Cinque indizi per capire che state per avere una giornata di merda: vi svegliate legati ad una sedia in compagnia dei Baker, una famiglia di psicopatici; la vostra mano sinistra è stata tagliata e ricucita con delle graffette; la più normale del gruppo, una vecchietta inferma, spunta di tanto in tanto dal nulla in stanze e corridoi; per qualche ragione dovete raccogliere degli oggetti per aprire porte che normalmente hanno una semplice maniglia; il pater familias ha il brutto vizio di prendervi a martellate. Se per caso i cinque punti di cui sopra non sono diluiti nel corso di una giornata ma li sperimentate nel giro di una ventina di minuti, è molto probabile che stiate giocando Resident Evil 7. In ogni caso non temete: l'enorme tenuta (e quell'altra oramai in rovina nei pressi di una palude) è disseminata di armi, puzzle, segreti e soluzioni che vi permetteranno di avere la meglio delle mostruosità che state per fronteggiare... e se un essere che sembra fatto di fango ma mena come un fabbro dovesse ferirvi quasi mortalmente, dovrete semplicemente unire erbe e reagente per creare una potenze pozione curativa. Ma questo vale solo per Resident Evil 7, che abbiamo di recente giocato per alcune ore, nel caso vi troviate davvero in questa situazione dovrete probabilmente accontentarvi di cerotti e acqua ossigenata.
Abbiamo provato Resident Evil 7 per cinque, lunghe ore: ecco le nostre impressioni!
Il risveglio
Ci siamo avvicinati a Resident Evil 7 con delle preoccupazioni che si sono dissolte come neve al sole nel corso della nostra prova. In compenso quando ci siamo alzati dalla sedia, alle domande di partenza se ne sono sostituite altre, di natura completamente diversa. Il nuovo progetto Capcom è in fondo coerente con quello che la casa di Osaka ha fatto nel corso degli anni: seguire le tendenze del momento e mescolarle con stilemi e punti forti del suo brand.
L'industria spinge tutto sull'azione e le sparatorie? Beccatevi Resident Evil 5 e 6 con le loro esagerazioni e il ritmo da blockbuster hollywoodiani. Sembra che il futuro sia in mano alle avventure horror in prima persona? Ecco che Resident Evil 7 ci butta nel mezzo di una casa piena di orrori, rallenta il ritmo, aggiunge dei puzzle, misura le munizioni e ci chiede di pensare (un po', non troppo). Aspettate un attimo: una casa da brividi, enigmi, sparatorie con i colpi contati e nemici in quantità contenuta, vi dice nulla? Capcom con il suono nuovo survival horror chiude un cerchio che, in qualche modo, torna all'origine della serie partendo però da presupposti molto diversi, moderni. Facciamo un passo indietro, torniamo alla cenetta in famiglia che descrivevamo all'inizio. Dopo essere stati invitati a mangiare dei vermi e aver ricevuto una coltellata in faccia, riusciamo a restare soli, slegarci e guadagnare la tanto agognata libertà di movimento. Se avete provato le demo rilasciate finora, saprete che Resident Evil 7 si controlla come un qualsiasi altro titolo 3D degli ultimi anni. A differenza di quello che potete aver colto giocando la versione dimostrativa, i vari Amnesia e Outlast sono però fonti d'ispirazione solo parziali. Certo capita di scappare e nascondersi, ma è solo una piccola parte dell'esperienza. Proprio come nei capitoli originali della serie, ci si trova spesso a esplorare gli ambienti per raccogliere questo o quell'oggetto da usare da un'altra parte per sbloccare aree segrete e scorciatoie. Dopo una mezz'ora spesa a farsi le ossa e una battaglia in un garage di cui non possiamo dirvi nulla se non che Jack, il capo famiglia di questa combriccola di matti, è davvero fastidioso, l'avventura si apre e abbiamo un'intera magione da esplorare. I membri del gruppo familiare resteranno (almeno nella porzione di gioco sperimentata) oggetto degli scontri che altrove chiamerebbero "boss", mentre tra i corridoi della villa e poi nei pressi della palude dovremo vedercela con mostri fatti di uno strano fluido organico scuro e sciami di api mutanti. Ecco forse la varietà e la caratterizzazione degli avversari per il momento non è parsa nulla di mai visto e i vecchi cari zombie hanno ancora una marcia in più. E poi c'è quell'altro incontro con Jack: in uno scantinato, rinchiusi in dieci metri quadrati con lui che ci prende a mazzate e noi che rispondiamo con un'arma di cui non vi possiamo parlare, lottando contro l'avversario, le compenetrazioni poligonali e quello che al momento non è un capolavoro di design. In compenso il sistema di mira funziona bene sia che si utilizzi una pistola o un fucile, sia che ci si butti su più esotici lanciafiamme e lanciagranate. E non possiamo che dirci soddisfatti anche da tutta la parte di esplorazione, tra segreti e collezionabili da raccogliere per approfondire una trama misteriosa e tanti dettagli, che ci hanno immerso in un universo horror ricco di elementi già visti, vero, ma anche ben studiato. Sorge però spontanea una domanda: cosa c'entra Resident Evil 7 con il resto della serie?
