Quanti mercati PC esistono? Se parliamo di videogiochi, ne possiamo individuare diversi che attraendosi e respingendosi, con gli anni s i sono strutturati in dei sistemi autonomi e indipendenti l'uno dall'altro, nonostante continuino a intersecarsi in spazi virtuali dove si ritrovano videogiocatori altrettanto variegati.
Ad esempio il mondo dei free-to-play (l'accesso è gratuito, ma si pagano alcuni contenuti di gioco) convive con quello dei videogiochi a pagamento (per accedere bisogna pagare un prezzo iniziale, che consente di ottenere la maggior parte dei contenuti). Entrambi sono a loro volta diversi da altri mercati, come ad esempio quello degli MMO con abbonamento (in caduta libera, dopo anni di forte crescita). Ci sono anche delle creature autonome nate da altri mercati, che vivono in uno splendido isolamento. Ad esempio un free-to-play come League of Legends si è trasformato in un mercato a sé che vive di regole sue più simili a quelle di uno sport vero e proprio che a quelle di un normale videogioco. Non si tratta di una situazione inspiegabile e, anzi, è evidente come sia l'evoluzione naturale di una piattaforma che ha da sempre fatto della versatilità il suo cavallo di battaglia. Insomma, su PC ognuno può trovare il mercato che fa per lui. Questa fluidità si è andata riflettendo con gli anni anche nel settore dell'hardware, che attualmente appare spaccato nettamente in due: una fetta è in crollo da anni, mentre un'altra è in ascesa inarrestabile. Senza troppi misteri, il PC va indebolendosi presso quell'utenza che lo utilizzava nei modi più blandi (social network, semplici email, chat e così via), mentre è in crescita tra i videogiocatori. Soprattutto l'hardware più costoso, quello dedicato ai cosiddetti videogiocatori professionisti, sta vivendo un periodo molto florido. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire meglio la situazione grazie a qualche dato recente.
Il mercato dell'hardware PC ha due anime: una è in crisi, mentre l'altra è in forte crescita
Il mercato dell'hardware PC nel suo complesso
Gli ultimi dati riguardanti l'hardware PC nel suo complesso sono negativi, come ormai da molti trimestri a questa parte. Per il Q2 le aziende di analisi Gartner e IDC stimano perdite rispettivamente del -4,5% e del -5,2% del settore sul mercato globale, non compensate dalla crescita del 4,9% (secondo Gartner) o dell'1,4% (secondo IDC) sul mercato nordamericano, che rivede il segno positivo dopo cinque trimestri con il segno negativo. Il motivo sembra essere il buon andamento dell'economia ed è presto per dire se si tratti di una tendenza o solo di un colpo di reni senza seguito.
L'operatore più importante del settore rimane Lenovo per entrambe le società di analisi, pur con una perdita di terreno del -2,2%, mentre in seconda o in terza posizione troviamo HP e Dell, seguite da Asus, Apple e Acer. L'area del mondo in cui si è registrato il crollo più pronunciato è stata l'America Latina, con un preoccupante -20%, mentre in Europa la situazione è stabile, anche se un po' asfittica. Complessivamente, si tratta del settimo quarto fiscale in cui si registra un calo nella distribuzione dei PC, con le unità vendute in tutto il mondo che oscillano tra quota 62,3 (IDC) e 64,3 (Gartner) milioni. La situazione è allarmante? In verità, come affermavamo sopra, ci sono tutta una serie di utilizzatori che non vedono più nei PC degli strumenti utili alle loro attività quotidiane e gli preferiscono i tablet e soprattutto gli smartphone. Nonostante possa sembrare strano, data l'enorme differenza che passa tra i concept dei due tipi di apparecchi, è così che sta andando. Fortunatamente, o purtroppo a seconda della prospettiva da cui si guarda la situazione, gli smartphone riescono a soddisfare le esigenze informatiche quotidiane di una grossa fetta della popolazione mondiale, esigenze che, come dicevamo, si limitano a poche blande operazioni. Non si tratta di un inedito: gli smartphone, per la loro natura ibrida (sanno fare un po' tutto, anche se in modo molto mediocre), hanno mandato in crisi diversi mercati, ad esempio quello della fascia d'ingresso nella fotografia digitale (le famose compatte), quasi svanito, o quello dei navigatori satellitari, anch'esso ridotto all'osso dopo gli anni del boom. Insomma, ci sono molte persone per cui l'acquisto di un computer vero e proprio non ha più alcuna attrattiva. Magari ne hanno uno un po' vecchio e lento, con il quale riescono tranquillamente a convivere e che non pensano di cambiare nel breve periodo (guasti a parte). Purtroppo, a poco sono servite novità come i laptop con i touch screen o i prodotti ibridi per frenare l'emorragia di clienti. Il mercato PC si va inesorabilmente riassestando su dei valori più bassi rispetto a quelli del passato.
