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Uccidere per la famiglia

Mafia III deve superare lo scoglio della diffidenza, dopo un secondo capitolo che non ha saputo superare il suo predecessore

PROVATO di Aligi Comandini   —   13/09/2016

Non è difficile notare quanto grande sia l'investimento emotivo e monetario di 2K su Mafia III. Tolti gli sportivi, è il titolo più importante dell'anno per questo colosso del gaming e il numero significativo di eventi dedicati al progetto anche a un passo dalla sua uscita implica grosse aspettative (sia a livello di risposta della critica, che delle vendite). Va però ricordato che gli Hangar 13, per quanto composti in larga parte da veterani dell'industria, sono pur sempre un team al loro primo progetto e che - pur amato in modo quasi sconsiderato da una appassionata nicchia di giocatori - il marchio Mafia non ha mai esattamente spaccato il mondo in quanto a vendite e sicuramente non è arrivato a numeri tali da giustificare una simile attenzione. La prima prova diretta col gioco, tuttavia, aveva destato il nostro interesse con la sua ambientazione matura e ispiratissima e l'apparente volontà di riadattare la serie in chiave più moderna; siamo dunque volati a Londra con il forte desiderio di scoprire quanto solido sia il titolo a ormai pochi giorni dall'uscita e soprattutto quali fossero le motivazioni di cotanta concentrazione di forze per il suo lancio. Dopo averlo testato crediamo di averlo capito, ed è un motivo molto semplice: gli Hangar 13 sembrano aver colto in larga parte cosa rese il primo Mafia un gioco memorabile e hanno tentato di trasmettere la sua maturità e profondità anche al nuovo nato.

Il terzo Mafia ha abbandonato la criminalità nostrana, ma non sembra abbia perso colpi nel farlo

Non è facile avere l'anima nera

Abbiamo già descritto nel dettaglio le origini del protagonista Lincoln Clay, ma è il caso di rispolverarle, se non altro per la loro peculiarità. Reduce del Vietnam e praticamente costretto a partecipare alla vita criminale della sua città in un periodo dove per i neri un'esistenza tranquilla era quasi impossibile da ottenere, Lincoln è un energumeno che si porta dietro ferite psicologiche profondissime dalla guerra, alla continua ricerca di un posto da chiamare casa. Questa casa la trova nella mafia nera di New Bordeaux, una rivisitazione della New Orleans degli anni '70, almeno finché il boss che fino a quel momento lo aveva trattato come un figlio adottivo e tutti i suoi compagni non vengono uccisi da Sal Marcano, a capo della mafia italiana della zona. Noi il prologo che introduce tutti questi fatti lo abbiamo giocato in toto e credeteci se vi diciamo che viene narrato con una maestria rara nei videogiochi, tale da non far sfigurare il lavoro degli Hangar 13 anche di fronte al primo Mafia (la cui storia rimane ad oggi l'elemento maggiormente osannato dai fan). Gli espedienti narrativi sono anche piuttosto semplici, in verità, ma la trovata di far avanzare il tutto sotto forma di documentario - con servizi televisivi e interviste che permettono agli sviluppatori di passare da una scena all'altra con grazia - è incredibilmente furba e dona un ritmo notevole alle prime fasi nonostante si tratti di un tutorial piuttosto lineare. Tutte le basi vengono poi introdotte fluidamente nelle ore iniziali: sparatorie, fughe dalla polizia, lunghe conversazioni, approcci multipli e gestione dei quartieri; in primis grazie a uno spettacolare colpo in banca che dà il via alle vicende. A farla da padrone resta però il tono adulto e violento, che non si preoccupa né di eccedere con scene crude e razzismo, né di ammorbidire certe situazioni per rendere l'avventura più appetibile alle nuove generazioni. Insomma, se temevate che il cambio di prospettiva dalla mafia italo-americana alla storia di vendetta del buon Lincoln avesse snaturato il tutto, il prologo dovrebbe bastare a farvi cambiare idea.

Soldato di sventura

Con la qualità della narrativa messa quasi sicuramente in cassaforte (diciamo "quasi" perché non è al momento possibile prevedere se perderà colpi a causa della struttura open world), ci siamo quindi concentrati sul gameplay, indubbiamente migliorato e ripulito rispetto alla demo che avevamo testato a San Francisco.

