Il mondo dei videogiochi ispirati alle opere cinematografiche è pieno zeppo di fallimenti eclatanti, titoli che spesso occupano posizioni dominanti nelle classifiche dei videogiochi peggiori di sempre. Abbiamo provato sofferenze indicibili trovandoci di fronte a obbrobri come Charlie's Angels, Il Corvo e Jumper che spariscono, però, messi di fronte a sua maestà E.T.: L'extraterrestre, il disgraziatamente celebre tie-in Atari da molti considerato il principale responsabile del crack dell'industria videoludica del 1983.
Nel caso di quest'ultimo i toni sono esagerati e vale la pena approfondire la questione, magari guardando l'ottimo documentario Atari: Game Over, che è quasi d'obbligo se si è appassionati del mondo dei videogiochi, ma l'evidenza del problematico rapporto tra film e videogiochi da essi derivati si palesa anche nelle nutrite schiere di tie-in e di spin-off che, pur partiti sotto a una buona stella, come lo Star Trek del 2013, si sono schiantati contro il muro della mediocrità. I motivi della sovrabbondanza di prodotti di scarsa qualità sono molteplici e partono dal trascurare le differenze abissali tra cinema e videogioco per arrivare a una genesi frettolosa, tesa a sfruttare l'eventuale successo al botteghino, che forza la mano a team spesso assemblati in fretta e furia. Non è un caso che i migliori videogiochi tratti dal cinema ci siano arrivati con una genesi decisamente diversa, a molti anni di distanza dal film a cui sono dedicati e con differenze sostanziali nel linguaggio utilizzato. Nelle fucine della compianta Westwood sono state forgiate perle come Dune II, padre degli RTS moderni, e Blade Runner che qualcuno considera, a ragion veduta, una delle migliori avventure grafiche mai realizzate. Ma non è certo detto che per tirare fuori qualcosa di buono siano sempre necessarie tempistiche bibliche, così come non è detto che uno spin-off debba essere necessariamente migliore di un tie-in. Prodotti di entrambi i tipi come Batman Returns, Chronicles of Riddick: Escape from Butcher Bay, Il Re Leone, Golden Eye e la serie LEGO sono qui a dimostrarci che con il piglio giusto il videogioco può metterci dei panni del protagonista di qualsiasi storia, anche se alcune fonti di ispirazione, come The Last Starfighter, sono inevitabilmente più adatte di altre. Sull'onda di questa considerazione e dell'uscita di Hardcore! vi proponiamo una lista di cinque film potenzialmente adatti per diventare videogiochi ma che non hanno ancora goduto di una trasposizione videoludica.
Andiamo alla ricerca di cinque film che potrebbero diventare grandi videogiochi
Hardcore! - Ilya Naishuller - 2016
L'avvento dei motori grafici tridimensionali ha dato inizio a un percorso di avvicinamento tra film e cinema che, dal punto di vista tecnologico, progredisce senza sosta. Ciononostante, com'è ovvio che sia, la struttura dei due media resta profondamente differente, almeno nella maggior parte dei casi, con il videogioco che vive del ruolo attivo del giocatore spesso potenziato dalla possibilità di influenzare anche la trama.
Ma le differenze tra i due media in termini di inquadrature, testi e ritmi si assottigliano sempre di più tanto da permetterci di affermare che il videogioco è una delle principali fonti di ispirazione di un film come Hardcore! Tutto girato in prima persona, il particolare lungometraggio frutto della collaborazione tra una compagnia americana e una russa è un concentrato di adrenalina, di inquadrature ai limiti e di sparatorie. Una sorta di incrocio tra uno sparatutto in prima persona e Mirror's Edge che punta esplicitamente a coinvolgerci in prima persona nell'azione, proprio come un videogioco. Questa formula non è completamente inedita e in questa specifica forma è già stata utilizzata nel video Bad Motherfucker, ma Hardcore!, anche conosciuto come Hardcore Henry, è il primo film che ne fa la propria colonna dorsale insaporendo il tutto con una trama che sembra scritta proprio per un videogioco. Dopo un terribile incidente Henry si ritrova con due arti cibernetici, costretto a lanciarsi in una folle corsa per salvare la moglie scienziata dallo psicopatico dotato di poteri telecinetici di turno. Girato interamente con videocamere GoPro Hero 3, Hardcore! arriva oggi in sala e fa l'occhiolino anche all'incombente realtà virtuale che, vista l'impostazione, si adatterebbe perfettamente a un eventuale tie-in.
