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Non toccate i cicli generazionali delle console!

Cinque ragioni per cui i cicli generazionali delle console sono un bene

SPECIALE di Simone Tagliaferri   —   28/07/2016

Quali sono le ragioni per cui i cicli generazionali delle console devono morire? E quali quelle per cui sarebbe meglio mantenerli? Abbiamo dedicato all'una e all'altra prospettiva due articoli di approfondimento, cercando di calarci nelle diverse posizioni, senza giudicarle. Prima di proseguire, ci teniamo a farvi presente che le opinioni espresse nei due articoli non rappresentano necessariamente quelle dell'autore, che di suo ha cercato di essere il più obiettivo possibile nel riportare quelle che sono le ragioni dominanti di entrambe le parti. Chiarito questo punto, illustriamo le cinque ragioni per cui molti ritengono che i cicli generazionali delle console vadano bene come sono sempre stati e non vadano toccati.

Quali sono le ragioni per cui i cicli generazionali delle console non andrebbero toccati?

Le singole macchine hanno una loro personalità

Uno dei fattori che più rende inviso ai conoscitori del mondo console il passaggio a un mercato con aggiornamenti hardware frequenti è il rischio che si perda quella che possiamo definire l'anima delle varie macchine, ossia la loro personalità intrinseca.

Non toccate i cicli generazionali delle console!

Per alcuni si tratta di un fattore discutibile, perché ovviamente attribuire una personalità a un hardware da gioco è un'operazione che avviene completamente dal lato videogiocatore e non dal lato produzione. Al tempo stesso però si tratta di un fattore che non va sottovalutato, perché sarà anche una forma di autoinganno, ma si tratta comunque di un elemento determinante nello sviluppo del rapporto tra l'acquirente e la sua console. Le caratteristiche che determinano la personalità di una console sono il suo produttore, il design, le esclusive e il tipo di comunicazione che viene utilizzato per venderla. Insomma, il NES era il NES per la sua forma, i suoi giochi e la sua unicità mantenuta viva da Nintendo e se oggi è possibile pensare a un Mini NES Classic è proprio perché l'apparecchio di allora ha creato un'identificazione tale nel pubblico da generare un forte effetto nostalgia con il passare degli anni. Per dire, qualcuno è nostalgico dell'nGage? Difficile esserlo. In un mondo in cui le console non hanno più una loro identità definita, perché solo solo revisioni di un hardware che invecchia nel giro di pochi mesi, diventa difficile sviluppare un legame uomo/macchina tale da farlo diventare quasi un rapporto affettivo, ovviamente in senso lato. Insomma, acquistare una console sarà sempre più simile a un rapporto occasionale che a uno stabile e l'unico collante per rimanere legati a una certa piattaforma saranno gli account. Praticamente sarà come essere sposati con qualcuno che non si può lasciare per non farsi rovinare economicamente.

C’è maggiore certezza dei tempi di supporto

Per anni il videogiocatore console ha avuto una grande certezza ad ogni acquisto di nuovo hardware: dal momento in cui il negoziante gli consegnava il prodotto fino all'arrivo della nuova generazione, i soldi spesi sarebbero stati giustificati da un supporto costante da parte del produttore della macchina, e dall'uscita di videogiochi di terze parti che avrebbero sempre tentato di sfruttarla al massimo.

Non toccate i cicli generazionali delle console!

Ovviamente la situazione non è sempre stata così rosea (se avete comprato console come il Jaguar o il 3DO sapete cosa intendiamo) e non esiste una console con soltanto videogiochi belli, ma in linea di massima ognuna di esse ha sempre prospettato all'acquirente una longevità impensabile sul mercato tecnologico. La nuova filosofia inaugurata da PlayStation 4 Neo e da Xbox Scorpio nega questa certezza. Chi garantirà ad esempio all'acquirente di una PlayStation 4 liscia che la sua versione della console sia supportata come quella nuova? Lo stesso discorso è fattibile per i possessori di Xbox One, ovviamente. E i giochi? Certo, all'inizio ci sarà grande attenzione per i vecchi modelli, ma dopo un anno o due? Ossia, quando i nuovi modelli si saranno affermati e quelli vecchi inizieranno ad arrancare, ci sarà la stessa attenzione? I produttori hardware giurano di sì, ma non possono fare altrimenti. Niente esclusive per le console più potenti... e se a un certo punto diventasse poco conveniente ottimizzare anche per i modelli più vecchi? Nel vecchio mondo questo non sarebbe mai successo, perché l'hardware di inizio generazione era sostanzialmente identico a quello di fine generazione, pur con qualche aggiustamento in corsa. Comunque la potenza di una macchina non veniva mai alterata a tal punto da far temere un'obsolescenza precoce.

