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Altra legna per il fuoco

Shadows of Kurgansk è un survival single player con elementi da gioco di ruolo. Non vi suona nuovo?

PROVATO di Simone Tagliaferri   —   22/07/2016

Passerà un giorno senza che su PC qualcuno annunci o lanci un nuovo rivoluzionario survival? Il genere ormai conta tali e tanti esponenti che è diventato quasi difficile distinguerli. Shadows of Kurgansk rispetta senza fiatare tutte le prescrizioni meccanico-narrative del genere. La premessa che fa da sfondo al gioco è il classico incidente aereo di un gruppo di volenterosi avventurieri della domenica.

Casa dolce casa
Casa dolce casa

Siamo gli unici sopravvissuti, ma purtroppo non sappiamo dove ci troviamo. In lontananza però scorgiamo una torre radio, quindi deve trattarsi di un posto civilizzato. Mai deduzione fu più errata: i locali, degli strani figuri incappucciati che sembrano usciti da un party hip hop andato molto male, si dimostrano ben poco amichevoli e tentano di ucciderci a vista. Fortunatamente dai rottami del velivolo abbiamo preso una chiave inglese con cui facciamo scempio delle loro teste. L'arma improvvisata si è dimostrata efficace, ma abbiamo bisogno di qualcosa di più durevole e più pratico da utilizzare in caso di necessità. Ci guardiamo intorno: siamo circondati da una discreta quantità di rocce e alberi, fonti perfette di materie prime. Fortunatamente non siamo così sprovveduti come sembriamo e con in mano gli oggetti giusti sappiamo costruire dei falò, utili per cucinare e per bollire l'acqua da bere, oltre che per creare altre materie prime come il carbone; sappiamo creare delle armi rudimentali come asce, lance e mazze chiodate; e sappiamo realizzare una grande quantità di altri oggetti, tra i quali delle letali trappole, che si riveleranno utilissime per proteggerci mentre dormiamo. Insomma, abbiamo un menù dedicato al crafting pieno di progetti da realizzare. Intanto ci accontentiamo di un piccone con cui spacciamo alcune rocce, quindi creiamo un'accetta, con cui raccogliamo della legna tagliando alberi e arbusti. E il cibo? Be'... carne di ratto, da cuocere. Imparando a cacciare potremo riempirci il pancino di altre prelibatezze come la carne di coniglio. Esplorando l'isola troveremo anche altro di commestibile, ma all'inizio i ratti sono i migliori amici della nostra fame.

Abbiamo provato Shadows of Kurgansk per scoprire se ha qualcosa da dire al genere dei survival

Un tetto sulla testa

Dopo aver studiato il semplice sistema di crafting, quello di cui vi abbiamo parlato fin'ora, ed esserci riforniti di alcune risorse basilari, ci mettiamo in cammino per raggiungere l'antenna radio, che scopriamo sorgere in un villaggio che sembra essere completamente abbandonato. In realtà alcuni abitanti ci sono, ma sono completamente pietrificati.

Gli zombi sono sempre zombi
Gli zombi sono sempre zombi

Gli altri devono essere gli zombi incappucciati che tentano di farci a brandelli di tanto in tanto. Cosa sarà successo? Sfondiamo alcune delle porte di legno con l'accetta per esplorare le case e, oltre a trovare qualche semilavorato, utile per produrre altri oggetti, scopriamo che gli abitanti del luogo erano dei grandi appassionati di medicinali. Perché prendevano tutti le stesse pillole? Ci sarà stato sicuramente un motivo, probabilmente legato agli zombi e ai pietrificati. Di questi ultimi scopriamo che non sono propriamente morti e in alcuni casi si comportano come gli angeli piangenti del Dr. Who, ossia si muovono quando non li guardiamo. Maleducati e inquietanti. Forse più inquietanti. Arrivati sotto l'antenna scopriamo che qualcuno in realtà è sopravvissuto: uno degli abitanti si è barricato in casa e, pur diffidente, ci dà delle indicazioni che ci consentono di prendere il possesso di una casa. Dentro ci troviamo alcuni mobili essenziali per il crafting e non solo: un banco da lavoro, un fornello, una libreria, un letto e altro. Insomma: abbiamo un rifugio attrezzato! L'uomo barricato ci ha anche spiegato che l'isola è stata colpita da una strana epidemia che ha trasformato gli abitanti in killer spietati. L'epidemia è ancora attiva, ma può essere combattuta ingerendo con regolarità delle pillole (quelle che abbiamo già trovato), o una pozione che realizzeremo più avanti nel gioco. Perfetto, abbiamo un amico, un tetto sopra la testa, e un'epidemia da combattere!