Gravity - Alfonso Cuarón - 2013
Un film che potrebbe regalaci un'esperienza memorabile, se trasformato in videogioco, è senza dubbio Gravity. Il lungometraggio firmato da Alfonso Cuarón affida gran parte della propria magia alla componente sensoriale ed emotiva che riesce a stimolare con potenza i sensi dello spettatore anche nella versione non 3D. Con un'impostazione del genere immaginarne il videogioco è facile, tra spettacolari acrobazie a gravità zero e fasi di puzzle solving che si adatterebbero piuttosto bene a molte delle sfide affrontate dalla protagonista del film. Tra l'altro l'esperienza dell'astronauta smarrito si adatta bene non solo al videogioco ma anche alla realtà virtuale, come dimostra in parte Adr1ft, e c'è da dire che nel caso di Gravity la trasposizione videoludica potrebbe contare su un ritmo più serrato e su una maggiore forza narrativa rispetto alla produzione targata THREE ONE ZERO. Tra allucinazioni, smarrimento e sfida per la sopravvivenza, c'è materiale in abbondanza perché un buon game designer possa sbizzarrirsi.
Inception - Chistopher Nolan - 2010
Inception è un film che gioca costantemente con le percezioni dello spettatore mantenendo sempre un ritmo elevato, anche durante i dialoghi. Tra significati nascosti e scenografie suggestive, il mondo immaginato e portato in vita da Christopher Nolan potrebbe regalarci un videogioco sontuoso, di quelli che puntano a mozzare il fiato. Ma quello che ci stuzzica di più immaginando il tie-in di Inception è l'idea della centralità del personaggio addormentato, quel sognatore dalla cui mente prendono vita diversi livelli di sogno che possono essere penetrati da altre persone collegate in una specie di LAN onirica e si influenzano l'un l'altro. In un ipotetico videogioco le azioni del giocatore compiute esplorando un livello del sogno potrebbero influenzare le dinamiche del livello successivo, garantendo meccaniche di spessore e una rigiocabilità estremamente elevata. Considerando quanti proiettili volano nella pellicola, il genere più adatto a portare Inception nel mondo dei videogiochi potrebbe essere quello dell'action in terza persona condito con cambiamenti improvvisi di gravità alla Dead Space, illusioni e alterazioni di ogni genere determinate quello che succede al sognatore nel livello di realtà precedente. Chissà se il videogioco di Inception a cui Nolan stava pensando nel 2010 avrebbe avuto queste caratteristiche.
Eternal Sunshine of the Spotless Mind - Michel Gondry - 2004
L'ultima ondata di avventure grafiche di spessore, in testa Life is Strange, ha dimostrato che il mercato non rifiuta un argomento complesso se trattato con meccaniche intriganti e meccanismi interattivi non banali. Il titolo Dontnod, va detto, non scava a fondo come Town of Light o That Dragon Cancer, ma tocca comunque questioni complesse come impotenza e morte. E lo fa lasciando al giocatore una forte illusione di scelta tanto da permettere a barbuti videogiocatori d'annata di immedesimarsi quasi completamente in una ragazzina introversa, che si mette nei guai per salvare la pelle all'amica dai capelli blu. Stimolati da cotanta potenza narrativa andiamo in cerca di un film affine a questa formula, lasciandoci sospingere fino a un'altra ragazza dai capelli colorati, anche questa caotica, angosciata, distruttiva e passionale. Messi di fronte alla Kate Winslet di Se mi lasci ti cancello, orrida traduzione dello splendido titolo Eternal Sunshine of a Spotless Mind, potremmo trovare uno stimolo altrettanto forte a immedesimarci nel protagonista di un'avventura a bivi basata sulla possibilità di cancellare i ricordi e con essi le sofferenze sentimentali più cocenti.
Seven - David Fincher - 1995
Indecisi tra The Departed e Seven, per il quinto titolo puntiamo sulla natura iconica di quest'ultimo che potrebbe regalarci un videogioco investigativo indimenticabile, oltre a dar modo ai moralisti dell'ultima ora di tornare a criticare la violenza nei videogiochi. Se nella pellicola di David Fincher uscita nell'ormai lontano 1995 il destino del protagonista è in qualche modo già scritto, la versione videoludica di Seven potrebbe trovare una sua dimensione riformulando una trama sempre legata ai sette peccati capitali, ma lasciando al giocatore l'illusione di potersi misurare con il serial killer di turno. Per trovare dinamiche azzeccate a un tie-in o spin-off di Seven è sufficiente pensare a quelle dei giochi investigativi più riusciti, che includono le suggestive indagini sul campo di Condemned: Criminal Origins, gli interrogatori di L.A. Noire e la possibilità di lavorare sulle prove come accade in SpyCraft e Blade Runner. Con sette efferati crimini a disposizione ci sarebbe spazio in abbondanza per sviscerare queste meccaniche regalando al giocatore un ruolo di primo piano in una delle storie più potenti e viscerali, anche in senso letterale, che il cinema ricordi.