Quando lo hanno annunciato, durante la Gamescom 2016, Metal Gear Survive è stato accolto da un coro di pernacchie e sberleffi. Del resto eravamo nel pieno della querelle fra Hideo Kojima e i suoi ex datori di lavoro, rei di averlo sbattuto fuori senza tanti complimenti e ai tempi neanche troppo convinti di voler investire ancora nel mercato dei videogame tradizionali. L'uso di quella specifica proprietà intellettuale per dar vita a una sorta di survival con gli zombie è sembrato un po' come un insulto rispetto al lavoro di Kojima, al complesso universo da lui creato e ai suoi tantissimi sostenitori. Il tempo però sana ogni ferita, e così la posizione di molti videogiocatori nei confronti di Metal Gear Survive si è ammorbidita, lasciando nascere nel corso dei mesi addirittura una vena possibilista circa l'effettiva qualità dell'insolita esperienza messa a punto da Konami. Considerata la solida base di partenza, il che è un po' un buffo gioco di parole se pensiamo che tutto nasce proprio dalla Mother Base di Ground Zeroes, gli sviluppatori saranno stati in grado di realizzare un titolo di qualità? In attesa della recensione completa, vi raccontiamo le nostre prime ore in compagnia del "Capitano", dei Vaganti e del misterioso scenario di Dite.
Partire è un po' morire
Il protagonista di Metal Gear Survive, che avremo il compito di creare tramite un editor discretamente versatile, è uno dei tanti soldati caduti durante l'attacco alla Mother Base che conclude Metal Gear Solid V: Ground Zeroes. Non si tratta però di una persona normale: è stato infettato da una sorta di parassita alieno che gli ha consentito in qualche modo di sopravvivere, e questa sua peculiarità verrà sfruttata da uno scienziato per organizzare una speciale missione all'interno di una dimensione parallela, il mondo di Dite. Collegata al nostro pianeta attraverso dei wormhole che si aprono in modo apparentemente casuale, questa arida ambientazione è già stata oggetto di esplorazione da parte di truppe di soldati, i cosiddetti Corpi di Caronte, che però sembra siano stati annientati da qualcosa o qualcuno. In effetti fra le lande polverose di Dite si aggirano creature molto pericolose, i Vaganti, degli zombie che un tempo erano uomini ma che sono stati attaccati dall'organismo alieno di cui abbiamo già parlato, trasformandosi in aberrazioni praticamente prive di vista ma in grado di percepire le vibrazioni. Proiettati improvvisamente nel mezzo di questo scenario, ci imbatteremo in uno dei soldati superstiti, Reeve, e con lui raggiungeremo i resti della Mother Base, che attraverso un portale apertosi nel mezzo dell'oceano ha raggiunto questa nuova ubicazione. Sarà quello il nostro campo base, la zona che avremo il compito di curare e di arricchire, sbloccando man mano nuove postazioni, nuove tecnologie e nuovi sistemi di difesa per far fronte a eventuali attacchi.
Vai e colpisci
Il gameplay di Metal Gear Survive si basa fondamentalmente su due elementi: la scoperta e la progressione. Utilizzando il campo base come un hub, supportati da un'intelligenza artificiale inviata anch'essa attraverso il portale, dovremo raggiungere zone sempre più lontane della mappa, avventurandoci verso luoghi pieni di insidie per recuperare schede di memoria su cui sono stati stoccati i dati raccolti dai Corpi di Caronte. Il motivo di questa missione è semplice: trovare un modo per debellare la minaccia dei Vaganti, che da alcuni anni sono stati avvistati anche sulla Terra e che sembrano dunque preparare una vera e propria invasione rispetto a cui non possiamo farci cogliere impreparati. La fase esplorativa del gioco è insomma costellata di incontri spiacevoli, che potremo risolvere in due modi: arrivando silenziosamente alle spalle del nemico per eliminarlo in un sol colpo con il pugnale, oppure utilizzando le armi che fanno parte del nostro equipaggiamento per affrontare in modo diretto l'avversario di turno, mirando possibilmente al cristallo rosso che gli spunta dal collo privo di testa. In questi frangenti Metal Gear Survive si comporta da survival horror, sfoggiando una versione riveduta e corretta dei "comandi da carro armato", una soluzione che ha fondamentalmente il compito di rendere più complicato ogni scontro e mantenerci vulnerabili, elevando il grado di sfida specie durante le prime fasi. Eliminando i nemici e raccogliendo i cristalli energetici Kuban che lasciano a terra potremo, una volta tornati alla base, utilizzare un dispositivo per far salire di livello il nostro personaggio e sbloccare nuove, importanti abilità che possano renderci forti, resistenti e capaci di combattere in maniera più efficace.