Uccidere per la famiglia

E la base rimane quella tipica degli open world alla Grand Theft Auto, con il valore aggiunto dell'approccio stealth e una maggiore varietà nella guida (una modalità "simulazione" rende più difficile ma anche soddisfacente guidare i mezzi del gioco, seppure la fisica resti più irrealistica rispetto a quella dei precedenti titoli della saga). In particolare è interessante notare come gli Hangar 13 abbiano voluto rendere Lincoln un combattente versatile, ma al contempo ricordare al giocatore che il loro alter ego è un armadio a quattro ante aggiungendo un certo "peso" ai suoi movimenti. Clay infatti scatta rapidamente e sgattaiola senza problemi tra le coperture del gioco, ma si gira con una certa goffaggine che alle volte rende necessario calcolare bene la propria posizione per evitare di venir circondati dai nemici. Per carità, l'intelligenza artificiale al livello di difficoltà normale non ci è parsa brillantissima, ma la fisicità delle sparatorie, unita all'ultraviolenza del gioco, rende le fasi action molto godibili. Esecuzioni speciali di rara cattiveria, eseguibili con un certo tempismo, non sono che la ciliegina sulla torta. Tutto ad ogni modo passa in secondo piano davanti al vero fulcro del gioco, ovvero la gestione del racket di New Bordeaux. Lincoln ha infatti 3 sottoposti: Cassandra, Vito Scaletta (sì, il personaggio di Mafia II, lo ripetiamo) e Thomas Burke. Tutti e tre hanno specifiche storyline, un notevole carisma, e il desiderio incontenibile di mettere le mani su una bella fetta della ricchezza cittadina. Gestire i loro desideri di potere non sarà esattamente una passeggiata avanzando nella campagna.

Il prezzo del potere

Dopo un salto di qualche ora nella demo, abbiamo finalmente potuto testare con mano le situazioni che nel primo evento preview ci erano solo state mostrate superficialmente: i quartieri, una volta approcciati, si riempiono di missioni dedicate a qualche attività del racket (nel nostro caso rispettivamente un giro di prostituzione, e in seguito lo spaccio di droga). Danneggiare sostanzialmente le attività dei sottoposti di Sal Marcano permette di farli uscire allo scoperto, dopodiché viene data la possibilità di farli unire al racket (non sempre) o di eliminarli seccamente. A questo punto la zona va "consegnata" a uno dei tre luogotenenti, che ottiene il controllo dell'intero quartiere quando gli si affidano entrambe le attività criminali lì presenti, sempre che siano effettivamente multiple. Dal numero di quartieri controllati dipendono la "contentezza" dei propri compagni e le loro azioni future nei vostri confronti. Sono proprio i tre luogotenenti il motivo per cui abbiamo poche preoccupazioni sulla storyline: sono criminali ricchi di sfaccettature e obiettivi, le cui scelte non mancheranno di arricchire parecchio la storia di conquista e vendetta di Lincoln; a patto ovviamente di non vedere soluzioni troppo banali applicate alla ramificazione degli avvenimenti. Particolarmente sfiziose, infine, sono le risorse extra offerte dai sottoposti, che si potenziano in base al loro effettivo controllo della città. In particolare la possibilità di richiamare gli scagnozzi di Vito ci ha tirato fuori da un paio di situazioni difficili, ma sono molte le abilità gustose e adattabili al proprio stile di gioco. Poche in chiusura le lamentele sul comparto tecnico. Il titolo vanta chiaramente una cura eccelsa per l'ambientazione e il dettaglio, pur non essendo nulla di eccezionale a livello grafico. La versione PC da noi testata è parsa stabile, tolti un paio di fastidiosi bug ai comandi (Lincoln in una manciata di occasioni si è semplicemente bloccato, trasformandosi in un bersaglio inerme durante le sparatorie), l'espressività facciale dei personaggi e le animazioni sono in generale di alto livello, e persino i collezionabili sono curatissimi, con quadri erotici, e vecchi Playboy con tanto di playmate del mese e alcuni articoli leggibili. Gli appassionati di quel particolare periodo storico avranno di che esser felici, non c'è che dire.

CERTEZZE

  • Ambientazione suggestiva e narrativa ricchissima di potenziale
  • Personaggi carismatici che influenzano la trama
  • Gameplay solido e ultraviolento

DUBBI

  • Qualche bug e controlli un po' legnosi
  • La natura open world annacquerà la storyline?