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Scavare nei ricordi

Abbiamo provato Get Even, sparatutto di The Farm 51 sospeso tra il sogno e la realtà

PROVATO di Simone Tagliaferri   —   14/04/2017
Get Even
Get Even
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Il team di sviluppo The Farm 51 ha un curriculum molto strano: sembra sempre in procinto di poter spiccare il volo, ma finora non c'è mai riuscito davvero, pur avendo realizzato prodotti quantomeno interessanti, tutti sparatutto in prima persona, come i due Necrovision, divertenti per quanto pieni di problemi di natura artistica e tecnica; Painkiller: Hell & Damnation, ossia il remake del primo Painkiller, ben realizzato ma piagato da una progettazione orientata all'abuso di DLC; e Deadfall Adventures, che pur non essendo un capolavoro, soprattutto a livello di trama, aveva degli spunti originali ed era tecnicamente ben realizzato. Quando, ormai tre anni fa, fu annunciato Get Even con un teaser trailer di grande efficacia, molti rimasero stupiti per l'impatto grafico, all'epoca più presunto che effettivo, e per i forti richiami ai visori VR. Non si sapeva ancora nulla del gioco, ma si dedusse che avrebbe sfruttato i vari Oculus Rift e HTC Vive. Provando in questi giorni la versione preview, ormai quasi definitiva (Get Even sarà disponibile a partire dal 26 maggio per PC, Xbox One e PlayStation 4), possiamo affermare con certezza che la realtà virtuale era uno degli elementi fondanti dell'intero progetto, tolta di torno probabilmente per motivi commerciali o per problemi legati allo sviluppo, ma rimasta come substrato tematico dell'intera avventura. Non si tratta solo di una questione di richiami interni al gioco, ma anche del funzionamento di alcune meccaniche, che sembrerebbero sposarsi alla perfezione con i visori VR. Non per niente Get Even sembra oscillare in continuazione tra il mondo reale e quello virtuale, creato con i ricordi del protagonista.

Abbiamo provato Get Even, sparatutto in prima persona incentrato sull'esplorazione davvero originale

Smartphone e pistole angolari

Da qui in poi accenneremo più volte alla trama, perché è impossibile descrivere le meccaniche di gioco senza fare qualche riferimento diretto ai fatti narrati. Parlando degli elementi inediti cercheremo di rimanere il più possibile sul vago, ma riteniamo comunque giusto avvisarvi così da lasciarvi la libertà di scelta sulla continuazione o meno della lettura.

Lo smartphone è la nostra arma principale
Lo smartphone è la nostra arma principale
Il mondo di Get Even è fatto di ricordi
Il mondo di Get Even è fatto di ricordi

Get Even inizia con la ricerca di una ragazza rapita, non sappiamo bene per quale motivo, da un gruppo i cui obiettivi non ci sono noti, che la tiene prigioniera da qualche parte in un edificio fatiscente. Tutto ciò che sappiamo è che siamo ben equipaggiati e dobbiamo trovarla. Il primo livello, che si conclude con un evento traumatico che darà il là al resto della storia, funge anche da grosso tutorial, fortunatamente per nulla pedante. Avanzando nella missione apprendiamo come sfruttare tutte le funzioni della nostra arma principale: uno smartphone. Ci viene quindi spiegato come scansionare le prove che si trovano in giro sfruttando i sensori dell'apparecchio, come selezionare la mappa che rivela la posizione degli altri esseri umani presenti nell'area, come seguire le tracce evidenziabili attivando una luce viola, come attivare il rilevatore di calore e così via. Abbiamo anche delle armi, ma ci viene fatto capire che è meglio non sparare, tranne quando inevitabile. Tra i ninnoli a nostra disposizione c'è comunque un'arma degna di menzione: la pistola angolare. Di base si tratta di una struttura metallica con una slitta pieghevole sulla quale si possono montare le altre armi: consente di mirare dietro gli angoli in tutta sicurezza, utilizzando lo smartphone come mirino. In una delle missioni successive ci viene spiegato come ne siamo entrati in possesso e come utilizzarla al meglio. Ribadiamo però un punto fondamentale: Get Even è più un gioco di esplorazione che uno sparatutto vero e proprio (lo afferma spesso anche uno dei personaggi). Non è un walking simulator vero e proprio, perché ci sono puzzle da risolvere, prove da cercare, scelte da compiere, sequenze stealth e altre d'azione, ma il focus generale è sulla trama e i suoi risvolti, più che sulle armi da fuoco. Almeno così è stato fino a dove abbiamo potuto provarlo. Questo aspetto sarà importantissimo da verificare nella versione finale.

Sogno o realtà?

Superato il primo livello il protagonista si trova rinchiuso in un ex manicomio abbandonato, con indosso una specie di casco per la realtà virtuale chiamato Unità Pandora. Ancora non sappiamo nulla di lui, a parte che si chiama Black e che, dopo aver esplorato un po', viene contattato da un figuro misterioso, chiamato Red, che gli parla tramite dei televisori e tramite l'Unità Pandora stessa.

