ora dobbiamo tornare alla nostra simpatica trilogia di giochi di ruolo dedicati a Gesù.

Un breve speciale dedicato a Jesus Christ RPG Trilogy, gioco gratuito sulla vita di Gesù

Evangelizzazione

La lunga premessa ci è servita per capire non tanto il gioco in sé, quanto parte del contesto in cui si cala e, soprattutto, perché ha senso parlarne. Sembrerà paradossale, ma un titolo come Jesus Christ RPG Trilogy nasce più dal senso di colpa che dalla voglia di dissacrare.

La religiosità nei videogiochi
La religiosità nei videogiochi

È una forma di elaborazione della perdita di qualcosa considerata fondamentale nei primi anni di vita, quando ciò che ci viene insegnato attecchisce con più forza e rimane impresso nel nostro corpo fino alla morte, nonostante la fatica di negarlo. Immaginiamo l'autore ormai cresciuto, imbevuto di una certa visione, che per contrasto realizza un'opera a suo vedere critica nei confronti di un potere che ha subito e che percepisce come oppressivo, ma da cui non riesce a liberarsi completamente. Il suo gesto di ribellione è paradossalmente un atto di sottomissione a quel potere stesso, nel momento in cui non lo discute nelle sue fondamenta, ma lo sbeffeggia rimanendo in superficie. Jesus Christ RPG Trilogy si limita a sfiorare appena l'oggetto contro cui si accanisce, limitandosi a qualche sberleffo di comodo. Lo fa trasformando il racconto biblico in un gioco di ruolo giapponese, in cui Gesù per vincere deve accumulare miracoli e combattere demoni pop, raccogliendo sulla strada apostoli opportunisti ed equipaggiamento in linea con la sua figura. Ogni capitolo, il primo dedicato all'età della predicazione, il secondo all'infanzia e il terzo alla passione, dura circa un'ora e propone uno schema narrativo simile, incentrato sulla crescita dei personaggi. La parte più interessante del titolo è l'utilizzo di alcune meccaniche tipiche dei giochi di ruolo giapponesi per rileggere alcuni fatti biblici. Ad esempio Gesù non può subito compiere tutti i miracoli che gli servono per accedere allo scontro finale, ma deve prima salire di livello tramite il classico grinding (si va in giro a combattere finché non si è sviluppato abbastanza il personaggio per andare avanti). Ogni livello gli dà un nuovo potere, così da permettergli via via ridare la vista a un cieco, resuscitare Lazzaro, ridare la parola a un muto e compiere tutto il resto del campionario dei miracoli più famosi raccontati nel Vangelo. I poteri possono essere utilizzati anche in combattimento, come nel più classico JRPG. Suo l'attacco più letale contro i demoni. Comunque, come avrete già capito, nel corso della sua avventura Gesù non deve combattere da solo, ma può portarsi indietro alcuni potenti compagni: San Pietro, Giuda Iscariota e Maria Maddalena. Gli stessi principi sono ripetuti in tutti i capitoli della trilogia. Ad esempio nel secondo la Vergine Maria è difesa dall'angelo Gabriele mentre è incinta di Gesù, mentre nel terzo ritorna il Gesù adulto ripetendo più o meno quanto visto nel primo capitolo. Insomma, vi sembrerà strano, ma come gioco Jesus Christ RPG Trilogy funziona (tenete conto che è gratuito). Rimane però sempre la sensazione che complessivamente non vada oltre la battuta, il che lo rende abbastanza superfluo, trasformandolo nell'ennesimo ronzio che si perde nel fastidioso rumore di fondo che sovrasta le nostre vite.