S.T.A.L.K.E.R. chi?

Superata la prima notte veniamo ricompensati con la crescita di livello, che ci permette di migliorare alcune caratteristiche del personaggio. Da qui in poi diciamo che il gameplay si articola nel modo appena descritto, con un incremento della sfida proporzionale al numero di missioni superate. Shadows of Kurgansk si svolge su ampie mappe aperte, che il gioco spinge a esplorare in lungo e in largo affidandoci degli incarichi da svolgere.

L'effetto pioggia non è proprio bellissimo
L'effetto pioggia non è proprio bellissimo

Alcuni di questi servono per mandare avanti la storia, mentre altri servono soprattutto per approfondire i vari sistemi, come quello del crafting, facendoci magari andare alla ricerca di qualche materiale raro, utile per costruire gli oggetti avanzati, oppure di qualche informazione supplementare. Presto la pratica e l'esplorazione ci permetteranno di costruire armi e oggetti più complessi, come fucili o trappole per zombi. Incontreremo anche altri nemici come gli hellhound o degli zombi particolarmente forti. Molti hanno fatto riferimento a S.T.A.L.K.E.R. parlando del gioco, ma, a parte alcuni temi e la presenza di anomalie sparse per la mappa, quasi tutte molto pericolose, le somiglianze sono davvero rade. Shadows of Kurgansk è molto più survival e meno sparatutto in prima persona del titolo di GSC, anche se con l'avanzare del gioco le sparatorie aumentano. Non per niente Yadon Studio ha incentrato due delle tre modalità presenti proprio sulla sopravvivenza. Quella che vi abbiamo descritto finora è la modalità storia, divisa per ora in due capitoli indipendenti: "Deserted Shore" e "The Way Home". Chi non fosse particolarmente interessato a conoscere l'origine dell'epidemia, può optare per la modalità sopravvivenza, in cui l'unico obiettivo è sopravvivere il più a lungo possibile. La modalità adventure, infine, ci assegna delle missioni, ma in caso di morte azzera completamente i nostri progressi. È pensata per i giocatori più abili, quelli che hanno spolpato le altre due.

Sopravvissuto?

Tecnicamente Shadows of Kurgansk non è particolarmente riuscito e tradisce i suoi limiti produttivi. Come accennavamo sopra, il gioco si svolge su delle grosse mappe aperte esplorabili liberamente. Certo, niente di paragonabile a quanto visto in un The Witcher o in un Fallout 4, ma per il genere vanno più che bene.

Il crafting è fondamentale
Il crafting è fondamentale

Purtroppo non offrono molto di interessante da vedere. A dirla tutta Shadows of Kurgansk è tecnicamente essenziale e solo l'uso del cel shading lo aiuta un po' a uscire dall'anonimato completo. Certo, parlare di stile è faticoso, perché a parte per alcune scelte cromatiche è evidente che dietro alla grafica del gioco non c'è un grosso lavoro di ricerca artistica, ma più di ricerca del risparmio. Anzi, molti degli oggetti che si trovano in gioco hanno un sapore da negozio di asset e anche gli zombi, per quanto ben realizzati, cozzano un po' con lo scenario per via del loro vestiario. Niente di male, per carità, visto che si parla di una produzione ridotta e di un gioco che viene venduto a un prezzo di lancio molto basso rispetto ad altri survival. Fortunatamente presto ci si abitua all'aspetto visivo e si riescono a ignorare i paesaggi spogli e le animazioni fuori luogo (le collisioni tra le armi e gli zombi sarebbero pesantemente da rivedere). Per il resto Shadows of Kurgansk di strada da fare per la versione finale ne ha ancora tanta. Attualmente è un buon titolo da Accesso Anticipato, sul quale gli appassionati del genere survival dovrebbero fare seriamente un pensierino.

Conclusioni

Multiplayer.it

Lettori (3)

4.3

Il tuo voto

PRO

  • Le meccaniche survival non sono male
  • Tre modalità da giocare su mappe abbastanza ampie
  • Crea la giusta atmosfera

CONTRO

  • Originalità zero
  • Tecnicamente mediocre