C'è voluto davvero un bel po' di tempo, circa un anno e mezzo, perché Bandai Namco si convincesse finalmente a portare God Eater 2: Rage Burst in occidente. Un ritardo che pesa inevitabilmente sulla freschezza di un prodotto nato in realtà nel 2013, quando è avvenuta la release giapponese dell'edizione standard, e disegnato in origine come un progetto destinato a uscire sia su PSP che su PlayStation Vita.
Tanti vincoli tecnici e perplessità hanno dunque accompagnato l'opera di adattamento che ha portato il franchise a debuttare anche su PlayStation 4 e PC, nel nome di una continuità che l'handheld Sony non avrebbe potuto garantire, sulla falsariga di quanto già fatto dalla stessa casa nipponica con Gravity Rush. Bandai Namco ha dunque intenzione di puntare su God Eater per costruire un'alternativa credibile al vendutissimo Monster Hunter, e il primo passo consisteva ovviamente nel riprendere il discorso iniziato su PlayStation Portable con l'episodio del debutto. Ambientato tre anni dopo gli eventi di God Eater Burst, il gioco vede ciò che resta dell'umanità minacciata da una terribile epidemia che viene trasmessa attraverso una pioggia rosso sangue. I potentissimi Aragami sono ancora là fuori a dettar legge, fra macerie che una volta erano grandi città, e così la Fenrir crea la divisione Blood, pensata appositamente per indagare sulla misteriosa pioggia e contrastare l'avanzata dei mostri. All'interno di un'enorme fortezza mobile, i componenti della squadra speciale dovranno dare battaglia agli Aragami e svelare il mistero che si cela dietro l'epidemia.
La nostra prova di God Eater 2: Rage Burst, un action survival credibile rispetto a Monster Hunter?
Spirito guerriero
A livello strutturale l'esperienza di God Eater 2: Rage Burst non si discosta molto da quella del capitolo originale del 2011. Dopo aver creato il nostro personaggio utilizzando l'editor, infatti, ci troveremo all'interno di un hub da cui partire verso le missioni, organizzate per grado di difficoltà; consultare filmati, musiche e informazioni; nonché gestire l'equipaggiamento assegnando nuove abilità, potenziando i nostri strumenti, creandone di nuovi grazie ai materiali raccolti in giro o acquistando altre armi.
Trattandosi di un action survival, viene da sé che uno strumento da mischia molto potente sia anche piuttosto lento, e lo stesso vale per i fucili. Nel caso non conosciate il franchise, dovete sapere che i guerrieri che affrontano gli Aragami si chiamano God Eater e sono ragazzi a cui è stato collegato un dispositivo nato dalla fusione fra metallo e cellule provenienti proprio da quei mostri, il God Arc. Inizialmente ha la forma di un'enorme spada, di un martello da guerra o di una falce, a seconda della tipologia, ma può trasformarsi in un istante in un cannone o in uno scudo, così da prestarsi a qualsiasi approccio durante i combattimenti. Come accennato poc'anzi, però, maggiore potenza significa spesso una velocità ridotta: un fattore che si paga se i nemici vanno colpiti durante momenti specifici del loro pattern d'attacco, in quanto le animazioni di chiusura dei colpi portano via istanti preziosi e possono renderci vulnerabili al contrattacco dei mostri. La chiave sta dunque nel mantenere un certo equilibrio nell'ottica dell'equipaggiamento, nonché organizzare l'azione di squadra perché i componenti del team possano coordinare le proprie azioni e supportarsi a vicenda. Un elemento che ovviamente viene enfatizzato nella modalità multiplayer cooperativa, al momento priva di utenti (il gioco uscirà il 30 agosto), ma che vale anche per il single player, visto che potremo selezionare altri tre God Eater controllati dalla CPU per accompagnarci nelle missioni.
Look & feel
Se il gameplay dell'originale God Eater soffriva in modo particolare la mancanza dello stick analogico destro su PSP, il sequel non ha chiaramente di questi problemi e il risultato è un'azione molto più dinamica e divertente. La disposizione dei comandi sul controller (perfettamente supportato su PC) ci vede muovere il personaggio e la visuale utilizzando gli stick analogici, attivare il lock-on con il dorsale sinistro e utilizzare quello destro per trasformare il God Arc da spada ad arma da fuoco e viceversa, mentre i pulsanti principali servono per l'attacco veloce (X), quello pesante (Y), il salto (A) e lo scatto o l'interazione con l'ambiente (B).
Alternare gli attacchi produce varie combo, mentre tenendo premuto il pulsante Y è possibile risvegliare la natura bestiale della nostra arma, che ricorderà la propria origine di Aragami per sferrare un devastante morso al nemico e raccogliere così risorse extra per il crafting. Dopo aver svolto qualche "commissione" nella base, che si tratti di dialogare con altri personaggi o gestire l'inventario, potremo rivolgerci a una sorta di segretaria per accedere alle missioni. Purtroppo le perplessità che avevamo espresso nel provato realizzato durante l'edizione 2014 del Tokyo Game Show sembrano confermate, nel senso che la formula non presenta novità sostanziali (a parte l'introduzione degli attacchi speciali Blood Art) e la campagna potrebbe dunque presentare un alto grado di ripetitività. Elementi che verificheremo in sede di recensione, naturalmente, visto che durante questi primi test non abbiamo completato che un quinto delle missioni disponibili e potrebbero dunque sopraggiungere importanti variazioni sul tema.
Vecchio o nuovo?
La versione PC di God Eater 2: Rage Burst non dispone di parecchie regolazioni grafiche, com'era prevedibile, ma alla risoluzione di 1080p, con tutti gli effetti al massimo e la sincronia verticale attivata (senza è impossibile non notare un marcato tearing dell'immagine nei movimenti laterali) schizza a sessanta frame al secondo senza mai un'incertezza.
Merito di un ottimo lavoro di adattamento da parte degli sviluppatori o di un comparto tecnico datato, specie sul fronte della modellazione poligonale? Purtroppo la seconda ipotesi appare molto più probabile: benché il design dei protagonisti sia discreto, pur con una serie di stucchevoli stereotipi (ragazzine che vanno a combattere mostri in bikini?), e gli stessi Aragami vantino una buona varietà e tratti originali, gli scenari in cui l'azione si svolge sono di ridotte dimensioni, privi di personalità e caratterizzati da asset generici, con dettagli ed effettistica datati. Scordatevi insomma le inquietanti ambientazioni in stile Soul Sacrifice. Il titolo diretto da Keiji Inafune, peraltro, appare globalmente come un action survival più solido, sfaccettato e ispirato di quanto non sia God Eater 2: Rage Burst, almeno stando alle impressioni iniziali. È infine un peccato che l'audio non includa la traccia originale giapponese: i dialoghi in inglese sono recitati in modo pessimo e non rendono un gran servizio all'atmosfera, tutt'altro.
CERTEZZE
- Campagna piuttosto lunga
- Multiplayer cooperativo
- Un action survival solido...
DUBBI
- ...ma la formula sente il peso degli anni
- Grafica datata, scenari spogli e anonimi
- Gameplay ripetitivo