Daedalic vuole ampliare lo spettro delle sue produzioni e il 2017 sembra l'anno in cui la compagnia inizierà a muovere i primi passi verso i generi più disparati. Vi abbiamo già parlato di The Long Journey Home, un roguelike spaziale atipico, e con A State of Mind rimaniamo nel futuro, con una proiezione però molto più realistica dei giorni nostri. Il titolo sembra voler fondere le classiche avventure grafiche 3D con alcune sezioni da action adventure più marcate anche se, per quanto provato, la struttura ludica ci è parsa ancora piuttosto arretrata e grezza. La storia, insomma, sarà il fulcro dell'esperienza e i pochi minuti che abbiamo passato in compagnia del titolo lasciano presagire una trama intricata e ricca di colpi di scena che, se sviluppata a dovere, potrebbe sorprendere positivamente. Di lavoro tuttavia ce n'è ancora davvero tanto da fare e speriamo che Daedalic riesca a confezionare un prodotto rifinito a dovere prima del lancio, per evitare che le grosse mancanze riscontrate pesino a tal punto da mettere in ombra una storia affascinante.
I buoni propositi ci sono, ma la realizzazione tecnica di State of Mind lascia ancora molto a desiderare
Il futuro ci controlla
Ci troviamo a Berlino, nel 2048 più precisamente, e il nostro protagonista si risveglia in un ospedale dopo un brutto incidente in auto. La memoria fa fatica a mettere a fuoco i ricordi e il dottore che ci sta visitando continua a tempestarci di domande. Ricordiamo poche cose e molte delle risposte disponibili nel menu a scelta rapida non hanno alcun senso per noi. Persino alle domande elementari circa gli affetti e i nostri cari abbiamo titubanze pericolose e il tono del medico diventa velocemente accusatorio. Sembra che le cose con nostra moglie e nostro figlio non vadano esattamente a meraviglia e scopriamo che in questa oscura vicenda c'è di mezzo anche una giovane amante. Richard Nolan non è insomma il padre dell'anno, anzi, emerge persino che ci siamo spesso disinteressati della famiglia preferendo le lunghe sessioni di lavoro nella redazione del The Voice, il giornale da cui siamo attualmente stipendiati.
La sessione di botta e risposta è piuttosto basilare, con un menu a ruota per le risposte multiple e i dialoghi che cambiano rapidamente in base alle nostre scelte, pur non avendo inizialmente alcun impatto sulla trama. Sembra infatti che State of Mind segua un percorso già scritto e prestabilito lasciando che i dialoghi funzionino più da dispensatori di informazioni piuttosto che come bivi decisionali. Proviamo allora a sbagliare volutamente qualche risposta, facciamo finta di non sapere in che anno siamo, con la storia che effettivamente fila via liscia senza intoppi come se il mondo intorno a noi non potesse essere plasmato in alcun modo. Eppure le ambientazioni sono cosparse di indizi, di suggerimenti che la nostra vita ha qualcosa da nascondere e che, nei capitoli successivi, le vicende potrebbero precipitare velocemente nel caso non agissimo repentinamente. State of Mind preferisce dunque narrare una vicenda ben precisa ponendo l'accento sulle emozioni piuttosto che lasciare libero arbitrio al giocatore e in questo breve incipit le cose funzionano a dovere, tanto da riuscire a interessarci. Dimessi dall'ospedale il titolo cambia rapidamente ambientazione e a casa scopriamo che ci è stato assegnato un androide per aiutarci, e forse anche sorvegliarci, nonostante il nostro astio cronico contro questi robot senz'anima. Abbiamo avuto come l'impressione di ritrovarci in una versione alternativa di Io Robot, viste le tematiche trattate, ma che non disprezza nemmeno di strizzare l'occhio a Matrix quando si scopre che metà della nostra mente è rimasta intrappolata in un sistema virtuale e che il giocatore si troverà costretto ad alternare i due mondi per venire a capo del problema. Da qui in poi dovremo cercare di ricongiungere le due metà del nostro cervello esplorando zone e scavando a fondo sugli accadimenti mentre tutta una serie di strani personaggi incroceranno la nostra strada. Il titolo ci mette di fronte a puzzle ambientali piuttosto semplici e anche alla possibilità di utilizzare un totale di sei personaggi differenti, che aiuteranno il protagonista nelle indagini ma anche durante l'esplorazione. Non abbiamo visto enigmi particolarmente originali o ricercati al momento, quanto piuttosto semplici indovinelli da superare sfruttando l'alternanza dei personaggi. Se la storia da una parte sembra quantomeno interessante, tutto il comparto di animazioni è invece da rivedere a causa di movimenti lenti e legnosi che esasperano le fasi di esplorazione, allontanando pericolosamente il coinvolgimento. Svetta su tutto lo stile artistico, con modelli per personaggi e infrastrutture disegnate con pochissimi poligoni che, se da una parte donano un tratto distintivo al gioco e lo rendono unico, dall'altra annullano le animazioni facciali e l'espressività dei protagonisti, una situazione pesante da sostenere per un titolo in cui le emozioni dovrebbero comunque essere sempre al centro di tutto. State of Mind ci è sicuramente rimasto impresso ma prima di dare un giudizio completo e positivo sul titolo vogliamo saggiare con attenzione la versione completa del gioco così da vedere se al netto delle problematiche Daedalic sarà riuscita a confezionare un'avventura di primo piano.
CERTEZZE
- L'ambientazione è ricca di potenziale
- Storia ispirata
- Stile apprezzabile
DUBBI
- Movimenti estremamente legnosi
- Animazioni facciali sostanzialmente inesistenti