Le risposte
Poco, ad essere sinceri, almeno se ci fermiamo a quello che abbiamo visto e giocato nelle prime ore. Scordatevi la Umbrella Corporation, mettete da parte gli zombie e tutte le derive high tech, qui sembra di stare in un horror americano alla Rob Zombie, una cosa simile a La casa dei 100 corpi, Le colline hanno gli occhi e Non aprite quella porta. Per ora non c'è traccia di nessuno dei protagonisti del passato, il solo poliziotto che abbiamo incontrato non era certo membro di una forza speciale e alla fine della nostra prova veniamo presi a calci da una vecchia con una passione malsana per i ragni. Ci saranno riferimenti al passato?
Quasi certamente, ma da quello che abbiamo colto è lecito pensare che quanto sperimentato da noi sia davvero ciò che il gioco ha da offrire (a meno di una svolta tipo Quella casa nel bosco). Il gameplay in realtà mantiene alcuni punti che rientrano nel canone dei survival horror made in Capcom: come detto ci sono le erbe curative, da stipare all'interno di un inventario dalla capienza limitata in cui custodire munizioni, armi e oggetti utili a progredire attraverso i livelli. Il crafting è quello di sempre e può essere fatto direttamente dentro l'inventario, i salvataggi sono gestiti da speciali registratori che sono sparsi per il gioco e alcuni potenziamenti alle statistiche vitali o speciali armi, come la potentissima Magnum, vanno sbloccate raccogliendo e utilizzando delle monetine nascoste un po' ovunque. A proposito delle bocche da fuoco: tutte quelle che abbiamo utilizzato al di fuori della pistola ce le siamo dovuti andare a cercare e in alcuni casi costruire, non ci sono paletti nella progressione dell'equipaggiamento e starà all'utente approfondire la conoscenza della casa e delle zone circostanti per sbloccare tutto quanto presente. Ethan, il nostro alter ego, non sappiamo esattamente come si sia venuto a trovare in quell'enorme pasticcio, quali siano le vere ragioni per cui sembra connesso a quel posto, ma di certo non è il solito super soldato che si impegna per salvare il mondo, piuttosto ha solo una gran voglia di togliersi da una situazione scomoda e quasi certamente letale. Avere un personaggio indifeso in un gioco pieno di mostri e psicopatici farebbe venire a chiunque la tentazione di ricorrere ai soliti salti sulla sedia per alzare la tensione, ma Resident Evil 7 rinuncia quasi completamente a questa soluzione in favore di un maggior focus sul gameplay, e questo è un bene. Si gioca tanto, ci si nasconde poco e non ci si annoia praticamente mai. Le sessioni nei panni di Mia, che sono facoltative e si attivano inserendo delle VHS all'interno dei videoregistratori, riportano, loro sì, ad una formula più simile ad Outlast e nel complesso convincono meno, però sono appunto degli incisi che volendo possono essere ignorati a costo di perdersi qualche particolare sulla trama. Tra l'altro tutte le quasi cinque ore passate in compagnia del titolo hanno dimostrato una notevole coerenza in termini visivi: l'ambientazione relativamente compatta ha permesso di mettere in scena un mondo horror ricco di dettagli, dove ogni stanza nasconde diversi particolari che aiutano a svelare l'orrore nel quale ci siamo ritrovati e ad immergerci nelle vicende raccontate. Non è tanto una questione tecnica, Resident Evil 7 non lascia a bocca aperta, quanto di cura per i particolari. Mettiamola così: non smetteremo mai di rimpiangere P.T., però all'inizio del 2017 avremo una casa infestata da creature mostruose che potrebbe in parte farci dimenticare il progetto Konami naufragato oramai da qualche tempo. Per il momento questo è quanto: il 24 gennaio arriverà quello che, almeno per chi scrive, è il Resident Evil più interessante da parecchio tempo a questa parte, in sede di recensione potremo dirvi se è anche quello più meritevole di attenzioni.
CERTEZZE
- È moderno ma prende molto dai primissimi capitoli
- Giusto mix tra esplorazione, enigmi e combattimenti
- Ambienti interessati da visitare e dettagliati...
DUBBI
- ...anche se tecnicamente non si grida al miracolo
- Difficoltà e alcuni scontri necessitano di essere meglio bilanciati