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Videogiochi e social network

Com'è cambiata la nostra passione nell'era dei social?

SPECIALE di Lorenzo Fantoni   —   07/06/2016

I social stanno a internet come la ruota sta all'automobile: la prima ha cambiato il modo di spostarsi, la seconda, basandosi sulla prima e su una serie di altre invenzioni, ha allargato ancora di più i confini dell'essere umano, moltiplicandone le possibilità ma creando nel frattempo qualche altro problema. La vita filtrata attraverso i social è, volenti o nolenti, una delle attività più importanti di tutta quella parte del genere umano che non deve preoccuparsi di arrivare viva al giorno dopo, anche se non sono mancati esempi virtuosi in cui i social network sono serviti per veicolare proteste e difendere i diritti umani. I social alla fine son solo un coltello, sta a noi decidere se usarlo per tagliare il pane, recidere una gola o usare la sua lama per specchiarci. Ovviamente anche i videogiochi hanno dovuto fare i conti con l'impatto di questo nuovo strumento di ingegneria sociale. A volte ce ne dimentichiamo, ma sono prodotti e come tali hanno bisogno della grancassa di Facebook e compagnia per vendere di più, ma anche di Steam, che in molti casi ha permesso a giochi indipendenti di diventare veri e propri fenomeni di vendita, solo grazie al passaparola. Dunque, com'è cambiata la nostra passione nell'era dei social? Ne parliamo nei giorni che precedono l'uscita di Friend Request - La morte ha il tuo profilo, pellicola che esplora questo tema in chiave horror.

Il mondo dei videogiochi al tempo dei social, tra benefici e insidie

Social Gaming

La prima è più grande rivoluzione c'è stata nel cosiddetto "social gaming". Adesso il fenomeno si è decisamente ridimensionato, ma qualche anno fa era assolutamente normale vedere vostra zia che si iscriveva a Facebook "per giocare", mentre voi pensavate che servisse solo per condividere le foto delle vostre feste e "stalkerare" la persona che vi piace.

Videogiochi e social network

Nel suo periodo di espansione iniziale, Facebook è riuscito a fare massa critica diventando l'incubatrice di centinaia di giochi che una volta avrebbero trovato posto su raccolte di titoli in flash, ma che grazie a Zuckerberg potevano sfruttare le connessioni tra le persone per moltiplicare la propria visibilità, sfruttando nel frattempo un altro fenomeno in forte ascesa, quello del free-to-play e delle microtransazioni. Milioni di persone hanno rotto le palle ad altrettanti essere umani chiedendogli sementi per Farmville o vite per Candy Crush, richieste su richieste che intasavano le notifiche, produttività degli uffici azzerata perché dovevi passare le tue giornata a cliccare compulsivamente su un campo di grano, senza renderti conto che il capo ti avrebbe volentieri mandato a zappare sul serio. Adesso per fortuna esistono strumenti per eliminare le richieste dei giochi di Facebook, che di fatto hanno creato un muro tra chi usa la piattaforma per condividere articoli bufala o interessantissime foto delle vacanze e chi lo ha reso una sorta di console virtuale sul quale giocare in maniera ossessiva giochi molto semplici.

Guardami

Sarebbe impossibile parlare della rivoluzione social dei videogiochi senza citare le due più grandi rivoluzioni di questo settore, ovvero YouTube e Twitch. Entrambe le piattaforme sono infatti nient'altro che dei social network basati sui video le cui potenzialità hanno dato il via a un modo completamente nuovo e diverso di fruirli. Nell'era degli Arcade guardare i videogiochi non era una cosa poi così strana, i giocatori migliori avevano sempre introno un nugolo di spettatori curiosi di sapere se quel record si poteva battere, se il gioco si poteva finire con un solo gettone, come sconfiggere il mostro finale e così via. Twitch per certi versi ha ampliato enormemente in confini di questa filosofia, mescolandola col puro intrattenimento.