Anche quella che apparentemente è la realtà, ha in realtà dei risvolti surreali
Anche quella che apparentemente è la realtà, ha in realtà dei risvolti surreali

Anche qui il gameplay prosegue sulla falsariga del primo livello: si esplora molto, si cercano prove da scansionare con lo smartphone, si leggono i documenti sparpagliati in giro per stanze e corridoi e si prova a entrare in contatto con gli altri pazienti, tutti dotati a loro volta di un'Unità Pandora. Anche loro sono un mistero, ma possiamo saperne di più leggendo delle cartelle cliniche e ascoltando delle registrazioni. Sinceramente arrivati alla fine della versione preview abbiamo iniziato a farci un'idea dello scenario generale, ma è difficile dire dove Get Even voglia andare a parare, visto che mescola con una certa sapienza esperimenti psichiatrici folli, corpi militari, indagini su personaggi dal passato misterioso, vita privata del protagonista e molti altri dettagli che non siamo riusciti ancora a inserire nel quadro generale. Diciamo che rispetto a tutti gli altri titoli di The Farm 51, che erano divertenti ma molto carenti dal punto di vista artistico, qui sembra esserci un ottimo lavoro di sceneggiatura e di costruzione del mondo di gioco, sporco e degradato al punto giusto, essenzialmente in armonia con la situazione psichica del protagonista. Ovviamente la bontà complessiva del lato narrativo andrà verificata finendo il gioco (tante belle premesse potrebbero essere vanificate da qualche colpo di scena di bassa lega), ma finora possiamo dirvi che le nostre impressioni sono ottime e che la versione di prova ci ha lasciato una gran voglia di scoprire come prosegue la storia, anche perché il modo di raccontarla è decisamente originale. Ma andiamo avanti.

I ricordi possono essere incompleti o disturbati da altri ricordi e dalle supposizioni
I ricordi possono essere incompleti o disturbati da altri ricordi e dalle supposizioni

Nel manicomio si trovano delle stanze speciali da cui Black può accedere a dei ricordi vividi osservando delle foto. Red gli chiarisce subito che è l'Unità Pandora a trasformare in realtà i ricordi. Comunque, quando li rivive Black prova sensazioni fin troppo reali, come il calore emesso da una tubatura rotta o il dolore causato dai proiettili. Sì, può anche morire. È proprio nei ricordi che si possono sperimentare i vari aspetti del gameplay di Get Even. Ad esempio in alcune sequenze ci viene chiesto di non uccidere i nemici presenti nell'area. Dobbiamo quindi strisciargli alle spalle ed evitare di finire nel loro campo visivo, evidenziato sulla mappa dello smartphone. In verità, volendo possiamo metterci ad ammazzare tutti, ma farlo ha delle conseguenze sullo svolgimento della storia. Si tratta di un buon espediente per motivare il giocatore a comportarsi in un certo modo, pur lasciandogli la libertà di scegliere. Non mancano comunque situazioni in cui lo scontro a fuoco è inevitabile. In questi casi non è comunque possibile mettersi a sparare all'impazzata, anche perché basta una raffica per ammazzarci. Molto meglio sfruttare la pistola angolare per eliminare i nemici con più metodicità. Complessivamente le sparatorie di Get Even sono molto lente e ragionate, difficili se si tenta un approccio diretto, molto facili (almeno fin dove siamo arrivati) se si sfruttano tutti i mezzi di cui disponiamo. Finora non si sono dimostrate la parte migliore del gioco, ma staremo a vedere nei livelli avanzati.

Qualche annotazione tecnica

La pistola angolare è efficace, divertente da usare, ma rende alcune sparatorie davvero molto semplici
La pistola angolare è efficace, divertente da usare, ma rende alcune sparatorie davvero molto semplici

Prima di concludere con Get Even, meritano un accenno anche alcuni aspetti tecnici. Da quello che abbiamo potuto vedere il lavoro di The Farm 51 presenta luci e ombre. Gli ambienti sono costruiti e delineati molto bene, nonostante siano formati soprattutto da stanze piccole e claustrofobiche. Probabilmente l'effetto è voluto, visto il tema del gioco. Non mancano comunque aree più ampie, anche se la maggior parte delle indagini, almeno nella prima parte, si svolgono al chiuso (staremo a vedere poi). Detto questo finora abbiamo visto delle texture molto belle, soprattutto sulle pareti, alcuni personaggi inquietanti e ben modellati, degli effetti "memoria" efficaci, ma allo stesso tempo alcune aree un po' spoglie e altre poco ispirate. Di fatto ci è sembrato evidente che Get Even dà il meglio di sé nei livelli costruiti partendo da ambienti reali, mentre paga un po' in quelli progettati a fantasia. In generale ci è sembrato un buon lavoro. Soprattutto siamo rimasti stupiti di non aver incontrato bug compromettenti o di non aver sperimentato cali di fluidità, sempre altissima, anche nelle situazioni più caotiche. A ben vedere sono davvero degli ottimi segni, che lasciano ben sperare per la versione finale.

CERTEZZE

  • La storia è intrigante
  • Lo scenario ben costruito
  • Tecnicamente sembra buono

DUBBI

  • Quanto avrà pesato la natura di gioco per visori VR?
  • Le sparatorie sembrano molto sacrificate