Gli hardware vengono sfruttati meglio

Durante un ciclo di vita di una console i possessori più coscienti hanno sempre considerato in modo diverso i giochi di inizio, di metà e di fine generazione.

Non toccate i cicli generazionali delle console!

Insomma, l'esperienza ci ha insegnato che a inizio generazione i titoli faticano di più a sfruttare le caratteristiche di una macchina perché gli sviluppatori non la conoscono ancora bene e perché i kit di sviluppo sono in più di un senso molto primitivi. Con il passare dei mesi gli sviluppatori iniziano a conoscere meglio l'hardware che hanno tra le mani e ottengono dai produttori hardware strumenti sempre più raffinati. I giochi di fine generazione spesso non sembrano essere nemmeno lontani cugini di quelli di inizio generazione. Provata e mettere a confronto Mario Bros. per NES (1986) con Super Mario Bros. 3 (1991) sempre per la stessa console e tirate voi le somme. Se volete un esempio più recente, confrontate Tom Clancy's Ghost Recon Advanced Warfighter (2005), uno dei titoli di lancio dell'Xbox 360, con Halo 4, uscito nel 2012. Anche in questo caso il progresso tecnologico è netto (notate che abbiamo preso in considerazione tutti titoli considerabili tripla A, ossia produzioni di alto livello, nei loro rispettivi anni di pubblicazione). Insomma, con un mercato fatto di aggiornamenti hardware tutto questo andrà perduto. In realtà con l'abbraccio delle architetture x86 da parte di Xbox One e PlayStation 4 è già in parte così, ma quando il flusso di nuove versioni delle console diverrà costante, continuare a studiare le vecchie potrebbe diventare quasi superfluo.

L'uniformità nelle prestazioni

Il quarto punto è collegato direttamente al secondo e al terzo e in parte è stato già affrontato, se pur non direttamente.

Non toccate i cicli generazionali delle console!

Una console unica costringe chi ci sviluppa sopra a cercare modi per svicolare da certi limiti. Non è necessariamente un male, perché in questo modo è più probabile che i prodotti finiti siano sempre, o quasi, ottimizzati al massimo. Invece, quando i giochi dovranno girare su più configurazioni, chi ci assicurerà che non saranno ottimizzati solo per le macchine più potenti per risparmiare risorse? Soprattutto quando una macchina diverrà troppo vecchia rispetto alla più recente revisione dell'hardware, il rischio di vedere versioni dei giochi pesantemente compromesse è davvero alto. Invece di ottimizzare macchina per macchina si faranno tagli con l'accetta per far girare un gioco e fine della storia. Il rischio è che su una console di fascia economica si abbiano giochi peggiori alla fine del suo ciclo di vita che all'inizio, perché da macchina target si sarà nel frattempo trasformata in un peso da togliersi di torno il prima possibile, sperando che prima o poi chi ne possiede ancora una si decida a rottamarla.

“Console” definisce un concetto di gioco

L'ultimo punto, come il primo, parte da un presupposto più ideologico che pragmatico. La parola "console" definisce un preciso concetto di videogioco, una vera e propria filosofia, mai messa in discussione con il passare delle generazioni.

Non toccate i cicli generazionali delle console!

Anche l'avvento della connettività, che ha fatto cadere alcuni capisaldi (niente patch, niente aggiornamenti, giochi che escono completi e non vengono mai rivisti e così via), non ha intaccato l'elemento cardine che ha portato da sempre molti a scegliere di giocare su console invece che su PC: la maggiore semplicità di utilizzo. Insomma, con la console "si infila la cartuccia/disco, si impugna il joypad e si gioca", senza pensare ad altro. Niente configurazioni hardware, niente mappatura dei controlli, niente problemi di compatibilità. Niente pensieri, solo giochi. Come dicevamo, questa filosofia è già stata messa alla prova con la generazione Xbox 360/PlayStation 3. La generazione PlayStation 4/Xbox One ha proseguito su questa strada, con aggiornamenti software sempre più frequenti, giochi incompleti che richiedono patch e aggiornamenti costanti per essere fruiti e così via. Almeno era rimasta intoccata l'idea di non doversi preoccupare delle configurazioni! Il lancio delle versioni potenziate di entrambe mette in crisi anche quest'ultima certezza. Ora bisognerà considerare la macchina che si possiede in relazione al televisore. E in caso di problemi di compatibilità? Semplice: basterà segnalare e attendere un aggiornamento. Insomma, le console sembrano sempre più dei PC semplificati, in completo contrasto con tutto ciò che definisce il loro essere console.