Videogiochi e social network

Oggi Twitch si divide infatti tra chi è molto bravo e allora ha successo come "sportivo", e chi sa tenere bene il pubblico, creando attorno a sé un luogo in cui la gente si ritrova non tanto per il gioco in sé ma per condividere una passione e chiacchierare. In cui il gioco è soltanto una parte del tutto. Poi c'è YouTube e i famigerati YouTuber, su quale ogni giorno se ne sentono di ogni tipo e che in base alla moda del momento possono essere o i depositari della verità o un gruppo di venduti. Il passaggio tra parole scritte e video è stato ancora più veloce e drastico rispetto a quello tra carta e web, intercettando una nuova generazione di giocatori che oggi si informano, si divertono e fanno community quasi solo attraverso i video, trasformando ragazzi come loro in vere e proprie star. Inoltre YouTube ha permesso la creazione di tutorial e guide molto più articolate di un tempo. Ricordiamo bene i giorni in cui la pagina dei trucchi e delle soluzione di un giornale di videogiochi era una delle sezioni più importanti, anche perché certe cose o le scoprivi in quel modo o attraverso il passaparola. Poi anche qua c'è tutta una parte legata al puro intrattenimento, al vedere qualcuno che si spaventa mentre gioca. Prima lo facevamo fare al nostro amico pauroso, oggi abbiamo PewDiePie che ci costruisce un impero. Poi abbiamo la parte più legata alle opinioni, a chi si mette di fronte a una telecamera e vi racconta cosa ne pensa del gioco, questo è un campo completamente nuovo e interessante e rappresenta senza dubbio uno degli aspetti più belli della rete: la possibilità per tutti di condividere un parere non filtrato da uffici stampa o redazioni con servizi brevi e adatti a un pubblico che legge sempre meno. Purtroppo è anche il suo aspetto peggiore, visto che il ricorso a video sempre più brevi, che devono essere sempre più spettacolari ha dato il via un impoverimento della comunicazione, aumentando il rumore generale. Ogni reazione dev'essere eccessiva, ogni opinione esagerata, ogni video urlato e devi assolutamente arrivare prima degli altri, altrimenti il mondo non ti sente.

Photo mode

Il piacere della condivisione però non è ad appannaggio esclusivo di influencer e YouTuber vari, gli utenti stessi possono essere un'ottima fonte di pubblicità gratuita per il tuo gioco, soprattutto quando è bello e fotografarlo è gratificante quasi quanto giocarlo.

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Questo Sony lo ha intuito forse prima di Microsoft e, per quanto possa sembrare una cosa da poco, la possibilità di mostrare velocemente su Facebook una clip o una foto del gioco del momento è senza dubbio una caratteristica stuzzicante nell'era in cui non ha senso fare le cose se non puoi condividerle. La conseguenza di questa filosofia è senza dubbio la nascita dei cosiddetti "Photo Mode", ovvero modalità che congelano l'azione del gioco e trasformano una sparatoria in un set fotografico in cui possiamo scegliere lo scatto perfetto su cui applicare direttamente dei filtri, per poi condividere la nostra creazione. Grafica sempre più bella e voglia di condividere vanno senza dubbio a braccetto e possono assottigliare ancora di più il confine tra gioco e creazione artistica. D'altronde che gusto c'è a vivere avventure emozionanti in mondo incredibili se non possiamo anche mostrare ai nostri amici un punto di vista diverso e personale sul titolo che tutti stanno giocando? Anzi, mostrare qualcosa di diffuso e conosciuto attraverso una prospettiva originale che nessuno aveva ancora utilizzato.

Il contatto col pubblico

I social sono stati anche uno strumento in grado di azzerare quasi del tutto il contatto tra pubblico e industria, ad ogni livello. Una volta l'informazione era filtrata dai media e in parte lo è ancora, ma sempre più spesso abbiamo eventi streaming in diretta (tipo quello di Watch Dogs 2 che, di fatto annulla l'importanza dell'E3), eventi stampa in cui si vedono le stesse cose che vengono condivise sui canali YouTube e così via. Questo per certi versi ha permesso agli sviluppatori di raggiungere immediatamente un'incredibile massa di persone a costi relativamente bassi, dall'altra parte la mancanza di un filtro rende le reazioni del pubblico incontrollabili. Non è possibile gestire l'hype, non puoi arginare il dissenso, non sei in grado di spiegare a fondo le tue ragioni perché il rumore dei social è tale per cui l'opinione ufficiale rischia di contare meno di quella dell'influencer del momento.

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Questo accorciamento della distanza è stato fondamentale per far esplodere il settore dei giochi indipendenti, che devono molto sia a Kickstarter che a Steam. La piattaforma di Gabe Newell è infatti diventata un fondamentale strumento pubblicitario per i piccoli studi con grandi idee. Se la qualità c'è, il tuo gioco può diventare il prossimo fenomeno di Steam e farti guadagnare in pochissimo tempo cifre che mai avresti pensato di vedere sul tuo conto in banca e tutto questo grazie a una piattaforma che ti ha reso molto più semplice raggiungere il pubblico, mostrargli il tuo prodotto e ricevere recensioni imparziali che possono diventare un fortissimo volano per le vendite. Certo, anche in questo caso vale lo stesso concetto di YouTube: la democratizzazione dell'accesso e la semplicità hanno riempito queste piattaforme di spazzatura che spesso impedisce a prodotti di qualità di spiccare come dovrebbero, ma purtroppo questo è il bello e il brutto della rete in generale: se tutti possono fare tutto il trash più bieco andrà a braccetto con l'arte, il contenuto di valore con quello sponsorizzato, l'onestà con la furbizia. Purtroppo non è sempre facile tracciare una linea tra ciò che merita e ciò che no, ma non è comunque bellissima l'idea che il mondo intero può sapere cosa fai?