I PC da gioco
All'interno della crisi del mercato PC si è però formata una nicchia florida, che sta crescendo di anno in anno: quella dei computer da gioco. Complessivamente il mercato dei videogiochi su PC è diventato un colosso senza precedenti, pur con la situazione fluida di cui parlavamo nel primo paragrafo. Pensate che nel 2015 per l'azienda di raccolta dati e analisi SuperData Research valeva la bellezza di 32 miliardi di dollari, contro i 25 miliardi del mercato mobile. Ovviamente il dato non comprende solo l'hardware, ma capirete che di fronte a cifre simili, è facile che molti cerchino di reclamare la loro fetta. Il target del mercato dell'hardware da gioco è ben definito e per certi versi sicuro, se si riesce a dargli ciò che vuole. Il giocatore PC è disposto a spendere molti soldi per un mouse o una tastiera di alto livello, così come per una scheda video più performante o un monitor più definito. Soprattutto chi segue la scena degli eSport, un mercato che, sempre stando a Superdata Research, da solo ha raggiunto un valore complessivo di 747 milioni di dollari, è particolarmente propenso ad acquistare hardware molto costoso, un po' per andare alla ricerca di prestazioni migliori, un po' perché nel settore avere un PC di un certo livello è diventata una questione di status. Se sul mercato PC a tenere banco sono le già citate Lenovo, Dell, HP, Acer e così via, quando si considera solo il PC da gioco l'azienda prominente è sicuramente Razer, valutata 1,5 miliardi di dollari e sempre pronta a sfornare prodotti dedicati ai videogiocatori, che ormai la considerano un sinonimo di qualità costruttiva e di prestazioni. Certo, anche le altre aziende nel frattempo si sono attrezzate. Ad esempio Dell ha acquistato Alienware e vende PC da gioco affianco a quelli da lavoro, e in generale tutti i grandi marchi hanno dei prodotti dedicati a questa fascia di utenza. Razer, dal canto suo, è molto attiva anche nelle attività collaterali del settore. Ad esempio è molto presente agli eventi esport, con massicce sponsorizzazioni, così come sui social media, dove vanta una quantità di fan affezionati superiore a quella degli altri produttori, pur complessivamente più grandi. Del resto il contatto con i potenziali clienti sembra pagare Razer più di ogni altra forma di sponsorizzazione (ad esempio Razer non fa spot televisivi), dato che in questo modo ottiene molti feedback all'annuncio di ogni prodotto, che gli consentono di capire immediatamente la predisposizione della comunità verso ciò che ha presentato. D'altro canto il CEO e cofondatore della società, Min-Liang Tan, è anche un videogiocatore appassionato, quindi sa bene cosa vogliono i suoi clienti. È a Razer che si deve la nascita di alcune tendenze e, soprattutto, dell'hardware da gioco di nuova concezione.
Un'anima divisa in due
Razer, seguita da altre aziende, è cresciuta perché con gli anni ha capito come si stava evolvendo il mercato PC. Soprattutto ha intuito alcuni tratti della psicologia del giocatore PC che ha sfruttato a suo vantaggio; quante volte di fronte a un fallimento attribuiamo il problema all'hardware utilizzato invece che a noi stessi? Quante volte cerchiamo di compensare il nostro senso di inadeguatezza con l'acquisto di hardware sempre più potente? Comunque, il discorso è lungo e complesso meriterebbe di essere trattato a parte. Soprattutto, non è oggetto di questo articolo. Torniamo a noi. Insomma, lì dove le altre aziende arrancavano alla ricerca di prodotti dal target più ampio possibile, Razer ha mirato a un solo genere di cliente, definendo contemporaneamente un sottomercato che ormai viene letto da molti come distante da quello generale. Un PC da gioco è un PC, ma è difficile affiancarlo concettualmente a un PC da ufficio, perché prevede non solo delle parti hardware differenti, ma anche tutta una serie di accorgimenti che ne definiscono l'essenza commerciale. Non sarebbe quindi più giusto dividere i due mercati, che ormai hanno davvero poco in comune? Forse un giorno ci arriveremo.