Survival puro
La formula delle schede di memoria da raccogliere in giro viene condita in svariati modi, attingendo a piene mani dalla tradizione delle produzioni survival. Il nostro personaggio dovrà infatti mangiare e bere a intervalli regolari per evitare di soccombere (e dunque cacciare animali, raccogliere piante commestibili e acqua), curare eventuali ferite o avvelenamenti dovuti all'assunzione di cibo contaminato (acqua sporca o cibo crudo, ad esempio), ma anche e soprattutto utilizzare una speciale bombola d'ossigeno per avventurarsi nella "polvere", un'ampia zona di Dite coperta da un manto polveroso che può uccidere qualsiasi forma di vita, ma in cui naturalmente si muovono senza problemi i Vaganti. Questo ulteriore substrato limita in modo importante la nostra libertà di movimento, anche perché nella polvere è impossibile utilizzare la mappa digitale e bisogna orientarsi a naso, seguendo magari le luci di una torre d'avvistamento che segnala la presenza di dispositivi per il teletrasporto. Questi ultimi, una volta sbloccati, permettono di spostarsi rapidamente in determinati punti della mappa, ma attivarli comporta il completamento di una sorta di impegnativa fase tower defense: la macchina emetterà per alcuni minuti delle onde che attirano i Vaganti e noi avremo il compito di impedire che venga distrutta, cercando naturalmente di non farci ammazzare nel tentativo di proteggerla. È in tali frangenti che torna utile la capacità di materializzare reti, barriere e staccionate di vario genere, che possono frenare l'avanzata dei nemici e consentirci di colpirli senza che possano toccarci, ad esempio infilando una lunga lancia acuminata fra le maglie di una rete metallica.
Sensazioni iniziali
Dopo una decina d'ore, l'esperienza di Metal Gear Survive è ancora sorprendentemente contrastante. Le prime fasi di gioco sono molto lente, sebbene l'espediente narrativo utilizzato dagli sviluppatori non sia nei fatti banale come ci immaginavamo, ed è un peccato che questo buon incipit venga poi neutralizzato da scelte infelici per quanto concerne i personaggi principali e il loro modo di interagire. In alcuni casi la sensazione è che più ci si allontana dai confini di Metal Gear Solid e più gli elementi assumono un contorno di relativa mediocrità, ma potrebbe esserci qualche sorpresa e non vogliamo dunque anticipare il giudizio in tal senso. Lo stesso discorso vale per la struttura, che sembra riproporre in modo abbastanza monotono le stesse situazioni ancora e ancora, alzando il livello della sfida per tenerci sempre sulla corda e contando su meccanismi molto ben collaudati per mantenere alto il coinvolgimento. Da questo punto di vista è inutile discutere: c'è qualcosa che lega i concetti di looting e crafting, nonché del potenziamento e dello sblocco di nuove abilità, alla stessa natura umana; e guardare il nostro campo base crescere di ora in ora, con nuove postazioni e nuovi sistemi di sopravvivenza, restituisce un indubbio senso di soddisfazione. La domanda è: cos'altro si nasconderà dietro il banco di polvere di Metal Gear Survive? Ancora un po' di tempo e lo scopriremo.
CERTEZZE
- Progressione ricca, solida, sfaccettata
- Struttura sostanziosa, sfida non banale
- Meccanismi survival molto ben implementati...
DUBBI
- ...per coprire una generale ripetitività dell'azione?
- Sa essere davvero spietato
- La grafica sa tanto di già visto, chissà perché